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Gastronomia

CARBONARA DAY (6 APRILE): COMPIE 70 ANNI IL PIATTO PIÙ AMATO E REPLICATO AL MONDO

 

DAL 1954 AD OGGI, ECCO LA LUNGA STORIA DI UNA RICETTA SINONIMO DI LIBERTÀ

 

  • Nel 1954 fu pubblicata per la prima volta in Italia la ricetta della Carbonara sul mensile La Cucina Italiana. In principio furono aglio, gruviera e pancetta: partiamo da qui per raccontare la storia di un piatto simbolo dalle origini incerte.
  • Dopo la mobilitazione social dello scorso anno – ne hanno parlato 1 miliardo di pasta lovers – il 6 aprile i pastai di Unione Italiana Food tornano a celebrare il piatto di pasta più goloso con l'ottava edizione del #CarbonaraDay. Coinvolti Twitter, Facebook e Instagram per chiedere a chef, blogger ed esperti di food di condividere la propria versione della carbonara.
  • La Presidente dei pastai di Unione Italiana Food, Margherita Mastromauro: "La Carbonara è un piatto che unisce, nato in tempo di guerra e diventato simbolo di libertà e convivialità: valori ancora molto attuali, che vanno celebrati”.

 

Ci sono ricette capaci di emozionarci anche fuori dal piatto. La Carbonara è il caso più eclatante, tanto da meritarsi una giornata tutta sua. Torna il 6 aprile il #CarbonaraDay, la spaghettata social più amata al mondo che giunge quest'anno alla sua ottava edizione.

L'evento, voluto dai pastai di Unione Italiana Food, unisce appassionati e buongustai sul piatto di pasta più amato, replicato e discusso al mondo che, quest'anno, ha un motivo in più per essere celebrato.

Pubblicata per la prima volta in Italia nel 1954 sulle pagine del periodico La Cucina Italiana, la ricetta della carbonara quest'anno compie 70 anni. Un compleanno impossibile da non festeggiare, con uno sguardo al passato, uno al futuro e, più in generale, al rapporto tra tradizione e contaminazione in cucina.

 

70 ANNI DI CARBONARA: IN PRINCIPIO FURONO AGLIO, GRUVIERA E PANCETTA

Si fa presto a dire Carbonara: migliaia di interpretazioni e le sue origini controverse la confermano come la ricetta più amata, interpretata e discussa in tutto il mondo. Secondo il rapporto dell'Accademia Italiana della Cucina è la ricetta più interpretata all'estero. C'è chi è fedele all'originale, chi propone variazioni sul tema e chi la stravolge con versioni irriconoscibili. Ma è possibile ricostruire l'esatta origine di uno dei piatti di pasta più famosi al mondo? Si può partire da una data o da un evento per raccontare l'avventurosa storia di un piatto simbolo della cucina italiana?

In principio furono aglio, gruviera e pancetta (vd. focus 1 per la ricetta originale). Quanto basterebbe ai giorni nostri per provocare tumulti popolari. Ma si può partire da qui, dalla prima ricetta mai pubblicata in Italia 70 anni fa, per raccontare la storia di un piatto simbolo, le cui origini sono incerte, che ha acquistato fama e successo in Italia e nel mondo e che vede nella città di Roma il suo epicentro. Per questo il tema dell'8° #CarbonaraDay è #Carbonara70. L'anno scorso ne hanno parlato oltre 1 miliardo di pasta lovers e i pastai italiani di Unione Italiana Food celebrano il piatto di pasta più goloso su Twitter, Facebook e Instagram, per chiedere a tutto il mondo di condividere la propria versione della "carbonara”. 

METAFISICA DELLE ORIGINI: LE CITAZIONI PRINCIPALI DELLA STORIA DELLA CARBONARA IN SEI TAPPE

Raccontare le origini della carbonara significa raccontare la storia delle abitudini alimentari di un popolo. Lo studio cronologico ci consente di tracciare il percorso che ha portato a quella che oggi definiamo la ricetta classica (pasta, guanciale, uova, pecorino e pepe) e, sebbene la storia della carbonara sia molto più dettagliata (vd. focus 2), ecco una sintesi delle principali citazioni letterarie in sei tappe (elaborate dai libri "La Carbonara non esiste” di Alessandro Trocino e "La Carbonara perfetta” di Eleonora Cozzella):

- 1950: la prima citazione in assoluto è in un articolo del quotidiano La Stampa. Il contesto è la Festa de' Noantri di Trastevere che ospitò papa Pacelli, Pio XII. L'autore cita, tra i tanti ristoranti, "Ceseretto alla Cisterna”, il cui oste accolse per primo gli ufficiali americani giunti in Trastevere in cerca degli spaghetti alla carbonara.

- 1951: si parla di film italiano, "Cameriera bella presenza offresi” (che tra gli autori porta firme del calibro di Fellini, Age&Scarpelli, De Benedetti). Aldo Fabrizi fa un colloquio di lavoro con Maria (Elsa Merlini) e le chiede: "Scusi un momento, senta un po', ma lei li sa fare gli spaghetti alla carbonara?”. Maria scuote la testa sconsolata ma è la prova che gli spaghetti alla carbonara sono già un piatto d'eccellenza.

- 1952: è l'anno che consacra il piatto, con la pubblicazione della ricetta, non in Italia, su una guida gastronomica di Chicago. L'autrice, Patricia Bronte, parla della carbonara di Armando's, ristorante di due italiani, fatta con "tagliarini (thin wide noodles), mezzina (italian bacon) e Parmesan cheese”. Sempre nello stesso anno, le cronache del Corriere della Sera raccontano della passione per questo piatto di Gregory Peck, stabilitosi ad Anzio per le riprese di "Vacanze romane”.

- 1954: la rivista "La Cucina Italiana” pubblica la ricetta numero 288, "Spaghetti alla carbonara”, all'interno della rubrica "Ricetta richiesta”, sollecitata da un lettore. C'è l'aglio (che va schiacciato e tolto), c'è il formaggio "gruviera” e c'è la pancetta. E nello stesso anno se ne occupa il New York Times e l'Ente italiano del turismo.

- 1960: Luigi Carnacina, primo grande gastronomo e autore di ricette, consacra la carbonara nel libro "La grande cucina”, per la prima volta viene introdotto il guanciale al posto della pancetta. Ma c'è un'altra novità: l'introduzione della panna per aumentare la cremosità del piatto.

- 1966: Carlo Santi e Rosino Brera citano ne "Il grande libro di cucina” la ricetta, che somiglia in tutto e per tutto a quella più utilizzata ai giorni nostri, consigliando di usare solo tuorli e non uova intere. 

CLASSICA, TRADIZIONALE O ALTERNATIVA? PER IL NEW YORK TIMES SONO 400 LE VARIANTI NEL MONDO

Per i puristi esiste solo una maniera per farla e 5 ingredienti canonici: pasta, guanciale, pecorino, uovo, pepe. Gli innovatori invece credono che non debbano esserci limiti alle reinterpretazioni di questa ricetta. La verità sta nel mezzo. La carbonara è il piatto che vanta più imitazioni nella storia della gastronomia recente: il New York Times cita in un articolo di Ian Fisher "Pasta Carbonara, an Unlikely Stand-In” un anonimo storico secondo il quale ci sarebbero 400 versioni di carbonara in giro per il mondo.

E, sempre più spesso, l'ispirazione arriva dal web. Ad oggi oltre 1 milione sono i contenuti su Instagram dell'hashtag #Carbonara. Secondo Unione Italiana Food, la Carbonara risulta il laboratorio della pasta che intercetta nuovi stili di vita alimentare e modalità di consumo, tra rielaborazioni e improvvisazioni dell'ultimo minuto e ingredienti nuovi e non convenzionali. Tolte le varianti e le eccezioni, ci siamo attestati oggi su una ricetta che in questo secondo decennio del XXI secolo si può considerare quella più diffusa per la carbonara. Non la migliore, non la tradizionale, non la "perfetta” ma quella più diffusa e apprezzata, la "classica” in contrapposizione alla "tradizionale”, quella del '54, per intenderci.

Da un'indagine condotta da AstraRicerche su un campione di 1.000 italiani (18-65enni) emerge che 7 su 10 conoscono gli ingredienti necessari, considerando come imprescindibili guanciale (e, con una discreta tolleranza, pancetta), uova, pecorino o parmigiano e pepe.

Ma se 6 italiani su 10 si dichiarano fedeli alla ricetta classica, non manca un certo estro interpretativo: 1 italiano su 5 (soprattutto uomini) si avventura nelle "diversamente carbonare” con un ingrediente fuori dagli schemi: panna (6.5%) o latte (3.1%), peperoncino (5.2%), prezzemolo (4.4%), pomodoro (3.8%).

Non solo: c'è chi utilizza il prosciutto al posto del guanciale (3.5%) o componenti 'veg' (funghi 2.5%, pisellini 2.2%, zucchine 2.1%). Non mancano, infine, le declinazioni regionali di (non) Carbonara, utilizzando le eccellenze del territorio. 

NEL 2023 QUASI 23 MILA KG DI CARBONARA ORDINATI A DOMICILIO (JUST EAT)

La querelle sulla sua preparazione coinvolge da sempre milioni di food lovers ed esponenti dell'alta ristorazione. Anche chef e esperti si cimentano in versioni che ne rispecchiano la tradizione o addirittura ne rompono gli schemi. Perché, si sa, non hanno bisogno del permesso per deviare dalle regole. Anzi, si sentono stretti nelle vesti dei piatti tradizionali. Non stupisce, dunque, che le varianti dei "carbonara master” brillino per originalità e fantasia. La piccola rassegna delle carbonare d'autore attraversa la penisola*: da Norbert Niederkofler con la sua carbonara "tirolese” a quella salutare dello chef nipponico trapiantato a Roma, Kotaro Noda, passando per quella di mare di Mauro Uliassi fino a quella di Arcangelo Dandini e Heinz Beck (vedi focus 3). Negli anni è diventata gourmet, amata da foodie e Millennials, tra i piatti più richiesti nel food delivery.

L'Osservatorio di Just Eat, app leader mondiale nel mercato del digital food delivery, ha analizzato l'andamento degli ordini della carbonara ed è emerso che è apprezzata e ordinata tutto l'anno, da Nord a Sud, con un picco nel mese di gennaio, soprattutto nel week end. Nel 2023 sono stati ordinati a domicilio quasi 23 mila kg di carbonara, tra ricetta classica e varianti. Sul podio dei piatti a base di carbonara più ordinati, si piazzano al primo posto gli spaghetti (o rigatoni e tonnarelli), seguiti dalla pizza e dal supplì. Una curiosità legata alle abitudini locali delle principali città italiane: a Roma domina il supplì alla carbonara; a Bologna gli spaghetti alla carbonara; i genovesi preferiscono la pizza alla carbonara; a Napoli vince un mix napoletano e romano con la frittatina di pasta alla carbonara, mentre a Milano, Torino, Trieste e Palermo amano la tradizione e il piatto più ordinato sono gli spaghetti alla carbonara; 

LA PRESIDENTE DEI PASTAI: "LA CARBONARA È SINONIMO DI RINASCITA E LIBERTÀ, VALORI ATTUALI”

Secondo Margherita Mastromauro, Presidente dei pastai di Unione Italiana Food, "La carbonara rappresenta il piatto della Rinascita, che segna l'uscita dalla guerra e l'inizio del boom economico. È sinonimo di libertà e le tante versioni in tutto il mondo di questo piatto ne sono la prova. L'equazione della Carbonara perfetta è una sfida che appassiona milioni di foodies e chef di tutto il mondo. Abbiamo voluto organizzare questa ricorrenza per andare oltre l'idea di ricetta ideale. La pasta ha così successo nel mondo perché è buona e versatile ed esistono ottime Carbonare che includono anche ingredienti 'alternativi'. Così come il mondo, questa ricetta è bella perché è varia: l'importante è godersi il piatto, meglio se in compagnia”. Perché il piatto di pasta più social è anche quello che condividiamo con più piacere con i nostri cari: una ricerca commissionata dai pastai di Unione Italiana Food all'Istituto Piepoli ha rivelato che per 9 italiani su 10 (95%) la Carbonara si mangia sempre in compagnia, soprattutto in famiglia.

CARBONARA STORY, UN PIATTO DELLA NECESSITÀ NATO (FORSE) IN TEMPO DI GUERRA

Forse la Carbonara è così amata e replicata perché le sue origini sono incerte e nessuno, neanche in Italia, può ancora appropriarsene al 100%. Secondo diverse fonti letterarie, questo piatto della tradizione avrebbe origini più recenti di quanto si creda. La prima ipotesi è che l'avrebbero inventata gli americani. Sarebbe nata nel 1944 dall'incontro fra la pasta italiana e gli ingredienti della 'Razione K' dei soldati americani (tuorlo d'uovo in polvere e bacon). Risalendo la Penisola, i militari americani accompagnavano la 'Razione K' agli spaghetti per integrare la dose di carboidrati. Una curiosità: l'inventore della Razione K è proprio quell'Ancel Keys, che, anni dopo, avrebbe "scoperto” la dieta mediterranea! Questa tesi è supportata anche da Marco Guarnaschelli Gotti, autore della Grande Enciclopedia della Gastronomia. La seconda ipotesi è che il piatto sarebbe stato 'inventato' dai carbonai appenninici (carbonari in romanesco), che lo preparavano usando ingredienti di facile reperibilità e conservazione. La carbonara in questo caso sarebbe l'evoluzione del piatto detto 'cacio e ova', di origini laziali e abruzzesi. Un'altra ipotesi ricondurrebbe l'origine della ricetta alla cucina napoletana. Questa tesi individua in alcune ricette presenti nel trattato del 1837 Cucina teorico-pratica di Ippolito Cavalcanti una possibile origine della pietanza. 

LO CHEF MAX MARIOLA: "DA ESALTARE LE VERSIONI REGIONALI CON INGREDIENTI A KM ZERO”

Non può mancare il commento di uno chef romano che della Carbonara ne ha fatto un cavallo di battaglia: "La Carbonara incarna lo spirito di creatività e innovazione – afferma Max Mariola, cuoco, conduttore televisivo e youtuber italiano sbarcato da poco anche a Milano con il suo ristoranteè un piatto che si distingue per la sua capacità di adattarsi alle preferenze personali e regionali. Ogni città ha la sua versione, con la presenza di ingredienti a Km zero e ne è la prova anche la primissima ricetta scritta nel '54, con l'utilizzo del gruviera, il cui consumo era molto frequente al nord. Questa scelta, probabilmente, ha risentito dell'influenza del dopoguerra, quando reperire ingredienti al di fuori delle proprie regioni era estremamente difficile, se non impossibile. Da qui l'importanza di utilizzare ciò che era a disposizione. Poi, la popolarità della carbonara romana può essere attribuita a diversi fattori. Circa quindici anni fa, la cucina romana, con i suoi piatti, ha conosciuto un enorme successo a livello internazionale. Guardando al futuro me la immagino come un ponte tra tradizione e innovazione, capace di accogliere e rispecchiare la diversità culturale e alimentare del mondo moderno”.

MARATONA SOCIAL IL 6 APRILE: COME PARTECIPARE

Per partecipare all'evento virtuale le regole sono semplici: il 6 aprile, a partire dalle ore 12 (CET) basterà seguire gli hashtag #CarbonaraDay e #Carbonara70 e cimentarsi nella propria versione in dirette video, condividere opinioni, foto e consigli su Instagram, Facebook e Twitter. In qualità di eccellenza italiana celebre nel mondo, il Carbonara Day anticipa la Giornata Nazionale del Made in Italy (15 aprile), istituita quest'anno dal MIMIT e dedicata alla promozione della creatività e dell'eccellenza italiana, coinvolgendo Istituzioni, scuole e imprese, con eventi dedicati. Unione Italiana Food aderisce alla Giornata e sono numerose le iniziative sul territorio che le aziende associate hanno attivato nella settimana dal 15 al 21 aprile.

 

UNIONE ITALIANA FOOD

Roberta Russo        06 80910724 - 342 3418400 - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

TIGULLIO EXPO 2023: QUATTORDICESIMA GARA DI PESTO AL MORTAIO

 

di Virgilio Pronzati

 

Presentati da Stefania Passaro i concorrenti all’opera

 

Mauro Barra assessore al turismo del Comune di Rapallo? Magari. Cardiologo per tanti anni e presidente dell’Associazione Onlus Il Cuore, organizza da ben ventidue anni la manifestazione Tigullio Expo a Rapallo. Iniziativa di successo che per cinque giorni attira migliaia di visitatori e turisti. Una vetrina di eccellenze nel settore  turistico, artigianale ed enogastronomico, che promuove il territorio dell’intero Tigullio.  Ma Tigullio Expo 2018 non è stata solo un’esposizione, ma anche una rassegna di eventi culturali e spettacoli musicali.

 

La vincitrice della gara del pesto Paola Ardizzone tra Roberto Ciccarelli e Mauro Barra 

 

Tra gli eventi più seguiti dai buongustai, la Gara di Pesto al mortaio (organizzata come le scorse edizioni, dal Club enogastronomico il Gambero Blu presieduto da Raffaele Oliviero) giunta quest’anno alla quattordicesima edizione, tenutasi quest’anno nei suggestivi Chiostro della Musica. Otto i finalisti di questa edizione presentata dal dr Mauro Barra Presidente di Tigullio Expo, condotta dal poliedrico Guido Porrati di Parla come Mangi, con gli interessanti interventi di Stefania Passaro e Roberto Ciccarelli dell’  Ass.ne  “ Siamo Gente di Mare “ .  

 

Da six: Maria Cristina Vendrame seconda classificata, Roberto Ciccarelli, Mauro Barra, Virgilio Pronzati e Stefania Passaro

 

Prima della competizione, alcuni consigli sulla preparazione del pesto da chi ha scritto e, la corretta realizzazione del pesto di Roberto Ciccarelli, partecipante a MasterChef Italia, vincitore di moltissime gare di pesto al mortaio, ed in altre iniziative nazionali di successo. 

Gli otto agguerriti concorrenti hanno avuto poco più di venti minuti per aggiudicarsi a colpi di pestello i primi tre posti. Ognuno con le proprie tecniche ma tutti con lo spirito di gareggiare. Il risultato globale è stato senza dubbio di buon livello.

 

Da dx: Roberto Ciccarelli, Mauro Barra, Virgilio Pronzati e Michele Barbera 3° classificato

 

La giuria composta da Roberto Ciccarelli, Raffaele Oliviero, Virgilio Pronzati e Olga Sofia Schiaffino, dopo una attenta e severa valutazione, ha stilato la seguente classifica: 1° Paola Ardizzone; 2° Maria Cristina Vendrame; 3° Michele Barbera. A pari merito Giuseppe Brocchieri, Grazia Francolini, Karim El Kamili, Miriam El Kamili e Naimi Souad. I primi tre classificati sono stato premiati con pregiati prodotti tipici del Tigullio e diploma; quest’ultimo donato anche ai restanti partecipanti alla gara. L’anno prossimo la Gara di Pesto sarà probabilmente un’eliminatoria del Campionato del Mondo di Pesto al Mortaio. Ha chiuso l'evento Guido Porrati  con un' applaudita degustazione di un extravergine,

 

Mauro Barra con i concorrenti e i giudici della gara del pesto al mortaio

 

 

La ricetta del Pesto Genovese

 

Realizzata e registrata da Virgilio Pronzati e Luigi Barile e proposta nei Corsi per degustatori di pesto promossi dalla Provincia di Genova

 

Dosi e ingredienti per 1 kg: 30% di Basilico genovese DOP (di Prà o d’altre località della Liguria); 3% di aglio di Vessalico (comune in provincia d’Imperia); 10-12% di pinoli di Pisa prima scelta; 20-22% di Parmigiano Reggiano Dop di 30 mesi grattugiato; 5% di Pecorino Sardo Dop di 15 mesi grattugiato; 1-1,5% di sale grosso marino; 24-26% di olio extravergine Riviera Ligure Dop (dolce e maturo).

 

Preparazione: togliere le foglie di basilico dalle piantine, lavarle e farle asciugare su carta assorbente o nella centrifuga, facendo attenzione a non schiacciarle. Porre l’aglio già mondato nel mortaio, pestarlo col pestello d’olivo o di frassino fin tanto da ridurlo in poltiglia, unire i pinoli e pestare, amalgamando così i due ingredienti. Unire il basilico e il sale e schiacciare - senza più pestare - a lungo roteando col pestello, mentre con l’altra mano si fa girare il mortaio nel senso opposto,  sino ad ottenere un composto omogeneo. Aggiungere i formaggi e, sempre, roteando, incorporare l’olio versato a filo. Se il pesto fosse troppo denso, diluirlo con un cucchiaio d’acqua calda della cottura della pasta.

 

Avvertenze: le foglie, necessariamente asciutte, non devono minimamente essere stropicciate, perché le vescicolette contenenti gli oli essenziali poste sulla pagina superiore della foglia, rompendosi, provocano un’ossidazione del colore e degli aromi, rendendo prima il pesto verde sbiadito-marrone o verde scuro, e poi con note verde-nero, dall’aroma solamente erbaceo. Il pesto fatto nel frullino elettrico, a parte che viene una salsa emulsionata simile ad una crema, scaldandosi per l’alta velocità si ossida in parte anch’esso e fa quintuplicare l’effetto piccante dell’aglio conferito  dall’allicina (solfuro di zolfo). Il mortaio era e deve rimanere un attrezzo di cucina, poiché l’aglio pestato nel mortaio non si scalda; inoltre il sale messo assieme alle foglie di basilico, sotto l’azione roteante del pestello, le sminuzza finemente e, essendo il sale igroscopico, ne rallenta l’ossidazione. I pinoli, considerandoli un’aggiunta fatta verso la fine del 1800, possono essere anche facoltativi, benché aggiungono morbidezza per il contenuto di alcuni acidi grassi, che si trovano anche nell’olio extravergine di oliva. Obbligatorio invece l’aglio, che trova perfetta armonia col basilico genovese. Chi lo toglie (Dio lo punisca) abbia l’onestà di non chiamarlo più pesto, ma semmai salsa al basilico. Infine, perché l’olio deve essere maturo e dolce? Semplice: l’olio oltre a far da solvente per le sostanze aromatiche, conferisce il perfetto amalgama, esaltando l’aroma del basilico ed attenuando il piccante dell’aglio.

 

Bruxelles 2006 :  Virgilio Pronzati, Luigi Barile e Franco Fassone illustrano il pesto e il basilico genovese a tre funzionari esteri dei rispettivi Ministeri dell’Agricoltura

 

 

VENERDÌ  29 SETTEMBRE  2023 TORNA "IL MARE È SERVITO"

 

 

Esperienza culinaria indimenticabile alla scoperta dei tesori gastronomici del mar ligure!

 

Questo straordinario evento è organizzato dal  FLAG Gruppo di Azione Costiera Savonese  in collaborazione con il  Comune di Savona

Durante ogni evento, uno chef professionista lavorerà a stretto contatto con un pescatore locale per preparare un autentico piatto tipico ligure a base di pesce freschissimo. 

Informazioni e link per iscriversi qui:  "Il mare è servito!" eventi al Mercato Civico di Savona e al Molo dei Pescatori di Noli

 

 

CAVIAR MILAN SBARCA SU COSAPORTO

 

 

Al via la partnership d’eccellenza L’autentico caviale persiano direttamente a casa grazie al servizio di consegna a Milano, Santa Margherita Ligure e Forte dei Marmi

 

Cosaporto, la piattaforma di Quality Delivery attiva nelle maggiori città italiane oltreché a Londra, ha riservato ai clienti di Milano, Santa Margherita Ligure e Forte dei Marmi, la vetrina dedicata ai prodotti di Caviar Milan. Il vero persiano diventa così una nuova proposta per la clientela di Cosaporto che potrà selezionare, acquistare e richiedere la consegna a domicilio di quattro differenti tipologie della “perla del Mar Caspio”.

“Aggiungiamo un ulteriore tassello allo sviluppo commerciale del nostro brand – spiega Mahsa Mehrnam, founder di Caviar Milan - e lo facciamo con un partner che è sinonimo di qualità ed eccellenza, nella sua proposta e nel servizio reso alla clientela. Con Cosaporto miriamo a consolidare la conoscenza di Caviar Milan nella città dove siamo nati e dove abbiamo aperto la prima boutique, ma anche a estenderla in location strategiche come Santa Margherita Ligure e Forte dei Marmi, dove gli stessi milanesi possono ritrovare il nostro caviale e dove, allo stesso tempo, i turisti possono concedersi una coccola gourmet”.

“Con Caviar Milan – ribadisce Stefano Manili, ideatore di Cosaporto – il nostro catalogo si arricchisce di una serie di prodotti di grande qualità. Rispondiamo così alla richiesta dei nostri clienti di avere proposte di grande eccellenza come lo sono le tipologie di caviale di Caviar Milano, fra le migliori reperibili sul mercato, che abbiamo selezionato per la nostra piattaforma”.

Caviar Milan presenta su Cosaporto quattro varianti di caviale: Royal Baerii, Royal Beluga, Imperial Beluga e Almas Beluga. Il primo nasce da uno degli storioni più piccoli, di contro il Royal Beluga, da quelli più grandi, mentre l’Imperial Beluga, poi proviene da due esemplari Huso di razza purissima, e infine l’Almas Beluga, il più pregiato caviale in commercio, di rarissimo dal colore brillante, lo stesso colore di un diamante, dovuto alla mancanza di melanina, prerogativa genetica di pochissimi membri della specie Huso Huso.

Allevati in Iran, sulle sponde meridionali del Mar Caspio, gli storioni selezionati da Caviar Milan nuotano in vasche in cui è stato ricreato il loro habitat naturale. Grazie all’utilizzo dell’acqua e della sabbia degli affluenti del grande lago salato, i pesci possono crescere in un ambiente del tutto simile all'originale, senza alcun intervento artificiale. La freschezza è garantita da metodi di conservazione naturali, mettendo, cioè, sotto sale le uova prima del loro confezionamento. Il prodotto arriva infine in Italia per via aerea rispettando rigorosamente la catena del freddo.

 

Caviar Milan
Flagship Store: via della Moscova 27, Milano
Dal lunedì al martedì dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 20.00; sabato dalle 10.00 alle 20.00 Chiuso dal 7 al 20 agosto compresi
Disponibile su Cosaporto.it
@caviarmilan_official

MILLEFOGLIE DI SALMONE AL NATURALE FUMARA, RISO YUME, AVOCADO E CAVIALE DI SALMONE

 

 

 

iI sapore fresco e delicato della nuova ricetta estiva firmata Foodlab

 

Un ‘millefoglie’ dal gusto delicato a base di riso e salmone. Et voilà, una nuova ricetta ideata da Gianpaolo Ghilardotti, lo chef-imprenditore alla guida di Foodlab, azienda italiana con sede nella food valley parmense che da oltre 20 anni importa, lavora e distribuisce in tutta Italia salmoni e altre specialità ittiche provenienti dai freddi mari del Nord.

Un piatto fresco, dai sapori intriganti, bello a vedersi e semplice da prepararsi. Sarà un piacere portarlo a tavola questa estate.

 

La delicatezza del Salmone Norvegese al naturale della linea Fumara, si combina armoniosamente con la fragranza del riso yume che, di derivazione giapponese, è particolarmente adatto per la preparazione del sushi. L'avocado, cremoso e dalla consistenza quasi burrosa, aggiunge un tocco di colore e una nota tropicale. Il caviale di salmone, infine, regala eleganza alla composizione e un retrogusto delicato al palato. 

 

Millefoglie di salmone al naturale Fumara, riso yume, avocado e caviale di salmone

 

Ingredienti (per 4 persone) Tempo di preparazione: 15 minuti

 

  • 150 g riso Yume per sushi
  • 200 g Salmone Norvegese al naturale Fumara
  • n° 1 avocado
  • qb olio evo, caviale salmone, pepe nero

 

Preparazione:

  • Cuocere il riso Yume e una volta pronto condirlo con un filo d’olio
  • Stenderlo con il mattarello tra due fogli di carta da forno. Con dei coppapasta quadrati tagliare il riso e il Salmone Norvegese al naturale Fumara e stratificare, alternando gli ingredienti.
  • Affettare l’avocado e posizionarlo a corona del millefoglie, aggiungere un poco di caviale di salmone e una grattugiata di pepe nero.

 

Il piatto è pronto per essere servito e decorato con qualche fogliolina di basilico viola.

 

Foodlab nasce nel 2000 nel cuore della food valley parmense dall’idea imprenditoriale di tre fratelli - Gianpaolo, Francesco ed Elisabetta Ghilardotti - che trasformano la loro passione per la cucina in un’azienda specializzata nella lavorazione e commercializzazione di salmone affumicato, marinato e aromatizzato e di altre tipologie di pesce affumicato. Tanta strada è stata fatta da allora: oggi l’azienda si muove da leader nel proprio mercato di riferimento. Nell’attuale stabilimento di Polesine Zibello, in provincia di Parma (recentemente ampliato) trovano lavoro circa 120 dipendenti (che salgono a circa 250 nel periodo di massima attività) e vengono lavorate ogni anno 5.000 tonnellate di materie prime. Il fatturato 2022 è stato di circa 43 milioni di euro. Ogni giorno le famiglie italiane e gli chef dei migliori ristoranti gustano e utilizzano i salmoni Foodlab. 

www.foodlab.net – www.fumara.it

 

Francesco Pieri 

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