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Mercato del Vino

SCHENK ITALIAN WINERIES. UN 2018 DI VALORE E PRESTIGIO

 Simoni (AD Schenk Italia): “Proiettati ad un 2019 di crescita in termini di qualità e numeri”

 

 “Il 2018 ha rappresentato a livello qualitativo il riconoscimento nazionale e internazionale dei nostri marchi del territorio. I 3 bicchieri del Gambero Rosso al nostro Lunadoro Pagliareto DOCG 2015 e i 2 a Bacio della Luna DOCG Brut, sono la chiara espressione che il progetto Schenk Italian Wineries sta crescendo in termini di valore e prestigio. Una conferma che la direzione è quella giusta: valorizzare i vini delle nostre cantine e far crescere il valore dei singoli brand. Proprio per questo metteremo in campo altri importanti investimenti, tra cui: l’acquisto di nuovi vigneti per Bacio della Luna e l’ampliamento della cantina con un piano triennale di oltre 4 milioni di euro; lo sviluppo e il rinnovamento delle cantine di Lunadoro a Montepulciano e Kellerei Auer ad Ora”.

Così Daniele Simoni, Amministratore Delegato di Schenk Italian Wineries, commenta a fine anno alcuni dei risultati raggiunti dal Gruppo nel 2018 che, nonostante la difficile annata per la vendemmia 2017 – scarsa in termini numerici – è riuscito a puntare sui suoi fiori all’occhiello, proiettandoli nell’Olimpo dei vini top.

 

“Grande soddisfazione – continua Simoni – ci hanno inoltre dato tutti i nuovi prodotti, in particolare quelli della linea Masso Antico, che sono stati recepiti in modo straordinario a livello di vendite. Nonostante mercati come Stati Uniti e Nord Europa abbiano registrato una flessione a livello generale, i numeri di Schenk Italian Wineries, raccolti fino ad ora, raccontano di un quadro molto positivo sulla distribuzione dei marchi e sull’export. Questo dimostra l’ottimo lavoro fatto e che il team funziona. Un team che ha visto un rinnovamento con nuove figure giovani, tra tecnici, enologi, agronomi, analisti che hanno portato innovazione ed entusiasmo, con una ristrutturazione totale della forza vendita interna e un ampliamento di spessore della rete degli agenti”.

 

“Il trend  – conclude l’AD Schenk Italian Wineries – è quindi molto positivo e, anche se i conti si faranno dopo la chiusura del 2018, rispetto alla produzione complessiva 2017 di 52 milioni di bottiglie del Gruppo Schenk Italia, l’obiettivo di raggiungere quota 10 milioni di bottiglie per i nostri marchi Premium e Territorio è molto vicino. Solo nel mercato Horeca, per queste etichette, abbiamo già superato le 600mila unità e credo arriveremo in anticipo ad 1 milione; risultato, questo, che avevamo prefissato per la fine 2020. I successi raggiunti in questo anno complesso e l’ottima vendemmia 2018, fanno preannunciare quindi un 2019 davvero straordinario, dove non avremo alcuna restrizione in termini quantitativi e potremo andare sul mercato aumentando i volumi e mantenendo altissima la qualità”.     

 

 

Federico Fusca

  

 

NATALE. SPUMANTI ITALIANI FANNO IL BOOM: IN ITALIA SI STAPPANO 66 MILIONI DI BOTTIGLIE E ALL’ESTERO 181 MILIONI

  Osservatorio del Vino UIV-ISMEA stima consumi spumanti italiani durante festività e aggiorna dati export.  Presidente Abbona: “2018 anno positivo. Accordo UE-Giappone dà ottimismo per crescita export 2019”

 

Come da tradizione gli Spumanti italiani sono protagonisti durante il periodo Natalizio nel bel Paese: in Italia durante le festività verranno stappate più di 66 milioni di bottigliementre all’estero saranno circa 181 milioni

dati ISTAT elaborati da ISMEApartner dell’Osservatorio del Vino, danno un quadro molto positivo per il comparto nazionale dei vini spumanti, che chiuderà il 2018 con vendite totali superiori a 700 milioni di bottiglie (+5% rispetto al 2017), di cui 190 milioni in Italia (+4%) e oltre 500 esportate (+6%).

“Come da tradizione, i nostri vini spumanti troveranno un posto di primo piano sulle tavole degli italiani durante le festività – commenta Ernesto Abbona, presidente di Unione Italiana Vini. I dati sui consumi interni dimostrano quanto i nostri connazionali siano consapevoli dell’elevata qualità dei prodotti vinicoli del Paese e questa consapevolezza, che senza mezzi termini possiamo definire una positiva crescita culturale e una vittoria per il comparto, trova quindi riscontro al momento dell’acquisto. Ottimi risultati vengono registrati anche per quanto riguarda le esportazioni, a dimostrazione che il vino italiano riesce riscuotere grande apprezzamento anche all’estero. Il vino italiano nel suo complesso sta per chiudere un anno positivo, pur sapendo di dover lavorare sodo per continuare a crescere ed aumentare la propria penetrazione nei mercati extra europei. Da questo punto di vista – conclude Ernesto Abbona – abbiamo appena ricevuto l’ottima notizia riguardante la ratifica da parte del Parlamento Europeo dell’Accordo di Libero Scambio con il Giappone, che entrerà in vigore il prossimo 1 febbraio, trattato che darà nuovo slancio al vino italiano e che ci permette di guardare al 2019 con ottimismo”.

L’export di vini spumanti italiani si conferma principale traino del settore, con un consuntivo 2018 previsto in ulteriore crescita, soprattutto sul fronte valori, dove sono attesi 1,5 miliardi di euro (+13%). Il Prosecco DOC e DOCG anche nel 2018 primeggia nelle esportazioni: da solo rappresenta infatti circa il 15% a valore dell’intero comparto vinicolo italiano e il 61% rispetto all’intero settore spumantistico.

Tra i principali Paesi clienti, il Regno Unito, nonostante un calo del 4% a volume, si conferma il primo Paese di destinazione dello spumante italiano, con oltre 100 milioni di bottiglie vendute nel periodo gennaio-settembre. Crescono del 9% le esportazioni verso gli Stati Uniti, con quasi 80 milioni di bottiglie, e segue la Germania con circa 32 milioni. 

“In questo 2018 – aggiunge Paolo Castelletti, segretario generale di Unione Italiana Vini – abbiamo registrato con grande soddisfazione l’aumento generalizzato in termini di vendite di tutte le principali denominazioni, non solo all’estero, ma anche in Italia, con buone performance anche da parte delle bollicine dolci. Il Prosecco si è dimostrato ancora una volta il leader e principale traino sia del settore che dell’intero comparto vinicolo del nostro Paese. Per quanto riguarda le esportazioni, subiscono un lieve calo le vendite nel Regno Unito, che resta comunque uno dei nostri principali clienti, ma questa può essere considerata la dimostrazione delle potenziali conseguenze di una Brexit che nei fatti sta già avendo degli effetti negativi sul vino italiano”.

 

Federico Fusca

VINO. IL PARLAMENTO EUROPEO RATIFICA A LARGA MAGGIORANZA L’ACCORDO DI LIBERO SCAMBIO CON GIAPPONE

Trattato in vigore da 1 febbraio 2019 creerà ‘open trade zone’ per oltre 600 milioni di persone

UIV: risultato che gratifica impegno profuso dal 2013 nel sostenere istanze comparto vitivinicolo 

Unione Italiana Vini accoglie con estrema soddisfazione la ratifica da parte del Parlamento Europeo dell’Accordo di Libero Scambio con il Giappone, giunta con l’approvazione a larga maggioranza (474 favorevoli su 670 presenti) durante l’Assemblea Plenaria di oggi. Questo è il più grande trattato mai negoziato dall’Unione Europea, che creerà una zona di libero scambio della quale beneficeranno più di 600 milioni di persone. Un’intesa che rappresenta un messaggio costruttivo contro la tendenza al modus operandi politico basato sull’unilateralismo e al protezionismo di questo particolare momento storico.

ringraziamenti di Unione Italiana Vini sono rivolti al Presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani e agli eurodeputati italiani, che hanno saputo cogliere e si sono fatti carico delle esigenze del comparto vitivinicolo del Paese; ai negoziatori dell’Unione, i quali con grande lungimiranza e buon senso hanno condotto una trattativa lunga e complessa, concretizzatasi in un trattato che entrerà in vigore l’1 febbraio 2019.

Nel corso delle trattative, Unione Italiana Vini ha lavorato a stretto contatto con le Istituzioni comunitarie, instaurando con esse un dialogo trasparente e fattivo. Questa approvazione è, dunque, un risultato che gratifica appieno Unione Italiana Vini per l’impegno e gli sforzi profusi sin dal 2013, al fianco del Comité Européen des Entreprises Vins, per tutelare le imprese che guardano con interesse i mercati extra-UE ed in particolare quello giapponese, un bacino florido ed in crescita.

L’accordo permetterà all’Europa di colmare il gap competitivo con gli altri esportatori extra-UE (come Australia e Cile) e certamente si dimostrerà un volano indispensabile per l’intero comparto, portando benefici concreti per le imprese europee quali: l’abbattimento immediato dei dazi doganali, con risparmi per oltre 112 milioni di euro annui a livello UE; l’autorizzazione a pratiche enologiche fino ad oggi non riconosciute dalla normativa giapponese; la salvaguardia delle indicazioni geografiche, con 100 vini a DOP/IGP europei che avranno lo stesso livello di protezione previsto dalla normativa europea e l’eliminazione di tutti i costi associati alla registrazione delle IG italiane in Giappone per facilitarne la protezione. Questi risultati soddisfano appieno le richieste che il settore aveva avanzato sin dalle prime battute dei negoziati e rappresentano un traguardo estremamente significativo per il vino.

 

 

FEDERICO FUSCA 

WINE PARIS 11-13 FEBBRAIO 2019

LE TENDENZE DEL MERCATO MONDIALE DEL VINO TRAINATE DAI GRANDI AGGLOMERATI URBANI : IN TESTA PARIGI,  MILANO E’ AL QUARTO POSTO

 

In vista della prima edizione nella capitale francese, WINE PARIS ha commissionato uno studio sul « consumo e la distribuzione del vino nei grandi agglomerati urbani a livello mondiale » con il supporto del JFL Conseil/XJ Conseil, analyses et décisions*. Nella classifica, oltre a Milano, emerge anche la posizione di Roma che si piazza all’ottavo posto.

Una grande fetta di mercato e di consumo si concentra nelle grandi città. In totale, il 54,9% della popolazione mondiale vive in città, una percentuale che tende a crescere nei principali paesi consumatori di vino : l’83 % degli inglesi, l’82 % degli americani, l’80 % dei francesi, l’80 % degli spagnoli e il 77 % dei tedeschi vivono, comprano e consumano il loro vino in città.

 

Con un consumo di vino equivalente a 5,3 milioni di ettolitri nel 2017 – equivalente a 709 milioni di bottiglie, l’agglomerazione di Parigi precede la conurbazione della Ruhr (Essen, Dortmund, Duisbourg) il cui consumo lo stesso anno è stato di 4 milioni di ettolitri (537 millions de bouteilles). Sul podio, al terzo posto, si piazza poi Buonos Aires  (3,6 millions d’hl). 

 

MILANO(3,3 millions d’hl) e Londra (2,95 millions d’hl), seguono rispettivamente in quarta e quinta posizione.

 

La classifica prosegue poi con New York (2,8 millions d’hl), Los Angeles (2,2 millions d’hl), ROMA(1,7 millions d’hl), Berlino (1,95 millions d’hl)  e Tokyo (1,2 millions d’hl), unica città asiatica di questo ranking.

 

Interessante notare il fatto che l’Italia ha ben 2 città presenti all’interno di questa classifica che conta appena 10 posizioni.

 

Consumatori, opinion leader e distributori scandiscono tempo e tendenze

 

NEW YORK, PARIS e LONDRA annoverano numerosi punti di distribuzione on e off-trade : sono 38 900 a NEW YORK, 23 750 a PARIS, 17 500 a LONDRA, mentre solo 13 350 nella  RUHR**. Se rapportato alla popolazione, questo dato fa di Parigi l’area di distribuzione più densa al mondo.

La posizione leader della capitale francese è animata da una rete importante di opinion leader (20 000 hotel e ristoranti, wine bar, caffé, 1.100 enoteche, 1.990 grossisiti, 142 stellati della Guida Michelin…). Parigi offre ai consumatori francesi così come ai milioni di turisti e uomini d’affari internazionali che accoglie (33,8 milioni nel 2017) una vetrina eccezionale per i grandi vini, con una diversità ineguagliabile di territori e produzioni.

 

I grandi agglomerati urbani – in testa Parigi - sono inoltre il luogo dove nascono le tendenze e le mode relative al consumo. La domanda di vini naturali, di vini bio o l’interesse per il vino rosato sono fenomeni il cui inizio può essere tracciato proprio a Parigi.

 

 

WINE PARIS è il primo grande evento internazionale rivolto ai professionisti del vino a Parigi e avrà luogo dall’11 al 13 Febbraio 2019 all’Expo Porte de Versailles, Parigi. 

 

2.000 espositori, 25.000 visitatori – di cui il 35% internazionali.

 

Un’opportunità per degustare le nuove annate, condividere esperienze, fare nuove scoperte e osservare le tendenze internazionali.

 

 


 Ulteriori informazioni : 

Alessia Panzeca – mob. 335 6522242
www.wineparis.com

 

 

 

VINO, MINISTRO CENTINAIO: SUBITO TAVOLO CON MISE E MAECI PER PROMOZIONE UNITARIA WINE&FOOD

 

 

STUDIO VINITALY/NOMISMA: RECORD IN CHIAROSCURO PER IL VINO ITALIANO NEL 2018. +3,8% L’EXPORT SFIORA I 6,2 MLD DI EURO

 

VERONAFIERE: POCHI I MOTIVI PER GIOIRE, MOLTI PER RIFLETTERE SU PROMOZIONE

 

«Oggi il problema nel fare business all'estero è che l'Italia si presenta con troppi interlocutori che dicono cose e hanno esigenze diverse: servono nuove regole di ingaggio valide per tutti con strumenti di comunicazione e promozione univoci. Domani parlerò con i colleghi ministri dello Sviluppo economico e degli Esteri per istituire un tavolo che costruisca una promozione unica del Wine&Food italiano». Lo ha detto, oggi al wine2wine di Verona nel corso del convegno di apertura ilministro delle Politiche agricole alimentari, forestali e del Turismo, Gian Marco Centinaio.

 

Al convegno, cui ha partecipato tutta la filiera del settore, le stime di chiusura 2018 dell’export enologico del Belpaese. «Ci apprestiamo a registrare per il 9° anno consecutivo un nuovo record nelle esportazioni di vino – ha commentato il presidente di Veronafiere, Maurizio Danese –, con una crescita stimata per il 2018 più che doppia rispetto all’export globale del prodotto Italia. Ma dall’analisi dei dati del nostro Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor sono di più i motivi per rimboccarsi le maniche che per gioire: fatichiamo nei mercati chiave come Usa, Regno Unito, Canada, registriamo perdite in piazze storiche come la Germania e la Svizzera e cresciamo poco in Asia».

 

Le stime export presentate oggi dall’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor (a fonte dogane) prevedono una crescita delle vendite sui 12 mesi 2018 del 3,8%, a quasi 6,2 miliardi di euro di prodotto tricolore esportato. Una variazione positiva che non trova riscontro nei volumi, in calo del 9%, dovuto principalmente dovuto alla scarsa vendemmia dello scorso anno. Ma la crescita, rileva l’analisi illustrata oggi al ministro Centinaio, è interamente da imputare all’ennesima performance positiva degli sparkling (prosecco in primis) che hanno contribuito a mantenere in timido segno positivo mercati decisivi come Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Russia e Svezia e a limitare parzialmente i trend negativi di Giappone e Svizzera. Crisi ‘strutturale’ invece del partner Germania, dove la perdita tocca il 4,1% con un calo sia dei fermi imbottigliati che degli spumanti.

 

«Chiudiamo un export 2018 a luci e ombre – ha aggiunto il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani  in un anno in cui il vino italiano ha ricevuto straordinari posizionamenti nelle guide di settore a livello internazionale. È evidente che stiamo assistendo a un cambiamento delle polarità nel mercato del vino, per questo serve un’armonizzazione delle politiche di promozione: oggi serve un salto di qualità come a metà degli anni ’80, dove erano forti le bandiere di aggregazione del made in Italy. Dal canto nostro – ha concluso Mantovani  il nuovo piano industriale prevede un ulteriore sviluppo di Vinitaly sui mercati esteri».

 

Nel confronto diretto con i principali competitor, l’Italia realizza trend inferiori rispetto alla leader Francia (a 9,54 miliardi di euro, +4,8% a valore) e della Spagna, che supera la soglia dei 3 miliardi di euro (+5,2%). Male i produttori del nuovo mondo, che nonostante gli accordi bilaterali favorevoli sul fronte dei dazi virano complessivamente in negativo. Con l’Australia a +0,1% che stacca il Cile, a -5,4%, gli Usa (-6,8%) e la Nuova Zelanda a -4,4%.

 

DATI: LA CRISI DEI VINI FERMI NEI PAESI CHIAVE. SOLO GLI SPUMANTI FANNO FESTA

 

Il consueto exploit degli spumanti (+16,3%), evita la crescita zero del made in Italy enologico. I fermi imbottigliati, destinati a chiudere a +1,2%, sono in sofferenza in particolare nei 3 principali Paesi buyer - Usa (-1,9%), Germania (5,4%), Regno Unito (-4,1%) -, ma anche in Giappone, Canada, Svizzera e Russia.

 

«Dall’analisi dei numeri – ha detto il responsabile di Nomisma Wine Monitor, Denis Pantini  quello che sembra emergere è che al di là di tutto, l’Italia cresce ma soprattutto grazie agli spumanti. Si tratta di un trend che va avanti ormai da alcuni anni e che nel 2018 si è maggiormente accentuato in alcuni Paesi come Usa e Germania dove nel primo caso sono i vini fermi francesi, in particolare i rosé, a togliere spazio di mercato ai nostri prodotti, mentre in Germania sono i domestic wine a crescere maggiormente».

 

Il dettaglio sui top 10 Paesi importatori (Usa, Uk, Germania, Cina, Canada, Giappone, Svizzera, Russia, Svezia, Brasile), che da soli valgono i 2/3 degli scambi globali di vino, segnala una perdita a volume dell’export italiano in tutte le aree considerate a eccezione degli Usa (+0,9%). Diverso lo scenario a valore, con decrementi in Germania, Giappone e Svizzera mentre sono positivi ma contenuti i trend nelle altre piazze, con Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Svezia e Russia destinati a crescere non oltre i 2 punti percentuali. Diverso il discorso sulla Cina, che ha chiuso da 6 mesi le proprie fonti doganali e dove l’Italia, secondo i principali partner commerciali, cresce del 3,8%.

 

Metodologia Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor

 

Il modello economico-statistico utilizzato per le stime previsionali a tutto il 2018 considera le importazioni di vino totale e per principale categoria nei diversi mercati target, di fonte doganale che registra i flussi per origine e non provenienza. Questa diversa metodologia di rilevazione, unita alle differenze insite nei prezzi all’export rispetto all’import (i primi FOB, i secondi CIF), alle discrasie temporali intercorrenti tra registrazione della spedizione e dell’arrivo del prodotto, spiegano le differenze esistenti tra il vino esportato in un mercato da un paese e l’import del vino dallo stesso paese nel mercato target. Inoltre, per una diretta ed immediata comparazione delle tendenze in atto da parte degli stakeholder del settore e degli operatori italiani, il modello restituisce valori in euro e non nella valuta locale del mercato analizzato. Ciò fa sì che le variazioni calcolate sull’export incorporino anche le fluttuazioni avvenute nel tasso di cambio con l’euro.

 

 

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