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Attività' FIVI

UN MERCOLEDÌ DA VIGNAIOLI 2019: DUE LOCALI IN LIGURIA DOVE CONOSCERE LA FIVI

 

 

Aspettando Il Mercato dei Vini di Piacenza, il 23 ottobre degustazioni e cene nei Punti di Affezione FIVI. Appuntamento a Genova e a Lavagna

Sono due i Punti di Affezione FIVI che ospiteranno la terza edizione di Un Mercoledì da Vignaioli, il progetto nato per raccontare ad appassionati, ristoratori e sommelier la realtà dei Vignaioli Indipendenti FIVI, in Liguria: il Ristorante Bruxaboschi a Genova e l'Enoteca Monna Bianca a Lavagna.

L'evento in programma il 23 ottobre 2019 si svolgerà quest'anno in 48 locali ed enoteche, in 12 diverse regioni d'Italia, che propongono prevalentemente i vini di produttori FIVI avvalendosi quindi della denominazione di Punti di Affezione. La serata, con degustazioni o abbinamenti vino-cibo, sarà condotta in ogni sede da due Vignaioli Indipendenti. A loro il compito di presentare i 5 vini in assaggio, rigorosamente prodotti da altri produttori FIVI, e di raccontare il mondo della Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti che riunisce oltre 1200 vignaioli in tutta Italia. Il vignaiolo FIVI è colui che cura personalmente tutte le fasi di realizzazione del proprio prodotto, dalla vigna al bicchiere.

Tra i locali coinvolti in Liguria, il Ristorante Bruxaboschi proporrà una cena con abbinamento vini raccontati da Daniele Chiappone e Gianluca Morino, vignaioli in Piemonte. All'Enoteca Monna Bianca si terrà una degustazione condotta da Daniela Tibaldi e Daniele Oddone di Cascina Gentile, vignaioli in Piemonte.

Un Mercoledì da Vignaioli è l'evento che annuncia, esattamente un mese prima, il Mercato dei Vini della FIVI, in programma dal 23 al 25 novembre a Piacenza Expo, giunto quest'anno alla nona edizione. Tutti i partecipanti alla serata riceveranno in omaggio un biglietto per l'ingresso al Mercato.

Per maggiori informazioni, la lista dei ristoranti e i contatti per prenotare: www.mercatodeivini.it/un-mercoledi-vignaioli

 

LOCALI E PROPOSTE:

 

Ristorante Bruxaboschi, Genova

Cena alle ore 20.15

Vignaioli presenti

Daniele Chiappone di Eredi di Chiapponi Armando – Asti (Piemonte) e Gianluca Morino di Cascina Garitina – Asti (Piemonte)

Vini:

Syrah 2015 di Amerighi Stefano (Toscan)

Cirò Bianco di Tenuta del Conte (Toscana)

Moscato di Emilio Vada (Piemonte)

Sassaia 2017 di La Biancara di Angiolino Maule (Veneto)

Pinot Nero di Tenuta Belvedere (Emilia Romagna)

Info: www.bruxaboschi.com

Enoteca Monna Bianca, Lavagna (GE)

Degustazione

Vignaioli presenti

Daniela Tibaldi di Cantina Tibaldi – Cuneo (Piemonte) e Daniele Oddone di Cascina Gentile – Alessandria (Piemonte)

Vini:

Marzemino di Vilar (Lombardia)

Pigato Maje di Bruna (Liguria)

Barbera di Cascina Garitina (Piemonte)

Vin SantoTenuta di Ghizzano (Emilia Romagna) Timorasso di Boveri (Trentino Alto Adige)

Info: www.monnabianca.it

 

 

Anna Sperotto 

 

ELETTO IL NUOVO CONSIGLIO FIVI: MATILDE POGGI CONFERMATA PRESIDENTE

 

 

 

Rinnovati gli organi elettivi della Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti. Tra i 15 consiglieri 9 riconferme e 6 volti nuovi

 

L'assemblea generale dei soci della FIVI, la Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti, ha rinnovato ieri a Piacenza le cariche elettive per i prossimi tre anni. Rieletta alla Presidenza Matilde Poggi, vignaiola in Veneto.

Rimane invariato il numero dei consiglieri. Nove i riconfermati, segno che il lavoro svolto dal Consiglio nel triennio appena concluso è stato apprezzato e condiviso dalla maggioranza dei soci. Oltre a Poggi mantengono la carica Rita Babini, vignaiola in Romagna; Lorenzo Cesconi, vignaiolo in Trentino; Luca Ferraro, vignaiolo in Veneto; Bruna Flaibani, vignaiola in Friuli; Armin Kobler, Vignaiolo in Alto Adige; Luigi Maffini, vignaiolo in Campania; Gaetano Morella, vignaiolo in Puglia e Saverio Petrilli, vignaiolo in Toscana.

Entrano nella squadra sei nuovi consiglieri: Vittorio Adriano, vignaiolo in Piemonte; Paolo Beretta, vignaiolo nelle Marche; Federica Nardello, vignaiola in Veneto; Diletta Nember, vignaiola in Lombardia; Ermes Pavese, vignaiolo in Valle d’Aosta e Stefano Pizzamiglio, vignaiolo in Emilia.

“Ringrazio tutti i candidati che si sono messi a disposizione per questa tornata elettorale e invito tutti a partecipare in modo propositivo alla vita dell’associazione - dichiara Matilde Poggi - Un grazie particolare va ai consiglieri uscenti per il lavoro svolto in questi anni: Gianmario Cerutti, Costantino Charrère, Ettore Ciancico, Luigi De Sanctis, Walter Massa e Marco Vercesi. Il nuovo Consiglio ci garantisce di poter operare in continuità con l’apporto di energie e prospettive rinnovate nell’interesse e a servizio di ogni socio della Federazione”.

 

Anna Sperotto

 

FIVI - Federazione Italiana dei Vignaioli Indipendenti
La Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti (FIVI) è un'associazione nata nel 2008 con lo scopo di rappresentare la figura del Vignaiolo di fronte alle istituzioni, promuovendo la qualità e autenticità dei vini italiani. Per statuto, possono aderire alla FIVI solo i produttori che soddisfano alcuni precisi criteri: "Il Vignaiolo FIVI coltiva le sue vigne, imbottiglia il proprio vino, curando personalmente il proprio prodotto. Vende tutto o parte del suo raccolto in bottiglia, sotto la sua responsabilità, con il suo nome e la sua etichetta". 

Attualmente sono circa 1200 i produttori associati, da tutte le regioni italiane, per un totale di circa 11.000 ettari di vigneto, per una media di circa 10 ettari vitati per azienda agricola. Quasi 80 sono i milioni di bottiglie commercializzate e il fatturato totale si avvicina a 0,7 miliardi di euro, per un valore in termini di export di 280 milioni di euro. Gli 11.000 ettari di vigneto sono condotti per il 51% in regime biologico/biodinamico.

 

FIVI AL MINISTRO CENTINAIO: NO ALLA DOPPIA DICHIARAZIONE

 

I Vignaioli Indipendenti spingono per una dichiarazione unica e telematica. Necessaria più condivisione di dati fra le amministrazioni

 

La FIVI (Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti), nella persona della presidente Matilde Poggi, torna a scrivere al Ministro Centinaio per chiedere che l’amministrazione che raccoglie i dati attraverso il registro telematico condivida le informazioni in suo possesso con gli altri soggetti titolati ad accedervi, così che non debbano essere richieste nuovamente agli imprenditori vitivinicoli. 

 

“Chiediamo che il Ministro – dichiara la presidente Poggi - disponga gli atti necessari affinché i Vignaioli non siano più costretti a inviare più di una volta gli stessi dati a diversi interlocutori, così come previsto dalla bozza del Decreto Registri in nostro possesso. E che questa divenga prassi obbligatoria e omogenea in tutte le regioni. I dati caricati sul SIAN devono essere a disposizione di tutte le amministrazioni e di tutti gli enti certificatori”.

 

I Vignaioli chiedono inoltre che il Ministero vigili perché gli enti certificatori non esigano più la compilazione delle dichiarazioni cartacee oltre a quelle telematiche per la trasmissione dei dati vitivinicoli, trattandosi di fatto di un inutile duplicato. Sono state diverse infatti le segnalazioni da parte di soci FIVI di amministrazioni ed enti certificatori che richiedono di effettuare ancora in modo cartaceo la dichiarazione di produzione e che quindi di fatto impongono ai Vignaioli un doppio e inutile lavoro.

 

Da ormai un biennio è operativo il sistema telematico dei registri connessi all’attività vitivinicola. Non è stato un processo di innovazione facile, in un settore frammentato e fortemente tradizionalista che ha opposto resistenza, ma che alla fine si è convertito efficacemente all’innovazione. Oggi tutto il settore vitivinicolo italiano opera fondando la propria attività sulla trasparenza che la registrazione telematica, basata sul SIAN, consente. 

 

FIVI è convinta che questa richiesta di una duplice compilazione che impone carichi burocratici incomprensibili e costosi per tutte le aziende, non solo per quelle medie piccole che compongono l’associazione, possa minare il rapporto tra Stato e Aziende. I Vignaioli speravano in una semplificazione e si scontrano invece con un sistema che complica ancora il loro lavoro.

 

Anna Sperotto

 

 

FIVI - Federazione Italiana dei Vignaioli Indipendenti
La Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti (FIVI) è un'associazione nata nel 2008 con lo scopo di rappresentare la figura del Vignaiolo di fronte alle istituzioni, promuovendo la qualità e autenticità dei vini italiani. Per statuto, possono aderire alla FIVI solo i produttori che soddisfano alcuni precisi criteri: "Il Vignaiolo FIVI coltiva le sue vigne, imbottiglia il proprio vino, curando personalmente il proprio prodotto. Vende tutto o parte del suo raccolto in bottiglia, sotto la sua responsabilità, con il suo nome e la sua etichetta". Attualmente sono circa 1200 i produttori associati, da tutte le regioni italiane, per un totale di circa 11.000 ettari di vigneto, per una media di circa 10 ettari vitati per azienda agricola. Quasi 80 sono i milioni di bottiglie commercializzate e il fatturato totale si avvicina a 0,7 miliardi di euro, per un valore in termini di export di 280 milioni di euro. Gli 11.000 ettari di vigneto sono condotti per il 51% in regime biologico/biodinamico.

FIVI: SERVE MAGGIOR RAZIONALITÀ NEI CONTROLLI SANITARI ALLE CANTINE

 

La Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti chiede un nuovo protocollo sanitario e una formazione specifica per gli ispettori ASL. Pronto un tavolo di confronto con la Società Italiana di Igiene

 

Le norme sanitarie del settore alimentare non vanno bene per quello del vino: serve una nuova regolamentazione e più razionalità nei controlli. È questo il pensiero di FIVI, la Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti, che nel nuovo Dossier Salute richiede un protocollo sanitario ad hoc per le cantine e una formazione specifica per gli ispettori delle ASL.

“Il nostro obiettivo – dichiara il Segretario Nazionale Saverio Petrilli – è come sempre quello di collaborare con le istituzioni. Vorremmo evitare visite inutili da parte degli ispettori delle ASL sia per non pesare inutilmente sull’erario sia per evitare di far perdere tempo e soldi ai Vignaioli. Il vino non è come tutti gli altri prodotti alimentari, per questo chiediamo che gli venga riconosciuta la sua specificità”.

Molti gli spunti e i punti critici della normativa riportati nel dossier: dalla presenza della muffa nelle cantine, alla gestione del manuale HACCP fino alla conservazione delle bottiglie.

Il dossier Salute diventerà il punto di partenza di un dialogo fra la FIVI e il dott. Sandro Cinquetti, Presidente della sezione Triveneto della Società Italiana di Igiene. Lo scopo è quello di attivare in tempi rapidi un confronto tra dirigenti esperti di igiene pubblica e igiene degli alimenti per arrivare a stendere le linee guida sui processi di produzione di vino. Il tutto sfocerà anche in una pubblicazione scientifica riguardante gli aspetti igienico-sanitari applicabili agli stabilimenti di produzione e imbottigliamento di bevande alcoliche.

 

Davide Cocco

 

FIVI - Federazione Italiana dei Vignaioli Indipendenti 

La Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti (FIVI) è un'associazione nata nel 2008 con lo scopo di rappresentare la figura del Vignaiolo di fronte alle istituzioni, promuovendo la qualità e autenticità dei vini italiani. Per statuto, possono aderire alla FIVI solo i produttori che soddisfano alcuni precisi criteri: "Il Vignaiolo FIVI coltiva le sue vigne, imbottiglia il proprio vino, curando personalmente il proprio prodotto. Vende tutto o parte del suo raccolto in bottiglia, sotto la sua responsabilità, con il suo nome e la sua etichetta". 

Attualmente sono circa 1200 i produttori associati, da tutte le regioni italiane, per un totale di circa 11.000 ettari di vigneto, per una media di circa 10 ettari vitati per azienda agricola. Quasi 80 sono i milioni di bottiglie commercializzate e il fatturato totale si avvicina a 0,7 miliardi di euro, per un valore in termini di export di 280 milioni di euro. Gli 11.000 ettari di vigneto sono condotti per il 51% in regime biologico/biodinamico.

 

NUOVI LIMITI RAME: FIVI CHIEDE AL MIPAAF MAGGIORI TUTELE PER LE AZIENDE BIOLOGICHE

 

 

 

I Vignaioli Indipendenti temono che le aziende, costrette dal nuovo limite di rame per ettaro ad abbandonare il regime biologico, siano obbligate a restituire i contributi percepiti

 

Matilde Poggi, presidente FIVI, torna a scrivere al Ministro delle Politiche Agricole Gian Marco Centinaio in merito ai nuovi limiti annuali sull’utilizzo del rame in agricoltura, passato da 6 a 4 kg. I Vignaioli Indipendenti chiedono che il MIPAAF sia puntuale nel sottolineare che il cambiamento di disciplina non può determinare conseguenze retroattive nei confronti di chi ha ricevuto contributi PSR per la conduzione biologica. “Se l'Europa cambia le regole per il biologico senz'altro si muove nell'ambito delle proprie competenze - afferma Matilde Poggi – ma tutti gli agricoltori che hanno aderito alla misura per il biologico all’interno dei PSR ricevono un contributo per la loro scelta ed ora, in corso d'opera, si vedono cambiare le regole”.

 

La riduzione di quantità del rame utilizzabile produrrà effetti rilevanti, in particolar modo sulla viticoltura biologica, visto che al momento non esistono valide ed economiche alternative nella difesa attiva contro le malattie fungine come la peronospora. Alcuni viticoltori potrebbero, nel giro di poco tempo, arrivare a dover abbandonare il regime di agricoltura biologica e a vedersi al contempo applicare le richieste di restituzione di contributi PSR eventualmente percepiti, non avendo rispettato l’impegno minimo di anni di adesione a questo regime. L’opinione della FIVI è che l’abbandono del regime biologico non sia da ritenersi volontario e imputabile ai viticoltori.

 

FIVI chiede che il Ministero sia vigile affinché si evitino disarmonie interpretative fra Regioni ed enti pagatori diversi, escludendo a priori la possibilità che il vignaiolo debba sostenere oneri e costi per opporsi all’eventuale richiesta di restituzione dei contributi. Chiede inoltre che il MIPAAF si faccia promotore dell'individuazione di un regime transitorio che consenta un passaggio il meno traumatico possibile dai vecchi ai nuovi limiti di utilizzo del rame in agricoltura.

 

Davide Cocco

 

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