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Itinerari enogastronomici

ORDINA, CLICCA E DEGUSTA IL 19 DICEMBRE SCOPRI DA CASA LE CANEVE, I CEMBRANI DOC, I VINI, LE GRAPPE E LA VAL DI CEMBRA!

 

Caneve En Festa per il 2020 si sposta on-line con l'edizione Home Edition, un tour virtuale tra le Caneve più caratteristiche del centro storico di Cembra, le degustazioni con i produttori, video alla scoperta del territorio e videoclip musicali per accompagnare la degustazione anche da casa.

 

L’utente acquistando il kit riceverà a casa vini, spumante e grappa che dal 19 dicembre potrà degustare in compagnia virtuale del produttore.

Il 19 dicembre sarà infatti inviato a tutti i partecipanti link e password per accedere al canale dedicato dove l’utente troverà caricati i video delle degustazione nelle diverse Caneve dei vini proposti dai produttori stessi e quattro extra credits di approfondimento della linea 708km realizzati dai nostri Cembrani DOC.

Si aggiungono dei contributi video della Val di Cembra messi a disposizione da APT Pinè Cembra, nonché delle videoclip musicali con brandi propri dei gruppi che solitamente accompagnano come sottofondo il tour delle Caneve En Festa in presenza. Il canale rimarrà attivo fino alla fine di gennaio 2021, in modo da dare al visitatore virtuale il tempo di degustare i prodotti a suo piacimento.

In questo modo viene mantenuto l’obiettivo di valorizzazione dei prodotti tipici made in Valle di Cembra nelle tradizionali Caneve, ovvero gli avvolti delle case private dove i contadini erano soliti vinificare le proprie uve e dove si coltiva la cultura del vino nel senso più stretto del termine. Qui la cultura si esprime nel senso etimologico del termine latino da cui deriva: colere, coltivare. Prima si coltiva la vigna in campagna e poi, nella caneva, si coltiva una passione e una tradizione.

Le degustazioni proposte sono sette e riguardano le principali produzioni del territorio: Metodo Classico Trento Doc, Müller Thurgau, Gewürztraminer, Schiava, Pinot Nero, Grappa e Amaro alle erbe.

Un percorso all'insegna dello Slow Wine alla scoperta della Val di Cembra e delle sue produzioni grazie al video “madre” che lega tutte le degustazioni e presenta il territorio Paesaggio Rurale Storico d'Italia tra un tasting e l’altro.

La manifestazione è organizzata con il supporto di Apt Pinè Cembra, Strada del Vino e dei Sapori del Trentino, BIM dell'Adige e Comunità della Val di Cembra.

 

Mara Lona

NATALE NELLE MARCHE PIATTI TIPICI DA PORTARE IN TAVOLA, BORGHI E CIASPOLATE

 

 

In questo inverno così strano e particolare, in cui dobbiamo e dovremo rinunciare a molte delle cose a cui siamo stati abituati, è ancora possibile pensare al Natale come a un momento magico e felice. 

Siete dunque in cerca di idee per trascorrere le festività natalizie in luoghi magnifici, ma in completa sicurezza? 

La Regione Marche offre una miriade di borghi, tra i più belli d’Italia, da ammirare con una semplice passeggiata, e altrettanti itinerari nella natura più isolata da percorrere, perché no, ciaspolando. E se l’emergenza sanitaria in atto ci dovesse costringere in casa, non c’è da allarmarsi. Si possono sempre “gustare” la specialità regionali a casa propria riproponendo un menù tipico marchigiano

Siete pronti a immergervi nelle tradizioni culinarie delle Marche? Ecco di seguito i piatti tipici da portare in tavola durante le feste di Natale.

 
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Falerone, Ph. Enrico Pighetti

Le Marche in tavola

La Vigilia

Il 24 dicembre, come da tradizione, è giorno “di magro”. Sulla tavola non potranno quindi mancare i Maccheroncini di Campofilone. Sembrerà strano dirlo, ma qui la vera prelibatezza è proprio la pasta: tipicamente marchigiani, – insigniti della denominazione di indicazione geografica protetta IGP e quindi prodotti solo a Campofilone – i maccheroncini si presentano come spaghettini finissimi, lunghi fino a 60 cm e fatti solo con farina di grano duro e uova. Sono talmente fini che spesso non vengono nemmeno lessati, ma cotti direttamente nel condimento, e talmente buoni da essere gustosi anche con un semplice sugo di pomodoro. 

 
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I maccheroncini di Campofilone - Ph Maurizio Paradisi

Per gli estimatori del pesce, poi, non bisogna dimenticare che la Regione Marche è la patria del Brodetto. Nato come piatto povero destinato al riutilizzo degli scarti del pescato, il brodetto si è poi sviluppato in diverse varianti, basti pensare che quasi ogni città sulla costa ne custodisce una propria ricetta segreta. Ma di qualsiasi brodetto si parli, Anconetano, Fanese, Recanatese, Sangiorgese o Sanbenedettese, l’avvertimento è sempre lo stesso: la zuppa non deve mai risultare troppo asciutta, ma anzi deve essere tanto succulenta da poter intingere fette di pane abbrustolito in abbondanza. Arriviamo infine al piatto principe della Vigilia, la prelibatezza simbolo del capoluogo di regione Ancona: lo Stoccafisso all’anconitana. Si tratta di un piatto a tal punto radicato nella tradizione culinaria marchigiana che, per tutelarne la ricetta, è nata l’Accademia dello Stoccafisso.

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Stoccafisso all'Anconitana, Ph. Accademia dello stoccafisso

Il pranzo di Natale

Ed eccoci al pranzo del 25 dicembre con una carrellata di antipasti, primi, secondi e dolci che permetteranno di gustare appieno le tradizioni delle Marche. Si parte con le Coppe maritate: si tratta di un piatto semplicissimo, ma davvero gustoso, composto da semplici fette di pane passate nell’uovo e poi fritte. Si possono mangiare calde o fredde, da sole o accompagnate a formaggi e salumi. Non possono mancare le Olive all’ascolana: un involucro croccante e un ripieno saporito di carne contraddistinguono questa prelibata ricetta che si tramanda di generazione in generazione nella provincia di Ascoli Piceno. Qui sotto la ricetta:

 
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Olive all'ascolana

Ingredienti

500 grammi di Oliva Tenera Ascolana denocciolata, 400 grammi di carne magra di maiale, 300 grammi di carne magra di vitellone, 200 grammi di carne di pollo o tacchino, 150 grammi di parmigiano reggiano grattugiato di almeno 24 mesi di stagionatura, 4 uova intere, noce moscata, buccia grattugiata di limone non trattato, farina, pane grattugiato, mezza cipolla, 1 carota, 1 gamba di sedano, vino bianco tipo “Falerio dei Colli Ascolani”

Preparazione

Tagliare a piccoli dadi la carne e farla rosolare in un capiente tegame con carote, sedano e cipolla. Sfumare con il vino e farla cuocere per almeno 50 minuti. A cottura ultimata, lasciare raffreddare e macinare il tutto. Aggiungere il parmigiano, la noce moscata e la buccia grattugiata del limone. Amalgamare il tutto con le uova e riempire con il composto le olive denocciolate facendo si che l’oliva assuma una forma simile alla oliva originaria. Lasciare riposare per alcune ore le olive in frigo. Impanare con farina, uovo e pane grattugiato e friggere in abbondante olio d’oliva o di semi di arachide. Servire calde accompagnate dai cremini.

 

Poi, passando ai primi, i Vincisgrassi, una speciale pasta al forno (guai a chiamarla lasagna!) composta di vari strati di sfoglie di pasta all’uovo, condita con un ragù di carne mista, arricchito di frattaglie. Alcuni aggiungono la besciamella, altri preparano una pasta fresca aromatizzata con marsala o vino cotto, altri ancora aggiungono le creste di gallo.

E ancora, non possono mancare in tavola i Cappelletti, un piatto davvero tipico del Natale marchigiano da gustare in brodo. Qui sotto la ricetta e, la preparazione è rigorosa: come da tradizione inizia una settimana prima e ogni componente della famiglia deve dare il suo contributo!

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Cappelletti in brodo, Ph. Giorgia Barchi

Ingredienti:

Per la sfoglia: 600 g di farina, 6 uova

Per il ripieno: 400 g di macinato di filetto di maiale (o di manzo), 150 g di petto di pollo, 100 g di mortadella, una piccola salsiccia, 100 g di parmigiano, sale q.b., pepe q.b., noce moscata q.b., burro q.b.

Preparazione

Cuocere il petto di pollo in padella con una noce di burro; tritare il petto di pollo cotto, la mortadella e la salsiccia; aggiungere il macinato di filetto di maiale, il parmigiano, sale, pepe e noce moscata, e amalgamare tutti gli ingredienti per il ripieno; dopo aver preparato il ripieno, impastare gli ingredienti per la sfoglia: disporre la farina a fontana e al centro metterci le uova; aggiungere un po’ d’acqua, se è necessario per rendere la pasta più elastica, e lavorarla finché diventa liscia; stendere la sfoglia sottile; tagliare la sfoglia in dischetti; farcire i dischetti con il ripieno di carne macinata; chiudere i cappelletti, ripiegando il dischetto di sfoglia su se stesso e unendo le due estremità.

 

Per il secondo, da menzionare il coniglio in salmì, una ricetta originale a base di coniglio, tonno e peperoni che vi stupirà di certo. Ecco come prepararla:

 
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Coniglio in Salmì, Ph. Sonia Darini

Ingredienti:

1 coniglio a pezzi di circa 1,2 kg di peso 3 cucchiai d'olio extra vergine di oliva 120 grammi di tonno sgocciolato, 2 filetti di alici sott'olio, 2 spicchi d'aglio senza camicia, 2 filetti di peperoni in agrodolce gialli e 2 rossi peperoncino a piacere, 1 cucchiaiata di capperi sciacquati dal sale, una manciata di prezzemolo, 100 grammi di oliva tenera ascolana 

Preparazione

Cuocere il coniglio a pezzi. Lo mettiamo in una larga casseruola con l'olio e 2 spicchi d'aglio schiacciati. Dopo circa 10 minuti di cottura versare un bicchiere di vino bianco tipo "Falerio" e far sfumare. Aggiustare di sale e peperoncino e proseguire la cottura a tegame coperto molto lentamente fino a rosolatura uniforme. Tritare nel tagliere tonno, alici, aglio capperi, prezzemolo, olive, peperoni. Versare e scaldare il preparato in poco olio d'oliva e aggiungerlo al coniglio cotto facendo insaporire per circa 5 minuti a fuoco acceso. 

 

Arriviamo al “dulcis in fundo”. Qui c’è davvero da sbizzarrirsi: si possono preparare i Cavallucci di Apiro, dolci di origine contadina a base di sapa, il mosto cotto; il Frustingo, il dolce tipico marchigiano del Natale a base di frutta secca, uvetta e fichi; Lu serpe, tipico in particolare di Falerone, tanto che si dice che la sua ricetta sia stata inventata nel monastero di questo piccolo paese nel fermano. Prende la forma di un serpente di pasta frolla con un ripieno di mandorle e amaretti aromatizzato alla cannella. Infine, il Dolce 3-6-9, tipico della tradizione di Offida, il cui nome curioso deriva dalle dosi che vengono utilizzate per realizzarlo. Necessita di pochi e semplici ingredienti (latte, cacao, farina, zucchero e buccia di limone) ed è molto facile da preparare.

 
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Cavallucci, Ph. Giorgia Barchi

Passeggiando per i borghi

Non esiste niente di più suggestivo che passeggiare tra la storia e l’arte dei meravigliosi borghi marchigiani, godendosi l’atmosfera natalizia di questi splendidi luoghi. Ecco un excursus provincia per provincia.

 

Pesaro - Urbino

Fano, candidata a città della cultura 2022, stupisce con il suo Arco d’Augusto, la porta di accesso alla città romana voluta dall’Imperatore Augusto nel 9 d.C.. Dall’alto dei giardini del Pincio, attentamente recuperati, è possibile ammirarlo in tutto il suo splendore. Lì vicino le Mura Augustee, anch’esse realizzate nell’ambito dell’importate progetto di monumentalizzazione della città di epoca augustea, che oggi si conservano per circa due terzi del percorso originario. Poi Urbino, la città di Raffaello, con il suo centro storico patrimonio mondiale dell’Unesco dal 1998. Si può visitare il magnifico Palazzo Ducale, uno dei più interessanti esempi architettonici ed artistici dell’intero Rinascimento italiano, e anche la Fortezza Albornoz, un imponente edificio realizzato nella seconda metà del XIV secolo, il punto più panoramico della città, da cui ammirare tutta la città adagiata sulle sinuose colline marchigiane. Il tour artistico può proseguire a Urbania, dove visitare il Palazzo ducale e il Barco, residenza estiva dei duchi, con la misteriosa chiesa dei morti e fare shopping di ceramiche d’arte. 

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Urbino

Ancona

Assolutamente da esplorare Corinaldo, con le sue viuzze, la cinta muraria e la Piaggia, una magnifica scalinata di 109 gradini che si staglia nel mezzo delle abitazioni e che a metà presenta il “pozzo della polenta”. Poi Arcevia e i suoi nove castelli, un tempo teatro di scontri e combattimenti, oggi paradiso di pace e tranquillità, tra cui Loretello, con i camminamenti lungo le mura esterne, le due torri e la porta che un tempo era dotata di ponte levatoio. E ancora Osimo, città dalla storia millenaria, cinta da potenti mura romane risalenti al 174 a.C.. Dalla la Piazza del Comune, cuore del centro storico, salendo la via dell’Antica Rocca, si arriva al punto più alto della città, la sommità del Gòmero dove appare la splendida Cattedrale di San Leopardo e Santa Tecla, uno degli esempi più belli di architettura romanico-gotica delle Marche. Dal corso centrale si dipanano poi i vicoli dove perdersi fino a raggiungere il parco cittadino: i Giardini di Piazza Nuova dove si ammira un panorama mozzafiato sui Monti Sibillini e le dolci colline verdi, fino al mare azzurro della Riviera del Conero.

 
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Corinaldo, Ph. Sergio Ramazzotti

Macerata

Montecassino si può raggiungere il centro storico, racchiuso in potenti cinta murarie, accedendo attraverso due porte, Porta di San Giovanni, l’antico ingresso, o Porta Diaz. In Piazza Unità d’Italia si affacciano meravigliosi edifici di architettura civile e religiosa come il Palazzo dei Priori, il Palazzo Compagnucci, sede della pinacoteca civica ed il monumentale complesso dell’ex Convento degli Agostiniani (ora sede municipale), con l’annessa Chiesa dei SS. Marco, Agostino, e Madonna del buon Consiglio. E ancora Sarnano, che conserva la struttura medievale di “castrum”, ovvero un impianto fortificato che si snoda in cerchi concentrici dalla Piazza Alta. Imperdibile una visita alla Pinacoteca con capolavori di Simone De Magistris, Vittore Crivelli e tanti altri.

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Sarnano

Fermo

Nel capoluogo culla del Rinascimento è d’obbligo un tour del centro storico da Piazza del Popolo - sulla quale si affacciano il Palazzo dei Priori e la Pinacoteca, che custodisce la Natività di Rubens e la Sala del Mappamondo - si sale fino al Colle Grifalco, dove si può ammirare il Duomo, fondato su un antico tempio pagano di cui sono ancora visibili alcune tracce nella facciata. E poi si riscende per visitare le Cisterne Romane. Addentrandosi nell’entroterra Montefortino, uno dei più importanti e antichi borghi dei Monti Sibillini, è una vera e propria cartolina dove ogni angolo e scorcio è una scoperta continua di storia e di fascino. Immancabile una visita al vicino Santuario della Madonna dell’Ambro, il più antico della regione delle Marche e a La Roccaccia, un’antica torre medievale di avvistamento ricca di storie e leggende.

 
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Montefortino

Ascoli Piceno

Ad Ascoli Piceno, la città delle cento torri, interamente edificata sul travertino, è imperdibile Piazza del Popolo, considerata una della più belle d’Italia, e Piazza Arringo, la più antica piazza monumentale della città, abbellita da importanti palazzi, il Duomo di Sant’Emidio, e il battistero. E poi Offida in cui è ancora viva l’arte del merletto a tombolo con il suo Museo, ispirata ai fregi incisi sul portale della stupenda chiesa romanico-gotica di S. Maria della Rocca. E infine Ripatransone, chiamata il ‘Belvedere del Piceno’, in cui da non perdere è l’imponente Palazzo del Podestà e il vicolo più stretto d’Italia (43 cm), oltre al Museo civico archeologico Cellini nel palazzo comunale, il Museo storico etnografico di Palazzo Bonomi Gera, che espone manufatti provenienti dai cinque continenti e il Museo della civiltà contadina.

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Offida

Un po’ di ciaspole

Infine, per chi volesse fare un po’ di movimento dedicandosi a un’attività sportiva all’aria aperta, ma sempre in completa sicurezza, nelle Marche vi sono numerosi itinerari da percorrere con le ciaspole, le racchette da neve che vi permetteranno di godere appieno di momenti magici “galleggiando” sul manto bianco. L’Appennino Umbro-Marchigiano, per esempio, offre numerosi percorsi perfetti per famiglie con bambini ma anche per ciaspolatori più esperti.

 
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Alba al Monte Carpegna, Ph. Il Ponticello Trekking Viaggi & Natura

Una meta ideale è il Parco Naturale del Sasso Simone e Simoncello, in particolare sul Monte Carpegna, partendo dal parcheggio che si trova ai piedi del rifugio e del Santuario della Madonna del Faggio nel di Villagrande di Montecopiolo (PU), è possibile ciaspolare ammirando scenari che si trovano al crocevia di tre regioni, anche in orari e modalità inconsuete come ad esempio all’alba.

Indicato per itinerari accessibili a tutti è anche il massiccio del Monte Nerone, come ad esempio la strada - d’inverno ricoperta di neve - che dal rifugio La Cupa conduce fino a Secchiano di Cagli (PU).

Spostandosi in direzione sud, è possibile ciaspolare sul Monte San Vicino dalla località di Pian dell’Elmo. Nel Parco Nazionale dei Sibillini invece la località di Piani di Ragnolo, a pochi passi dagli impianti sciistici di Sarnano, è sicuramente una delle mete più attrattive per i “ciaspolatori in erba”.

Infine, al confine tra Umbria e Marche, sempre sui Sibillini si trova il Pian perduto, da cui è possibile fare ciaspolate di diversa lunghezza e difficoltà.

Scarica il comunicato stampa

 
Rimango a disposizione per fornire ulteriori informazioni.

 

Un cordiale saluto,

Maria Chiara Salvanelli


Maria Chiara Salvanelli

SETTE ESPERIENZE GASTRONOMICHE NELLA CONTEA DI CLARE

Situata proprio nel mezzo del percorso della Wild Atlantic Way, famoso in tutto il mondo, la Contea di Clare propone numerose esperienze per buongustai, di ogni stile. Mentre pezzetti esemplari della cultura irlandese - come le meravigliose Cliffs of Moher, il Global Geopark of the Burren e le Isole Aran, Patrimonio UNESCO - saranno nel menu dei luoghi da visitare nella Contea di Clare, per il palato ci sono sette tappe da non perdere.

 

Burren Farm Experience 

Un’occasione per unirsi alle abitudini della famiglia O’Rourke nel mezzo del Burren National Park e provare in prima persona com'è veramente la vita della tipica fattoria irlandese a gestione familiare. Gli ospiti potranno vivere l’esperienza di un giro in trattore, fare un'escursione al maestoso Lough Bunny e rilassarsi nel bellissimo parco. E poi, riposarsi e rinvigorirsi con un delizioso picnic rustico in un ambiente incantevole all'aria aperta.

 

Shuck Off Oyster Experience 

Un’esperienza unica per essere “introdotti” al mondo delle ostriche e dei crostacei in modo approfondito, divertente e interattivo. Gli ospiti ascolteranno, ai piedi del Burren, le storie che parlano di mare mentre impareranno a sgusciare le ostriche. E soprattutto, con le nuove conoscenze acquisite, scuoteranno e mangeranno tutte le ostriche Flaggy Shore che desiderano, degustando un bicchiere di vino appositamente selezionato.

 

St Tola’s Goat Cheese 

Caprette amichevoli e bambini gentili accompagneranno l’ospite alla casa del formaggio di capra di St Tola. La guida spiegherà l'importanza dell'agricoltura sostenibile e i benefici nutrizionali del latte di capra, e sarà possibile visitare la sala di mungitura. Dopo aver assistito a una breve demo sui caseifici, si svolgerà una degustazione di due formaggi di capra della gamma St Tola, noto come uno dei migliori prodotti gourmet in Irlanda.

 

Wild Kitchen 

Un’esperienza naturalistica con Oonagh O’Dwyer, le cui grandi conoscenze locali portano a vivere  avventure tra stradine tranquille e spiagge deserte. Circondati da panorami sbalorditivi fatti di cieli immensi, campi verdi ondulati e acque blu, l’ospite avrà modo di interagire con la natura e imparare a raccogliere in modo sostenibile molte varietà di nutrienti alghe. Una scoperta, all’insegna della lentezza, di cibi locali e stagionali. Burren Fine Wine & Food 

Un pasto di due portate e un tour guidato a piedi del Burren dove sarà possibile tastare il calcare, respirare aria fresca ed entrare in contatto con le abitudini dei locali. Gli ospiti attraverseranno  una fattoria in attività e incontreranno alcuni animali. La guida mostrerà loro esemplari di fiori selvatici con, come sottofondo, il flusso delicato del fiume Rathbourney che si fa strada verso la baia di Galway, in mezzo ad una chioma verde di noccioli.

Hazel Mountain Chocolate 

Un’occasione per scoprire tutti i passaggi della produzione artigianale delle barrette di cioccolato. Il tour, che si svolge in una fattoria a conduzione familiare che ha 300 anni di vita, accompagna l’ospite in tutte le fasi della produzione del cioccolato: la tostatura, la spaccatura, la sgranatura, la macinazione sulla pietra e il temperaggio. Il visitatore potrà assaggiare il cioccolato nelle sue varie fasi, e terminerà con una degustazione di alcuni dei migliori cioccolatini monorigine. L'esperienza è molto simile a quella di un tour di un microbirrificio: lascerà nell’ospite una grande ammirazione per questa tipologia di lavorazione artigianale.

 

Ennis Whiskey Experience

Un tour guidato per degustare l’whisky di Ennis, la più grande città della Contea di Clare, che farà sperimentare i quattro fondamenti di stile degli whisky irlandesi: single grain, single malt, blended e single pot still. In quattro diversi pub – un tipo di whisky per ogni pub - gli esperti dell'Ennis Whiskey Club guideranno i partecipanti da un luogo all'altro e presenteranno ogni singolo whisky in modo rilassato e informale.

 

Tourism Ireland

AUTUNNO NELLE MARCHE: UN ITINERARIO PER SCOPRIRE LE TERRE DEL TARTUFO

 

 

Con l’autunno si apre finalmente la stagione del tartufo, il prelibato cibo degli dei, e la Regione Marche occupa, in questo senso, una posizione senza dubbio di primo piano. Ad Amandola, in provincia di Fermo, e soprattutto nella provincia di Pesaro Urbino, tra Acqualagna e Sant’Angelo in VadoPergola e Apecchio, i “diamanti della tavola” esistono da sempre, e ottobre e novembre sono davvero i mesi giusti per assaporarli, anche grazie alle diverse Fiere del tartufo, organizzate proprio in questo periodo, che rappresentano i ritrovi dedicati tra i più famosi al mondo. Si tratta di una zona ricchissima di storia, cultura e di magnifica natura, che si intreccia con le origini di questo amatissimo alimento tanto apprezzato in tutto il mondo. Non è dunque tempo di rimpiangere lidi e spiagge, ma di prepararsi a scoprire una delle zone più belle e “gustose” della Regione Marche.

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Tartufi di Acqualagna - Ph. Roberto Mezzano

Acqualagna è sede di raccolta dei 2/3 dell’intera produzione nazionale del prezioso fungo, ed è addirittura una legge nazionale a stabilire che i migliori tartufi bianchi d’Italia si trovino qui e ad Alba. Non è dunque un caso se, ogni anno, si svolge la Fiera Nazionale del Tartufo Bianco di Acqualagna, il più importante appuntamento del centro Italia dedicato al tartufo bianco pregiato, per il 2020 in programma il 25 e 31 ottobre e l’1,7,8,14 e 15 novembre. Conosciuto fin dai tempi dei Greci e dei Romani, che gli attribuivano un’origine sacra e divina, la storia del tartufo è davvero interessante, ed il Museo del Tartufo, che si trova proprio nella cittadina, vale una visita per scoprirla. Così amato e celebrato in ogni dove, il tartufo di Acqualagna è anche protagonista di molti aneddoti divertenti che coinvolgono personaggi importanti della nostra storia. Per Gioacchino Rossini, per esempio, fu la causa scatenante di una vera e propria guerra, la cosiddetta Guerra dei Maccheroni con Alexandre Dumas padre che, invitato a cena dal compositore per gustare la vera ricetta di maccheroni alla napoletana, si ritrovò davanti un piatto a base di tartufo, i Maccheroni alla Rossini, per l’appunto. Ingannato, si rifiutò di assaggiarlo, scatenando il disappunto di Rossini. Passeggiando tra le vie di Acqualagna, non si potrà rinunciare dunque a una tappa gastronomica per gustare questa favolosa pietanza. Per tutti gli appassionati di cucina, poi, ecco la ricetta originale del compositore, scritta addì 26 dicembre 1866:

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Maccheroni alla Rossini - Ph. Antonietta Vitali

Per essere sicuri di poter fare dei buoni maccheroni, occorre innanzi tutto avere dei tegami adeguati. I piatti di cui io mi servo vengono da Napoli e si vendono sotto il nome di terre del Vesuvio. La preparazione dei maccheroni si divide in quattro parti.

La cottura della pasta. La cottura è una delle operazioni più importanti e occorre riservarle la più grande cura. Si comincia col versare la pasta in un brodo in piena ebollizione precedentemente preparato; il brodo deve essere stato passato a filtrato; si fa allora cuocere la pasta su un fuoco basso dopo avervi aggiunto alcuni centilitri di panna e un pizzico di arancia amara. Quando i maccheroni hanno preso un colore trasparente per il grado di cottura, vengono tolti immediatamente dal fuoco e scolati sino a quando non contengano più acqua; li si tiene da parte prima di essere sistemati a strati.

La preparazione della salsa. Sempre in un tegame di terracotta, ecco come va eseguita.

Per 200 g di maccheroni si metteranno: 50 g di burro; 50 g di parmigiano grattugiato; 5 dl di brodo; 10 g di funghi secchi; 2 tartufi tritati; 100 g di prosciutto magro tritato; 1 pizzico di quattro spezie; 1 mazzetto di odori; 1 pomodoro; 1dl di panna; 2 bicchieri di champagne. Lasciar cuocere a fuoco basso per un’ora circa; passare al colino cinese e serbare a bagnomaria.

La preparazione a strati. È a questo punto che si rende necessario il tegame in terra del Vesuvio. Dopo aver leggermente ingrassato con burro chiarificato e raffreddato il tegame, vi si versa uno strato di salsa, poi uno di maccheroni, che va ricoperto da uno strato di parmigiano e di gruviera grattugiati e di burro; poi un altro strato di maccheroni che si ricopre nello stesso modo; il tutto bagnato dalla salsa; poi all’ultimo strato si aggiunge un po’ di pangrattato e di burro e si mette il tegame da parte per la gratinatura.

La gratinatura. Il difficile è far dorare il piatto per il momento in cui dovrà essere mangiato

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Abbazia di San Vincenzo al Furlo

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Gola del Furlo, Ph. Nicola Pezzotta

Acqualagna non è solo la rinomata patria del tartufo, ma fa anche parte della Riserva Naturale Statale Gola del Furlo, un territorio di grande bellezza naturalistica, archeologica e geologica. Situata lungo l'antica via Flaminia, nel punto dove il Burano confluisce nel Candigliano, Acqualagna si trova a sud-ovest della Gola del Furlo – il meraviglioso canyon creato dall’incessante scorrere dell’acqua del fiume Candigliano, zona tutta da scoprire a piedi grazie ai numerosi percorsi e trekking che la attraversano, come la camminata che si sviluppa proprio lungo il corso d’acqua, un meraviglioso specchio limpido e verde. Oltre alle bellezze naturalistiche, tra i siti storici da non perdere c’è la Chiesa di San Vincenzo al Furlo, ciò che rimane di un'antica Abbazia dell'VIII secolo in cui abitarono San Romualdo (1011) e San Pier Damiani (1042). Sulle pareti della Chiesa sono ancor oggi visibili affreschi della scuola marchigiana; inoltre, la posizione adiacente ad uno dei più suggestivi passi appenninici fa dell'abbazia una meta davvero suggestiva anche per il magnifico paesaggio che la circonda.

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Sant'Angelo in Vado, Ph. Massimo Sanchini

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Sant'Angelo In Vado, Domus del Mito

Anche Sant'Angelo in Vado, incantevole borgo medievale situato lungo l'alta valle del fiume Metauro, “celebra” ogni anno il tartufo con la Mostra Nazionale del Tartufo Bianco Pregiato delle Marche di Sant’Angelo in Vado, quest’anno alla sua 57° edizione in programma per il 10,11,17,18,24,25,31 Ottobre e l’1 Novembre. Tra una degustazione di tartufo e l’altra, si potrà camminare tra le viottole dell’antico borgo sorto sulle rovine della romana Tiphernum Mataurense, antico municipio distrutto durante la guerra gotica. Il centro storico vale senz’altro una visita: ricco di bei monumenti di varie epoche, dal trecentesco Palazzo della Ragione sovrastato dalla coeva Torre Civica ('el Campanon') alla settecentesca Cattedrale, dagli antichi palazzi Santinelli, Grifoni, Clavari e Mercuri al secentesco Palazzo Fagnani, da non perdere è la Domus del mito, il più importante ritrovamento archeologico venuto alla luce negli ultimi 50 anni. Eretta verso la fine del I° secolo d.C., è ampia circa 1.000 metri quadrati e impreziosita da un ricco complesso di mosaici; inoltre, proprio nella stanza più grande della Domus, nei mosaici è raffigurato il ritratto di una figura maschile che reca in mano il tartufo: ecco spiegato perché Sant’Angelo in Vado è detta “La Terra benedetta dagli Dei”. Per chi desiderasse poi aggiungere una tappa a tavola qui a San’Angelo in Vado, il consiglio è di assaggiare un famoso piatto della tradizione marchigiana, condito con tartufo, ovviamente: i Passatelli. Qui sotto la ricetta per tutti coloro che desiderassero sperimentarla anche a casa:

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Passatelli al tartufo, Ph. Francesca Celi

Ingredienti: 75 g di parmigiano grattugiato; 55 g di pan grattato; 2 uova; 20 g di farina; noce moscata e limone a piacere. Per la fonduta: 100 ml di panna fresca; 10 g di pecorino.

Procedimento: versare in una ciotola pan grattato e parmigiano, uova, farina e noce moscata e limone a piacere. Amalgamare l’impasto e tenere in frigo per almeno un’ora. Nel frattempo, preparare la fonduta versando in un pentolino la panna fresca e il pecorino, mescolando senza mai portare a ebollizione. Nel frattempo, preparare un brodo di carne a base di vitello, gallina e verdure. Trascorsa un’ora, prendere uno schiacciapatate e versare l’impasto dei passatelli direttamente nel brodo in ebollizione. In una padella aggiungere la fonduta e tartufo a piacere; non appena vengono a galla, scolare direttamente i passatelli nella padella dove si è aggiunto il sugo e amalgamare velocemente.

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Città di Pergola

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Bronzi Dorati di Pergola

Rimanendo nella provincia di Pesaro Urbino, anche Pergola, posta lungo l'alta valle del fiume Cesano su un ampio terrazzo alla confluenza con il Cinisco, è assai rinomata per i suoi tartufi. Nonostante quest’anno non ci sarà il festival dedicato al tartufo bianco pregiato, una tappa in questo borgo, considerato uno tra i più belli d’Italia, è quasi d’obbligo. Le occasioni per assaggiare e acquistare il tartufo non mancheranno di certo, e inoltre si potrà visitare questa meravigliosa cittadina, conosciuta come la città dalle cento chiese, tutte ricche di preziose opere d’arte che testimoniano l’importante ruolo economico, politico e religioso svolto nel corso dei secoli. A Pergola sono poi custoditi presso il Museo dei Bronzi Dorati i famosi Bronzi Dorati da Cartoceto, l’unico gruppo bronzeo-dorato esistente giunto a noi dall’Età romana. Si tratta di un gruppo scultoreo che non ha eguali al mondo, e che vale davvero la pena osservare almeno una volta nella vita.

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Panoramica di Amandola con veduta della Chiesa del Beato Antonio

L’ultima tappa di questo itinerario all’insegna del tartufo è Amandola, in provincia di Fermo. Immersa in un contesto naturale mozzafiato, tra le rive del fiume Tenna e i boschi, nel cuore del Parco dei Monti Sibillini, Amandola rappresenta uno dei più importanti centri storico-culturali dei Monti Sibillini. Dopo una passeggiata tra i vicoli antichi, tra Piazza Risorgimento, cuore del centro storico, e il santuario del Beato Antonio, da non perdere è Piazza Umberto I (anche detta Piazza Alta) che ospita un bellissimo belvedere a 360° con vista sul Parco Nazionale. Qui si potranno anche visitare il quattrocentesco Torrione del Podestà e il Teatro storico La Fenice, al cui interno sono conservati addobbi con medaglioni e putti in stile neoclassico. Non dimentichiamo infine il tartufo: il prodotto principe di questa zona è proprio il Tuber Magnatum, ovvero il Tartufo Bianco Pregiato dei Sibillini.

 

Con il tartufo non può mancare l’abbinamento con un buon vino: la provincia di Pesaro Urbino ad esempio è anche la terra del Pergola Doc, nelle sue tre tipologie di Rosso, Novello e Passito, dal sapore pieno e ben equilibrato, nonché del Colli Pesaresi nella sua variante dominante del rosso Sangiovese, dal colore rubino, più o meno intenso, e dal sapore asciutto e armonico. Ottimi accompagnamenti per gustare al meglio il favoloso cibo degli dei.,

Maria Chiara Salvanelli

NON C’È ESTATE SENZA FRITTO

 

In questa stagione i cibi fritti, sulle spiagge di tutt’Italia, la fanno da padrone. Ma c’è fritto e fritto perché uno degli elementi che fa la differenza è l’olio. Olitalia lo sa bene e per questo ha creato Frienn che, con le sue proprietà uniche, rispetta ed esalta gli ingredienti. L’azienda è anche partner dell’evento Beach4Eat che vedrà Frienn e i fritti protagonisti per tutta l’estate sulla riviera romagnola.

Dallo street-food ai piatti serviti nei ristoranti stellati il fritto è quel piatto o portata che, soprattutto d’estate, è protagonista in tutte le regioni d’Italia e in modo particolare delle spiagge. Se fatto bene e mangiato nelle giuste quantità non rappresenta una trasgressione anche per chi è attento ai valori nutrizionali. C’è quindi fritto e fritto e quello che fa sicuramente la differenza è l’olio. Per questo Olitalia, azienda italiana che da oltre 30 anni produce e commercializza oli, ha creato Frienn

 

Frienn, che in dialetto campano significa “friggendo”, nasce in collaborazione con Pasquale Torrente, chef salernitano, soprannominato il “re dei fritti”. Frienn è l’olio per frittura, completamente privo di olio di palma, prodotto con olio di semi di girasole coltivati e lavorati esclusivamente in Italia ad alto contenuto di acido oleico (80%) e aggiunta di antiossidanti (tocoferoli ed estratto di rosmarino).

La sua innovativa formulazione, tutelata da brevetto italiano, garantisce la totale assenza di schiuma in frittura, grazie alla stabilità alle alte temperature e all'elevato punto di fumo, permettendo al cibo di non bruciare esternamente. Frienn rispetta il sapore originale degli ingredienti, senza trasferire colore e sapore ai cibi. La valutazione del comportamento dell'olio in frittura è stata effettuata dal Dipartimento di Scienze e Tecnologie agro-alimentari dell’Alma Mater Studiorum - Università di Bologna.

 

Tra le tante iniziative che Olitalia sostiene e che vedranno Frienn e i fritti come protagonisti c’è anche Beach4Eat: un tour, pensato nel pieno rispetto delle regole sul distanziamento sociale, che ha preso il via il 25 luglio e che animerà gli stabilimenti balneari delle spiagge adriatiche in 6 appuntamenti. (dopo il Bagno Adriatico a Cesenatico sarà la volta, l’1 agosto, del Bagno 169 di Cervia (RA), l’8 agosto del Wave di Punta Marina (RA), il 16 agosto del Villaggio Polo Est di Bellaria Igea Marina (RN), il 22 agosto del Coco Loco di Marina di Ravenna e il 29 agosto del Tiki Bagno 26 di Rimini).

 

A proposito di Olitalia

Olitalia è un’azienda italiana con sede a Forlì, specializzata nella produzione di oli extravergini, oli di oliva, oli di semi e aceti che vengono commercializzati, da più di 30 anni, in oltre 120 Paesi nel mondo. Olitalia è altamente specializzata nel foodservice, settore nel quale è leader in Italia, ma negli ultimi anni si è aperta al mondo del retail con l’obiettivo di portare direttamente ai consumatori la stessa qualità che ogni giorno mette a disposizione delle cucine professionali. L’azienda genera, attraverso 10 linee produttive, un fatturato di 176 milioni di euro dando lavoro a 140 dipendenti.

 

 

Ezio Zigliani

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