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Cantine

CHIANTI CLASSICO GRAN SELEZIONE SERGIO ZINGARELLI 2018

 

Il “Chianti Classico Gran Selezione Sergio Zingarelli 2018” entra ancora una volta nella “Top 10” dei vini rossi italiani, secondo il giudizio delle principali guide italiane e dei critici internazionali.

Uno straordinario traguardo che sancisce i 50 anni dalla nascita di “Rocca delle Macìe”- l’azienda chiantigiana creata nel 1973 dalla

Famiglia Zingarelli 

Zingarelli è molto lieta di annunciare che il “Chianti Classico Gran Selezione Sergio Zingarelli 2018” è stato incluso ancora una volta nella Top 10 dei migliori vini rossi italiani, secondo il giudizio delle principali guide italiane e dei più importanti Wine critics internazionali. 

 

Il risultato è pubblicato dal magazine Gentleman “Milano Finanza” che incrocia i dati delle principali Guide dei vini italiani (Veronelli, Daniele Cernilli, Luca Maroni, Ais, Fis, Gambero Rosso e Slow Wine) con i punteggi della critica internazionale (Bruce Sanderson - Wine Spectator, Monica Larner - The Wine Advocate, James Suckling e Antonio Galloni - Vinous).

 

Il Sergio Zingarelli si è aggiudicato l’ottava posizione, vicinissimo ai "mostri sacri” italiani come il Bolgheri Sassicaia o il Tignanello, che hanno segnato la storia del vino in Italia, e non solo.

 

Un importante riconoscimento che arriva in un anno - il 2023 - particolarmente speciale per la Famiglia Zingarelli. Un anno di festeggiamenti che celebra il 50° anniversario della nascita dell'azienda Rocca delle Macìe: era il 1973 quando Italo Zingarelli acquistò il borgo Le Macìe con i suoi 70 ettari di terreno per fondare la sua tenuta in Chianti Classico.

 

Questo è anche un anno significativo e ricco di cambiamenti, che segna l’inizio di un nuovo percorso aziendale, sancito dalla creazione di una nuova Brand Identity in cui la Famiglia Zingarelli è il fulcro di riferimento delle 6 Tenute di proprietà, distribuite tra Chianti Classico e Maremma.

 

Sempre quest’anno, nel corso del mese di Giugno, a Rocca delle Macie verrà presentata la monografia “Di Vita, Di Cinema, Di Chianti Classico. Un’incredibile storia vera.” realizzata in collaborazione con Giunti Editore, che ripercorre questo mezzo secolo di storia della Famiglia Zingarelli.

 

Thomas FRANCIONI  

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Mob. +39.328 4217013    

 

GRASSI+PARTNERS 

Chloe ORLANDO

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Mob. +39.338 2418608

 

Il “Chianti Classico Gran Selezione Sergio Zingarelli 2018” nasce da una selezione delle migliori uve dal vigneto “Le Prese”, fiore all’occhiello, non solo viticolo ma anche paesaggistico, della “Tenuta le Macìe”. È il risultato di un progetto iniziato nel 2000, con l’obiettivo di creare un Sangiovese in purezza di estrema eleganza.

La Famiglia Zingarelli è grata a tutti i valutatori italiani e internazionali per aver riconosciuto la qualità del Sergio Zingarelli e degli altri vini prodotti. Continuerà con impegno e passione a mantenere alto il livello qualitativo e contribuire così alla valorizzazione del territorio chiantigiano e di tutta la cultura enologica italiana.

GIORGIA MELONI ALLA SCOLCA

 

ALLE ORIGINI DEL NEBBIOLO DEL MONFERRATO: NASCE “SERRE DI TUFFO”, DAI VIGNETI STORICI BAVA  

 

 

Si presenta in anteprima al Vinitaly di Verona nello stand Bava padiglione 10 stand Q3 dal 2 al 5 aprile 2023 Serre di Tuffo, Monferrato DOC Nebbiolo Superiore. 

 

Un nuovo vino che è in realtà un potente ed evocativo ritorno alle origini. Un Nebbiolo del Monferrato, proprio come quello che la famiglia Bava ha prodotto storicamente nelle vigne di Tuffo, piccolo borgo di Cocconato, nell'Astigiano, dove risiede dal 1616. 

 

Nel racconto di Piero, il “patriarca” dei Bava, vino, territorio famiglia si intrecciano: “Un tempo - ricorda Piero Bava - quasi tutti a Tuffo avevano un pezzetto di terra; una parte veniva coltivata a vite, ed era la parte alta delle colline. Già nel Settecento, la famiglia Bava aveva terreni di proprietà sui bricchi delle Serre, un punto panoramico della frazione da cui si vedono chiaramente l’arco alpino e il Monviso, sul crinale dell’antica Strada delle Serre. A inizio Novecento la famiglia si spostò nel fondovalle, accanto alla ferrovia, dove fu fondata la cantina che ancora oggi, a distanza di un secolo, è sede dell’azienda”. 

 

Dalle finestre dalla cantina si scorge, in piena luce sulla collina di fronte, la storica vigna di fianco alla chiesa del borgo, nella stessa posizione descritta da una rara mappa catastale del 1790 (tra le poche completate durante il regno sabaudo) che reca il medesimo toponimo, Cadodo, indicato già allora come di proprietà della famiglia. 

 

Il riconoscimento della DOC Monferrato a questo Nebbiolo sigilla questa lunga presenza storica e riconosce la vocazione delle colline di Cocconato alla produzione del Nebbiolo, che vede a Cadodo e sui bricchi delle Serre le migliori esposizioni.  

 

 

Serre di Tuffo Bava esce con l’annata 2020: dieci mesi di invecchiamento in botti di legno che fanno meritare al vino l’appellativo “Superiore”.  

Va ad aggiungersi alla produzione della cantina di Cocconato, nota per le sue Barbere - dallo Stradivario, vino signature dei Bava, al Pianoalto Nizza e a Libera -, e per il Barolo e i nebbioli della cascina nel cru Scarrone, Castiglione Falletto, in Langa. 

 

Dei tratti del Nebbiolo del Monferrato, in Serre di Tuffo si ritrova il colore rubino brillante, il profilo olfattivo floreale e speziato, il tannino tipico ma rotondo che assicura al vino longevità. Da questa storica vigna, il cui suolo bianco calcareo e ruvido copre le marne affioranti, il vino porta in dote il carattere, l’esaltazione della fragranza e la freschezza, coniugando eleganza e struttura e dimostrando fieramente la tradizionale vocazione di Cocconato per quest’uva. 

 

Bava news

RUFFINO ACQUISISCE 15 ETTARI NELLA PRESTIGIOSA ZONA VINICOLA DI BOLGHERI

Una nuova Tenuta Ruffino a Bolgheri: un grande passo nell’ambiziosa trasformazione che la casa vinicola fiorentina sta compiendo

 

La casa vitivinicola Ruffino comunica di aver acquisito dei vigneti e dei terreni nella rinomata Bolgheri DOC, con l’intenzione di produrre i principali vini bolgheresi nella nuova Tenuta, che avrà una propria etichetta, e di realizzare prossimamente una cantina dedicata con relativo centro di ospitalità.

L’acquisizione comprende due distinti lotti di terreno per un totale di 15 ettari: 4 sulla via Bolgherese e 11 nell’area “le Sondraie”.

La DOC Bolgheri, sulla costa toscana livornese, con soli 69 produttori, è una delle più importanti aree vinicole al mondo, famosa per la produzione di grandi vini rossi toscani sia da vitigni autoctoni che internazionali.

Questa acquisizione permette a Ruffino di consolidare il proprio presidio nelle zone più prestigiose della Toscana, iniziato da oltre 140 anni, nel segno dei grandi vini rossi Toscani, a partire dal Chianti Classico. La prima vendemmia della nuova Tenuta Ruffino a Bolgheri sarà la 2023, con il proposito di avere i primi vini in commercio nel corso del 2025.

L’arrivo di Ruffino a Bolgheri con dei vigneti di proprietà è un altro passo concreto nell’ambiziosa trasformazione che l’Azienda vinicola toscana sta intraprendendo.

“Siamo in un momento storico per Ruffino. Abbiamo la volontà di crescere ulteriormente fino a diventare un assoluto punto di riferimento dei vini toscani di alto prestigio. Impegno esplicitato nella ricerca della qualità senza compromessi, nell’attenzione alla sostenibilità, ambientale e produttiva, nella capacità di innovarsi nel solco della identità toscana. Attitudini che sono orgoglioso di asserire che ci appartengono da sempre”, commenta il Presidente e Amministratore Delegato di Ruffino Sandro Sartor, che continua: “Questo investimento è una ulteriore risposta al nostro dogma di produrre vini di eccezionale qualità, senza trascurare l’impegno massimo e assoluto nei confronti dell’ambiente che mostra sempre più le sue fragilità”.

Infatti, prendersi cura del territorio e rispettare la sua biodiversità attraverso il ricorso a pratiche sostenibili, sia in vigna che in cantina che in produzione, è altresì essenziale per Ruffino: entro il 2025 non solo tutti i nostri vigneti saranno certificati biologici ma anche tutta la filiera produttiva sarà certificata sostenibile, inclusi i nuovi vigneti di Bolgheri, attualmente in conversione verso il biologico.

“Il nostro obiettivo è di esprimere il terroir di Bolgheri con vini strutturati e setosi, preservando altresì la classica eleganza toscana”, chiosa Maurizio Bogoni, Direttore delle Tenute Ruffino. “Ci sentiamo custodi del territorio e vogliamo rispettare il complesso ecosistema di cui sono, e siamo, parte. Questa acquisizione è un importante progresso nel viaggio di Ruffino verso la sostenibilità e la viticoltura di qualità”.

 

Ruffino è stata fondata a Pontassieve, nel cuore della Toscana, nel 1877, dai cugini Ilario e Leopoldo Ruffino, che sognavano di portare il “vino ideale” in tutte le tavole del mondo. Da più di 140 anni, Ruffino è fedele a questo sogno, producendo vini dalle sue tenute toscane situate nelle più importanti denominazioni toscane, da Chianti Classico a Montalcino a Bolgheri, che oggi sono gustati e amati in oltre 90 paesi del mondo.

Dal 2023, Ruffino ha deciso di intraprendere una trasformazione senza precedenti, fino a diventare un assoluto punto di riferimento dei vini toscani di alto prestigio. Impegno esplicitato nella ricerca della qualità senza compromessi, nell’attenzione alla sostenibilità, ambientale e produttiva, nella capacità di innovarsi nel solco della identità toscana e, in generale, nell’espressione di un saper-fare italiano che tutto il mondo ci invidia.

 

Federica Nitti 

NASCONO GLI SVITATI DA TOP TEN DEL VINO !

di Claudia Paracchini

 

 

Gli Svitati Franz Haas, Graziano Prà, Jermann, Pojer e Sandri e Walter Massa 

 

Cinque aziende visionarie per la prima volta insieme per raccontare e sostenere la scelta del tappo a vite nel mondo del vino italiano.

È una piccola rivoluzione quella che si è tenuta a Villa Sorio di Gambellara (VI) con il neonato gruppo de GliSvitati. Franz Haas, Graziano Prà, Jermann, Pojer e Sandri e Walter Massa, cinque aziende d’eccellenza e pioniere del tappo a vite in Italia, si sono riunite per raccontare, tutti assieme, il loro modo di “fare vino” e, soprattutto, di tapparne le bottiglie, contro i pregiudizi che hanno spesso accompagnato questa tipologia di chiusura.

 

Le basi del gruppo sono state poste già negli anni ’80, quasi quattro decenni fa, quando le cinque cantine hanno iniziato a riflettere sul possibile utilizzo di altre tipologie di chiusure. Il loro sguardo avanguardista si è inevitabilmente spostato verso le nuove frontiere del vino, che in quel momento già si stavano facendo largo negli Stati Uniti e in Nuova Zelanda. Anni di viaggi, degustazioni, confronti e giri di vite, ognuno con la propria esperienza, da Mario Pojer che aveva pensato di “sigillare la bottiglia con la fusione del vetro come fosse una fiala per non lasciar passare l’ossigeno” a Graziano Prà che durante un viaggio in Colorado, ad Aspen, aveva avuto una rivelazione assaggiando un Sauvignon Blanc imbottigliato con tappo a vite e venduto a 30 dollari, il primo segnale che il pregiudizio stesse iniziando a tramontare.

  

Ciò che ha portato i cinque Svitati alla scelta del tappo a vite è l’obiettivo che sta dietro al suo utilizzo: il perfetto mantenimento di quelle qualità organolettiche del vino tanto ricercate e valorizzate dal lavoro in vigneto e in cantina. Grazie alle sue caratteristiche questa tipologia di tappo permette infatti una micro ossigenazione costante, preservando il vino e permettendo un’omogeneità qualitativa anche nel caso di vecchie annate, oltre ad una corretta evoluzione.

Siamo cinque aziende che cercano la precisione fin nei minimi dettagli, scegliamo i vitigni che più ci rappresentano e le uve migliori, in cantina abbiamo tutto quello che ci può aiutare a produrre un vino di un’altissima qualità. Ma soprattutto abbiamo a disposizione il tappo ideale per mantenerla. Ecco perché non possiamo non approfittarne. La precisione che abbiamo sempre ricercato oggi è anche un atto dovuto, nei confronti del pubblico e nei confronti del vino” commentano all’unisono i produttori.

 

Il professore Fulvio Mattivi, ricercatore della Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige, è intervenuto durante la presentazione del gruppo Gli Svitati a sostegno dell’utilizzo del tappo a vite riportando le analisi dell’Australian Wine Research Institute che già nel 1999 ha condotto le prime interessanti sperimentazioni su quattordici diverse tipologie di chiusure del vino compreso il tappo a vite, che presenta una permeabilità all’ossigeno molto più bassa e variabile a seconda del rivestimento utilizzato all'interno del tappo. “Nelle bottiglie con questa chiusura, a distanza di anni, il vino dimostrava un colore ancora brillante e presentava delle caratteristiche organolettiche ideali. Sia per i vini rossi che per quelli bianchi, in queste degustazioni, le bottiglie con tappo a vite erano uguali alle migliori bottiglie con tappo di sughero.”

Il tappo a vite diventa quindi segno di attenzione verso coloro che se ne verseranno un calice, ma anche per tutti i professionisti coinvolti nella filiera. Gli Svitati optano inoltre per questa scelta per la sua sostenibilità: la chiusura è realizzata in alluminio, un materiale rispettoso anche verso l’ambiente.

 

L’appuntamento è stato anche l’occasione per analizzare come il mercato globale, in particolare negli ultimi otto anni, stia dimostrando un’attenzione sempre maggiore a questa chiusura. Dai dati riportati da Stelvin e Guala Closures oggi quattro bottiglie su dieci sono imbottigliate con tappo a vite, con una percentuale che in Europa Occidentale, storicamente più tradizionalista, è passata dal 29% nel 2015 al 34% nel 2021 (con un 22% in Italia).

 

Il lavoro di squadra de Gli Svitati vuole essere il punto di partenza di questo nuovo “movimento” del vino, un gruppo di produttori formatosi spontaneamente per rivolgersi ad un pubblico che si dimostra sempre più consapevole, ma anche ad amici produttori – sempre più numerosi – pronti per diventare altrettanto “Svitati”.

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