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L’ AR DI FATTORIA ZERBINA: UNO DEI 5 “NUMERI UNO” DELLA GUIDA ORO DI VERONELLI
Il Romagna Albana Passito Riserva AR Selections des Grains Nobles della Fattoria Zerbina è il Miglior Vino Dolce o da Meditazione, secondo la prestigiosa Guida Oro I Vini di Veronelli
Lunedì sono stati svelati a Milano i “NumeriUno”, ovvero i cinque vini che, nella rispettiva tipologia, hanno conseguito il più elevato giudizio in centesimi e il vino di Cristina Geminiani era tra questi veri e propri capolavori della viticoltura italiana.
AR 2014 un vino che rappresenta il sogno di pensare “in grande”, ma con pochissimi e rari pezzi prodotti. Questo vino sintetizza l’obiettivo di ricercare sempre il massimo attraverso confronto, sperimentazione, curiosità di andare oltre, con un vitigno, l’albana, fortemente legato al proprio territorio di origine.
«Una Riserva che conferma il percorso segnato da Scaccomatto, nato nel 1987, uno stile “aziendale” che rafforza questo progetto su un vitigno indigeno, racconta Cristina Geminiani, a guida di Fattoria Zerbina, nonché enologa ed agronoma dell’azienda, in cui mettiamo cuore e sapere, curiosità di estrarre da questa uva “neutra” una nobile essenza che deve piacere prima a noi per poi poterlo far amare ad altri».
Le modalità di vendemmia sono ad acini singoli e scalari, rese possibili solo in annate particolari dove le uve, grazie all'intervento della muffa nobile, raggiungono concentrazioni zuccherine elevate. La prima annata è il 1995: sulla scia dei risultati molto stimolanti delle vendemmie di Scaccomatto, si vuole azzardare il sogno di una grande TBA (Trockenbeerenauslese), anche con l’albana.
Le precipitazioni primaverili e soprattutto quelle tardo estive, abbinate a giornate con sommatorie termiche ancora abbastanza elevate, sole e forte vento, creano le condizioni perché si verifichi la prima raccolta a bacche singole: tre passaggi nelle storiche Vigne Laghetto e Laghetto 3 Filari, una pressatura lentissima col torchio manuale e la fermentazione in vetro. Un vino agile e dinamico, dotato di bassa alcolicità e grande acidità che bilancia sempre un residuo zuccherino importante. Prendono così la luce le prime 180 bottiglie di questa selezione di acini nobili.
Le annate successive saranno: 1999, 2001, 2004, 2005, 2006, 2010 e 2014. Le bottiglie a seconda dei millesimi variano da 300 ad un massimo di 900 pezzi. Produzioni estremamente limitate, come si conviene alle grandi TBA.
«Un pensiero speciale ed affettuoso a Gino Veronelli che ha avuto certamente parte attiva nella nascita di questi progetti» conclude, non senza emozione,
Cristina Geminiani
TOMMASI LANCIA UN NUOVO CLASSICO DEL FUTURO: NASCE IL LUXURY BRAND DE BURIS
Un nuovo grande Amarone Classico Riserva 2008 che esalta il valore del tempo, e molto di più: un ambizioso progetto di ospitalità e di social responsibility.
#tastethetime #deburisdebut
La storica famiglia Tommasi inaugura una nuova era. Nasce il brand De Buris. In primis un nuovo grande Amarone Classico Riserva 2008, che mira a posizionarsi nel settore luxury con una promessa: far vivere un tempo di valore ma non solo.
De Buris è anche un progetto di recupero e valorizzazione che porta a compimento un percorso di crescita avviato vent’anni fa dalla famiglia che ha fatto la storia dell’Amarone e della Valpolicella e che oggi, con la quarta generazione, finalmente si realizza.
Dall'Amarone a De Buris
Tecnica, passione, intuito e tempo. Dieci anni di pazienza e dedizione. Prodotto in un numero limitato di bottiglie, De Buris Amarone Riserva 2008 nasce dall’esperienza di un’azienda con 116 anni di storia e dalla sapienza tecnica dell’enologo Giancarlo Tommasi, artigiano contemporaneo.
Un classico, perché realizzato secondo il rigore che il metodo storicamente impone; del futuro, proprio per il suo classicismo senza tempo. Il risultato è un vino austero, potente, raffinato e seducente. Un’icona di stile e di eleganza.
De Buris è un sogno che ha radici lontane, quando vent’anni fa la famiglia Tommasi acquistò le vigne de La Groletta, riconosciuto territorio vocato di produzione dell’Amarone e cru simbolo della Valpolicella Classica.
Dieci ettari di vigneto di cui 1,9 dedicati esclusivamente a De Buris per catturare l’essenza del terroir; collocati nella porzione più alta e caratterizzati dalla particolare composizione argillosa del terreno ed un’esposizione a sud ovest, che gode del clima mite del Lago di Garda.
Una materia prima di altissima qualità, ulteriormente esaltata dall’assemblaggio delle uve autoctone, che contraddistingue l’annata, composto per il 62% di Corvina, 25% di Corvinone, 5% di Rondinella e per l’ 8% di Oseleta.
Un vino nato per nobilitare e omaggiare questa terra e la sua denominazione più prestigiosa e rappresentativa: l’Amarone.
De Buris è sostenibilità
Rigore produttivo, gestione sapiente degli elementi naturali, applicazione di tecnologie a basso impatto lungo l’intera filiera, attenzione alle persone.
Per la famiglia Tommasi tutto ciò è un’attitudine, una filosofia abbracciata ormai da anni come naturale espressione dei valori che hanno guidato quattro generazioni di viticoltori.
De Buris è ospitalità e Social Responsibility
L’ospitalità è da sempre un valore fondante per la famiglia Tommasi. Da qui la volontà di recuperare Villa De Buris, sede della cantina, un unicum storico-architettonico di straordinaria rilevanza, di base romana, con successivi interventi risalenti alle epoche medievale e rinascimentale e con preziosi affreschi custoditi al suo interno. Entro il 2022, a restauro completato, si trasformerà in un luogo di accoglienza di lusso. Ma l’obiettivo è ancora più ambizioso: creare, nel 2019, una Fondazione a tutela dei tesori della terra e dell’arte, attraverso la quale sviluppare azioni di valorizzazione del patrimonio storico-culturale e sostenere, nel contempo, la ricerca in campo enologico-vitivinicolo. L’oggi e il domani da condividere e restituire alle generazioni future.
De Buris è il lusso del tempo
De Buris rappresenta un modo contemporaneo di vivere il lusso, la promessa di un’esperienza che dà valore ad ogni attimo. Un vino che nasce dall’autenticità, ovvero da materie prime selezionate e lavorate con cura e che custodiscono l’esperienza e il sapere di una lunga tradizione di famiglia. Un dono della terra e del tempo.
Tommasi Family Estates
Una famiglia e un’azienda che lavorano per il presente e il futuro del vino italiano: Tommasi rappresenta la storia della Valpolicella e non solo. Con sei tenute vitivinicole in cinque regioni d’Italia –Tommasi in Veneto, Caseo in Lombardia, Casisano a Montalcino e Poggio al Tufo in Maremma Toscana, Surani in Puglia e Paternoster in Basilicata - l’azienda ha l’obiettivo di creare grandi vini, valorizzando territori vocati all’eccellenza.
Quattro generazioni di pionieri, esploratori, precursori e soprattutto visionari, attenti al valore della qualità in ogni fase produttiva, rispettosi dei procedimenti tradizionali ma aperti alla sperimentazione. Con l’esperienza e il sapere unici coltivati e custoditi nel tempo, la famiglia Tommasi intende valorizzare ogni territorio, legandosi a un percorso di sostenibilità e di ospitalità. La cura per l'accoglienza si esprime attraverso le strutture di Villa Quaranta in Valpolicella, Albergo Mazzanti e Caffè Dante Bistrot a Verona e Agriturismo Poggio al Tufo a Pitigliano, Maremma Toscana.
De Buris rientra in questa filosofia: un vino, un luogo e un patrimonio da condividere. Un progetto che riporta la famiglia alle sue origini, dove tutto è iniziato.
Riccardo Gabriele
2015 COR RÖMIGBERG
La Tenuta Alois Lageder presenta la nuova annata del COR RÖMIGBERG Cabernet Sauvignon, etichetta che più di ogni altra rappresenta l’idea di agricoltura biodinamica per il vignaiolo di Magré, grazie alla collaborazione con il casaro Alexander Agethle
L’azienda vinicola Alois Lageder presenta a ottobre la nuova annata del COR RÖMIGBERG Cabernet Sauvignon, vino che da diversi anni rappresenta la più forte espressione dell'agricoltura biodinamica per la cantina di Magré. Infatti, il vigneto Römigberg, da cui l’etichetta prende il nome, ospita al pascolo mucche, asini e pecore che concimano il terreno e realizzano al meglio l’ideale aziendale di ciclo naturale completo. L’azienda ha creato una sorta di “alleanza” con gli allevatori, portando così avanti l’antica tradizione della transumanza: nei mesi freddi gli ovini e i bovini dagli alpeggi vanno a svernare a fondovalle e, grazie al clima più mite delle quote basse, gli animali riescono a brucare foraggio a sufficienza pascolando nei vigneti.
In particolare, la Tenuta collabora da diversi anni con Alexander Agethle del caseificio Englhorn, della Val Venosta, che, durante i mesi freddi, manda le sue mucche – momentaneamente non atte alla produzione di latte - e i suoi vitelli al maso Römigberg. "Uno degli obiettivi principali della biodinamica è quello di costruire un ciclo chiuso e favorire la biodiversità", afferma Alois Clemens Lageder. "Così, non solo gli animali hanno la possibilità di trascorrere 365 giorni l'anno all'aperto senza il bisogno di tornare alle stalle, ma in questo modo cerchiamo di risolvere anche il problema della penuria di foraggio, con cui spesso le azienda di bestiame si trovano a fare i conti", afferma Alexander Agethle. E aggiunge Alois Clemens Lageder, "allo stesso tempo, gli animali contribuiscono a creare diversità nel vigneto, contrastando così la monocoltura".
Il vigneto Römigberg
Anche se l'Alto Adige è considerato principalmente una regione di vini bianchi, più di trent’anni fa l’azienda Alois Lageder ha compreso le grandi potenzialità e la posizione unica del vigneto Römigberg per l’allevamento di uve come il Cabernet Sauvignon e il Petit Verdot. È proprio il nome di questa parcella, chiamata ‘Cor’ (dal latino “cuore”), a dare il nome al vino. Il maso, che nella sua erta spettacolarità si affaccia sul lago di Caldaro, rappresenta una posizione assai privilegiata in cui far crescere le viti, sia per le condizioni climatiche sia per il terreno: caldi influssi mediterranei e l'intenso sole sui pendii che danno a sud-sud-est, nonché un sottosuolo dolomitico calcareo e antichi depositi glaciali che rendono il Römigberg unico nel suo genere.
Il COR RÖMIGBERG Cabernet Sauvignon rispecchia perfettamente il suo terroir e gli ottant’anni di esperienza e competenza nella produzione di questa varietà. "Il 2015 COR RÖMIGBERG Cabernet Sauvignon è carnoso e fruttato, grazie all'annata molto calda. Ha una struttura ricca, ma allo stesso tempo possiede freschezza e dinamismo", dichiara l'enologo dell’azienda Jo Pfisterer.
Valentina Fraccascia
L’’Astemia Pentita
L’’Astemia Pentita - Barolo, via Crosia 40. da lunedì 1 ottobre 2018. apertura wine shop: lun/dom, 10.00-18.30
L’’Astemia Pentita, la prima cantina vitivinicola pop nata dalla volontà dell’eclettica e visionaria imprenditrice piemontese Sandra Vezza, annuncia la sua apertura ufficiale. Nel territorio di Barolo – dichiarato nel 2014 Patrimonio Mondiale dell’Unesco insieme ai paesaggi vitivinicoli di Langa-Roero e del Monferrato – proprio sulla collina dei Cannubi, dove storicamente è nato il Barolo e dove il crinale che ospita i vigneti più preziosi delle Langhe inizia a salire verso il centro del paese, sorge la scultorea cantina de L’’Astemia Pentita.
Ed è proprio l’imprenditrice Sandra Vezza a dichiararsi con questa avventura “astemia pentita”; il nome della cantina, infatti, racconta già in sé la nascita del progetto: Sandra Vezza, da sempre astemia, con la decisione di dedicarsi alla produzione vitivinicola annuncia definitivamente il proprio pentimento. Un amore quello per il territorio delle Langhe e per il vino che, fin da piccola, l’imprenditrice ha sviluppato tramite il nonno – lui, già all’età di quattro anni, prendendola per mano, la portava a passeggiare tra i filari, insegnandole come lavorare le viti – e a cui, oggi, è riuscita a dare seguito con un progetto dalla connotazione innovativa e dirompente.
“Sono sempre stata innamorata delle mie Langhe, dove sono cresciuta e dove vivo”, racconta Sandra Vezza, “la mia passione è da sempre camminare tra i vigneti, e rimanerci ore a pensare, guardando questo paesaggio spettacolare che cambia continuamente colore ogni mese dell’anno. Fin quando un giorno, proprio camminando, ho conosciuto una coppia di anziani signori, fratello e sorella, Teobaldo e Livia De Magistris, che, avendo quasi 90 anni, da tempo volevano vendere i propri terreni, ma solo a chi il cuore avrebbe detto sì. Nell’istante in cui ci siamo incontrati, tra di noi c’è stata subito una grande intesa e il Signor Teobaldo, guardandomi negli occhi, mi ha detto ‘lei mi piace, è una langarola, sarei felice di poterle vendere la mia vigna’. E cosi è iniziata la mia avventura nel vino”. Il progetto de L’’Astemia Pentita è stato così concepito e sviluppato nella sua totalità sulla base della volontà di Sandra Vezza di poter realizzare una cantina innovativa e diversa che ne rispecchiasse la personalità, cosi la sua visione è stata tradotta dal progettista nell’architettura della cantina.
Lei stessa ha voluto guidare la progettazione del dimensionamento di tutti gli spazi interni, disegnare e progettare il design degli interni – wine shop, sala degustazione e zona produttiva – nei minimi dettagli, dalle decorazioni delle pareti, ai soffitti, alla pavimentazione, fino alla scelta degli arredi, di cui alcuni progettati dalla stessa imprenditrice (come ad esempio gli espositori delle bottiglie). Non solo l’immagine della cantina, ma anche l’estetica del marchio, il design delle bottiglie e la comunicazione dell’intero progetto sono frutto delle sue intuizioni.
LA PRODUZIONE VITIVINICOLA
Tra i comuni di Barolo e Monforte L’’Astemia Pentita detiene 30 ettari. Dieci le etichette prodotte, dal Barolo, il signore del territorio, al Langhe Nebbiolo, al Barbera, al Dolcetto d’Alba, fino ai bianchi come il Riesling: tra questi, l’azienda ha attuato un recupero dei vitigni autoctoni e meno conosciuti come il Nascetta, che dal 2010 ha acquistato la sua denominazione autonoma e che oggi viene prodotto da soli 30 produttori al mondo. Tre le punte di diamante de L’’Astemia Pentita spicca il Barolo Cannubi DOCG, il cru è il biglietto da visita della cantina dal colore granato e dalle peculiari note fruttate e speziate che con i suoi 36 mesi in botte sprigiona tutta l’essenza delle Langhe.
Per i veri intenditori e amanti del territorio il Barolo Cannubi Riserva 2011 rappresenta il vino più prezioso della cantina: 36 mesi in botte e 24 mesi in bottiglia, regala un ampio ventaglio di sensazioni olfattive e una setosità di tannini che ne attestano lo status di un vino maturo e complesso. Meno noto ma non meno importante, il Barolo cru Terlo, un po’ più scontroso, un po’ rustico, ma di grande stoffa e longevità.
Il design delle bottiglie Bottiglie iconiche, da collezione, che diventano oggetto di design, raffigurando gentiluomini e dame in abito elegante. Le bottiglie Uomo e Donna de L’’Astemia Pentita sono nelle loro forme “un omaggio alle persone”, afferma Sandra Vezza. L’imprenditrice ha infatti voluto rendere un omaggio a tutti gli uomini e le donne che con impegno costante e passione lavorano per ottenere i vini che rappresentano l’eccellenza delle Langhe, realizzando due bottiglie che raffigurano il lato “maschile” e “femminile” del vino.
In cantina Durante le visite in cantina si apprezza il racconto dell’enologo dell’azienda, Mauro Daniele che ha 40 anni di esperienza nel mondo dei vini piemontesi, e dei giovani ragazzi che raccontano a tutti i visitatori l’essenza di questo “radical wine”, come ama chiamarlo Sandra Vezza, dal design accattivante. Mauro Daniele accompagna i gruppi lungo i diversi livelli della cantina, concludendo il percorso con la degustazione dei vini nel patio che gode di un ampio panorama sulle vigne di Barolo. Da prenotare su appuntamento.
L’enologo Donato Lanati L’Astemia Pentita si avvale della consulenza dell’enologo scienziato Donato Lanati, apprezzato a livello internazionale per il suo metodo di lavoro che, attraverso il centro di ricerca Enosis da lui fondato, punta ad ottenere vini di elevata qualità.
IL PROGETTO ARCHITETTONICO
Progettista: architetto Gianni Arnaudo Progettista degli interni: Sandra Vezza Data progetto: 2009
Gli esterni: un’estetica di rottura e controcorrente L’architettura dell’edificio si contraddistingue per un’estetica dichiaratamente pop: appoggiata come una scultura sulla dolce collina tra i filari dei vigneti, la cantina è infatti costituita da due grandi volumi sovrapposti, che evocano le forme di due casse da vino fuori scala e ospitano il wine shop a piano terra e la sala degustazioni e ricevimento clienti al primo piano. Se il progetto iniziale prevedeva i due grandi volumi in cemento a vista, per volontà di Sandra Vezza – che ha sempre amato, dove possibile, L’impiego di materiali naturali per un maggiore rispetto dell’ambiente è quello che ha portato Sandra Vezza a volere fortemente il rivestimento in legno.
I due volumi evocano le cassette, non solo per le forme e i materiali usati, ma anche per i tipici elementi grafici dei contenitori in legno per vini, appunto, che diventano così decorazione dell’architettura insieme all’anno di inizio (2010) e a quello di fine costruzione (2016) dichiarati in facciata. I prospetti si aprono su quattro versanti, rivolti sui vigneti e sulle dolci colline delle Langhe: una grande vetrata continua definisce il piano inferiore, così come quello superiore, mentre le altre tre superfici dei rispettivi parallelepipedi presentano prospetti totalmente chiusi. Nessuna recinzione protegge la cantina, che è circondata solo da filari di vite proprio per sottolineare la sua appartenenza al paesaggio; anche i cancelli di ingresso all’edificio si integrano nel paesaggio come filari, su disegno di Sandra Vezza.
Un cuore produttivo ipogeo per la salvaguardia del paesaggio La volumetria esterna della cantina si sviluppa per circa 400 mq (lo spazio di ciascuna cassetta è pari a circa 200 mq), mentre la parte ipogea, che ospita tutte le fasi del processo produttivo – il reparto di produzione, l’invecchiamento delle botti, l’imbottigliamento, lo stoccaggio, il reparto spedizioni –, si sviluppa su due piani con un totale di 3200 mq, una superficie di oltre 8 volte maggiore rispetto ai piani esterni. Il cuore produttivo della cantina è stato completamente interrato con l’esplicita volontà di rispettare il più possibile il paesaggio: la distribuzione degli spazi è conseguenza di un’attenzione particolare rivolta allo studio del processo produttivo che si sviluppa nelle sue fasi attraverso un sistema “a caduta”, dall’alto verso il basso. Questo tipo di impianto ha inoltre consentito di ridurre, rispetto agli edifici preesistenti, la volumetria fuori terra in favore del paesaggio, recuperando terreno per i filari di viti.
Sandra Vezza ha voluto creare ambienti che richiamassero le varie fasi del processo produttivo del vino: le superfici superiori dell’area dedicata alla vendemmia, alla lavorazione e all’invecchiamento, rappresentano così una decorazione a foglie di vite (foglie di nebbiolo ingrandite) colte nei colori autunnali, periodo in cui iniziano questi processi di produzione; l’ambiente sottostante, in cui avviene l’imbottigliamento, lo stoccaggio in bottiglie, il confezionamento, evoca invece la primavera con le tonalità dei verdi brillanti, periodo in cui inizia questa parte del processo. Gli spazi proseguono con il tunnel che collega la cantina all’esterno e che rappresenta la fase successiva al processo produttivo, il risposo. È uno spazio per il relax del visitatore che si ritrova così in un ambiente che riproduce un cielo sereno, l’erba verde, con un pavimento naturale in ghiaino e alle pareti sono appese riproduzioni dei cappelli tradizionali in paglia usati dai contadini per ripararsi dal sole.
Gli interni delle “cassette” Per gli spazi interni sono stati privilegiati quei materiali naturali che tradizionalmente hanno un legame con la produzione vitivinicola, come ad esempio la rafia, usata per avvolgere le bottiglie e proteggerle durante il trasporto, ma anche strumento in passato per legare le viti. Realizzati da maestranze locali appositamente per la cantina, secondo i disegni e le indicazioni di Sandra Vezza, i pavimenti presentano un rivestimento costituito da rafia che esalta la naturalezza dando allo spazio un’estetica inedita e unica.
Tradizione e audacia si contrappongono così – idealmente e fisicamente – fondendosi, in tutto il progetto. Infatti, alla pavimentazione che evoca la natura e la tradizione, si contrappongono i soffitti della cantina che presentano grandi dipinti murali, realizzati da artisti locali, dall’estetica pop e surrealista, che creano nel visitatore l’illusione di essere realmente all’interno di una cassa di vino nel momento in cui una mano sta estraendo una bottiglia. L’attenzione ai materiali si rivela anche nell’utilizzo della corda naturale che, usata nelle vigne, diventa il modulo per il rivestimento di alcune pareti, o della sottilissima ghiaia, che riveste il pavimento del tunnel di ingresso interrato, spazio limbo tra la natura esterna e l’artificio degli interni.
Gli arredi Per l’arredo della cantina, immancabili alcuni dei prodotti iconici di Gufram, come il divano Bocca (Studio 65, 1970), il Cactus (Guido Drocco e Franco Mello, 1972), ma anche progetti più recenti come la poltrona Roxanne (Michael Young, 2017). Al piano interrato, nell’area dedicata all’invecchiamento, si trova inoltre la poltrona gigante Mikey dei Sogni disegnata nel 1972 da Studio 65 che, come “un trono contemporaneo per il Barolo, il re dei vini”, sovrasta le grandi botti. Il legno chiaro degli esterni e la sua estetica calda si ritrova anche in alcuni degli arredi interni come la sedia Leggera di Ponti, e le poltroncine Chignon disegnate da LucidiPevere per Gebrüder Thonet Vienna. Dopo aver scelto con grande cura gli arredi per l’esposizione delle bottiglie, Sandra Vezza ha progettato degli espositori pensati appositamente per L’’Astemia Pentita: sagome fuori scala delle bottiglie tagliate a metà che sottolineano l’estetica particolare proprio delle bottiglie della cantina. Scendendo dal piano terra del wine shop all’area ipogea, grandi librerie ospitano documenti, ricerche, prototipi legati alla storia della cantina, da quando è nata ad oggi, e che raccoglierà i materiali futuri come un grande archivio in costruzione.
SANDRA VEZZA – BIOGRAFIA
“Dinamica anche da ferma”, “Dynamic even when still”, diventato il pay-off de L’’Astemia Pentita, è come ama definirsi Sandra Vezza, ricordando le parole che la nonna usava per descriverla da bambina; la nonna, infatti, le diceva di essere così vivace che, pur se legata ad una sedia, con la mente era comunque capace di andare ovunque. Sandra Vezza è un’imprenditrice nata e cresciuta tra le colline più alte delle Langhe. Da bambina sognava di diventare stilista di moda, amava dipingere e costruirsi i propri giocattoli. A 29 anni, prende le redini dell’azienda di gelatina alimentare e farmaceutica fondata dal marito. La passione per l’arte, il design e l’architettura la portano nel 2012 all’acquisizione di Gufram, storico e irriverente marchio del design italiano. Ma il richiamo della terra e della natura è stato così forte da convincere un’astemia incallita a pentirsi e a portare tutta la sua energia imprenditoriale nel mondo del vino. L’’Astemia Pentita è un cerchio che si chiude con ironia: c’era il food, c’era il design e ora c’è anche il vino a completare in casa Vezza l’impegno nei tre settori chiave del Made in Italy.
INFO PUBBLICO L’’Astemia Pentita via Crosia 40, Barolo (CN) Apertura al pubblico wine shop: lun/dom, 10.00 – 18.30 Visita cantina solo su prenotazione: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. / 0173 560501
Camilla Rocca | Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. – 392 0531 |
VINI CHE MERITANO DI ESSERE CERCATI
Due grandi classici CARPINETO al Top su Wine Spectator
con punteggi da HOT LIST, 94 e 95 punti.
A firmarli è Caterina Sacchet, alla guida dell'azienda con Antonio Mario Zaccheo.
"Il Chianti Classico Riserva 2015 e il Vino Nobile Riserva 2013 sono i miei primi vini da enologa tutti da sola ma nel segno di mio padre"
La notizia l'ha raggiunta appena rientrata dalle vacanze. Due dei vini di punta della sua cantina hanno ottenuto punteggi altissimi su Wine Spectator. Il Vino Nobile Riserva 2013 anzi è con i cult della viticoltura mondiale nella lista degli HOT WINE, quei vini che rappresentano le scoperte più eccitanti, vini di tutto il mondo con punteggi altissimi difficili da trovare ma che meritano di essere cercati!
Dopo la laurea in enologia, la giovanissima Caterina Sacchet, figlia d'arte, entra in azienda affiancando suo padre, Giovanni Carlo Sacchet, fondatore 51 anni fa con Antonio Mario Zaccheo della CARPINETO Grandi Vini di Toscana, e ricoprendo il ruolo di enologa supportata da Gabriele Ianett. Questi però sono i primi vini che rispecchiano appieno e in totale autonomia le sue scelte e le sue competenze dopo che alla scomparsa del padre nel 2017 ne ha raccolto il testimone e gestisce la Carpineto, a soli 35 anni, insieme all'altro socio dell'azienda,
Antonio Mario Zaccheo, collezionando successi.
Un papà che nel 1994 conquistò il titolo di Miglior Winemaker dell'anno di IWSC, e che fin da bambina la portava con sé in vigna come anche in giro per le migliori cantine, alle Fiere o a ritirare Premi. Poi da sola durante l'università se ne va per dei periodi in Francia, in Borgogna, come anche in Australia a vivere in prima persona l'enologia del nuovo mondo.
Grande passione e una preparazione rigorosissima, entusiasmo e caparbia scrupolosità il suo approccio al lavoro. Vivace, curiosa, solare; sorriso pieno e luminoso, parlando di se stessa racconta di non avere mai giornate uguali: "mi sveglio presto e con l’aiuto dei miei collaboratori svolgo quello che considero il più bel lavoro del mondo, un’attività che a cominciare dalla vigna mi coinvolge a trecento sessanta gradi."
E' un'enologa che vuole interpretare, attraverso la sua filosofia di produzione, il territorio di provenienza attraverso la migliore espressione del vino prodotto. Tra le sue "creature" si contano soprattutto vini interpreti di uno splendido vitigno con il quale è cresciuta, il sangiovese.
E proprio da due delle massime espressioni del sangiovese è appena arrivata la notizia dei due punteggi TOP.
Wine Spectator Insider, infatti, la rubrica di Wine Spectator che ogni settimana seleziona i migliori vini provenienti da tutto il mondo, ha assegnato 94 punti al Chianti Classico Riserva 2015 Carpineto: Smells like a little Cabernet Sauvignon enhancing the Sangiovese in this black currant– and cherry-flavored red. Cedar, thyme, iron and sanguine notes round out the palate as this cruises to a lingering aftertaste. Showsexcellent structure and balance. Best-from 2020 through 2035.
E 95 punti alVino Nobile di Montepulciano Riserva 2013 Carpineto: The stunning bouquet of ripeblack cherry, black currant, leather and woodsy spice notes is enticing, while the sweet fruit is a match for the dense structure. The lengthy finish lingers, with tobacco, eucalyptus and iron accents. Drink now through 2030.
Due vini, il Chianti Classico Riserva e il Vino Nobile Riserva rispettivamente presenti nelle Carte di due stellati. La Pergola,tempio della gastronomia internazionale, unico ristorante tristellato della capitale, guidato da Heinz Becke dove a scegliere i vini di una cantina monumentale, c'è Marco Reitano, chef sommelier pluripremiato di straordinario prestigio. E La Leggenda dei Fratinella splendida cornice di Villa Bardini a Firenze dove il Nobile è presente in carta con 3 annate diverse, una sorta di piccola verticale, in abbinamento a dei piatti contemporanei ma saldamente ancorati alla cultura gastronomica del territorio come sono quelli firmati da Filippo Saporito.
Due vini dall'identità territoriale molto spiccata che sposano magnificamente una cucina dalla solida struttura ed equilibrio ma dalla cifra stilistica creativa e moderna regalando una grande esperienza multisensoriale.
CARPINETO, consolidata azienda vitivinicola toscana, dal 1967, quando l'azienda fu fondata, ha decuplicato la superficie dei vigneti, da 20a oltre 200 ettari, per oltre 500 chilometri complessivi di filari, articolati su cinque Tenute o Appodiati: Montepulciano, Montalcino, Gaville (Alto Valdarno), Dudda (Greve in Chianti) e Gavorrano.
Tra le top 100 di Wine Spectator, premiata in particolare per alcuni vini icona come il Vino Nobile di Montepulciano Riserva(26° posto con un punteggio di 93/100),l'azienda ha una produzione che copre tutti i grandi rossi della Toscana.
Era il 1967 quando le famiglie Sacchet e Zaccheofondarono la Carpineto col proposito di produrre il migliore Chianti Classico che il “terroir” potesse offrire. Una rivoluzione vera per quei tempi.
Le due famiglie videro nella Toscana un enorme potenziale, dove poter produrre grandi vini di tradizione applicando le tecniche più all’avanguardia nei processi produttivi e aumentando gli standard qualitativi dell’epoca.
Innovatori per vocazione, Sacchet e Zaccheo, insieme alle nuove generazioni, Caterina Sacchet, enologa, Elisabetta Sacchet, Francesca Zaccheo e Antonio Michael Zaccheo, hanno continuato a sperimentare, nel rispetto dei grandi valori storici della Toscana e di una qualità mantenuta su standard molto elevati, con l'obiettivo di tutelare non solo le caratteristiche dei vini ma anche l'ambiente.
Negli anni la Carpineto, che ha mantenuto l'assetto familiare, è cresciuta costantemente fino a diventare un brand dal successo internazionale,affermatasi per l'eccellenza dei suoi prodotti e molto ben posizionata all'estero con un export diretto verso oltre 70 Paesi, Canada e Stati Uniti in testa.
Tre linee di produzione e oltre 30 etichette per una produzione complessiva di 3 milioni di bottiglie. Gran parte della produzione è data da vini delle più prestigiose DOCG della Toscana.Rossi per lo più,Riservedigrande struttura ed estratto, vini estremamente longevi.
Nata 50 anni fa dalla scommessa sui grandi territori vinicoli della Toscana e dal sogno di mettere insieme le 3 denominazioni più importanti della regione, Chianti Classico, Vino Nobile di Montepulciano, Brunello di Montalcino, oggi è una realtà fortemente rappresentativa della migliore Toscana vitivinicola.
Carisma, stile, grande continuità qualitativa dei vini, riconoscimenti internazionali prestigiosi da scoprire sul territorio, nei vigneti delle 5 Tenute, o Appodiati, nei territori più vocati della Toscana.
laura ruggieri - 339/4755329