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Cantine

L’ALCOHOL FREE DI HOFSTÄTTER: DOPO LE BOLLICINE ARRIVA IL FERMO SENZA ALCOL

 

Dopo Steinbock Alcohol Free Sparkling, Martin Foradori Hofstätter, eclettico e poliedrico viticoltore dell’omonima tenuta altoatesina, presenta a Vinitaly la versione “ferma” della sua linea di prodotti senza alcol.  L’etichetta debutterà sul mercato proprio in occasione della fiera veronese (Padiglione 6, Stand D3) con il marchio “Steinbock Selection Dr. Fischer” creato da Martin Foradori Hofstätter nel 2017 e già presente in Italia anche con una selezione di Riesling della Mosella.

Frutto della materia prima coltivata nei nobili vigneti lungo la Mosella, in Germania, il nuovo prodotto si avvale dello stesso metodo utilizzato per la produzione delle bollicine dealcolizzate lanciate sul mercato lo scorso giugno. Il nuovo Steinbock Alcohol Free nasce infatti da un’attenta selezione di uve Riesling in vigna e poi in cantina. Un’innovativa tecnica preserva i delicati aromi della materia prima, togliendo l’alcool contenuto. All’interno di un’apparecchiatura viene ridotta la pressione atmosferica (a circa 15 mbar) e con ciò abbassato anche il punto di ebollizione dell’alcol da circa 78° C a circa 25-30° C. Alla fine del processo, si ottiene una bevanda con un contenuto alcolico inferiore a 0,25.

 

«Le vendite del nostro Steinbock Alcohol Free Sparkling hanno superato ogni aspettativa – afferma Martin Foradori Hofstätter -. Dopo la prima produzione di 21.000 bottiglie della scorsa primavera abbiamo aggiunto già a novembre altre tre produzioni delle nostre bollicine analcoliche. Questo ci ha spinto a valutare di introdurre anche un bianco fermo dealcolizzato, per dare anche questa alternativa a chi non può o non vuole bere alcolici. Quest’anno abbiamo previsto 120mila bottiglie dello sparkling e 15mila del nuovo». Un trend che si conferma a livello globale: secondo la ricerca Nielsen, riportata da Wine Spectator, le vendite del “vino senza alcol” sono aumentate del 43% nella prima metà del 2021, diventando così la seconda categoria del comparto enologico in più rapida crescita l'anno scorso. «Il volume è destinato sicuramente ad aumentare – aggiunge il viticoltore altoatesino -  poiché mercati esteri come gli Stati Uniti d’America, Inghilterra, Giappone stanno partendo solo ora. Sicuramente nel 2022, con il ritorno delle grandi fiere come Vinitaly, ci sarà la possibilità di presentare questo prodotto a molti operatori del settore e conquistare nuovi sbocchi commerciali».  A determinare la qualità, secondo Foradori Hofstätter, è proprio la materia prima da cui nasce e la tecnologia adottata e per questo, a suo dire, sarà importante anche fare un passo avanti nella comunicazione di questo tipo di prodotti: «A differenza di quanto avviene con “Alkoholfreier Wein” in Germania o con il termine “dealcoholized wine” nel resto del mondo, in Italia, anche se esiste da poco un nuovo regolamento, vige ancora molta incertezza e “tanta libertà di interpretazione” su quanto contenuto nel nuovo regolamento – afferma Martin Foradori Hofstätter -. Sono molto amareggiato di come viene trattata la tematica “Alcohol free” in Italia: non ci si rende conto che tutti gli altri stati di produzione mondiale ci stanno sorpassando e noi perdiamo tempo in futili discussioni. Chi sta cercando di bloccare o almeno ritardare questa nuova categoria di prodotti, deve mettersi in testa, che “Vino senza alcol” non fa minimamente concorrenza al classico vino, tutt’altro, ma fa concorrenza a tutte le altre bevande analcoliche presenti sul mercato». 

 

Il nuovo Alcohol Free della linea Steinbock nasce di fatto da un fruttato Riesling Kabinett della Mosella a cui viene tolto l’alcol mediante un innovativo processo di distillazione sottovuoto. «Il dibattito in corso sull’uso del termine “vino analcolico” – oggi non consentito -  conferma il nostro essere riusciti a precorrere i tempi: Oggi c’è una legge nuova e lo posso chiamare vino dealcolizzato ma in Italia c’è ancora molta confusione, poiché proprio le associazioni di categoria non hanno ancora capito che è meglio lavorare un prodotto che fa parte della propria filiera piuttosto che del vasto mondo degli analcolici», conclude Foradori Hofstätter

Le motivazioni dei consumatori, evidenza il viticoltore altoatesino - sono diverse ma le loro aspettative sono comuni: anche chi beve analcolico non vuole rinunciare alla qualità. Da qui la scelta di allargare ulteriormente una gamma di prodotti accolta con favore soprattutto dal canale horeca e dall’hôtellerie di alto posizionamento.

 

Renza Zanini

DA GAVI: LE RICADUTE NEL SETTORE AGROALIMENTARE A SEGUITO DEL CONFLITTO RUSSIA-UCRAINA

 

 

Dal punto di vista vitivinicolo, l’export italiano verso l’Ucraina vale attualmente (dati Confagricoltura rilevamento ISTAT 2021) quasi 50 milioni di euro. Quello russo nel periodo gennaio-novembre ha superato i 135 milioni di euro.

L’Italia è il primo esportatore di vino in Russia, anche in Ucraina l’Italia è leader di mercato e lo scorso anno si è registrato un incremento del +20%. Ma l’incremento fin qui ottenuto rischia adesso di essere bruscamente interrotto.

In effetti, il dato di riferimento delle autorità doganali russe mostra che sul totale dei vini importati nella Federazione, l’origine Italia ha un impatto significativamente più importante circa 375 milioni di dollari, quasi il 5% del totale export di vino italiano, corrispondenti a più di un milione di ettolitri di vino.

 

Il rischio della svalutazione del valore economico del rublo è tra le difficoltà dovute all’attuale situazione delle imprese sul mercato. Al momento, rappresenta la preoccupazione maggiore delle imprese vitivinicole italiane particolarmente esposte a questo mercato poiché si rischia l’insolvenza nei pagamenti.

Negli ultimi anni, Consorzi e imprese italiane hanno investito molto nel mercato russo sia in relazioni commerciali sia capitalizzando in succursali e uffici non solo a Mosca ma in diverse città russe.

 

L’adozione di contro-sanzioni da parte della Russia verso i prodotti importati dall’UE rappresenta una difficoltà di accesso al mercato scoraggia il commercio e le imprese ad assumere nuovi impegni verso i clienti russi.

Sono sorti problemi indiretti dovuti al conflitto tra Russia e Ucraina legati al costo dei trasporti, energia e materie prime.

Nell’ultimo mese il costo del vetro è aumentato esponenzialmente, circa del 10%.

Questo mina fortemente la competitività e la sostenibilità finanziaria delle aziende del vino, in particolare le piccole e medie imprese, costrette ad assorbire gran parte dell’aumento di questi costi.

Un’altra tempesta perfetta che si abbatte su un comparto che ha dato molto in questi due anni, e che era già prima del conflitto in condizioni precarie sotto numerosi punti di vista.

 

Chiara Soldati

OPERAWINE 2022: BRICCO DELL’UCCELLONE

 

BARBERA D’ASTI DOCG 2017 BRAIDA 

TRA I CENTO VINI ITALIANI SELEZIONATI DA WINE SPECTATOR

 

 

 

Anche quest’anno il Bricco dell’Uccellone Barbera d’Asti Docg Braida è stato selezionato da Wine Spectator nella “Top 100” di OperaWine. La manifestazione, che ha come protagonisti i migliori vini italiani scelti dalla redazione della rivista di riferimento per il mercato Usa, si svolgerà sabato 9 aprile 2022 alle Gallerie Mercatali a Verona; è organizzata da Veronafiere e Vinitaly.

 

Braida sarà presente con la vendemmia 2017 del Bricco dell’Uccellone, vino simbolo della rivoluzione della Barbera: fin dalla prima vendemmia del Bricco dell’Uccellone, nel 1982, Giacomo Bologna ha fatto della selezione dei cru, delle basse rese d’uva e dell’uso della barrique gli strumenti principali per rivendicare dignità e dare nuova enfasi a uno dei vitigni principali del Piemonte. Nel tempo, sono stati moltissimi i riconoscimenti ricevuti dal Bricco dell’Uccellone in Italia e all’estero. Quella di quest’anno sarà la quarantesima vendemmia.

 

Le altre espressioni di Barbera Braida sono: La Monella, Barbera del Monferrato frizzante Doc; Montebruna, Barbera d’Asti Docg; Bricco della Bigotta, Barbera d’Asti Docg; Ai Suma, Barbera d’Asti Docg da vendemmia tardiva; l’assemblaggio Il Bacialé, dove la Barbera sposa Merlot, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Pinot Nero; la Grappa Invecchiata di Bricco dell’Uccellone e infine la neonata Curej, Barbera d’Asti Docg che ha debuttato nei mesi scorsi, giovane e fresca, pensata esclusivamente per il canale della ristorazione.

 

Marianna Natale

CASCINA CASTLÈT RACCONTA LA BIODIVERSITÀ IN VIGNA CON UN’ESPOSIZIONE ALL’ARIA APERTA

 

UN PROGETTO DI EDUCAZIONE AMBIENTALE REALIZZATO CON L’ISTITUTO AGRARIO PENNA DI ASTI. POSIZIONATI CARTELLI SU ANIMALI, ALBERI E CIABOT. TRA I FILARI CI SI SCAMBIANO ANCHE LIBRI. L'AZIENDA SARÀ PRESENTE AL VINITALY 2022 NEL PADIGLIONE PIEMONTE 10 STAND L3

 

 

 

È la vigna che parla e si racconta. Nasce così l’esposizione all’aria aperta di Cascina Castlèt, azienda vitivinicola di Costigliole d’Asti. Propone un percorso didattico di educazione ambientale e rispetto della terra, degli alberi e degli animali. Nelle vigne, attorno alla cantina, è stata posizionata una cartellonistica che racconta la vita tra i filari: dagli animali (ricci, uccelli, lepri, insetti) agli alberi (gelsi, ciliegi, roveri), dall’importanza della biodiversità agli elementi architettonici del paesaggio rurale con i suoi ciabot e le cappelle votive campestri.

Il progetto è stato realizzato con i ragazzi e le ragazze dell'Istituto Agrario Penna di Asti, coordinati dagli insegnanti – racconta Mariuccia Borio, viticoltrice – Gli studenti mi hanno aiutato a mappare e raccontare gli alberi, gli animali, le erbe selvatiche e gli elementi antropici che si trovano tra le vigne e intorno all'azienda. È stato bello lavorare insieme: sono loro che un domani si dovranno prendere cura della nostra terra ed è importante trasmettere loro valori, non solo nozioni».  

Un progetto ambientale tra le vigne che Mariuccia porta avanti da molti anni: «L’azione dell’uomo ha spesso ridotto la biodiversità e tolto spazi, per lo più siepi e cavità di vecchi alberi, dove molte specie di uccelli erano solite nidificare e trovare rifugio. Le nostre vigne, invece, sono abitate da molte specie di uccelli e altri animali: dal 1995, prima con l'ornitologo Sergio Abran di Bolzano, poi con gli ornitologi astigiani Enrico Caprio e Mario Cozzo, abbiamo messo numerosi nidi artificiali che vengono usati dagli uccellini ma anche dagli scoiattoli rossi».

Nel percorso, si potrà incontrare oltre alla Panchina gigante #rossopassum creata da Chris Bangle, anche due aree picnic attrezzate, una grande cornice rossa per scattare un selfie con il castello di Costigliole d’Asti che svetta alle spalle e una casetta book-crossing tra i filari per lo scambio di libri. Cascina Castlèt ha aderito al progetto culturale di biblioteca diffusa lanciato da «Leggere Ovunque» e ha posizionato una casetta di legno dove i visitatori potranno portare o prendere libri.

Cascina Castlèt sarà presente al Vinitaly 2022 nel Padiglione Piemonte 10, Stand L3.

 

Cascina Castlèt: chi siamo

Oltre trenta ettari di vigna che racchiudono un sogno diventato progetto. Un progetto che nasce da due idee semplici: rispettare la natura ed essere al passo con la tecnologia. Questa è Cascina Castlèt. Siamo a Costigliole d’Asti, sulle colline tra Langa e Monferrato. Un sogno realizzato per l’imprenditrice vitivinicola Mariuccia Borio.

Da sempre i Borio coltivano la loro proprietà con vitigni autoctoni, quelli che più parlano della famiglia, Barbera, Moscato, Uvalino, Nebbiolo, ma negli anni hanno scommesso anche su Cabernet Sauvignon e Chardonnay.

Nascono così i vini Cascina Castlèt, da uve risolute e con nomi coraggiosi, Passum, Policalpo, Avié, Litina, Goj, Ataj e Uceline. Ogni nome racchiude una storia, un racconto, un piccolo aneddoto della famiglia e del territorio.

La cantina di Cascina Castlèt ha due anime: una vecchia cantina, interrata e al cui interno ci sono presenti grandi botti in rovere e un nuovo locale di affinamento, con barrique, tonneaux e macchine moderne.  L’azienda produce energia pulita con un impianto fotovoltaico e utilizza un moderno impianto di fitodepurazione naturale delle acque reflue di cantina.

Tutto questo vuole essere coerente con il principio che coniuga il rispetto della natura e l’essere al passo con la tecnologia, in ogni fase di vinificazione. Da pochi mesi è nato anche il nuovo wine shop con ampi spazi per l’accoglienza e la degustazione.

I vini vengono bevuti in tutto il mondo: da New York a Tokyo, da Oslo a Sydney fino alla Nuova Caledonia e alle Antille Olandesi.

 

Fiammetta Mussio

NOTE DI VINO A ROCCA RONDINARIA

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