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Gastronomia

SAGRA DELLA PECORA A CIVITA CASTELLANA

 

 

La Sagra della Pecora compie 13 anni e, per la seconda volta consecutiva, dopo il successo della scorsa edizione che ha registrato 7000 partecipanti, torna a Civita Castellana con una gustosa proposta estiva lunga due fine settimana.

 

Il 12-13-14 e 19-20-21 Luglio 2024, l’Associazione con l’omonimo nome della Kermesse ha scelto lo storico borgo del viterbese per offrire una serie di piatti degustazione a base di uno dei prodotti più prelibati del territorio. I menu, a base di piatti di pecora, vedono un grande ritorno delle polpette e delle costolette fritte ma vi saranno anche alternative per gli allergici al glutine, con spazi e menu appositamente dedicati.

 

Prezzi popolari e menu alla carta (fisso solo per il menu senza glutine) con possibilità di assaporare un menu completissimo alla modica cifra di € 18,00 

Tutte le sere, inoltre, sono previste performance di musica dal vivo, con diversi gruppi, tra cui Bop Frog, 1000 note DJ Misael, Ukus in fabila, Stramavoglia, e il ritorno di Gianni Drudi, ideatore dell’inno della sagra, per l’ultima serata.

 

La Sagra della Pecora si tiene a Viale Fiume Treja, nel parco vicino al mercato settimanale di Civita.

L’apertura delle cucine è prevista alle ore 19.30. Non è prevista la prenotazione ma si consiglia di arrivare presto, soprattutto il sabato sera

 

Infoline: + 39 366 2356728 -  Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

MENU ALLA CARTA:

Gnocchi al castrato

Gnocchi all'amatriciana

Ravioli di pecora

Pecora alla brace

Pecora alla callara

Polpette di pecora

Costolette fritte

Arrosticini

Salsicce di maiale

Cicoria ripassata

Patatine fritte

Torta ricotta e pistacchio

Tiramisù

Cocomero 

MENU GLUTEN FREE (fisso, attivo tutti i giorni, € 20,00):

Gnocchi al castrato

Spezzatino di pecora in salmì

Cicoria ripassata

Tortino di ricotta e pere

 

 

Elisabetta Castiglioni

SOTTO IL SUOLO DELLA TOSCANA: LA PANIERINA DEL MINATORE

 

Piatti di Pirite’ una cena a 14 mani nello scenario del Parco Museo Minerario di Gavorrano (GR)

 

La tavola è da sempre luogo privilegiato di scambio e dialogo, ma spesso il cibo stesso racconta la storia culturale e materiale di un luogo. Ecco che la “Panierina del Minatore”, così era chiamato questo portavivande, ha molto da svelare sulla vita quotidiana di chi lavorava nelle miniere. Intanto il materiale con cui è realizzata: il metallo, che permetteva di proteggere il prezioso contenuto dagli attacchi dei roditori. Una vera e propria “armatura” che costituiva un baluardo per il legame con la famiglia e gli affetti, l'unico momento di piacere all'interno del ventre della terra.

 

Ciascun minatore portava da casa la propria Panierina, preparata ad arte dalle donne della famiglia: un capolavoro di equilibrio che combinava cibi nutrienti per dare energia e sostentamento, economici e al contempo buoni per appagare il gusto, e di equilibrismi: l'arte di sistemare i vari elementi in modo da far entrare tutto in spazi ridotti, senza rovinare nulla.

La “Panierina del Minatore” conteneva la gavetta detta dai minatori maremmani caldaino, costituita da due parti impilate l’una nell’altra e che si poteva scaldare contenente di solito un primo. Poi c’era un termos per il caffè e anche una bottiglia di vetro e il pane. La frutta solo quando c’era. Il cibo spesso era costituito da avanzi anzi, spesso si cucinava di più la sera prima per avere pronto il giorno dopo i piatti da portar via. Il tipo di cucina era legato a quello della tradizione familiare e del territorio.

 

Per ricordare questo pezzo importante della storia della Maremma e il recente passato minerario delle Colline Metallifere è stata organizzata la cena: “Piatti di Pirite”, in ricordo del minerale che veniva estratto da queste miniere, che si svolgerà negli ex Bagnetti di Gavorrano il 26 giugno. Sette ristoratori di Gavorrano (Gotti e Morsi, Bellavista, Passo Carraio, Morgante, Vecchia Hosteria, Enoristorante Boccaccio, Pizza Cartoon) proporranno un menù ispirato alla “Panierina” con alcuni piatti come panzanella, tortelli Maremmani (il piatto delle feste), acquacotta, maialino e il cialdone di Caldana, dolce tipico della frazione del Comune di Gavorrano, tanto che ogni famiglia aveva il suo stemma sullo strumento con cui veniva realizzato. La cena verrà servita nel caldaino di metallo, che poi resterà ai commensali come ricordo. 

 

Il cibo come recita il claim del progetto regionale di Vetrina Toscana, di cui l'evento fa parte, è: “un viaggio nel viaggio” e come tale porta ad esplorare luoghi nuovi lontani dalle solite mete turistiche. Prima della cena i commensali potranno visitare il Museo in galleria del Parco nazionale delle Colline Metallifere - e fare una passeggiata al geosito del Teatro delle rocce, un tempo occupato dalla cava di calcare. Nel fronte di cava è stato realizzato un grande anfiteatro in materiale lapideo adatto per rappresentazioni teatrali all’aperto. Il teatro, che evoca la forma di un antico teatro greco, è stato ideato per divenire “parte della cava”. I gradoni che ospitano i posti per gli spettatori sono stati concepiti per seguire l’andamento del fronte fino a fondersi in maniera unica e suggestiva nei punti di contatto con la parete rocciosa. Il Parco Nazionale delle Colline Metallifere, dal 2010 è un geoparco della rete UNESCO noto come “Tuscan Mining UNESCO Global Geopark”. 

 

La cena aprirà Girogustando, la rassegna enogastronomica realizzata da Cat Confesercenti Toscana, con Confesercenti Grosseto, Camera di Commercio della Maremma e del Tirreno attraverso Vetrina Toscana, il progetto della Regione con il supporto di Unioncamere Toscana che promuove il turismo enogastronomico,  con la regia di Toscana Promozione Turistica coadiuvata da Fondazione Sistema Toscana.

La cena è stata resa possibile anche grazie al patrocinio del comune di Gavorrano, la collaborazione dell'associazione ristoratori di Gavorrano, la Pro loco, il Consorzio tutela vini di Maremma, il Parco nazionale delle Colline Metallifere. Si ringrazia Fausto Costagli che è in uscita con il libro la “Panierina del minatore”, Ouverture editore.

 

Daniela Mugnai

HANSIK - VIAGGIO NELLA CUCINA COREANA COME IL K-FOOD ENTRA NEI PIATTI DEGLI ITALIANI

 

 

Showcooking con degustazione dei prodotti coreani con lo chef Min-seok Kim del ristorante Soot

 

Il Consolato Generale della Repubblica di Corea a Milano, in collaborazione con il Ministero dell'Agricoltura, delle Foreste e degli Affari Rurali e la Korea Agro-Fisheries & Food Trade Corporation (aT) ha presentato – “Hansik – Viaggio nella Cucina Coreana”.

  L’evento con showcooking che si è svolto nello showroom Signature Kitchen Suite  in via Manzoni a Milano per promuovere i prodotti agroalimentari coreani e i liquori tradizionali, è stato organizzato in occasione del 140°anniversario delle relazioni diplomatiche tra Corea e Italia nel 2024.Ai fornelli lo chef Min-seok KIM del ristorante coreano Soot a Milano che ha proposto una cena di gala con ricette inedite fusion con prodotti agroalimentari della cultura culinaria coreana

“Confido che l’evento di oggi, oltre a permettere di approfondire la comprensione del pubblico italiano rispetto alla nostra cultura culinaria buona e salutare, possa contribuire a favorire una maggiore collaborazione tra i nostri due paesi e a rafforzare la reciproca amicizia e cooperazione in diversi settori” - ha dichiarato il Console Generale della Repubblica di Corea Hyung-shik KANG  “Sia gli italiani sia i coreani – ha affermato la Direttrice dell'Ufficio di Parigi dell'aT, Sang Hee NAM - condividono una sincera passione per il cibo, comprendendo il valore dello slow food e l'importanza di tramandare le ricette tradizionali alle giovani generazioni.

Questo evento odierno, centrato sul tema comune della cucina, sarà una esperienza creativa che supererà le barriere del tempo e dello spazio”.“Ho iniziato la mia carriera culinaria con la cucina italiana in Corea – ha spiegato lo chef Min-seok KIM - e dopo il mio arrivo in Italia nel 2014, ho continuato a perfezionare le mie competenze. Tuttavia, ho sempre nutrito il desiderio di promuovere la cucina coreana in Italia. Spero che anche questo evento possa essere un ulteriore passo verso una sua maggiore popolarità”.All'evento hanno presenziato il celebre chef Claudio Sadler, la critica gastronomica Fiammetta Fadda, Enzo Vizzari Direttore delle Guide dell’Espresso, Fulvio Zendrini docente del corso di Food e Wine dell'Università IULM, numerosi operatori del settore della ristorazione locale, rappresentanti delle principali fiere agroalimentari di Milano tra cui Milano Wine Week, nonché ospiti istituzionali quali il Sottosegretario con delega alle Relazioni Internazionali ed Europee di Regione Lombardia Raffaele Cattaneo, la Decana del Corpo Consolare di Milano e della Lombardia Verónica Crego Porley e il Segretario Regionale per la Lombardia del Ministero della Cultura Francesca Furst.  

Isaac Cozzi

CARBONARA DAY (6 APRILE): COMPIE 70 ANNI IL PIATTO PIÙ AMATO E REPLICATO AL MONDO

 

DAL 1954 AD OGGI, ECCO LA LUNGA STORIA DI UNA RICETTA SINONIMO DI LIBERTÀ

 

  • Nel 1954 fu pubblicata per la prima volta in Italia la ricetta della Carbonara sul mensile La Cucina Italiana. In principio furono aglio, gruviera e pancetta: partiamo da qui per raccontare la storia di un piatto simbolo dalle origini incerte.
  • Dopo la mobilitazione social dello scorso anno – ne hanno parlato 1 miliardo di pasta lovers – il 6 aprile i pastai di Unione Italiana Food tornano a celebrare il piatto di pasta più goloso con l'ottava edizione del #CarbonaraDay. Coinvolti Twitter, Facebook e Instagram per chiedere a chef, blogger ed esperti di food di condividere la propria versione della carbonara.
  • La Presidente dei pastai di Unione Italiana Food, Margherita Mastromauro: "La Carbonara è un piatto che unisce, nato in tempo di guerra e diventato simbolo di libertà e convivialità: valori ancora molto attuali, che vanno celebrati”.

 

Ci sono ricette capaci di emozionarci anche fuori dal piatto. La Carbonara è il caso più eclatante, tanto da meritarsi una giornata tutta sua. Torna il 6 aprile il #CarbonaraDay, la spaghettata social più amata al mondo che giunge quest'anno alla sua ottava edizione.

L'evento, voluto dai pastai di Unione Italiana Food, unisce appassionati e buongustai sul piatto di pasta più amato, replicato e discusso al mondo che, quest'anno, ha un motivo in più per essere celebrato.

Pubblicata per la prima volta in Italia nel 1954 sulle pagine del periodico La Cucina Italiana, la ricetta della carbonara quest'anno compie 70 anni. Un compleanno impossibile da non festeggiare, con uno sguardo al passato, uno al futuro e, più in generale, al rapporto tra tradizione e contaminazione in cucina.

 

70 ANNI DI CARBONARA: IN PRINCIPIO FURONO AGLIO, GRUVIERA E PANCETTA

Si fa presto a dire Carbonara: migliaia di interpretazioni e le sue origini controverse la confermano come la ricetta più amata, interpretata e discussa in tutto il mondo. Secondo il rapporto dell'Accademia Italiana della Cucina è la ricetta più interpretata all'estero. C'è chi è fedele all'originale, chi propone variazioni sul tema e chi la stravolge con versioni irriconoscibili. Ma è possibile ricostruire l'esatta origine di uno dei piatti di pasta più famosi al mondo? Si può partire da una data o da un evento per raccontare l'avventurosa storia di un piatto simbolo della cucina italiana?

In principio furono aglio, gruviera e pancetta (vd. focus 1 per la ricetta originale). Quanto basterebbe ai giorni nostri per provocare tumulti popolari. Ma si può partire da qui, dalla prima ricetta mai pubblicata in Italia 70 anni fa, per raccontare la storia di un piatto simbolo, le cui origini sono incerte, che ha acquistato fama e successo in Italia e nel mondo e che vede nella città di Roma il suo epicentro. Per questo il tema dell'8° #CarbonaraDay è #Carbonara70. L'anno scorso ne hanno parlato oltre 1 miliardo di pasta lovers e i pastai italiani di Unione Italiana Food celebrano il piatto di pasta più goloso su Twitter, Facebook e Instagram, per chiedere a tutto il mondo di condividere la propria versione della "carbonara”. 

METAFISICA DELLE ORIGINI: LE CITAZIONI PRINCIPALI DELLA STORIA DELLA CARBONARA IN SEI TAPPE

Raccontare le origini della carbonara significa raccontare la storia delle abitudini alimentari di un popolo. Lo studio cronologico ci consente di tracciare il percorso che ha portato a quella che oggi definiamo la ricetta classica (pasta, guanciale, uova, pecorino e pepe) e, sebbene la storia della carbonara sia molto più dettagliata (vd. focus 2), ecco una sintesi delle principali citazioni letterarie in sei tappe (elaborate dai libri "La Carbonara non esiste” di Alessandro Trocino e "La Carbonara perfetta” di Eleonora Cozzella):

- 1950: la prima citazione in assoluto è in un articolo del quotidiano La Stampa. Il contesto è la Festa de' Noantri di Trastevere che ospitò papa Pacelli, Pio XII. L'autore cita, tra i tanti ristoranti, "Ceseretto alla Cisterna”, il cui oste accolse per primo gli ufficiali americani giunti in Trastevere in cerca degli spaghetti alla carbonara.

- 1951: si parla di film italiano, "Cameriera bella presenza offresi” (che tra gli autori porta firme del calibro di Fellini, Age&Scarpelli, De Benedetti). Aldo Fabrizi fa un colloquio di lavoro con Maria (Elsa Merlini) e le chiede: "Scusi un momento, senta un po', ma lei li sa fare gli spaghetti alla carbonara?”. Maria scuote la testa sconsolata ma è la prova che gli spaghetti alla carbonara sono già un piatto d'eccellenza.

- 1952: è l'anno che consacra il piatto, con la pubblicazione della ricetta, non in Italia, su una guida gastronomica di Chicago. L'autrice, Patricia Bronte, parla della carbonara di Armando's, ristorante di due italiani, fatta con "tagliarini (thin wide noodles), mezzina (italian bacon) e Parmesan cheese”. Sempre nello stesso anno, le cronache del Corriere della Sera raccontano della passione per questo piatto di Gregory Peck, stabilitosi ad Anzio per le riprese di "Vacanze romane”.

- 1954: la rivista "La Cucina Italiana” pubblica la ricetta numero 288, "Spaghetti alla carbonara”, all'interno della rubrica "Ricetta richiesta”, sollecitata da un lettore. C'è l'aglio (che va schiacciato e tolto), c'è il formaggio "gruviera” e c'è la pancetta. E nello stesso anno se ne occupa il New York Times e l'Ente italiano del turismo.

- 1960: Luigi Carnacina, primo grande gastronomo e autore di ricette, consacra la carbonara nel libro "La grande cucina”, per la prima volta viene introdotto il guanciale al posto della pancetta. Ma c'è un'altra novità: l'introduzione della panna per aumentare la cremosità del piatto.

- 1966: Carlo Santi e Rosino Brera citano ne "Il grande libro di cucina” la ricetta, che somiglia in tutto e per tutto a quella più utilizzata ai giorni nostri, consigliando di usare solo tuorli e non uova intere. 

CLASSICA, TRADIZIONALE O ALTERNATIVA? PER IL NEW YORK TIMES SONO 400 LE VARIANTI NEL MONDO

Per i puristi esiste solo una maniera per farla e 5 ingredienti canonici: pasta, guanciale, pecorino, uovo, pepe. Gli innovatori invece credono che non debbano esserci limiti alle reinterpretazioni di questa ricetta. La verità sta nel mezzo. La carbonara è il piatto che vanta più imitazioni nella storia della gastronomia recente: il New York Times cita in un articolo di Ian Fisher "Pasta Carbonara, an Unlikely Stand-In” un anonimo storico secondo il quale ci sarebbero 400 versioni di carbonara in giro per il mondo.

E, sempre più spesso, l'ispirazione arriva dal web. Ad oggi oltre 1 milione sono i contenuti su Instagram dell'hashtag #Carbonara. Secondo Unione Italiana Food, la Carbonara risulta il laboratorio della pasta che intercetta nuovi stili di vita alimentare e modalità di consumo, tra rielaborazioni e improvvisazioni dell'ultimo minuto e ingredienti nuovi e non convenzionali. Tolte le varianti e le eccezioni, ci siamo attestati oggi su una ricetta che in questo secondo decennio del XXI secolo si può considerare quella più diffusa per la carbonara. Non la migliore, non la tradizionale, non la "perfetta” ma quella più diffusa e apprezzata, la "classica” in contrapposizione alla "tradizionale”, quella del '54, per intenderci.

Da un'indagine condotta da AstraRicerche su un campione di 1.000 italiani (18-65enni) emerge che 7 su 10 conoscono gli ingredienti necessari, considerando come imprescindibili guanciale (e, con una discreta tolleranza, pancetta), uova, pecorino o parmigiano e pepe.

Ma se 6 italiani su 10 si dichiarano fedeli alla ricetta classica, non manca un certo estro interpretativo: 1 italiano su 5 (soprattutto uomini) si avventura nelle "diversamente carbonare” con un ingrediente fuori dagli schemi: panna (6.5%) o latte (3.1%), peperoncino (5.2%), prezzemolo (4.4%), pomodoro (3.8%).

Non solo: c'è chi utilizza il prosciutto al posto del guanciale (3.5%) o componenti 'veg' (funghi 2.5%, pisellini 2.2%, zucchine 2.1%). Non mancano, infine, le declinazioni regionali di (non) Carbonara, utilizzando le eccellenze del territorio. 

NEL 2023 QUASI 23 MILA KG DI CARBONARA ORDINATI A DOMICILIO (JUST EAT)

La querelle sulla sua preparazione coinvolge da sempre milioni di food lovers ed esponenti dell'alta ristorazione. Anche chef e esperti si cimentano in versioni che ne rispecchiano la tradizione o addirittura ne rompono gli schemi. Perché, si sa, non hanno bisogno del permesso per deviare dalle regole. Anzi, si sentono stretti nelle vesti dei piatti tradizionali. Non stupisce, dunque, che le varianti dei "carbonara master” brillino per originalità e fantasia. La piccola rassegna delle carbonare d'autore attraversa la penisola*: da Norbert Niederkofler con la sua carbonara "tirolese” a quella salutare dello chef nipponico trapiantato a Roma, Kotaro Noda, passando per quella di mare di Mauro Uliassi fino a quella di Arcangelo Dandini e Heinz Beck (vedi focus 3). Negli anni è diventata gourmet, amata da foodie e Millennials, tra i piatti più richiesti nel food delivery.

L'Osservatorio di Just Eat, app leader mondiale nel mercato del digital food delivery, ha analizzato l'andamento degli ordini della carbonara ed è emerso che è apprezzata e ordinata tutto l'anno, da Nord a Sud, con un picco nel mese di gennaio, soprattutto nel week end. Nel 2023 sono stati ordinati a domicilio quasi 23 mila kg di carbonara, tra ricetta classica e varianti. Sul podio dei piatti a base di carbonara più ordinati, si piazzano al primo posto gli spaghetti (o rigatoni e tonnarelli), seguiti dalla pizza e dal supplì. Una curiosità legata alle abitudini locali delle principali città italiane: a Roma domina il supplì alla carbonara; a Bologna gli spaghetti alla carbonara; i genovesi preferiscono la pizza alla carbonara; a Napoli vince un mix napoletano e romano con la frittatina di pasta alla carbonara, mentre a Milano, Torino, Trieste e Palermo amano la tradizione e il piatto più ordinato sono gli spaghetti alla carbonara; 

LA PRESIDENTE DEI PASTAI: "LA CARBONARA È SINONIMO DI RINASCITA E LIBERTÀ, VALORI ATTUALI”

Secondo Margherita Mastromauro, Presidente dei pastai di Unione Italiana Food, "La carbonara rappresenta il piatto della Rinascita, che segna l'uscita dalla guerra e l'inizio del boom economico. È sinonimo di libertà e le tante versioni in tutto il mondo di questo piatto ne sono la prova. L'equazione della Carbonara perfetta è una sfida che appassiona milioni di foodies e chef di tutto il mondo. Abbiamo voluto organizzare questa ricorrenza per andare oltre l'idea di ricetta ideale. La pasta ha così successo nel mondo perché è buona e versatile ed esistono ottime Carbonare che includono anche ingredienti 'alternativi'. Così come il mondo, questa ricetta è bella perché è varia: l'importante è godersi il piatto, meglio se in compagnia”. Perché il piatto di pasta più social è anche quello che condividiamo con più piacere con i nostri cari: una ricerca commissionata dai pastai di Unione Italiana Food all'Istituto Piepoli ha rivelato che per 9 italiani su 10 (95%) la Carbonara si mangia sempre in compagnia, soprattutto in famiglia.

CARBONARA STORY, UN PIATTO DELLA NECESSITÀ NATO (FORSE) IN TEMPO DI GUERRA

Forse la Carbonara è così amata e replicata perché le sue origini sono incerte e nessuno, neanche in Italia, può ancora appropriarsene al 100%. Secondo diverse fonti letterarie, questo piatto della tradizione avrebbe origini più recenti di quanto si creda. La prima ipotesi è che l'avrebbero inventata gli americani. Sarebbe nata nel 1944 dall'incontro fra la pasta italiana e gli ingredienti della 'Razione K' dei soldati americani (tuorlo d'uovo in polvere e bacon). Risalendo la Penisola, i militari americani accompagnavano la 'Razione K' agli spaghetti per integrare la dose di carboidrati. Una curiosità: l'inventore della Razione K è proprio quell'Ancel Keys, che, anni dopo, avrebbe "scoperto” la dieta mediterranea! Questa tesi è supportata anche da Marco Guarnaschelli Gotti, autore della Grande Enciclopedia della Gastronomia. La seconda ipotesi è che il piatto sarebbe stato 'inventato' dai carbonai appenninici (carbonari in romanesco), che lo preparavano usando ingredienti di facile reperibilità e conservazione. La carbonara in questo caso sarebbe l'evoluzione del piatto detto 'cacio e ova', di origini laziali e abruzzesi. Un'altra ipotesi ricondurrebbe l'origine della ricetta alla cucina napoletana. Questa tesi individua in alcune ricette presenti nel trattato del 1837 Cucina teorico-pratica di Ippolito Cavalcanti una possibile origine della pietanza. 

LO CHEF MAX MARIOLA: "DA ESALTARE LE VERSIONI REGIONALI CON INGREDIENTI A KM ZERO”

Non può mancare il commento di uno chef romano che della Carbonara ne ha fatto un cavallo di battaglia: "La Carbonara incarna lo spirito di creatività e innovazione – afferma Max Mariola, cuoco, conduttore televisivo e youtuber italiano sbarcato da poco anche a Milano con il suo ristoranteè un piatto che si distingue per la sua capacità di adattarsi alle preferenze personali e regionali. Ogni città ha la sua versione, con la presenza di ingredienti a Km zero e ne è la prova anche la primissima ricetta scritta nel '54, con l'utilizzo del gruviera, il cui consumo era molto frequente al nord. Questa scelta, probabilmente, ha risentito dell'influenza del dopoguerra, quando reperire ingredienti al di fuori delle proprie regioni era estremamente difficile, se non impossibile. Da qui l'importanza di utilizzare ciò che era a disposizione. Poi, la popolarità della carbonara romana può essere attribuita a diversi fattori. Circa quindici anni fa, la cucina romana, con i suoi piatti, ha conosciuto un enorme successo a livello internazionale. Guardando al futuro me la immagino come un ponte tra tradizione e innovazione, capace di accogliere e rispecchiare la diversità culturale e alimentare del mondo moderno”.

MARATONA SOCIAL IL 6 APRILE: COME PARTECIPARE

Per partecipare all'evento virtuale le regole sono semplici: il 6 aprile, a partire dalle ore 12 (CET) basterà seguire gli hashtag #CarbonaraDay e #Carbonara70 e cimentarsi nella propria versione in dirette video, condividere opinioni, foto e consigli su Instagram, Facebook e Twitter. In qualità di eccellenza italiana celebre nel mondo, il Carbonara Day anticipa la Giornata Nazionale del Made in Italy (15 aprile), istituita quest'anno dal MIMIT e dedicata alla promozione della creatività e dell'eccellenza italiana, coinvolgendo Istituzioni, scuole e imprese, con eventi dedicati. Unione Italiana Food aderisce alla Giornata e sono numerose le iniziative sul territorio che le aziende associate hanno attivato nella settimana dal 15 al 21 aprile.

 

UNIONE ITALIANA FOOD

Roberta Russo        06 80910724 - 342 3418400 - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

TIGULLIO EXPO 2023: QUATTORDICESIMA GARA DI PESTO AL MORTAIO

 

di Virgilio Pronzati

 

Presentati da Stefania Passaro i concorrenti all’opera

 

Mauro Barra assessore al turismo del Comune di Rapallo? Magari. Cardiologo per tanti anni e presidente dell’Associazione Onlus Il Cuore, organizza da ben ventidue anni la manifestazione Tigullio Expo a Rapallo. Iniziativa di successo che per cinque giorni attira migliaia di visitatori e turisti. Una vetrina di eccellenze nel settore  turistico, artigianale ed enogastronomico, che promuove il territorio dell’intero Tigullio.  Ma Tigullio Expo 2018 non è stata solo un’esposizione, ma anche una rassegna di eventi culturali e spettacoli musicali.

 

La vincitrice della gara del pesto Paola Ardizzone tra Roberto Ciccarelli e Mauro Barra 

 

Tra gli eventi più seguiti dai buongustai, la Gara di Pesto al mortaio (organizzata come le scorse edizioni, dal Club enogastronomico il Gambero Blu presieduto da Raffaele Oliviero) giunta quest’anno alla quattordicesima edizione, tenutasi quest’anno nei suggestivi Chiostro della Musica. Otto i finalisti di questa edizione presentata dal dr Mauro Barra Presidente di Tigullio Expo, condotta dal poliedrico Guido Porrati di Parla come Mangi, con gli interessanti interventi di Stefania Passaro e Roberto Ciccarelli dell’  Ass.ne  “ Siamo Gente di Mare “ .  

 

Da six: Maria Cristina Vendrame seconda classificata, Roberto Ciccarelli, Mauro Barra, Virgilio Pronzati e Stefania Passaro

 

Prima della competizione, alcuni consigli sulla preparazione del pesto da chi ha scritto e, la corretta realizzazione del pesto di Roberto Ciccarelli, partecipante a MasterChef Italia, vincitore di moltissime gare di pesto al mortaio, ed in altre iniziative nazionali di successo. 

Gli otto agguerriti concorrenti hanno avuto poco più di venti minuti per aggiudicarsi a colpi di pestello i primi tre posti. Ognuno con le proprie tecniche ma tutti con lo spirito di gareggiare. Il risultato globale è stato senza dubbio di buon livello.

 

Da dx: Roberto Ciccarelli, Mauro Barra, Virgilio Pronzati e Michele Barbera 3° classificato

 

La giuria composta da Roberto Ciccarelli, Raffaele Oliviero, Virgilio Pronzati e Olga Sofia Schiaffino, dopo una attenta e severa valutazione, ha stilato la seguente classifica: 1° Paola Ardizzone; 2° Maria Cristina Vendrame; 3° Michele Barbera. A pari merito Giuseppe Brocchieri, Grazia Francolini, Karim El Kamili, Miriam El Kamili e Naimi Souad. I primi tre classificati sono stato premiati con pregiati prodotti tipici del Tigullio e diploma; quest’ultimo donato anche ai restanti partecipanti alla gara. L’anno prossimo la Gara di Pesto sarà probabilmente un’eliminatoria del Campionato del Mondo di Pesto al Mortaio. Ha chiuso l'evento Guido Porrati  con un' applaudita degustazione di un extravergine,

 

Mauro Barra con i concorrenti e i giudici della gara del pesto al mortaio

 

 

La ricetta del Pesto Genovese

 

Realizzata e registrata da Virgilio Pronzati e Luigi Barile e proposta nei Corsi per degustatori di pesto promossi dalla Provincia di Genova

 

Dosi e ingredienti per 1 kg: 30% di Basilico genovese DOP (di Prà o d’altre località della Liguria); 3% di aglio di Vessalico (comune in provincia d’Imperia); 10-12% di pinoli di Pisa prima scelta; 20-22% di Parmigiano Reggiano Dop di 30 mesi grattugiato; 5% di Pecorino Sardo Dop di 15 mesi grattugiato; 1-1,5% di sale grosso marino; 24-26% di olio extravergine Riviera Ligure Dop (dolce e maturo).

 

Preparazione: togliere le foglie di basilico dalle piantine, lavarle e farle asciugare su carta assorbente o nella centrifuga, facendo attenzione a non schiacciarle. Porre l’aglio già mondato nel mortaio, pestarlo col pestello d’olivo o di frassino fin tanto da ridurlo in poltiglia, unire i pinoli e pestare, amalgamando così i due ingredienti. Unire il basilico e il sale e schiacciare - senza più pestare - a lungo roteando col pestello, mentre con l’altra mano si fa girare il mortaio nel senso opposto,  sino ad ottenere un composto omogeneo. Aggiungere i formaggi e, sempre, roteando, incorporare l’olio versato a filo. Se il pesto fosse troppo denso, diluirlo con un cucchiaio d’acqua calda della cottura della pasta.

 

Avvertenze: le foglie, necessariamente asciutte, non devono minimamente essere stropicciate, perché le vescicolette contenenti gli oli essenziali poste sulla pagina superiore della foglia, rompendosi, provocano un’ossidazione del colore e degli aromi, rendendo prima il pesto verde sbiadito-marrone o verde scuro, e poi con note verde-nero, dall’aroma solamente erbaceo. Il pesto fatto nel frullino elettrico, a parte che viene una salsa emulsionata simile ad una crema, scaldandosi per l’alta velocità si ossida in parte anch’esso e fa quintuplicare l’effetto piccante dell’aglio conferito  dall’allicina (solfuro di zolfo). Il mortaio era e deve rimanere un attrezzo di cucina, poiché l’aglio pestato nel mortaio non si scalda; inoltre il sale messo assieme alle foglie di basilico, sotto l’azione roteante del pestello, le sminuzza finemente e, essendo il sale igroscopico, ne rallenta l’ossidazione. I pinoli, considerandoli un’aggiunta fatta verso la fine del 1800, possono essere anche facoltativi, benché aggiungono morbidezza per il contenuto di alcuni acidi grassi, che si trovano anche nell’olio extravergine di oliva. Obbligatorio invece l’aglio, che trova perfetta armonia col basilico genovese. Chi lo toglie (Dio lo punisca) abbia l’onestà di non chiamarlo più pesto, ma semmai salsa al basilico. Infine, perché l’olio deve essere maturo e dolce? Semplice: l’olio oltre a far da solvente per le sostanze aromatiche, conferisce il perfetto amalgama, esaltando l’aroma del basilico ed attenuando il piccante dell’aglio.

 

Bruxelles 2006 :  Virgilio Pronzati, Luigi Barile e Franco Fassone illustrano il pesto e il basilico genovese a tre funzionari esteri dei rispettivi Ministeri dell’Agricoltura

 

 

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