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Allevamenti animali

NUOVA INCHIESTA CHOC NEL CREMONESE: LA VIOLENZA INAUDITA SUI MAIALI NEL MACELLO ZEMA

Animal Equality rivela terribili immagini che dimostrano le molteplici violazioni del benessere animale commesse dall’azienda Zema, leader in Italia e all’estero nel settore della distribuzione di carni

 

LINK VIDEO CLEAN: https://we.tl/t-TePFBlbn6B

LINK VIDEO COMPLETO: https://youtu.be/OwwUHp7_Dfs

LINK VIDEO EMBED: <iframe width="560" height="315" src="/enogastronomia/https://www.youtube.com/embed/OwwUHp7_Dfs" title="YouTube video player" frameborder="0" allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture" allowfullscreen></iframe>

LINK FOTO: https://bit.ly/3g3hFoP

 

Milano, 10/06/2021 - La nuova inchiesta di Animal Equality Italia mostra terribili atti di efferatezza compiuti sui maiali all’interno dell’impianto di macellazione Zema S.r.l. tra maltrattamenti e violazioni sistematiche delle norme sul benessere animale, fino ad arrivare a casi di vere e proprie uccisioni crudeli.

L’inchiesta rilasciata oggi da Animal Equality ha come oggetto Zema S.r.l., azienda della provincia di Cremona che si occupa di macellazione e lavorazione di carni suine fin dal 1987, nonché una delle molte aziende rappresentative del Made in Italy sia in Italia che all’estero. 

 

Degli oltre 800.000 suini allevati nel cremonese, circa 150.000 all'anno raggiungono questo impianto di macellazione. Circa il 19% dei suini della provincia di Cremona sono quindi macellati in questa struttura.  

Sebbene l’azienda si promuova come una realtà che pone particolare cura agli animali coinvolti, l’indagine che Animal Equality ha svolto presso il suo impianto mostra una situazione ben diversa.

In particolare, l’indagine mostra che presso l’azienda si sono verificate le seguenti situazioni:

  • Stordimento inefficace o inadeguato, animali mutilati ancora prima dello stordimento (alcuni maiali vengono messi sul nastro trasportatore con le zampe parzialmente staccate e mutilate)
  • Animali sgozzati coscienti o in modo inadeguato nel caso dei cuccioli, che finiscono per provare enorme dolore anche nella fase di uccisione e dissanguamento.
  • Animali inseriti nella gabbia di stordimento in gruppo, in violazione delle norme di benessere animale
  • Animali che cadono da camion inadeguati, spinti dagli operatori stessi.  Assenza di rampe per la discesa degli animali.
  • Operatori che commettono numerosi maltrattamenti (calci, colpi con aste, animali trascinati per le orecchie o le zampe) e violazioni sistematiche fino ad arrivare a casi di vere e proprie uccisioni crudeli
  • Operatore che colpisce ripetutamente un maialino in testa con un’asta di ferro e poi lo scaglia contro un muro per poi gettare il corpo dell’animale morente  oltre il recinto

L’analisi di queste immagini da parte di veterinari e legali esperti di benessere animale riscontra una mancanza di controlli e di rispetto delle norme da parte degli operatori, in qualunque fase della produzione (dall’arrivo degli animali alla morte). 

Nonostante Animal Equality abbia già presentato due esposti in Procura e una denuncia per pubblicità ingannevole presso l’AGCM nei confronti di Zema S.r.l. da aprile 2020 ad oggi, nulla sembrerebbe essere cambiato e non vi sono stati riscontri da parte delle autorità. 

 

A partire da dicembre 2017, Animal Equality ha lanciato una petizione rivolta al Ministero della Salute e a quello dell'Agricoltura per mettere fine a una serie di crudeltà sistematiche che avvengono ogni giorno nei macelli italiani. La campagna – supportata da conseguito di investigazioni realizzate nei macelli italiani – ha superato le 200.000 firme di cittadini italiani che chiedono maggiori controlli, l'introduzione di sistemi di sorveglianza come le CCTV e l'obbligo di stordimento degli animali con la cancellazione di tutte le deroghe.

Secondo Alice Trombetta, direttrice di Animal Equality Italia: “La nostra investigazione ha messo in luce ancora una volta i maltrattamenti e le brutalità che subiscono gli animali coinvolti nella filiera agroalimentare insieme con la mancanza totale di controlli adeguati e del rispetto delle leggi vigenti in materia di benessere animale. Non possiamo accettare che questa situazione rimanga invariata e continueremo a batterci perché i diritti degli animali vengano realmente tutelati”.

 

Animal Equality

Animal Equality è un'organizzazione internazionale che lavora con la società, i governi e le aziende per porre fine alla crudeltà verso gli animali d'allevamento. Animal Equality ha uffici negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Germania, Italia, Spagna, Messico, Brasile e India.

 

Alice Dominese

NUOVA INDAGINE RIVELA L’UCCISIONE DI MUCCHE GRAVIDE NEI MACELLI BRASILIANI

 Animal Equality mostra il massacro di vacche gravide, una pratica di maltrattamento degli animali condannata dagli esperti

 

LINK AL VIDEO: https://youtu.be/QZi8Wz0Cu5U

LINK ALLE FOTO: https://flic.kr/s/aHsmVSTDgT

EMBED VIDEO: https://www.youtube.com/embed/QZi8Wz0Cu5U 

 

Oggi, Animal Equality -  organizzazione internazionale per la protezione degli animali -  rende pubblica un'indagine scioccante sull'industria della carne in Brasile e sulla sua pratica di macellare mucche gravide. Animal Equality esorta il ministero dell'Agricoltura brasiliano a vietare l'uccisione di questi animali gravidi. 

 

Secondo l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, in Europa le mucche gravide ad essere macellate in via del tutto legale sono il 3%, una media che si alza in Italia, dove la percentuale si attesta al 4,5. Ma in Brasile, il numero aumenta considerevolmente. Circa la metà delle mucche macellate, infatti, sono femmine e quando sono incinte la loro condizione pone dei problemi di salute sia per le mucche che per i loro vitelli. In particolare, la nostra indagine mostra immagini terribili dove:

 

  • Una mucca incinta viene uccisa, impiccata e dissanguata mentre il vitello ancora vivo lotta per sopravvivere
  • Vitelli vivi separati dalle madri e scaricati sul pavimento della sala di macellazione
  • Vitelli che muoiono soffocati una volta estratti dalla pancia della madre

"Questa è solo una delle pratiche crudeli all'interno dell'industria delle carni bovine e dei latticini di cui i clienti non si rendono conto ", afferma Alice Trombetta, Direttrice esecutiva di Animal Equality Italia. "Vogliamo assicurarci che le persone conoscano la verità e che si uniscano a noi nel chiedere al governo brasiliano di fermare questa pratica che causa tanta sofferenza alle mucche gravide e ai loro vitelli".

 

Anche il  trasporto di animali vivi verso il macello è considerato una delle principali sfide per il benessere degli animali, in quanto è una fase estremamente stressante nella loro vita ed è ancora più dannoso per le femmine gravide. Nel caso di mucche incinte, il peso dell'utero e del feto può raggiungere i 75 chili e un volume pari a 60 litri. Le mucche, nell'ultimo terzo della gravidanza, sono maggiormente a rischio di problemi di salute durante e dopo il trasporto. Sono più suscettibili all'aborto spontaneo o alla nascita prematura, allo stress da caldo, alla disidratazione, alle lesioni e alle malattie metaboliche.

 

Secondo le disposizioni europee, "non può essere trasportato nessun animale che non sia idoneo al viaggio previsto, né le condizioni di trasporto possono essere tali da esporre l'animale a lesioni o a sofferenze inutili". Non sono idonei al trasporto, inoltre, animali che presentano lesioni o problemi fisiologici, in particolare se sono femmine gravide che hanno superato il 90% del periodo di gestazione previsto.

 

Nel 2017, il Ministero dell'Agricoltura, dell'allevamento e dell'approvvigionamento (MAPA) del Brasile ha approvato un regolamento per l'ispezione dei macelli industriali circa le condizioni sanitarie degli animali (RIISPOA) che consente l'uso di carne di mucche gravide per il consumo, e da allora il numero di mucche incinte macellate è aumentato. Questo regolamento è stato denunciato come una sorta di lasciapassare al maltrattamento degli animali da parte di ispettori e specialisti.

 

Animal Equality chiede al Ministero brasiliano dell'agricoltura, dell'allevamento e dell'approvvigionamento di vietare la macellazione di mucche gravide procedendo come segue:

  • Approvando un nuovo regolamento che impone test di gravidanza per il trasporto di animali vivi secondo standard minimi (NI 46/2018)
  • Aumentando le ispezioni sul benessere degli animali nei macelli brasiliani che non rispettano le normative sulla protezione degli animali

Animal Equality

Animal Equality è un'organizzazione internazionale che lavora con la società, i governi e le aziende per porre fine alla crudeltà verso gli animali d'allevamento. Animal Equality ha uffici negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Germania, Italia, Spagna, Messico, Brasile e India.

 

 

Ufficio Stampa Animal Equality Italia

Alice Dominese

COVID 19 ‘NON FERMA’ IL VITELLONE BIANCO APPENNINO CENTRALE IGP

 

I dati 2020 confermano un andamento positivo e una sostanziale tenuta per il settore 

 

17.621 capi bovini certificati, 3180 allevatori, 1079 macellerie, 119 laboratori di lavorazione e 80 operatori commerciali attivi sul territorio. Sono questi i numeri più significativi della filiera del Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP presentati nel corso del primo Consiglio direttivo del Consorzio relativo all’attività svolta nel corso del 2020.

Il Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP ha ottenuto nel 1998 l’Indicazione Geografica Protetta, primo marchio di qualità per le carni bovine fresche approvato dall’Unione Europea per l’Italia. Una IGP che certifica la carne prodotta dalle razze tipiche dei territori dell’Appennino centrale: Chianina, Marchigiana e Romagnola nati e allevati nelle aziende sottoposti ai controlli per le verifiche del rispetto del disciplinare di produzione, rientranti nell’area tipica e venduti nei punti vendita autorizzati.

L’impatto della pandemia. L’annus horribilis 2020 ha interessato anche il Vitellone Bianco IGP senza, però, incidere in maniera particolarmente grave. Un calo fisiologico c’è stato, venendo meno il mercato relativo al consumo fuori casa e alla ristorazione scolastica e collettiva. Nel 2020, infatti, i capi bovini certificati IGP Vitellone Bianco IGP dell’Appennino Centrale sono stati 17.621 contro i 18.194 del 2019 con una flessione del 3,1%. È addirittura in controtendenza il dato degli allevamenti con 4 nuovi ingressi nella filiera in controllo del Consorzio, mentre si mantengono stabili il numero di laboratori e di operatori commerciali e si registra un lieve calo (-6) sulle macellerie. 

Vent’anni di crescita costante. La “tenuta” del Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP anche in questo anno difficile è frutto di un lavoro costruito negli anni. Un lavoro che ha permesso di sviluppare le potenzialità della filiera zootecnica legata alle razze bovine tipiche dell’Italia centrale. Dal 2000 al 2020 il numero di allevamenti che hanno deciso di aderire ai controlli è cresciuto del 92 per cento, passando da 250 a 3180. Nello stesso periodo si è registrato un boom di adesioni anche dei punti vendita passati da 58 a 1079, con un + 94 per cento. Dal punto di vista delle certificazioni siamo passati dalle 12808 del 2007 alle 17621 del 2020, con un + 27 per cento nell’arco dei 13 anni. Rispetto alle razze, sempre in questa finestra temporale (2007 – 2013) si registrano un + 39 per cento per la Marchigiana, passata dai 3840 capi del 2007 ai 6274 del 2020, un + 32 per cento della Chianina, con un salto da 6344 a 9317 e una flessione del 10 per cento della Romagnola, che passa dai 2624 capi del 2007 ai 2030 del 2020. 

L’importanza del marchio IGP.  “Il marchio ‘Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP’ – sottolinea il direttore Andrea Petrini - è un elemento di forza e una garanzia di qualità. Un valore aggiunto che ci ha consentito, anche nel 2020, di mantenere numeri importanti con un lieve calo dovuto alla pandemia. Il valore crescente del sistema di produzione tradizionale sviluppato all’interno dell’area tipica e i sistemi di controllo costanti e sistematici su tutta la filiera hanno consentito di affermare il nostro marchio come un sinonimo di fiducia, garanzia di sicurezza, di qualità e di trasparenza in tutte le fasi della produzione e della commercializzazione oltre a rappresentare un’importante fonte di reddito e di tutela per molti territori, anche marginali, del centro Italia”. 

Cresce l’impegno sul fronte della promozione e della comunicazione. “Il Consorzio – continua Petrini – ha intrapreso importanti interventi di promozione e di tutela anche per affrontare la leggera flessione avvenuta a causa degli effetti sul mercato della pandemia. Abbiamo incrementato l’attività informativa sui canali tradizionali come su quelli social e abbiamo implementato i contenuti del sito istituzionale sempre più un punto di riferimento per appassionati, soci e professionisti del settore”. Anche gli agenti vigilatori del Consorzio hanno continuato, nel 2020, la loro importante azione di tutela e vigilanza sul territorio. Sono state 104 le visite ispettive svolte in particolare sulle macellerie, sui laboratori di prodotti trasformati e sulle mense scolastiche con 379 analisi di tracciabilità della carne tramite DNA svolte.

 

Lisa Cresti 

 

Tutti i segreti del Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP
Su www.vitellonebianco.it è possibile tracciare il prodotto e segnalare eventuali abusi 

 

Il Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale ha ottenuto nel 1998 l’Indicazione Geografica Protetta, primo marchio di qualità per le carni bovine fresche approvato dall’Unione Europea per l’Italia.

Una IGP che certifica la carne prodotta dalle razze tipiche dell’Appennino centrale: Chianina, Marchigiana e Romagnola. Con il termine “Vitellone” nei territori del Centro Italia, vengono da sempre indicati i bovini da carne di età compresa fra i 12 e i 24 mesi. Si tratta di animali giovani, la cui carne è molto magra, di un colore rosso intenso con basso contenuto di grasso e colesterolo. La denominazione ‘Bianco’ si riferisce al mantello costituito da peli bianchi che ben risaltano sulla cute nero-ardesia, caratteristica che consente a questi bovini di tollerare le radiazioni solari tipiche dei pascoli appenninici. Con “Appennino centrale” si indica la zona di origine dove i bovini Chianini, Marchigiani e Romagnoli sono allevati e alimentati con foraggi e concentrati sul territorio. La certificazione IGP non si riferisce al bovino, ma alla carne prodotta dalle razze previste dal Disciplinare di produzione

Non esiste una razza IGP. Non esistono quindi la Chianina, la Romagnola o la Marchigiana IGP. La razza è solo uno dei requisiti necessari per ottenere la certificazione finale del prodotto. Per poter certificare la carne, devono essere rispettati tutti i requisiti applicati sia alla fase di allevamento (razze, area di nascita e allevamento, alimentazione, tipologia di allevamento) che alle fasi successive (macellazione, frollatura della carne, colore, caratteristiche chimico fisiche, modalità di vendita e lavorazione). È per questo che la sola razza, senza la certificazione IGP “Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale”, non è garanzia di qualità, tipicità e tradizionalità. Le razze Chianina, Romagnola e Marchigiana sono infatti allevate in Italia e nel mondo, ma solo la denominazione protetta “Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP” permette di tutelare, valorizzare e difendere oltre alle razze anche il loro legame con il territorio tipico di origine e di produzione. 

Occhio alla Fiorentina. In alcune zone d’Italia, dire “Fiorentina” equivale a dire “Chianina”. Niente di più sbagliato: la “Fiorentina” è un taglio di carne e non una razza bovina. Da questo equivoco nasce il malinteso che gran parte delle macellerie e dei ristoranti offrano carne di razza chianina o di “Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP”. I numeri svelano una realtà diversa. Ogni anno, infatti, vengono certificati come IGP Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale circa 18.000 capi bovini; considerando che da ogni capo si ottengono circa 40 Fiorentine, possiamo stimare al massimo 725.000 fiorentine certificate a marchio IGP, sicuramente troppo poche per trovarle in ogni ristorante o macelleria italiana.

Non è tutta “chianina” ciò che luccica.  Dire “carne di chianina”, “carne di marchigiana” o “carne di romagnola” sottintende la qualificazione della razza del bovino che, da un punto di vista legislativo, identifica l’iscrizione dell’animale al Libro Genealogico Nazionale, garantendone la “purezza genetica”. Solamente la carne derivante dai bovini di razza potrà avvalersi della certificazione IGP ‘Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale’. Il fattore genetico insieme alle peculiarità ambientali influiscono, infatti, sulla qualità di queste carni che presentano un basso contenuto di grasso (minore del 3%), di colesterolo (minore di 500 ppm) e un alto valore proteico (maggiore del 20%).

La qualità tracciata in tempo reale. Negli anni è cresciuta la domanda di carni certificate e sono aumentate le frodi a carico dei consumatori e dei produttori. Per contrastare il fenomeno il Consorzio di Tutela del Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP ha messo a disposizione la possibilità di conoscere, in tempo reale, l’origine e il percorso della carne certificata: dall’allevamento alla tavola. Sul sito internet http://maps.vitellonebianco.it/#/ristoranti-macellerie è possibile verificare la tracciabilità della carne in vendita e avere la mappatura delle macellerie e dei ristoranti, iscritti al circuito ‘Ristorante Amico’, che hanno in carico il prodotto.  

I numeri della filiera. 3.180 allevatori, 73 mattatoi, 80 operatori commerciali, 119 laboratori di sezionamento e 1079 macellerie: sono questi i numeri della filiera del “Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale”, i cui soggetti sono tenuti al rispetto rigoroso dei requisiti stabiliti dal Disciplinare di produzione per far sì che la carne prodotta possa essere certificata con il marchio IGP. Tutta la filiera è soggetta a rigidi controlli.

Una carne che arriva dal cuore dell’Italia. La zona di produzione del Vitellone Bianco dell’Appennino centrale IGP è un viaggio che attraversa il cuore dell’Italia. Il disciplinare di produzione comprende infatti l’intero territorio di Umbria, Marche, Molise e Abruzzo e le province di Bologna, Ravenna, Forlì-Cesena, Rimini per l’Emilia - Romagna, le province di Arezzo, Firenze, Grosseto, Livorno, Pisa, Pistoia e Siena per la Toscana, le province di Frosinone, Rieti, Viterbo e parte delle province di Roma, Latina per il Lazio. Benevento, Avellino e parte della provincia di Caserta per la Campania.    

Un sapore inconfondibile che richiama i profumi del Centro Italia. La grande attenzione legata all’alimentazione e al rapporto naturale con il territorio e con i pascoli si riflettono sull’aspetto e sul sapore delle carni del Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP. La grana è fine e il colore rosso vivo. Anche la consistenza è soda ed elastica, con piccole infiltrazioni di grasso nella massa muscolare. L’alto pregio della carne di Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP è frutto di un mix vincente che ha tra i suoi ingredienti principali la predisposizione genetica, i sistemi naturali di allevamento e un’alimentazione di qualità. I profumi dei prati e le essenze tipiche dei pascoli dell’Appennino distinguono la carne di Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP da tutte le altre. 

Il Vitellone Bianco: razze salvate dall’estinzione. Gli allevamenti molto piccoli (con una media di 35 capi per azienda) spesso dislocati in zone montane e in aree marginali; un’alimentazione basata su foraggi e concentrati locali; razze più tardive rispetto ad altre specializzate da carne determinano, per l’intera filiera, alti costi di produzione non concorrenziali con quelli della carne proveniente dall’estero e dai grandi allevamenti intensivi del Nord Italia. Tali problematiche hanno portato a considerare, agli inizi degli anni 90, le razze Chianina, Marchigiana e Romagnola in via di estinzione. Il riconoscimento del marchio ‘Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP’ ha rappresentato, e rappresenta tutt’ora, l’unica possibilità di rilancio e valorizzazione per le nostre razze tipiche creando un mercato diversificato per qualità e tipicità dal resto del mercato della carne bovina.  

Il Consorzio di tutela Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP. Il Consorzio, costituito nel 2003, è stato ufficialmente riconosciuto dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali nel 2004. Formato da 1827 soci tra allevatori, macellatori e porzionatori, il Consorzio punta a promuovere e valorizzare il prodotto, informando anche il consumatore. L’attività principale è quella di vigilanza, tutela e salvaguardia dell’IGP da abusi, atti di concorrenza sleale, contraffazioni ed uso improprio del marchio. L’attività di controllo, annualmente concordata con l’Ispettorato Centrale per il Controllo della Qualità, è svolta dagli agenti vigilatori qualificati del Consorzio, su tutta la filiera e in particolare nei centri di macellazione e lavorazione. Nel 2020 sono state 104 le visite ispettive svolte in particolare sulle macellerie, sui laboratori di prodotti trasformati e sulle mense scolastiche con 379 analisi di tracciabilità della carne tramite DNA svolte.

Il Consorzio e la vigilanza. Compito principale del Consorzio è controllare e vigilare sull’intera filiera della carne certificata Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP. Sono ormai 15 anni che il Consorzio svolge anche attività di contrasto alle imitazioni e alle contraffazioni. Per questo è stato messo a disposizione degli utenti una sezione del sito, dedicata alla raccolta delle segnalazioni sul prodotto http://www.vitellonebianco.it/inviaci-le-tue-segnalazioni/. In tempo reale è possibile segnalare irregolarità, pubblicità ingannevole, falsificazione del prodotto o del marchio, o semplicemente per comunicare ristoranti o macellerie in cui questa carne viene venduta può, attraverso la compilazione di un semplice modulo (anche in forma anonima) inviare la segnalazione all’ufficio vigilanza del Consorzio che provvederà, attraverso i propri agenti vigilatori, ad intervenire con gli opportuni controlli o a coinvolgere gli organi ufficiali di vigilanza.

DALLE LARVE DI MOSCA MANGIMI SOSTENIBILI E INNOVATIVI PER L’ALLEVAMENTO DI POLLI BIOLOGICI

Il progetto POULTRYNSECT, coordinato dall’Istituto di Scienze delle Produzioni Alimentari del Consiglio Nazionale delle Ricerchein partnership con ricercatori e docenti dei dipartimenti di Scienze Veterinarie e di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università di Torino, ha vinto il bando internazionale congiunto ERA-NET SUSFOOD2 e&nbs p ;CORE Organic, destinato a programmi di ricerca che avevano come focus principali i sistemi alimentari eco- sostenibili. Il progetto, della durata triennale, prevede l’utilizzo di larve vive di mosca soldato nera (Hermetia illucens) nell’alimentazione di polli da carne in allevamento biologico, a parziale sostituzione della proteina apportata da fonti proteiche convenzionali come la farina di soia, legume per lo più importato dal continente americano.

POULTRYNSECT, sviluppato in collaborazione con scienziati aventi competenze in agronomia, nutrizione avicola, entomologia, scienze alimentarie veterinarie affiliati ad istituzioni di Enti di Ricerca ed Università di 4 nazioni europee (Belgio, Germania, Italia e Norvegia), ha lo scopo di valutare l’effetto di ingredienti mangimistici innovativi (larve d’insetto vive) per polli biologici a lento accrescimento al fine di consentire una produzione di carne sostenibile, migliorare il benessere animale ed incontrare la potenziale richiesta dei consumatori di prodotti carnei più salutari, gustosi e naturali

Le larve degli insetti saranno allevate su substrati biologici di scarto, consentendo la valorizzazione dei materiali di scarto prodotti in eccesso da industrie alimentari. Durante lo svolgimento del progetto saranno condotte sia analisi di Life Cycle Assessment e di Life Cycle Cost per definire gli effetti economici di queste produzioni innovative, sia ricerche strategiche focalizzate sulle scienze sensoriali volte a definire le abitudini alimentari, le aspettative e le preferenze dei consumatori. L’efficacia delle larve d’insetto vive saranno infine valutate per il loro potenziale nel migliorare le performance di crescita, il benessere animale, il microbiota intestinale ed il sistema immunitario di polli biologici a lento accrescimento. 

Il team dell’Università di Torino, coordinato dal Prof. Achille Schiavone, docente di nutrizione e alimentazione animale al Dipartimento di Scienze Veterinarie, vede anche la partecipazione della Prof.ssa Laura Gasco e delle Dott.sse Ilaria Biasato e Manuela Renna. Il gruppo di ricerca, che da anni si occupa dell’allevamento degli insetti e dell’utilizzo delle farine di insetti per l’alimentazione di diverse specie di interesse zootecnico, avrà il compito di svolgere, presso il Centro Sperimentale Tetto Frati di Carmagnola, prove di alimentazione in vivo utilizzando polli ad accrescimento intermedio e lento, al fine di determinare il livello ottimale di inclusione di larve vive per la produzione di pollo biologico. Il team intende valutare gli effetti delle larve sulle performance di crescita degl i animali, il loro benessere e il loro stato di salute. 

Le larve vive utilizzate nelle prove di alimentazione saranno fornite dal partner belga INAGRO VZW avente competenze entomologiche riconosciute a livello europeo nell’allevamento degli insetti. Il team tedesco del German Institute of Food Technologies (DIL) avrà il compito di valutare la sostenibilità ambientale, economica e sociale della sostituzione della soia con le larve d’insetto, mentre il team norvegese di NOFIMA AS effettuerà le analisi chimico-fisiche sulle carni avicole al fine di determinarne la qualità. Il CNR coordinerà l’intero progetto attraverso la supervisione del Responsabile Scientifico, il Dott. Francesco Gai, ricercatore presso l’Istituto di Scienze delle Produzioni Alimentari. Grazie ad un approccio di tipo multidisciplinare, i risultati del progetto POULTRYNSECT, forniranno nuove conoscenze sull’impiego delle larve vive nell’alimentazione dei polli da carne in allevamento biologico contribuendo cosi allo sviluppo di diete per avicoli con una migliorata sostenibilità ambientale.

“Il progetto – dichiara il Prof. Achille Schiavone, docente di nutrizione e alimentazione animale presso il Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Torino - consente di promuovere l’utilizzo degli insetti nell’alimentazione del pollame al fine di migliorare il benessere animale (attraverso l’espletarsi del comportamento naturale dei polli di nutrirsi di insetti), la salute animale (poiché gli insetti posseggono interessanti proprietà nutraceutiche capaci di migliorare la salute intestinale) e la sostenibilità ambientale dei mangimi 

 

Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Torino

L’IMPORTANZA DELL’ALIMENTAZIONE DEL BOVINO DA LATTE

 

 

 

E’ il tema di tre incontri tecnici gratuiti organizzati da ARA Piemonte nel mese di febbraio a Carmagnola tenuti da esperti di caratura internazionale e rivolti agli allevatori da latte

 

L’alimentazione del bovino da latte rappresenta uno degli aspetti cruciali per la crescita dell’allevamento, sia dal punto di vista della salubrità e qualità del latte prodotto, sia dal punto di vista economico, in quanto incide per oltre il 50% sui costi totali di produzione.

 

E’ questo l’oggetto dei tre incontri tecnici organizzati da ARA Piemonte nel mese di febbraio e rivolti agli allevatori da latte per illustrare e approfondire alcuni approcci più moderni e strategici legati al mondo della stalla: dal miglioramento dell’efficienza e della consapevolezza dell’allevatore in termini di alimentazione, all’ottimizzazione dei costi di produzione del latte, per una maggiore qualità degli alimenti e una massimizzazione dell’utilizzo delle risorse alimentari prodotte in azienda.

 

Tra i relatori che si alterneranno durante i tre incontri segnaliamo due figure importanti: il Dott. Luciano Comino, agronomo nutrizionista, responsabile del Dairy Nutrition Team di ARA Piemonte e tecnico specialistico in molti allevamenti del Nord Italia, conosciuto a livello nazionale ed internazionale per la sua approfondita formazione tecnica e scientifica maturata tra Italia e Stati Uniti. E il Prof. Giorgio Borreani, del Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università degli Studi di Torino, che da anni rappresenta uno dei massimi riferimenti internazionali nell’ambito della foraggicoltura e qualità degli insilati e degli alimenti zootecnici.

 

I seminari sono gratuiti e aperti a tutti gli allevatori da latte del Piemonte e delle altre Regioni e si terranno a Carmagnola (TO) presso la Cascina Vigna (Sala Monviso, Via San Francesco da Sales, 188) e prevedono 70 posti disponibili per ciascun appuntamento: per partecipare occorre effettuare l’iscrizione via email a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. o telefonando allo 0171/410812. Con la frequenza ai tre incontri sarà rilasciato un attestato di partecipazione.

 

 

 

 

Il ciclo di seminari è patrocinato dall’Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali e la partecipazione ai seminari permette il riconoscimento dei crediti formativi (nr. 0,375 CFP SDAF 04 per la categoria dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali/Rif Regolamento CONAF 3/2013).

 

Di seguito il calendario degli incontri:

 

Martedì 12 febbraio

10.00-13.00

L’utilizzo delle analisi del latte a servizio della diagnostica nutrizionale e ambientale

Dott. Luciano COMINO - ARA Piemonte, Dairy Nutrition Team

 

Martedì 19 febbraio

10.00-13.00

Innovazioni per il miglioramento della qualità microbiologica e sanitaria degli insilati

Prof. Giorgio BORREANI, Di.S.A.F.A., Università degli Studi di Torino

 

Martedì 26 febbraio

10.00-13.00

Alimentazione di precisione ed efficienza della produzione del latte

Dott. Luciano COMINO - ARA Piemonte, Dairy Nutrition Team

 

ARAP

L’Associazione Regionale Allevatori del Piemonte (A.R.A.P - www.arapiemonte.it ) nasce il 27 ottobre 1970 con l’obiettivo di supportare gli allevatori sul territorio piemontese nella loro attività quotidiana fornendo un’attenta e costante assistenza tecnica, terza e indipendente. Le aziende di bovini, ovo-caprini, equini, suini, ecc. possono dunque avvalersi di molteplici servizi volti a migliorare costantemente il livello qualitativo delle produzioni, ottimizzare il benessere degli animali, individuare le migliori soluzioni tecniche e gestionali per ridurre i costi di produzione e aumentare il grado di remunerabilità. Strettamente connesso alla sua mission originaria, è anche il secondo ramo di intervento dell’A.R.A.P: educare e sensibilizzare opinione pubblica, consumatori e famiglie sui temi della qualità e sostenibilità degli allevamenti e dell’intera filiera. L’A.R.A.P è costituita da 7 sezioni territoriali Allevatori (STA) distribuite tra Piemonte e Liguria. Le sedi piemontesi sono suddivise per Alessandria, Asti, Cuneo (sede legale), Novara V.C.O, Torino, Biella e Vercelli e Masone in Liguria. Attualmente i soci sono 6.053 per un totale di 312.189 capi sottoposti a controlli funzionali.

 

 

 

Claudio Zitoli

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