NOTA! Questo sito utilizza i cookie e tecnologie simili.

Se non si modificano le impostazioni del browser, l'utente accetta.

Approvo
image1 image2 image3 image3

Cantine

CERETTO: CINQUE CRU DI BAROLO 2015 BIOLOGICI

 

 

 

Nei vigneti delle Cantine Ceretto si conclude il percorso di conversione in biologico

Vendemmia 2015:  cinque cru di Barolo, 100% biologico

 

Le aziende Vitivinicole Ceretto presentano con l’annata 2015 dei loro Barolo i cinque cru, 100% biologici (Bricco Rocche, Brunate, Cannubi San Lorenzo, Prapò e il nuovo Bussia).

 

Le aziende Vitivinicole Ceretto, fondate nel 1937, sono tra le maggiori proprietarie di vigneti del Piemonte che si sviluppano su oltre 160 ettari situati nelle aree più pregiate delle Langhe e del Roero, comprese le DOCG Barolo e Barbaresco. I fratelli Bruno e Marcello Ceretto furono i primi a intuire l’importanza di salvaguardare i cru autoctoni intraprendendo negli anni ‘60 un percorso di valorizzazione dei vigneti langaroli, diventando pionieri di quel vino celebrato in tutto il mondo quale il Barolo. Oggi la terza generazione prosegue quel percorso di eccellenza raccontando le caratteristiche del territorio attraverso le 18 etichette di produzione.

 

Nel 2010 su intuizione di Alessandro Ceretto, enologo fortemente sostenuto dalla famiglia, è stato adottato il modello biologico, su tutta la superficie vitata, ottenendo con la vendemmia 2015 la Certificazione. 160 ettari che rappresentano un sistema di coltivazione e di sviluppo sostenibile che ha cambiato positivamente la storia dei vini di famiglia favorendo il ritorno ad una terra sana, rigogliosa, forte e in pieno equilibrio con l’uomo. Un metodo di coltivazione che rispetta il terreno del vitigno impiegando solo sostanze naturali ed escludendo l’utilizzo di sostanze di sintesi chimica (concimi, diserbanti, insetticidi).

 

L’agricoltura sostenibile è stata per noi un nuovo punto di partenza, che ci ha portato a risultati entusiasmanti, producendo un vino sano, buono e capace di esprimere al meglio questo territorio in termini di sfumature non convenzionali.” - Dichiara Roberta Ceretto - “Proteggere la terra è per noi un lavoro quotidiano e un atto di responsabilità verso tutti, per diffondere un modo diverso di fare vino, una cultura concreta della sostenibilità, una via percorribile per la nostra azienda che a tutti i livelli è sempre più radicata nelle Langhe.”

 

Un lungo percorso completato con i Barolo 2015 (Bricco Rocche, Brunate, Cannubi San Lorenzo, Prapò e il nuovo Bussia) che, con  il Moscato I Vignaioli di Santo Stefano annata 2018, uscito a novembre, rende tutta la produzione delle Cantine Ceretto certificata bio.

 

Il millesimo 2015, da molti considerato semplicemente come “mediterraneo”, necessita di una lettura più profonda in relazione all’andamento climatico disomogeneo che ha segnato l’iter agricolo di tutta la Langa, soprattutto con una stagione estiva discontinua (caldo eccessivo alternato a notti fresche e mancanza di piogge) normalizzatasi tra agosto e settembre, riequilibrando una vendemmia che altrimenti sarebbe stata da annoverare fra le più “tropicali” degli ultimi anni. L’epoca di raccolta, in ogni caso, è stata anticipata, concentrandosi tra la fine di settembre ed i primi giorni di ottobre. Il raccolto è stato di ottima qualità e discreto dal punto di vista quantitativo.

 

Il 2015 è anche l’annata di esordio per il Barolo Bussia, prodotto da una piccola parcella nel cuore della Bussia Soprana (appena 7.000 mq per 3.500 bottiglie e 200 magnum prodotti). Bussia, al suo debutto, si propone nel bicchiere in tutta la sua tipicità territoriale: potente e cremoso, è allungato sul finale da una splendida acidità. Peculiare nel suo incedere micro-territoriale, riporta alla mente i grandi classici generati da questa parcella e si dipana sfoggiando il suo carattere terroso, punteggiato da rimandi di sottobosco, fiori blu, arancia amara. Un vino di stoffa, pieno e profondo, capace di ammaliare in fase giovanile per la disponibilità aromatica e ritagliarsi uno spazio nel futuro grazie alla sua rimarchevole struttura e al raffinato profilo tannico.

 

 

 

Anna Gilardi

CARPINETO: CHIANTI CLASSICO GRAN SELEZIONE 2015 95/100 WINE SPECTATOR

 

 

 

Ancora un altro successo per l'enologa produttrice di Carpineto Caterina Sacchet 

che incassa 95 punti da Wine Spectator Insider per il nuovo vino prodotto, la prima annata del CHIANTI CLASSICO GRAN SELEZIONE 2015 tra i cult della viticoltura mondiale nella lista degli HOT WINE di Wine Spectator, quei vini che  rappresentano le scoperte più eccitanti, vini di tutto il mondo con punteggi altissimi che meritano di essere cercati!

 

A firmarlo è Caterina Sacchet, produttrice enologa alla guida dell'azienda con Antonio Mario Zaccheo. Nessuno dei vini firmati dalla giovane enologa più di questo, pur rappresentandola appieno e in autonomia, riconduce idealmente a suo padre Giovanni Carlo Sacchet, enologo a sua volta, di cui Caterina ha raccolto il testimone e che 52 anni fa iniziò l'attività proprio dal Chianti Classico.

 

Tra le "creature" di Caterina si contano soprattutto vini espressione di un terroir con il quale ha consuetudine ed affinità ed interpreti di uno splendido vitigno con il quale è cresciuta, il sangiovese.

E proprio da una delle massime espressioni del sangiovese è appena arrivata la notizia del punteggio TOP.

 

Wine Spectator Insider, infatti, la rubrica di Wine Spectator che ogni settimana seleziona i migliori vini provenienti da tutto il mondo, ha assegnato, 95 punti al Chianti Classico Gran Selezione 2015, inserendolo nella hot list dei vini assolutamente da non perdere, recensendolo in questi termini:

"Un rosso che mostra profondità e complessità, avvolgendoti con aromi sensuali di amarena, ribes, viola, note ferrose, cuoio, catrame. Ricco e morbido, con tannini imponenti ma raffinati. Presenta grande equilibrio e persistenza. Ottimo dal 2021 al 2038."

 

50 anni fa Giovanni Carlo Sacchet e Antonio Mario Zaccheo, fondarono la Carpineto col proposito di produrre il miglior Chianti Classico che il terroir potesse offrire, e il Chianti Classico fu il loro primo vino, in controtendenza rispetto agli standard produttivi di allora.

Oggi la giovane generazione di Carpineto perseguendo quel sogno porta a compimento una visione e un sogno con il Chianti Classico Gran Selezione, il "fiore" del Chianti Classico dal miglior frutto dei vigneti di proprieta’ piu' vocati .

 

“Il vigneto di due ettari ubicato a Dudda, Greve in Chianti, è il primo vigneto della Carpineto, quello su cui abbiamo lavorato sin dal 1967 affinché rendesse la migliore uva della tenuta. Una zona scelta sia per l'esposizione che per la composizione del terreno. Un territorio che marca il vino e un vino che esalta il carattere di quel territorio. Anche per questo la Gran Selezione rappresenta l'esito di una visione lungimirante, il coronamento del sogno dei nostri padri, che proprio nel 1967 fondarono l'azienda", raccontano Caterina Sacchet e Antonio Michael Zaccheo.

 

Un millesimo eccezionale, un'annata 5 stelle. "Abbiamo aspettato quest’annata per rilasciare un prodotto di grande razza ed eleganza che premia la lungimiranza, la costanza nella qualità, il lavoro nel tempo. Un vino di ottima struttura di uva sangiovese in purezza che appartiene alla linea d'eccellenza dell'azienda, quella degli Appodiati", prosegue Caterina Sacchet.

 

L'Appodiato di Dudda, località originaria dell’azienda, nota da secoli proprio come “Carpineto”, è situato sulle colline a un’altezza di 300 metri, nella zona del Chianti Classico. E' il cuore storico dell'azienda, emblematicamente rappresentato anche da un archivio enoico tra i più forniti, con un grande numero di annate storiche. Oltre all'archivio, molto spazio in cantina è dedicato all’elevazione nei legni: la barricaia contiene circa 1000 botti e barrique. Mentre l'affinamento dei vini imbottigliati avviene in una cella sotterranea a temperatura costante che può ospitare fino ad un milione di bottiglie. Il complesso, dove attualmente sono in corso lavori di ampliamento della cantina, è circondato da 8 ettari di vigneti a Sangiovese del Chianti Classico.

 

Anche l'etichetta del Chianti Classico Gran Selezione, su carta Fabriano fatta a mano da un artigiano per Carpineto, riprende quella del Chianti Classico, prima etichetta della Carpineto, caratterizzata anch'essa dall'autoritratto di Rubens. "Mio padre trovò in casa, proprio negli anni in cui, poco più che ventenne, con Sacchet diedero avvio all'attività, un'incisione di Marchi Incisori dell’autoritratto di Rubens. L’incisione, che era nella collezione di famiglia, fu scelta come simbolo dell’allora nuova Cantina di Greve in Chianti e del primo vino prodotto, il Chianti Classico appunto, in quanto Rubens vantava una lunga storia di amore per la Toscana ed il vino. Quest'immagine è tutt’ora il simbolo del nostro Chianti Classico, nelle tre diverse tipologie, l'Annata, la Riserva e ora la Gran Selezione", racconta Antonio Michael Zaccheo.

Del Chianti Classico Gran Selezione 2015 sono state prodotte circa 5000 bottiglie. Dal 10 maggio 2019 sarà in enoteca al prezzo al pubblico di 45€.

 

Fondata nel 1967 dalle famiglie Sacchet e Zaccheo, CARPINETO, tuttora gestita dalle due famiglie, coltiva in modo sostenibile e neutrale all’impronta del carbonio 500 ettari di terreni di proprietà suddivisi tra 5 tenute nelle zone storiche della Toscana vitivinicola: Chianti Classico, Vino Nobile di Montepulciano, Brunello di Montalcino, Alto Valdarno e Maremma.

Carpineto è certificata IFS e ISO 9001, ed esporta verso oltre 70 paesi.

 

E' proprietaria del più grande vigneto ad alta densità d'Italia: oltre 80 ettari nell'Appodiato di Montepulciano con densità fino ad 8500 piante per ettaro.

VINITALY. SCHENK: PREMIATE SCELTE CHE PUNTANO SU QUALITÀ E SOSTENIBILITÀ

 

 

 

Simoni (AD Schenk Italia): “Consolidata immagine di Gruppo vincente che produce vino di livello”. Stappate circa 300 bottiglie e oltre 2000 assaggi durante la kermesse

 

“Anche questa edizione di Vinitaly è stata all’altezza delle nostre aspettative. Abbiamo avuto modo di incontrare operatori del settore provenienti da oltre 15 Paesi, riscontrando un sensibile aumento di buyer giapponesi, anche grazie al Trattato di Libero Scambio firmato da UE e Giappone, oltre ad un buon numero di visitatori provenienti da Stati Uniti e Russia. L’apprezzamento per i nostri vini conferma le scelte intraprese in questi anni, scelte che puntano sempre di più alla valorizzazione dei nostri marchi del territorio, come Lunadoro, Bacio della Luna, Kellerei Auer, Casali del Barone, e che vanno ad esplorare nuovi mercati e nuove nicchie di settore, come le bevande ad alcol zero a base di vino che abbiamo presentato in Fiera. Siamo quindi soddisfatti e, dopo le conferme ricevute prima a Prowein e oggi a Vinitaly, guardiamo a questo 2019 con ancora più fiducia, certi di crescere rispetto ad un 2018 che comunque si è concluso positivamente, con un fatturato di 102,77 milioni di euro e una marginalità lorda di circa 3 milioni di euro, in linea con il 2017”.

Così Daniele SimoniAmministratore Delegato di Schenk Italian Wineries commenta il successo in termini di consensi e alto numero di visitatori dell’edizione 2019 di Vinitaly. Circa 300 le bottiglie stappate e oltre 2000 gli assaggi allo stand del Gruppo che conferma ancora una volta la sua sempre più forte vocazione produttiva.

“A Vinitaly – spiega Roberta Deflorian, Direttore Commerciale di Schenk Italian Wineries – è stato rinnovato il consenso alla linea di Casali del Barone, sia verso la selezione di rossi piemontesi considerata dal pubblico un’eccellenza nell’eccellenza sia per il nuovo Langhe DOC Bianco, un vino moderno ed easy. Grande soddisfazione anche per Lunadoro, sempre più considerata una delle cantine di riferimento per il Vino Nobile di Montepulciano. Per quanto riguarda le new entry, sono stati particolarmente apprezzati il Brut Nature e l’Organico di Bacio della Luna e abbiamo riscontrato una certa curiosità per le bevande de alcolate a base di vino della Linea Rivani: con questi prodotti stiamo approfondendo una particolare nicchia di mercato che ha tutte le carte in regola per rivelarsi molto interessante, soprattutto all’estero”.

Parola d’ordine di questa edizione è stata anche la sostenibilità, che Schenk affianca alle già riconosciute qualità e innovazione. L’azienda sta infatti lavorando per ottenere le certificazioni ICEA, con i vini biologici di Bacio della Luna e Masso Antico, e anche quelle Vegan e SQNPI. “Per riuscire a raggiungere questi obiettivi  conclude Roberta Deflorian  abbiamo iniziato ad utilizzare un vetro sempre più leggero, un packaging riciclabile e tappi in canna da zucchero e abbiamo visto che ciò è molto apprezzato dai consumatori, sempre più competenti e attenti alle tematiche della sostenibilità”.

 

 

FEDERICO FUSCA

LA NUOVA CANTINA BOLZANO

 Inaugurazione della nuova Cantina Bolzano: innovazione e sostenibilità per le generazioni future

  

 

“I momenti più belli sono quelli che si possono condividere”, con queste parole pronunciate dal Presidente Michael Bradlwarter, è stata ufficialmente inaugurata sabato 6 aprile la nuova sede di Cantina Bolzano, una delle realtà più importanti della Provincia e simbolo della cultura vitivinicola del capoluogo altoatesino.

L’edificio, unico nel suo genere, rappresenta un nuovo punto di riferimento per il vino e per la sostenibilità: la cantina è infatti la prima Cantina Produttori certificata CasaClima Wine®

 

Quello della nuova Cantina Bolzano è un progetto che risuonerà per molto tempo, non soltanto in Alto Adige, ma nell’intera Italia del vino. Il nuovo edificio è all’avanguardia dal punto di vista architettonico, del risparmio energetico e della sostenibilità, realizzato con lo scopo di porre le basi per una produzione di vini eccellenti guardando anche e soprattutto alla tutela delle generazioni future. “Dopo la fusione delle due cantine di Gries e Santa Maddalena nel 2001”, spiega Bradlwarter, “le due sedi, seppur unite sotto il nome di Cantina Bolzano, sono rimaste fisicamente separate. Il nuovo sito produttivo è sorto dal desiderio di dare un’identità chiara e univoca alla realtà nata dall’unione, nonché dall’esigenza di risolvere il problema logistico e di spazio creatosi”, continua il Presidente di Cantina Bolzano. Dietro la realizzazione di una cantina così all’avanguardia, si cela un altro grande obiettivo: valorizzare con il supporto di avanzate tecnologie il lavoro svolto in vigneto dai 224 soci viticoltori. Il nuovo edificio è la “loro” cantina, sono loro che assieme alle proprie famiglie lavorano la terra ogni giorno con passione, competenza e rispetto per la natura, ponendo le basi per la produzione di vini inconfondibili e di grande qualità. Anche la scelta della location non è stata lasciata al caso ed è ricaduta nel quartiere di San Maurizio, alle porte di Bolzano, proprio per sottolineare il grande legame della realtà vitivinicola con la città e per approfittare inoltre della posizione strategica di quest’area, nella quale il sole è presente per molte ore del giorno garantendo benessere e comfort a lavoratori e clienti.

 Naturalmente: dall’alto verso il basso

 

Per valorizzare al massimo il duro lavoro portato avanti nei vigneti dai soci e proseguire il percorso di qualità che inizia tra i filari, la nuova cantina è dotata di impianti che riescono a preservare in toto le proprietà dell’uva durante la vinificazione. L’intero processo produttivo è articolato in un sistema a gravità che parte dal punto più alto della cantina, dove avviene la consegna delle uve, e arriva fino al livello più basso dell’edificio, luogo in cui si trovano i locali di affinamento e stoccaggio. La lavorazione avviene nel modo più naturale possibile e con il minimo utilizzo di movimentazioni meccaniche: questo permette di conservare le caratteristiche dell’uva e di avere un risultato finale qualitativamente molto elevato. Anche il notevole aumento dello spazio di lavoro gioca a favore della qualità, poiché rende possibile vinificare in serbatoi separati una quantità di uve ancora maggiore rispetto al passato, con la conseguente valorizzazione di ogni singola parcella di provenienza.

 

Tutto il progetto è stato ideato per permettere una lavorazione sostenibile e a basso impatto ambientale: Cantina Bolzano è una grande famiglia, composta a sua volta da 224 famiglie desiderose di fare la loro parte affinché le nuove generazioni possano godere del lavoro e della terra dei loro predecessori.

 

 

Visite e percorsi di degustazione

 

D’ora in poi, le porte della nuova Cantina Bolzano saranno aperte a tutti coloro che vorranno vedere da vicino il percorso dell’uva dall’alto verso il basso: “Su richiesta offriamo per piccoli gruppi delle visite guidate con degustazione finale, mentre il nostro punto vendita “Vinarius” è aperto al pubblico e ai clienti dal lunedì al sabato”, spiega il Direttore Klaus Sparer. Il dinamico team della cantina sta preparando per l’estate delle nuove proposte dedicate agli enoturisti che vorranno conoscere nel dettaglio la rosa dei vini prodotti da una delle realtà vinicole più importanti dell’Alto Adige.

 

Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

LA SECONDA ‘PRIMA VOLTA’ DI CANTINA DELLA VOLTA

A Vinitaly l’azienda di Bomporto sarà presente con una novità: lo spumante Brut Rosato La Prima Volta 2015, firmato da Christian Bellei, che ha deciso di spostare ancora più in alto l’asticella della qualità del Lambrusco di Sorbara. 

 

Quest’anno, alla 53° edizione del Salone Internazionale del vino di Verona, Cantina della Volta ripropone a grande richiesta uno spumante rosato che esprime con coerenza alcune delle caratteristiche più intime e genuine del Lambrusco di Sorbara. 

 

Si chiama La Prima Volta 2015 la nuova creazione firmata da Christian Bellei, anima di Cantina della Volta e tra i più grandi cultori del Metodo Classico in Italia. È un Vino Spumante di Qualità Brut Rosato a Dosaggio Zero, ottenuto dalla vinificazione in purezza di uve Lambrusco di Sorbara.

 

Ma perché ‘La Prima Volta’? «Nel 2010, quando nacque Cantina della Volta, utilizzammo una pressa pneumatica di nuovissima generazione» spiega lo stesso Christian Bellei, ricordando quel vino visto nascere assieme al nuovo brand dell’azienda. «Fu un vero e proprio regalo perché grazie a questo gioiello riuscimmo ad ottenere un vino di grande finezza, sicuramente innovativo per l’epoca e completamente inaspettato anche per noi: un lambrusco ‘estremo’, come amo definirlo, senza mezze misure».

 

Cinque anni dopo, nel 2015, dopo aver individuato il vigneto di Lambrusco di Sorbara con le caratteristiche ideali, Christian Bellei ha voluto riprodurre l’eccezionale risultato ottenuto la prima volta: un vino estremamente fine, il cui vestito non poteva che essere completato dall’etichetta studiata e disegnata con grande cura da Giuliano della Casa, pittore, ceramista e curatore di libri preziosi e inusuali.

 

A Vinitaly – padiglione 3 stand E5 – sarà dunque possibile degustare in anteprima questa nuova etichetta che verrà commercializzata a partire dal 10 aprile. «Siamo molto soddisfatti del risultato raggiunto – conclude Bellei –, è un’interpretazione del Lambrusco di Sorbara che amo particolarmente; di grande nerbo e carattere, ottenuto da pura pressatura, senza macerazione e con un perlage estremamente elegante. ‘La Prima Volta’ rispecchia pienamente l’uva e le sue autentiche doti, unendovi finezza e persistenza grazie alla cura che abbiamo dedicato a tutte le fasi di realizzazione». 

 

Dal colore rosa pallido, la ‘Prima Volta 2015’ ha un classico corredo aromatico che unisce note di piccoli frutti con tocchi floreali decisi e di grande precisione. 

Al palato i delicati richiami fruttati sono subito evidenti, così come l’impatto complessivo che riesce a unire la cremosità del perlage insieme a note citrine e minerali di grande incisività, che rendono il sorso fresco, dissetante e in continua evoluzione.  

 

I grappoli di lambrusco sono trattati con cura per evitare qualsiasi danneggiamento durante il trasporto e l’arrivo in cantina. Solo il mosto fiore, con maggiore contenuto di acidità e mineralità, viene fatto fermentare in tini d’acciaio a temperatura controllata. Nella primavera successiva alla raccolta avviene la presa di spuma secondo il tradizionale metodo della fermentazione sui lieviti, in bottiglia, a temperatura costante. Le bottiglie rimangono successivamente in affinamento per un lungo periodo, per consentire al vino di esprimere tutta la sua complessità. Seguono la sboccatura e il rabbocco con il medesimo vino, senza aggiunta di zuccheri.


Jessica Busoli                       

Cantina della Volta nasce nel 2010 a Bomporto (MO) dopo un accurato lavoro di recupero strutturale della vecchia Cantina, fondata da Francesco Bellei, bisnonno di Christian, nel 1920.  Frutto della passione per lo Champagne del padre Giuseppe, il primo negli anni ’80 a produrre Spumanti Metodo Classico con il Lambrusco di Sorbara, l’azienda vitivinicola modenese è stata fondata dal “figlio d’arte” Christian Bellei e da un gruppo di amici capitanati da Angela Sini, anima creativa di Cantina della Volta. Fin dalla nascita ha rappresentato una delle realtà più innovative del Lambrusco modenese.

 

Cantina della Volta propone un ventaglio di Spumanti Metodo Classico ottenuti da uve di Lambrusco di Sorbara in purezza e da uve di Pinot Nero e Chardonnay coltivate nelle vigne del podere San Lorenzo dietro il Monte a Riccò di Serramazzoni (MO).

 

 

2024 © Enocibario P.I. 01074300094    Yandex.Metrica