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Recensioni

UN GRANDE MAGISTER GIOTTO CON FRESU E ZINGARETTI A VENEZIA

Vernice per la stampa mercoledì 12 luglio, ore 12: Venezia, Scuola Grande della Misericordia


Giotto, grande artista del Trecento, comunicato con linguaggi contemporanei a chi vive il mondo di oggi. 
L’originale proposta la si vive alla Scuola Grande della Misericordia dove, dal 12 luglio al 5 novembre, Cose Belle d'Italia Media Entertainment propone “Magister Giotto”. 

“Il nostro obiettivo, chiarisce il Direttore Artistico Luca Mazzieri, è riuscire a comunicare la grande arte italiana nel mondo. Per questo, dopo Giotto sarà la volta di Canova e di Raffaello, protagonisti di altrettante puntate di “Magister”. 
Abbiamo scelto Venezia come città di partenza di questo lungo viaggio dell’arte italiana nei cinque continenti, perché questa è città di affascinante sintesi tra un grande passato e la contemporaneità più avanzata nell’arte”.

Il format creato per “Magister Giotto” non ha precedenti. 
In esso, i limiti tra grande mostra e grande spettacolo diventano così impercettibili dall’essere annullati. Ponendo nell’assoluto rigore scientifico la cifra distintiva.
Per “Magister Giotto”, accanto a un regista del livello di Luca Mazzieri, ad Alessandra Costantini architetto e progettista, a una voce narrante che risponde al nome di Luca Zingaretti, ad una colonna sonora firmata da Paolo Fresu, sono scesi in campo studiosi di fama. 
Il comitato scientifico riunisce infatti nomi di eccellenza nella storia e critica d’arte, come quelli di Alessandro Tomei e Serena Romano Gosetti di Sturmeck. All’obiettivo di portare Giotto nella contemporaneità ha concorso anche la collaborazione di Stefania Paone. 
Oltre a loro Giuliano Pisani, filologo classico, che rilegge l’indagine teologica che sottende il ciclo della Cappella degli Scrovegni lasciando emergere la «sceneggiatura» che sottende al ciclo, scritta da Alberto da Padova, teologo agostiniano che finisce la sua vita di cattedratico alla Sorbona di Parigi
E ancora Cesare Barbieri, professore emerito di Astronomia dell’Università di Padova, che propone Giotto legato alle stelle e all’astronomia. Ecco la Missione Giotto del 1986, nata con l’Agenzia Spaziale Europea, la prima e unica missione che riesce a lanciare una sonda che arriverà a 596 chilometri dal nucleo della cometa, rappresentata nell’Adorazione dei Magi nella Cappella degli Scrovegni.

Grazie al lavoro di questa prestigiosissima squadra multidisciplinare, il visitatore vivrà l’emozione di una grande esperienza, entrerà in contatto con il Magister e le sue opere. Sarà portato a tendere la mano per asciugare le lacrime dei suoi Crocifissi che, per la prima volta, lo guarderanno negli occhi anziché limitarsi ad osservarlo dall’alto. Grazie ad innovative ricostruzioni scenotecniche, progettate dagli architetti Corrado Foglia e Raffaele Di Vaio, unite anche a rari filmati d'epoca. 
Immagini mozzafiato “abbracciano” lo spettatore, conducendolo dentro un intenso viaggio che finisce con il porsi anche come esperienza spirituale. Un viaggio che conduce là dove nasce l’arte, nell’intimo di un uomo-artista che da discepolo assurge, non a caso, a Magister assoluto.  

Le narrazioni conducono da Assisi e il Ciclo francescano, alla Cappella degli Scrovegni, alla città di Firenze, in un percorso dove l'Italia del Trecento viene raccontata attraverso le opere di Giotto e della sua Bottega, per sfociare al contemporaneo con la Missione spaziale a lui dedicata.

“Magister Giotto”, 750 anni dopo, conduce a rivivere la complessità e il fascino del pittore e architetto fiorentino, artista-simbolo di un Medioevo che si fa altro. 

Racconta un uomo che si conquistò vastissima fama presso i propri contemporanei. Com’è testimoniato dalle numerosissime citazioni e trattazioni che lo riguardano già in vita. Una figura di artista riconosciuta di snodo nella cultura pittorica occidentale, anticipatrice di futuro. E, come “Magister Giotto” consente a chiunque di verificare, effettivamente contemporanea, allora non meno di adesso.

www.magistergiotto.com 
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Date: 13 luglio – 5 novembre 2017

Sede: Scuola Grande della Misericordia
Sestiere Cannaregio 3599
30121 Venezia

Percorso: 14 min. dalla Stazione Ferroviaria di Santa Lucia  e a 17 min. da Piazza San Marco

Servizi per il pubblico: guardaroba, bookshop, bar, wi-fi, ascensore e accesso ai disabili
Orari: domenica - venerdì dalle 10:30 alle 18:30, sabato dalle 10:30 alle 20:30

Ingressi: intero 18 Euro, ridotto 16 Euro; ulteriori riduzioni per i cittadini veneziani, gruppi, scuole, famiglie

Ufficio Stampa
Stefania Agnello
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. PR & Media Relations Via delle Mantellate 15/a 00165 Roma C: +39 328 8181181 T: +39 06 45506500 www.rem-pr.com

In collaborazione con 
Studio ESSECI di Sergio Campagnolo
Referente Stefania Bertelli: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Tel. 049663499


ELISA FAVARON È MISCELATORE FUTURISTA RECORD NAZIONALE 2017

 
Elisa Favaron al lavoro 
 
Elisa Favaron del Palazzo delle Misture di Bassano del Grappa con la sua polibibita “La sfacciata” si è aggiudicata il 26 giugno a Torino il titolo di Miscelatore Futurista Record Nazionale 2017.
 
Nel corso della finale della competizione dedicata alla miscelazione futurista e organizzata dalla casa astigiana Giulio Cocchi in collaborazione con altre case storiche della liquoristica nazionale (Alpestre, Campari, Fabbri, Luxardo, NardiniStrega,Tassoni e da quest’anno Vecchia Romagna), sono state assegnate anche delle menzioni speciali.
Menzione speciale Giulio Cocchi a Luca Menegazzo dell’Estremadura Café di Verbania per la sua polibibita “Il volo sul Verbano”menzione speciale Strega a Valerio Trentani del Mandarin Oriental di Milano per la sua polibibita “Tuttoilcontrario”;menzione speciale Fabbri Salvatore Vita de L’Osteria La Carbonara di Roma per la sua polibibita “Litalica transitoria”; menzione speciale Vecchia Romagna per Giacomo Sai del Mor Cocktail Bar di Trieste per la sua polibibita “12.1”.
 
 
I Finalisti
 
“Questa competizione rappresenta una grande occasione per far tornare i fasti dello stile di miscelazione tutto italiano ideato dai futuristi - commenta Roberto Bava, AD di Cocchi che ha ideato l’evento -. Oggi i giovani stanno riscoprendo questo stile e usano prodotti tutti italiani, prodotti storici come vino, grappa, vermouth”.
“La polibibita vincitrice – continua Roberto Bava -  rappresenta a pieno il 
futuro della miscelazione futurista, l’applicazione ai giorni nostri dei canoni di questo stile di miscelazione. Questo era l’intento dell’edizione 2017 della competizione e siamo soddisfatti di aver ricevuto candidature da tanti miscelatori e miscelatrici giovani, preparati, sensibili e creativi”.
 
Insieme con Roberto Bava sedevano in giuria quest’anno Fulvio Piccinino, esperto di miscelazione futurista e autore dell’omonimo libro edito da CocchiBooks, Mauro Mahjoub, il "Re del Negroni" da Monaco di Baviera, Leonardo Leuci, bartender e fondatore del Jerry Thomas Speakeasy di Roma e Rossella De Stefano, direttrice di Bargiornale.
 
 
La vincitrice Elisa Favaron
 
 
I concorrenti erano arrivati da ogni parte d’Italia per contendersi il titolo: ognuno con la sua polibibita, frutto di accurate ricerche e attenti studi sullo stile dei futuristi.
Neo polibibite sono adesso disponibili anche grazie agli altri finalisti: "Rinascita serenissima" proposta da Carlo Barison, de La Duchessa di Spinea, "SelosapesseMarinetti" proposta da Luca Del Prete, del Fabric di Portici, "Col’azione"proposta da Valerio Dussich , del Caffè Vittorio Emanuele di Bologna;  "Mamma ho steso il bucato" proposta da  Marco Fedele, del Duke’s di Roma; "Infodieta" proposta da Nicola Mancinone, de Il Confessionale Mix Bar di Asti;  "Ferie di fretta" proposta da Alessandro Tenconi, del Punch di Lora.
A questo link le ricette delle polibibite: goo.gl/aAhEfc
 
LA POLIBIBITA VINCITRICE: “LA SFACCIATA” – Un polso di Riserva Nardini 40° (25ml); un polso di Sangue Morlacco (25ml); un polso di Barolo Chinato Cocchi (30ml); Meringa Italiana; Ciliegia Fabbri; colorante alimentare nero.
La complessità del drink – spiega Favaron - rispecchia la donna futurista che deve riuscire a “trovare un nuovo equilibrio, a metà strada tra Maschilie e Femminile e una nuova armonia fra Corpo e Anima”, come indicava Enif Robert nel 1919”.
 
 
 
Elisa Favaron premiata da Cinzia Ferro
 

Qui il 
 manifesto della miscelazione futurista: goo.gl/MAKNRe
“Questa competizione rappresenta una grande occasione per far tornare i fasti dello stile di miscelazione tutto italiano ideato dai futuristi - commenta Roberto Bava, AD di Cocchi che ha ideato l’evento -. Oggi i giovani stanno riscoprendo questo stile e usano prodotti tutti italiani, prodotti storici come vino, grappa, vermouth”.
“La polibibita vincitrice – continua Roberto Bava -  rappresenta a pieno il 
futuro della miscelazione futurista, l’applicazione ai giorni nostri dei canoni di questo stile di miscelazione. Questo era l’intento dell’edizione 2017 della competizione e siamo soddisfatti di aver ricevuto candidature da tanti miscelatori e miscelatrici giovani, preparati, sensibili e creativi”.
 
Insieme con Roberto Bava sedevano in giuria quest’anno Fulvio Piccinino, esperto di miscelazione futurista e autore dell’omonimo libro edito da CocchiBooks, Mauro Mahjoub, il "Re del Negroni" da Monaco di Baviera, Leonardo Leuci, bartender e fondatore del Jerry Thomas Speakeasy di Roma e Rossella De Stefano, direttrice di Bargiornale.
 
IL PREMIO – Elisa Favaron ha ricevuto la corona di Miscelatore Record Nazionale2017 dalle mani di Cinzia Ferro, che si era aggiudicata la scorsa edizione della competizioneNel prossimo autunno Favaron porterà il verbo futurista a Londra nel corso della London Cocktail Week (2-8 ottobre).
 
LA FESTA – Futurista anche la festa che ha seguito la proclamazione del vincitore, tra clangori e musica futurista di Mirko Dettori, Mangia-In-Piedi e ospiti arrivati da tutta Europa.
 
L’iniziativa della competizione prosegue idealmente il progetto iniziato tre anni fa con la pubblicazione del volume “La Miscelazione Futurista. Polibibite: la risposta autarchica italiana ai cocktail degli anni Trenta” (Fulvio Piccinino, edizioni CocchiBooks) inserito tra i 10 migliori libri di miscelazione al mondo al Tales of the Cocktail e ristampato in un’edizione arricchita lo scorso anno. 
Alla pubblicazione del volume si è affiancata un’intensa attività di seminari ed eventi a tema sulla miscelazione futurista, a partire dall’autunno 2014, in Italia e all’estero.
 
 
 
 

redazione@agricultura.it

 
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ENOVITIS IN CAMPO 2017, EDIZIONE DA RECORD

165 espositori e circa 8.000 visitatori ai Vigneti Villabella di Cavaion Veronese

Paolo Castelletti (UIV): Confermato il successo di una manifestazione fulcro del settore viticolo

"Siamo orgogliosi del grande successo registrato dalla 12° edizione di Enovitis in Campo che quest'anno, con 165 espositori e circa 8.000 visitatori, batte ogni record. I vigneti Villabella hanno fatto da sfondo alla migliore tecnologia per la viticoltura, che il pubblico di operatori specializzati e di istituzioni locali e comunitarie, ha potuto vedere in funzione e toccare con mano: la forza di Enovitis sta proprio nel fatto di essere una fiera dinamica, che permette al visitatore di misurare l’efficacia e l’effettiva applicabilità di quanto proposto dagli espositori, e questo confronto diretto è fondamentale per il successo del comparto. Grandissima è stata anche la partecipazione al convegno tematico dedicato alla nuova DOC "PINOT GRIGIO DELLE VENEZIE" e agli workshop tecnici, a conferma che Enovitis in Campo rappresenta un momento formativo di alto livello per affrontare le più importanti tematiche legate al settore, sostenibilità in primis. Ciò ci spinge a continuare ad investire impegno ed energie in questa manifestazione che, da sempre, rappresenta per UIV un fiore all'occhiello".

Così Paolo Castelletti, Segretario Generale di Unione Italiana Vini, commenta i numeri da record di Enovitis in Campo 2017, manifestazione tenutasi il 22 e il 23 giugno 2017 a Cavaion Veronese presso i Vigneti Villabella, dove sono state esposte e testate le più moderne tecnologie, materiali e attrezzature impiegabili in tutte le operazioni agronomiche in vigna.

L’alleanza fra UIV e Fieragricola, che nel 2018 ospiterà l’evento indoor – dichiara Claudio Valente, vicepresidente di Veronafiere Spa – si conferma ancora una volta strategica per assecondare quei cambiamenti nel comparto vitivinicolo, che oggi deve coniugare qualità del prodotto, promozione sui mercati e attenzione alla sostenibilità per soddisfare le esigenze di un consumatore sempre più attento e informato. In quest’ottica, quindi, anche la viticoltura di precisione gioca un ruolo fondamentale. Veronafiere – continua Valente – ribadisce così il proprio impegno per il sistema vitivinicolo, accompagnando la filiera in un percorso di efficienza, di crescita, di modernizzazione, di cultura. E lo fa con una rete di eventi a Verona con Fieragricola, Vinitaly, Enolitech, wine2wine, sul territorio con Enovitis in campo e nel mondo grazie agli appuntamenti di Vinitaly International. Sempre consapevole della responsabilità che accompagna una Fiera che abbraccia il 45% dell’intera offerta fieristica nazionale del comparto agroalimentare”.

 

Ad aprire l’edizione veronese è stata la premiazione, da parte del Presidente di Unione Italiana Vini Antonio Rallo, delle tecnologie vincitrici dell’Innovation Challenge Enovitis, riconoscimento ufficiale alle innovazioni presentate in fiera che hanno saputo meglio valorizzare aspetti quali la sostenibilità ambientale, etico-sociale ed economica della filiera vitivinicola. Tutto esaurito e grande apprezzamento per i momenti formativi, a partire dal convegno "PINOT GRIGIO DELLE VENEZIE: EVOLUZIONE QUALITATIVA E ASPETTATIVE DI MERCATO, fino agli workshop tecnici dedicati alla viticoltura di precisione e alla gestione del sottofila del vigneto.

Numerosa la partecipazione anche agli eventi collaterali, come QuizAgro, elaborato in collaborazione con www.fitogest.com e www.fertilgest.com, durante il quale i visitatori sono stati invitati a mettersi in gioco per scoprire di più sui temi della nutrizione e della protezione delle colture, e “Vota il Trattore”, il concorso organizzato da UIV in collaborazione Macgest dove a decretare i vincitori sono proprio i diretti utilizzatori, dei quali il 54,47% imprenditori agricolo, il 12,06% tecnici. Sul podio, in questa edizione 2017, per la categoria Specialistici/Standard, Fendt - 211 V Vario (1°); per la categoria Cingolati – semicingolati primo premio all'Antonio Carraro SpA - Mach 4; e per la categoria Isodiametrici primo premio sempre all'Antonio Carraro SpA  con Tony 9800 TR.

ENOVITIS IN CAMPO
Alessia Marsigalia
Info: www.enovitisincampo.it

 

GIANNITESSARI METTE LA FIRMA SUL DURELLO


La linea di spumanti completa la gamma di prodotti del vignaiolo veronese. Soave, Colli Berici e Lessini: tre territori, un solo interprete

Si completa con sei referenze di bollicine la gamma dei vini firmati da Gianni Tessari. L'imprenditore e wine maker veronese lo scorso anno aveva lanciato il brand con il suo nome e cognome per i vini prodotti nelle zone di Soave e Colli Berici: oggi vi affianca due spumanti metodo charmat a base di uva Durella (extra dry e brut) e quattro metodo classico. Ben tre sono Lessini Durello DOC, proposto nelle versioni 36 mesi, 60 mesi e 120 mesi sui lieviti. Infine completa il panorama lo spumante Rosé 36 mesi.
Una scelta territoriale molto netta per la Giannitessari, con sede tra i Monti Lessini a Roncà, che abbraccia con decisione il vitigno d'elezione del proprio territorio, il Durello. “Con questi sei nuovi prodotti – commenta Gianni Tessari – si conclude un percorso che ci ha portato ad esprimere i tre terroir a cui mi sono dedicato negli ultimi anni. Oggi tutti i nostri vini riportano lo stesso marchio, nel segno di una continuità rispetto al mio personale percorso formativo ma anche di innovazione imprenditoriale”.
La Giannitessari opera infatti su tre ambiti territoriali vicini, ma tra loro molto diversi. Oltre all'area dei Lessini in cui vengono prodotti gli spumanti e due vini fermi (Chardonnay e Pinot Nero), l'azienda produce tre diversi Soave (Soave Doc, Soave Classico Monte Tenda, Soave Classico Pigno) e ha vigneti sui Colli Berici dove coltiva uve a bacca rossa con cui produce Tai Rosso, Due (Merlot e Cabernet) e Pian Alto (Cabernet). In totale 55 ettari di vigneto per la produzione di 350.000 bottiglie.

Maggiori informazioni sul sito: www.giannitessari.wine

Press info:

Michele Bertuzzo
347 9698760
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The SpiritGood Drinks, Good Vibes Unique&Magic Cocktail bar in Milan

 

 

The Spirit

Good Drinks, Good Vibes Unique&Magic Cocktail bar in Milan

 

Nel cuore di Milano, al 15 di Via Piacenza, c’è una larga lamiera scura, nera, ricoperta di borchie; una vecchia lampada da mercantile è accesa, ad indicare che la “locanda” è aperta. Tre oblò, finemente bordati da un sottile filo di ottone, lasciano intravedere un bancone di legno, lo scintillio di bicchieri e bottiglie rare e sconosciute. C’è una porta, invisibile a prima vista, basta aprirla per entrare in un mondo accogliente, raffinato, pregno di una opalescente luce soffusa: siamo al The Spirit.

Una piccolissima waiting room mitiga il passaggio tra il mondo esterno e l'interno, tra la luce e i rumori della strada e il chiaro oscuro elegantemente dosato del locale. Si aspetta in piedi, appoggiati una mensola ricurva che segue il morbido andamento di una boiserie di lucido legno nero. Pochi istanti, giusto il tempo di gustare il cambiamento d’atmosfera, di perdersi nel gioco di specchi e di luci; poi si entra.

Due sale, il giorno e la notte, un’atmosfera elegante, raffinata e rilassante, arricchita da arredi artigianali confezionati con materiali pregiati e giochi di luci che sorprendono gradevolmente l’ospite. Circa 40 sedute, tra divani e poltroncine vittoriane, in cui sprofondare e sognare gustando cocktails e distillati. Un bancone in prezioso legno di mogano massello con intarsio in onice retroilluminata, circondato da sgabelli in pelle color senape su cui sollevarsi quando viene voglia di far festa, tavolini differenziati tra loro dal basamento in marmo a creare delle zone con sedute dedicate a coppie o piccoli gruppi.

Pareti, soffitti e pavimenti dialogano tra loro accomunati da numerosi elementi dorati per risaltare i toni platino delle della prima sala, il giorno, e il blu genziana della seconda, la notte, legate a loro volta dallo sfondo, una carta da parati accuratamente stampata a mano negli States, in un turbinio di tinte delicate ed avvolgenti in contrasto con i rivestimenti delle sedute in soffice velluto color turchese, porpora e pavone, in stile quasi circense. Un impatto visivo forte, giocoso e decisamente inedito dove il prodotto e i professionisti dietro il bancone sono attori protagonisti.

Il design degli interni è a cura di Juan Carlos Viso*, designer venezuelano che vanta collaborazioni con lo studio di architettura Dordoni e brand di fama internazionale come Artemide, Minotti e Molteni. Juan utilizza lo stile dell’architettura eclettica italiana del primo Novecento, con accenni Deco' e Liberty a sostegno di un concept fortemente ispirato ai viaggi nel tempo e nello spazio, costellazioni, note astrali, segni zodiacali, tarocchi, carte da gioco, illusione e specialmente magia… si, The Spirit è pura magia!

Il Team The Spirit

The Spirit è un concept che nasce dall’esperienza internazionale di cinque professionisti italiani che vivono tra Milano, New York, Shanghai e Hong Kong, accomunati dal fascino suscitato dai migliori cocktail bar del mondo e dal sogno di creare qualcosa di unico nel panorama Milanese.

Bar manager del locale è Fabio Bacchi*, uno dei più noti volti della bar industry italiana, ambasciatore di uno stile di bartending che coniuga ricercatezza del prodotto e servizio, totalizzante nel perseguire un concetto di esclusività che si esprime in un'artigianalità del bere sofisticato. Già in Italia come Bar Manager del Principe di Savoia di Milano e del Quisisana di Capri, fondatore ed editore del magazine BarTales, la sua carriera si è sempre sviluppata nell'ambito degli hotel di lusso di tutto il mondo.  A lui si affianca Carlo Simbula, giovane head bartender, già conosciuto a Milano in alcuni dei cocktail bar più cool della città.

 

Distillati, Cocktail e grandi vini

Se illusione e magia sono l’ispirazione per il concept, The Spirit si fonda su basi solidissime quando si tratta di distillati e di servizio al cliente; le etichette presenti nel locale sono frutto di una selezione unica ed esclusiva, rari prodotti dall’Italia e dal mondo, a volte importati direttamente dal produttore

Presso The Spirit si trovano distillati esclusivi e di fama internazionale come il Ron Gran Reserva de la Familia Serrallés della distilleria Don Q di Porto Rico, citato dalla rivista Forbes come il più esclusivo al mondo. Un Ron di stile latino invecchiato 20 anni prima di essere imbottigliato in sole 1865 bottiglie per celebrare l’anno di fondazione dell’iconica distilleria portoricana. C’è una bottiglia di Pisco “Ñusta”, che in lingua quechua significa “Principessa Inca” per sottolineare l’eccellenza e l’esclusività di questo Pisco creato in soli cento esemplari dalla distilleria peruviana Macchu Pisco. Tra i Whisk(e)y citiamo il "Rare Cask" di Macallan, Single Malt creato dalla miscela di 16 whisky, l’1% al vertice della qualità della distilleria e molti altri provenienti dalle famose regioni scozzesi, quali Highlands, Speyside ed Islay, dall’Irlanda e dal Giappone, rappresentato dai Whisky di Nikka, premiata distilleria di Tokio, tra cui spicca Nikka Gold & Gold, blend di pregiati Whisky giapponesi, la cui bottiglia è completa di armatura ed elmo da samurai, uno degli unici esemplari reperibili in Italia.

dotto in poche centinaia di esemplari è un Kentucky Straight Bourbon da singola botte, invecchiato per 20 anni da Michter’s, distilleria storica degli Stati Uniti d’America fondata a Louisville nel 1753, che segue ricette di distillazione che risalgono a prima della guerra di Rivoluzione Americana (1775-1783).

Non solo Whisky ma distillati caratterizzanti di altre zone “calde” del mondo come il Messico, con i Mezcal artigianali dell’azienda Del Maguey, fondata nel 1995 dall’artista newyorkese Ron Cooper, tra i quali spicca il Pechuga, un rarissimo Mezcal distillato una terza volta con frutti locali in infusione e un petto di pollo (pechuga) sospeso nell'alambicco.

In omaggio alla tradizione italiana, un ampio spazio è dedicato agli amari, che entrano nelle ricette di alcuni cocktails: circa 50 etichette, con la presenza di aziende storiche della spirit industry italiana come Luxardo, Varnelli, Casoni, Pallini e Quaglia.

Non solo spirits, ma anche e soprattutto miscelazione. Tutti i drink presenti nel menù sono “signature cocktail” creati dal team di barman di the Spirit per rispecchiare il mood del locale. La lista dei drink, 15 circa, cambia ogni 3 mesi seguendo il corso delle stagioni. La ricerca sugli ingredienti e sulle ricette racchiudere una storia in ogni cocktail che i bartender sono pronti a raccontare durante il servizio. I drink classici saranno sempre a disposizione su richiesta ma non presenti in menù.

Oltre agli spirits di alta qualità, la sommelier del locale Valentina Rizzi ricerca, gusta e seleziona bottiglie di vino di altissimo livello, tra produttori poco conosciuti e zone non scontate, con una proposta che si aggiornerà frequentemente. Lo Champagne maison scelto è Henri Giraud, piccolo vigneron dal 1628 giunto oggi alla tredicesima generazione.

Mise en Bouche

Ad accompagnare i drink vengono serviti snack e finger food selezionati e di qualità che cambieranno in abbinamento alla Drink list seguendo l’andamento delle stagioni. Un esempio, durante l’aperitivo, tre esperienze sensoriali diverse, dry, crunchy e crusted: mela disidratata e gelatina di lime per il dry, una mini tartare di manzo piemontese su crostino di pane integrale per il crunchy e un assaggio di formaggio con crosta bruciata per il crusted. Oppure, l’alternativa vegetariana, un piattino con rosa di pasta sfoglia, spiedino di feta, zucchina e menta come altro esempio di ciò che si potrà’ gustare al The Spirit.

The Spirit ha la sua propria colonna sonora: una selezione esclusiva di brani inediti, creati e mixati da Slow Motion*. Il sound cambia durante la serata, in ogni momento crea il ritmo giusto per accompagnare i drink e per lasciar scorrere le emozioni. Musiche calorose e stimolanti di generi diversi principalmente ambient, psychedelic, downtempo, world ed electronic. La musica del club è disponibile in cloud, quindi accessibile anche a casa o in movimento per vivere il mood The Spirit fuori dalle sue mura.

The Spirit condividerà sulle sue pagine social la musica che sta suonando nel club in quel momento, creando un legame tra ciò che si ascolta all’interno del locale ed il mondo esterno di chi ama e segue The Spirit e Slow Motion. Per ascoltare le playlist mixate ed entrare nel mood di The Spirit basta collegarsi all’indirizzo http://soundcloud.com/TheSpirit_club

Non solo musica ma anche due serie di cortometraggi creati dal fotografo e regista Stefano Pesce. Una campagna di teasing che unisce storytelling a riprese mirate ed accuratamente montate, vero perno della campagna sui social network Facebook ed Instagram per narrare la nascita di The Spirit, dai lavori di cantiere, passando per la presentazione delle bottiglie più rare fino ad arrivare all’apertura della porta d’ingresso.

 

For HappyFew: la Membership

Con la membership card si entra in una comunità con la quale ci si lega al club e al suo team di bartender d’élite, si esplora e si diventa conoscitori dei distillati più rari e della miscelazione più ricercata. 

 

The Spirit

Via Piacenza 15, 20135 Milano

Aperto dalle 18.00 alle 2.00, chiuso il lunedì.
www.thespirit.it

Facebook https://www.facebook.com/The-Spirit-Milano-1278270428934853/

Instagram https://www.instagram.com/the_spirit_milano/

Ufficio stampa Les Enderlin

Véronique Enderlin, Francesca Pozzoli, Federico Manzoni, Michele Mirtini

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Ingresso vietato ai minori

 

Francesca Pozzoli

 

TENUTA DI ARCENO ENTRA A FAR PARTE DELL’ASSOCIAZIONE “CLASSICO BERARDENGA – VITICOLTORI DI CASTELNUOVO”

 

 

 

Castelnuovo Berardenga, giugno 2017. Tenuta di Arceno, azienda vitivinicola toscana nel cuore del Chianti Classico, parte di Jackson Family Wines Collection, e di proprietà della Famiglia Jackson dal 1994, entra a far parte dell’Associazione “Classico Berardenga Viticoltori di Castelnuovo, fondata nel maggio 2015 dai produttori di Chianti Classico del comune di Castelnuovo Berardenga, con l’intento di preservare e valorizzare i propri vini e l’immenso patrimonio di cultura, storia e tradizioni che contraddistingue il territorio.

Denominatore comune delle aziende del Classico Berardenga (ad oggi 26) è la ricchezza geologica e micro climatica propria di questa terra, la più a sud della regione del Chianti Classico, che si esprime in vini di struttura, equilibrio ed eleganza.
L’obiettivo principale dell’Associazione:

Ricercare ciò che è stato, esaltare ciò che è, e curare ciò che sarà”

viene totalmente condiviso da Tenuta di Arceno che, presentando10 diversi microclimi, vanta una grande diversità di suoli (la cui composizione è costituita da roccia, sabbia, argilla, arenaria, basalto e scisto). La Tenuta si estende per oltre 1.000 ettari, di cui 90 di vigneti e 50 di uliveto, ad altitudini variabili tra i 300 e i 500 metri sul livello del mare.

Alla base di ogni scelta aziendale, e in linea con il percorso di ricerca della tipicità e della qualità, si trova la filosofia del micro-cru, secondo cui ciascun vigneto è suddiviso in particelle più piccole a seconda del tipo di suolo.

 

Fortemente consapevole dell'importanza del proprio terroir, Tenuta di Arceno è entrata a far parte dell’Associazione Classico Berardenga Viticoltori di Castelnuovo per contribuire ulteriormente alla valorizzazione dei suoi vini e del suo territorio.

TENUTA DI ARCENO E ARCANUM

Nel cuore della Toscana, sulle colline del Chianti Classico, sede di antichi insediamenti etruschi, si trova Tenuta di Arceno. Con esattezza, all’interno del comune di Castelnuovo Berardenga, in provincia di Siena, a sud-est nel Chianti Classico al confine con l’antico borgo medievale di San Gusmé La Tenuta fa parte di Jackson Family Wines Collection, di proprietà della Famiglia Jakson, dal 1994, anno in cui Jess Jackson l’acquistò.

La tenuta si estende per oltre 1.000 ettari, di cui 90 di vigneti e 50 di uliveto, ad altitudini variabili tra i 300 e i 500 metri sul livello del mare, e presenta 10 diversi microclimi, vantando così una grande diversità di suoli, la cui composizione è costituita da roccia, sabbia, argilla, arenaria, basalto e scisto. La filosofia vitivinicola dell’azienda è quella di valorizzare sia le uve del vitigno autoctono del Sangiovese, che è il vitigno primario per numero ettari vitati, sia le varietà bordolesi. Alla base di ogni scelta e in linea con il percorso di ricerca della tipicità e della qualità, si trova la filosofia del micro-cru, secondo cui ciascun vigneto è suddiviso in particelle più piccole a seconda del tipo di suolo. La Tenuta comprende due realtà diverse ma complementari, con specifiche caratteristiche vitivinicole: Tenuta di Arceno e Arcanum. Tenuta di Arceno produce tre vini DOCG massima espressione del Sangiovese, in grado di trasmettere potenza, struttura, eleganza e un inconfondibile sense of place: Chianti Classico, Chianti Classico Riserva, e Chianti Classico Riserva Strada Al Sasso, che con la vendemmia 2015 diventa Gran Selezione. L’enologo è Lawrence Cronin.

Arcanum produce tre vini IGT Toscana, cosiddetti Supertuscan, di prestigio inuguagliabile: Arcanum, Valadorna, e il Fauno di Arcanum. Decisamente improntati dal famoso vigneron Pierre Seillan, sono tagli bordolesi che nascono nel vigneto.

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INAUGURAZIONE CHIESETTA DI COAZZOLO

 

 

Sabato 24 giugno alle ore 11:30 è stata inaugurata ufficialmente la Chiesetta di Coazzolo, oggetto del recente intervento artistico di David Tremlett

All’inaugurazione sono intervenuti l’artista britannico - che è stato insignito della cittadinanza onoraria - il committente Silvano Stella, il Sindaco di Coazzolo Fabio Carosso, l’Assessore alla Cultura e al Turismo della Regione Piemonte Antonella Parigi, il presidente della Provincia di Asti Marco Gabusi, il presidente della Fondazione CrAsti Mario Sacco, il presidente del Consorzio dell’Asti Romano Dogliotti e la comunità coazzolese.

 

La Chiesetta

Oggetto dell’espressione artistica di Tremlett è la Chiesetta, tuttora consacrata, della Beata Maria Vergine del Carmine, edificata alla fine del Seicento in aperta campagna, con una vista che spazia sulle colline del Moscato fino ad arrivare al Monviso.

L'edificio, con i suoi oltre 300 metri quadri di superficie pittorica esterna, ha rappresentato per David Tremlett un assolo artistico di altissimo livello. Le tecniche impiegate per l’intervento alla Chiesetta sono state il Wall Drawing, il linguaggio preferito dall’artista che ha anche attinto al suo passato di scultore per progettare i lavori sulle facciate e sul tetto. La superficie è stata suddivisa in tre parti con altrettanti colori dominanti: giallo per l’atrio porticato, terra di Siena per il corpo della chiesa e verde oliva per la sacrestia e il basamento.

 

L’intervento alla Chiesetta è stato possibile solo dopo due anni di pratiche burocratiche che hanno permesso di ottenere tutte le necessarie autorizzazioni dalla Curia e dalla Soprintendenza delle Belle Arti e del paesaggio (il progetto è stato vagliato da 4 soprintendenti e 2 Vescovi).

 

Biografia David Tremlett

 

David Tremlett, artista britannico (Cornovaglia 1945). Ha studiato al Birmingham College of Art e al Royal College of Art di Londra. Si afferma sulla scena internazionale negli anni settanta. 

 

A partire dagli anni Ottanta ha adottato come prevalente mezzo di espressione il wall drawing eseguito con pastelli colorati, realizzando interventi in musei, spazi pubblici, gallerie e dimore private di tutto il mondo.

 

Tra i luoghi in cui l'artista è intervenuto nel corso degli anni ricordiamo brevemente: la Cappella di Barolo (Italia) decorata insieme a Sol LeWitt, l' ambasciata inglese a Berlino, la sede del British Council a Nairobi (Kenya), la chiesa di S. Pietro e S. Paolo a Villenauxe-la-Grande (Francia), l'opera di Casa Giulia e Palazzo Barolo a Torino (Italy), Tate Britain (Londra).

Biografia Silvano Stella

 

Silvano Stella nasce a Torino, classe 1958, giovanissimo entra a far parte della nazionale italiana di Salto in Alto. Nei primi anni ’80 abbandona le pedane agonistiche per trasferirsi negli Stati Uniti e diventare designer di abbigliamento, gira il mondo e firma collezioni per i più prestigiosi marchi di sport.

Dopo 20 anni di viaggi e internazionalità: il ritorno alle radici. Si ritira nel suo castello a Coazzolo, per intraprendere un nuovo viaggio, questa volta interiore: studia e si laurea in Psicologia.

Il mondo rurale e i valori contadini delle sue estati giovanili sono nel frattempo profondamente cambiati. Diventa assessore alla Cultura di Coazzolo e inizia una paziente opera di “rammendo” estetico e sociale. Per realizzare questa visione si fa aiutare da amici artisti fra cui David Tremlett, persuaso che l’Arte, attraverso i suoi molteplici linguaggi, possa far riprendere quel dialogo interrotto fra i Luoghi e le Persone che li abitano. 

    
 
Well  Com
Annalisa Chiavazza
 
 
 
 
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