Vini
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COLLI TORTONESI, CRESCONO IL POTENZIALE E LA POPOLARITÀ DEL DERTHONA
Se un tempo il Derthona era una promessa ora è una conferma, è il parere unanime dei partecipanti all’evento Derthona Due.Zero, che ha ospitato per la prima volta l’anteprima dedicata al Timorasso.
Si è svolta nei giorni scorsi a Tortona la prima edizione integrale dell’evento dedicato al Derthona per celebrare il successo di un vino che in poco più di venti anni ha registrato significativi incrementi in termini di valore e volumi.
Se nel 1987 gli ettari di Timorasso erano giunti quasi alla soglia dell’estinzione, con meno di un ettaro dedicato a questo vitigno a bacca bianca, e ancora nel 2000 se ne contavano appena 3,5, oggi hanno raggiunto quota 276. Dopo una prima edizione nel 2020, svoltasi proprio a pochi giorni dall’inizio della pandemia, l’appuntamento ideato dal Consorzio Colli Tortonesi si è presentato quest’anno nel suo nuovo format aggiornato e completo di anteprima, masterlcass, banco d’assaggio, cene tematiche e visite in cantina, attirando sul territorio oltre trenta giornalisti dall’Italia e dall’estero.
“C’era grande attesa ed emozione per questa edizione di Derthona Due.Zero. – commenta Gian Paolo Repetto, presidente del Consorzio Tutela Vini Colli Tortonesi. – Per la prima volta si è svolta anche un’anteprima della nuova annata dei vini Timorasso, un banco di prova molto importante per i produttori. L’interesse nei confronti di questo vitigno è sempre molto alto e testimonia il grande lavoro che tutti i produttori stanno facendo per far emergere i tratti distintivi di un vino che mostra carattere e complessità, soprattutto con il passare del tempo, come i grandi vini bianchi del mondo. Dopo due anni di assenza, siamo finalmente tortati in presenza e oltre ad operatori del settore e wine lovers ci hanno raggiunto qui a Tortona anche tanti giornalisti con i quali abbiamo avuto il piacere di confrontarci”.
Ed è stata proprio la presenza sui colli tortonesi di alcuni dei più importanti critici internazionali del vino che ha confermato la potenzialità della vocazione vitivinicola del territorio, e ha fatto parlare dell’attuale momento d’oro del Derthona non come di un punto di arrivo, ma dell’inizio di un percorso che nelle previsioni unanimi degli intervenuti porterà il Derthona ad affermarsi tra i più grandi vini bianchi.
“L’Italia è conosciuta nel mondo per i suoi grandi rossi, ma il potenziale dei vini bianchi sta crescendo e un contributo sempre più importante per far affermare l’Italia come grande paese di produzione per questi vini arriverà anche dal Derthona” ha affermato Gianni Fabrizio, giornalista e scrittore, considerato il massimo esperto e conoscitore storico del fenomeno Timorasso.
La stampa estera è andata oltre e non ha avuto esitazioni ad avvicinare le diverse interpretazioni dei produttori tortonesi ad alcune delle migliori espressioni di vini francesi: lo svedese Anders Levander, una delle più autorevoli firme del Nord Europa ha aggiunto “I produttori dei Colli Tortonesi hanno tra le mani un tesoro, e per chi come me e gli altri colleghi della stampa estera presenti, gira il mondo, ed è spesso in Francia, non ha esitazioni a poter avvicinare il Derthona ad alcune delle migliori espressioni dei grandi vini bianchi della Borgogna.
Sotto i riflettori di Derthona Due.Zero l’annata 2020 di Timorasso, che ha contraddistinto i banchi di degustazione dei produttori presenti al Museo Orsi. “La stagione 2020 è stata caratterizzata da un’estate equilibrata e da un settembre che possiamo definire estivo – ha spiegato Davide Ferrarese, agrotecnico di VignaVeritas. La stagione vegetativa ha visto buone precipitazioni durante tutto il periodo, ma mai in modo eccessivo, aspetto che ha contribuito a non compromettere affatto la qualità complessiva dell’uva portata in cantina. Siamo certamente soddisfatti e, anche in prospettiva, ci aspettiamo ottimi risultati con il passare degli anni, perché è proprio nell’invecchiamento che questo vino sa dare il meglio di sé”.
Derthona Due.Zero è stata anche l’occasione per fare il punto sull’iter che porterà all’introduzione della futura sottozona Derthona, antico appellativo della città di Tortona, e che consentirà di unire con un unico nome territorio, vino e vitigno. Contemplerà tre tipologie: Piccolo Derthona, Derthona e Derthona Riserva, e sarà dedicata esclusivamente al Timorasso. “Saranno circa 1 milione le bottiglie che in futuro recheranno in etichetta il nome Derthona: – conclude il presidente del Consorzio è un progetto molto importante per tutto il territorio, che intende valorizzare la longevità del Timorasso spostando ad un anno la data di immissione in commercio, che sale a tre anni nel caso della versione Riserva. Inoltre vengono fissate delle altitudini minime di impianto differenti per ognuno dei Comuni presenti nel disciplinare per valorizzare le peculiarità di un territorio molto vasto e che non può essere uniformato perché comprende ben 6 valli con climi differenti al suo interno”.
Si tratta insomma di una scommessa vinta, sulla quale inizialmente hanno puntato pochi illuminati pionieri del territorio e che oggi è portata avanti da oltre 50 produttori. Una progressione importante che certifica il successo di un vino e di un vitigno che sono diventati il simbolo del Rinascimento dei Colli Tortonesi. Nel tempo è anche costantemente cresciuta la compagine sociale del Consorzio che ha raggiunto 76 soci, tutti impegnati nella promozione e valorizzazione dei suoi vini.
Jessica Busoli
PER INCONTRARE GLI ESPOSITORI ALSAZIANI
I vini d'Alsazia a Wine Paris per sostenere la loro forte dinamica di esportazione
L’esportazione dei vini alsaziani è aumentata del +22,4% nel 2021: la presenza di una sessantina di cantine e case vinicole alsaziane a Wine Paris dal 14 al 16 febbraio riflette la forte domanda di vini alsaziani nel mondo e sosterrà questa forte crescita.
I visitatori di Wine Paris avranno l'imbarazzo della scelta:
Lo stand principale, sotto la bandiera della CIVA, si trova nel padiglione 6 HJ 024 e HJ 070, dove 34 espositori alsaziani che rappresentano una quarantina di cantine e case vinicole accoglieranno i visitatori.
Inoltre, altri 23 operatori alsaziani saranno presenti in altri stand del salone. Troverete in allegato la tabella riassuntiva degli espositori.
Per partecipare agli eventi e alle degustazioni (ingresso gratuito nel rispetto delle norme sanitarie):
Martedì 15 febbraio dalle 15.30 alle 16.30, Thierry Fritsch, enologo e Content Marketing Manager, condurrà una conferenza dal titolo "Rompere i vostri preconcetti sui vini d'Alsazia". Una degustazione con vini degli espositori alsaziani accompagnerà la presentazione.
Luogo: PADIGLIONE 3 - Sala 1 On! Masterclass
Maggiori informazioni: https://vinexposium-connect.com/newfront/sessions/476
Inoltre, per tutta la durata del salone, l'area di degustazione Tasting Avenue sarà dedicata ai vini del nord della Francia, compresi 49 vini alsaziani di altrettanti operatori alsaziani presenti al salone.
Dove? PADIGLIONE 6
Maggiori informazioni: https://vinexposium-connect.com/newfront/sessions/536
Infine, martedì dalle 14.30 alle 15.30, Philippe Bouvet, direttore marketing del CIVA, sarà uno dei relatori di una conferenza organizzata da Vin&Société con Vinocamp e WineTech a Wine Paris sulle prospettive di innovazione nell'industria del vino.
Dove? PADIGLIONE 4 - Allo stand 4AC026 di Wine Tech Perspectives
Maggiori informazioni: https://vinexposium-connect.com/newfront/sessions/493
Non c'è dubbio che tutti i professionisti che visiteranno il salone, che siano importatori, distributori o dettaglianti, enotecari o ristoratori, troveranno nei vini d'Alsazia una leva di successo con i loro clienti.
Conseil Interprofessionnel des Vins d’Alsace
Colmar – febbraio 2022
Alessandra Zaco
VERDICCHIO CASTELLI DI JESI: IMBOTTIGLIAMENTO IN ZONA E NUOVO NOME DOCG, CHE ACCORPA SUPERIORE
CARLONI (ASS. AGRICOLTURA): PIANO DI SVILUPPO SETTORE PASSA DA ASCOLTO IMPRESE VINO. CAMBIAMENTI IN VISTA A PSR IMT, APPROVATE MODIFICHE A DISCIPLINARE
“Nelle Marche stiamo riportando l’agricoltura al centro del dibattito. L’obiettivo è sfruttare al meglio i finanziamenti che arriveranno da qui ai prossimi 5 anni; contributi non ripetibili che dovranno essere sfruttati decidendo assieme alle imprese del vino dove intervenire”. Lo ha detto oggi l’assessore all’Agricoltura della Regione Marche, Mirco Carloni, intervenuto in occasione dell’assemblea dell’Istituto marchigiano di tutela vini (Imt) sulle modifiche del disciplinare del Verdicchio dei Castelli di Jesi.
“Lunedì scorso – ha aggiunto Carloni – abbiamo portato in giunta il finanziamento del Pns (Programma nazionale di sostegno) aggiungendo circa 2 milioni di euro di finanziamento per garantire in tempi rapidi il plafond a tutta la graduatoria. Ora – ha detto l’assessore - stiamo mettendo mano in maniera radicale al Piano di sviluppo rurale (Psr) e le modifiche saranno importanti a partire dal suo corretto utilizzo; sin qui il Psr ha infatti accusato oltre a un ritardo patologico dei pagamenti anche una burocrazia a carico dell’imprenditore rispetto al finanziamento pubblico che è eccessiva. La prima misura oggetto di cambiamento sarà quella legata ai contributi ai conduttori giovani: alzeremo il tetto dei beneficiari a 40 anni, anziché 30, e vincoleremo i contributi a progetti e curriculum per garantire che i soldi vadano ai giovani che effettivamente vogliano fare gli agricoltori”. In materia di investimenti, ha aggiunto Carloni: “Vorrei togliere alcune premialità che considero distorsive – come l’acquisto di mezzi agricoli – e sostenere invece i piani imprenditoriali che consideriamo interessanti per lo sviluppo delle imprese”. Apertura a una definizione comune con le imprese anche in materia di contributi specifici sul vino: “Decidiamo assieme cosa è meglio fare – ha concluso l’assessore – in materia di stoccaggio, di promozione e distillazione. Su quest’ultimo punto la Regione è pronta ad aggiungere un ulteriore contributo qualora Roma decidesse di adottare la misura”.
In mattinata l’assemblea dei soci del Consorzio, che rappresenta circa l’80% dell’export di vino marchigiano, ha approvato all’unanimità modifiche sostanziali relative al Verdicchio Castelli di Jesi Doc e Docg. Per quest’ultima, la modifica del nome - ora Castelli di Jesi Docg (era Castelli di Jesi Verdicchio Riserva Docg), con ‘Verdicchio’ facoltativo - e il trasferimento della tipologia ‘Superiore’ dalla Doc alla Docg. Per la Doc è stato infine reso obbligatorio l’imbottigliamento nella zona di produzione. “Abbiamo ritenuto fondamentale poter valorizzare il territorio attraverso una precisa identificazione dell’area produttiva in etichetta - ha detto il presidente del comitato della denominazione Verdicchio dei Castelli di Jesi, Michele Bernetti -. Con il Superiore, la Docg diventerà la locomotiva dell’eccellenza enologica marchigiana anche in termini di numeri, passando da 1.000 a 20.000 ettolitri di produzione al termine dell’iter avviato oggi. Qualità sempre più salvaguardata anche per la Doc – ha concluso Bernetti -, con il divieto dell’imbottigliamento fuori zona”.
Marina Catenacci, 327.9131675 - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
I VERDICCHIO A CONFRONTO: IMBOTTIGLIATO 2020 vs 2019
TIPOLOGIA |
QUANTITA’ (HL) 2019 |
QUANTITA’ (HL) 2020 |
TREND (‘20 VS ’19) |
Verdicchio di Matelica |
15.470 |
14.119,71 |
-8,7% |
Verdicchio dei Castelli di Jesi |
136.834 |
146.957,65 |
+7,4% |
Totale complessivo |
152.304 |
161.077,36 |
+5,8% |
Marina Catenacci
BIANCO DI PINO (SOPRANO E SOTTANO)
di Giampietro Poggi
Pino, formato dalla due frazioni Sottano e Soprano, è localita' situata ad ovest della Val Bisagno sulle alture di Molassana, ad una altezza compresa tra 120 ed 340 m. s.l.m. e ben soleggiata. Motivo per cui in tempo addietro si ottenevano ottimi vini bianchi; il terreno collinare e' in genere calcareo e sassoso, occorre lavorarlo con una buona zappa. Attualmente il bianco di Pino e' prodotto in piccole quantità da contadini locali e si presenta di un giallo paglierino con riflessi verdognoli, limpido, sapido, di buona acidità e di pronta beva. Degustarlo con fave e salame in primavera e' l'ideale per questo vino, servito fresco di cantina. I contadini appassionati dei loro vigneti, ovviamente lo coltivano per hobby, consiste in una produzione medio-bassa di circa in 300 litri annui, con una resa per ettaro 60 quintali dove quel poco viene omaggiato a parenti e amici ben contenti di assaggiare il vino prodotto in questo borgo. Altri abbinamenti possono essere: cuculli, verdure ripiene, stoccafisso, trippe al verde e polpettone genovese. I vigneti si estendono in fascette strette, tipo Cinqueterre, con muretti a secco in pietra ricostruiti a regola d'arte. Essi sono costituiti da Vermentino, Albarola Bosco, Bianchetta genovese e Rollo. Quest'ultimo molto resistente alle intemperie e produce un vino poco alcolico e di alta acidità. Sarebbe indicato per fare un buon spumante, sapido con sentori di mela renetta, pompelmo e limone.
Vermentino
Ora passiamo alla descrizione dei vari vitigni a bacca bianca. Vermentino, vitigno coltivato in tutte le province liguri. Il vermentino entra a far parte di tutte le DOC della regione in varie percentuali, dando vini freschi, sapidi e caratterizzati da un aroma minerale (specialmente nel Ponente) floreale e fruttato (nel Levante). La pianta ha foglia medio-piccola, pentagonale o orbicolare, intera o trilobata. Il grappolo medio o medio-piccolo, cilindrico o conico, spesso con 2-3 ali, compatto e con punta frequentemente arcata. Gli acini sono medio-piccoli, ellissoidali, spesso deformati dalla compattezza del grappolo, con buccia pruinosa, sottile ma resistente, di colore bianco- verdastro o bianco giallastro. A causa del peculiare aspetto degli acini, che appaiono "calcati" tra di loro, il vitigno era anticamente conosciuto col nome di Calcatella. Predilige un clima fresco e zone ben esposte ed arieggiate; si adatta facilmente a sistemi di allevamento tradizionali o a controspalliera e vuole potatura corta o mista. La produzione risulta buona e soddisfacente.
Albarola
Albarola è un vitigno a bacca bianca , di origine atoctona, coltivato in Italia nelle regioni Liguria e Toscana. La foglia è medio-piccola, a forma pentagonale e alle volte può essere orbicolare. Il suo grappolo ha una forma medio-piccola, è cilindro-conico, alato e compatto. L’acino è di dimensioni medio piccole, ellissoidale con buccia pruinosa, di colore bianco-verde-giallastro. Di buona vigoria e produttività ostante negli anni. Il periodo di maturazione dell uva è quello di fine agosto-primi di settembre. I vini prodotti con questo vitigno hanno sentori floreali e di mela verde
Bosco
Il Bosco e' un vitigno autoctono ligure, coltivato soprattutto nella Riviera di Levante, in particolare nelle Cinque Terre. Produce un vino di media struttura ed alcolicità, di colore giallo paglierino e profumi intensi e caratteristici di fiori di primavera. Il suo grappolo ha acini di dimensione media, di forma ellissoidali, con buccia pruinosa, spessa e di colore verde-gialla.
Bianchetta Genovese
Il Bianchetta Genovese è un vitigno caratterizzato da un grappolo conico verde- giallastro di media grandezza, dotato di una grande ala (tanto da sembrare doppio), con una foglia color verde opaco. Gli acini sono medio-piccoli, a forma d'ellisse. La buccia è sottile, di colore bianco-giallastro o bianco-verdastro. Grazie alla sua maturazione precoce che ne consente l’ottimizzazione della maturità negli anni più freddi, si trova a suo agio sui rilievi liguri, ad alte quote con terreni difficili. Il Bianchetta Genovese è un vitigno vigoroso, che preferisce climi freschi e aree collinari con buona esposizione e ventilazione. Non ha problemi con i venti salini provenienti dal mare.
Rollo
Il Rollo è un vitigno autoctono ligure, coltivato da secoli principalmente nella città metropolitana di Genova e in misura minore nella Riviera di Ponente. E’ coltivato anche nella zona di Nizza col nome di “Rolle", e di Antibes, dove è meglio conosciuto come “Verlantin". Secondo alcuni studiosi sarebbe originario della Liguria, in particolare del circondario di Genova oppure dell'imperiese; secondo altri, invece sarebbe originario della Francia, e da qui trapiantato in Liguria in tempi antichi. La pianta presenta una foglia medio-grande, pentagonale e quinquelobata, di colore verde opaco. Il grappolo è di forma conica o conico-piramidale, grande, compatto e tozzo. Gli acini sono grossi, di forma sferoidale allungata, di colore verde giallastro, mediamente con 1-2 vinaccioli. Il vitigno ha buona vigoria e produzione abbondante e costante, si adatta facilmente anche a condizioni ambientali meno favorevoli per la coltivazione della vite, come le strette valli interne della riviera e i terreni più alti. È uno fra i più tardivi vitigni bianchi coltivati in Liguria, generalmente si vendemmia nella prima metà di ottobre.
Bottiglia di Bianco di Pino
Cenni storici su Pino Soprano
Pino è nominato per la prima volta nel 966, in un contratto di locazione di terreni agricoli, ed aveva il suo Console; la parrocchia di S.Pietro di Pino appare invece nel 1201, guidata da Prete Stefano. La chiesa attuale fu edificata nella prima metà del ‘600 e consacrata nell’anno 1641. La parrocchia di Pino un tempo comprendeva anche le borgate dei Carpi e di S. Giacomo, e si spingeva sino alla sponda destra del Bisagno in località Olmo. A Pino è attiva la Confraternita di N.S. del Suffragio, San Terenziano e San Michele, fondata alla fine degli anni ‘80; priore della confraternita e' Franco Campostano, persona con ottime capacita' organizzative, mentre il parroco attuale è Don Marco, allegro sessantenne, curioso personaggio molto attivo! I crocifissi abbastanza pesanti (90 e 130 Kg circa) vengono portati in processione dai “cristezzanti” i quali coltivano questa passione da anni e con grosso sacrificio; puntalmente l'otto di Settembre sfilano con i cristi per il paese facendoli anche ballare a tempo di musica prodotta dalla banda di Rivarolo, prenotata ogni anno per la festosa circostanza.
Panoramica di Pino Soprano sotto chiesa di San Pietro