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Recensioni

IL LESSINI DURELLO VOLA IN GIAPPONE

 
Dal 25 al 28 giugno a Tokyo quattro giorni di promozione dedicati alla stampa specializzata, agli operatori di settore e ai buyer in cerca di nuove bollicine.
Il Lessini Durello è sempre più internazionale. Dal 25 al 28 giugno infatti le pregiate bollicine della doc berico-scaligera prenderanno la via del Giappone per una settimana di degustazioni e seminari dedicati alla stampa specializzata, agli operatori di settore e ai buyer in cerca di nuove bollicine.
 
In particolare, martedì 27 giugno, l’hotel Meguro Gajoen di Tokyo ospiterà un walk around tastingin cui ogni azienda partecipante potrà proporre un assaggio di Lessini Durello in abbinamento ad alcuni piatti della tradizione giapponese; a seguire si svolgerà un seminario informativo per illustrare caratteristiche e peculiarità di queste bollicine nate da uva autoctona.
 
Il giorno successivo, mercoledì 28 giugno, nella sede dell’ufficio ICE di Tokyo, le aziende non ancora presenti sul mercato giapponese avranno la possibilità di incontrare privatamente gli importatori interessati ad inserire il Lessini Durello nel proprio portfolio.
Queste le aziende presenti:
 
Cantina di Monteforte
Cantina di Soave
Cantine Vitevis
Corte Moschina Az. Niero Maria Patrizia
Fongaro Soc. Agr.
Franchetto
MENMADE SOC. AGRICOLE SRL
Tonello Az. Agr.
 
«Questa missione promozionale è senza dubbio per il Lessini Durello un’occasione di forte crescita – sottolinea Alberto Marchisio, presidente del Consorzio del Lessini Durello – perché rappresenta il naturale risultato di un percorso di perfezionamento produttivo e qualitativo iniziato da anni e giunto oggi alla sua piena maturità. Dobbiamo lavorare ancora molto sul fronte della promozione ma ci sentiamo pronti per avere un nostro spazio tra bollicine dal mondo».
 
Parole, quelle del presidente del Consorzio, che giungono dopo il successo riscosso a Londra dal Lessini Durello nel corso del “The Great sparkling exploration”, il prestigioso banco d’assaggio, curato dall’autorevole rivista Decanter ai primi di giugno a Londra alla Church House London. Accanto alle aziende del Consorzio hanno preso parte a questo banco d’assaggio altre sessanta referenze della miglior spumantistica mondiale.
 
 
 
 
 Lucia Vesentini
 

ENOVITIS 2017, RALLO (UIV): TUTELA DOC 'DELLE VENEZIE' MODELLO VINCENTE E REPLICABILE

Convegno “Pinot Grigio Delle Il Presidente del Consorzio Albino Armani: “Più tutela per consumatore, innalzamento qualità e sostenibilità economica filiera”.

Pinot Grigio delle Venezie: giro d’affari complessivo stimato attorno a 750 milioni di euro di cui il 95% all’estero. Circa 300 milioni in USA dove pesa il 30% del totale vino esportato.

Cavaion Veronese (VR), 22 giugno 2017 – Al via oggi l’edizione 2017 di Enovitis in Campo, storica manifestazione organizzata da UIV e Veronafiere, in collaborazione con Fieragricola, in programma fino a domani (23 giugno) a Cavaion Veronese (VR) presso l’azienda ‘Vigneti Villabella’ (nel cuore del Bardolino classico). L’evento propone, con prove e dimostrazioni in vigneto, il meglio della tecnologia del settore vitivinicolo con un focus particolare sulla sostenibilità, tema caro per Unione Italiana Vini che da sempre punta alla promozione di un “sistema vigneto” in armonia con l’ambiente, dove la tecnologia rappresenti uno dei suoi fattori strategici primari. Tra gli eventi più attesi della manifestazione, il Convegno “Pinot Grigio Delle Venezie: evoluzione qualitativa e aspettative di mercato", alla presenza del presidente del Consorzio di tutela ‘Doc delle Venezie’ Albino Armani, del vice presidente di Veronafiere Spa, Claudio Valente, e del presidente di Unione Italiana Vini Antonio Rallo.

Quella del Consorzio di Tutela Doc Delle Venezie – commenta Rallo – è una delle più importanti sfide del nostro settore, in grado di accendere i riflettori su un fenomeno produttivo di portata nazionale e mondiale da considerarsi come nuova locomotiva di sviluppo della vitivinicoltura del Paese. Un progetto ambizioso, quanto complesso, che ha unito tre delle regioni italiane maggiormente vocate alla coltivazione vitivinicola verso un obiettivo condiviso, trovando un punto d’incontro tra le rispettive esigenze e sensibilità. Unione Italiana Vini ha fin da subito sostenuto e promosso la nascita della Doc Delle Venezie che rappresenta un modello di aggregazione vincente. Un esempio virtuoso che auspichiamo esportabile e replicabile in altre situazioni. Quale palcoscenico migliore di Enovitis, quindi, per illustrare questa esperienza in evoluzione che auspico potrà fornire motivi di confronto utili ad innalzare sempre più il livello del dialogo nel comparto vitivinicolo”.

“La 12ª edizione di Enovitis in campo, la quarta sotto l’egida di Unione Italiana Vini e Veronafiere-Fieragricola, declina l’innovazione direttamente tra i filari e quest’anno stabilisce il nuovo record di espositori – sottolinea Claudio Valente, vice presidente di Veronafiere Spa. Una conferma che la strada percorsa è quella giusta e che l’alleanza fra UIV e Fieragricola, che nel 2018 ospiterà l’evento indoor, è strategica per assecondare quei cambiamenti nel comparto vitivinicolo che oggi, oltre alla qualità del prodotto e alla promozione sui mercati, deve avere ben presente il concetto di sostenibilità: economica, ambientale, sociale. Una filosofia che impone un alto tasso di innovazione e richiede coraggio, e investimenti, già nelle fasi di coltivazione della vite”.

 

 

 

In particolare, oggi, vogliamo fare focus sul concetto di “qualità percepita” che per noi significa definire un elevato profilo organolettico di riferimento capace di caratterizzare il nuovo Pinot Grigio “delle Venezie” sul mercato rendendolo riconoscibile dal consumatore - conclude Albino Armani, presidente del Consorzio di Tutela DOC ‘delle Venezie’. Con la nuova DOC non solo aumenterà la tutela del consumatore, grazie alla tracciabilità garantita dalla fascetta, ma vogliamo migliorare la qualità del prodotto per conquistare un diverso posizionamento di prezzo che garantisca la sostenibilità economica della filiera. E’ il nostro primo traguardo e, insieme, lo start per nuove politiche di sostenibilità sociale ed ambientale del Pinot Grigio che intendiamo realizzare in tutti i territori della denominazione. Enovitis rappresenta il contesto ideale nel quale approfondire queste tematiche che auspichiamo possano stimolare, nel comparto vitivinicolo e tra le Istituzioni, ulteriore consapevolezza e azioni simili in tale direzione”.

Da stime del Consorzio di Tutela DOC ‘delle Venezie’ emerge per il Pinot Grigio delle Venezie un quadro molto significativo. Si calcola, infatti, che il giro d’affari complessivo si aggiri attorno ai 750 milioni di euro di cui il 95% destinato all’estero. Di questa parte, circa 300 milioni negli Stati Uniti dove il Pinot Grigio delle Venezie pesa il 30% del totale vino esportato.

Dalla prossima vendemmia, prende il via - tra vigneti e cantine di Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino - il nuovo percorso di valorizzazione del Pinot Grigio italiano che, nel solo Triveneto costituisce oggi l'85% della produzione complessiva nazionale e il 43% di quella mondiale, con circa 2 milioni di ettolitri (260 milioni di bottiglie) distribuiti su circa 24 mila ettari: oltre 13.400 ettari in Veneto, 7.100 in Friuli Venezia Giulia e 2.840 nella provincia di Trento. Il Pinot Grigio rappresenta la quarta varietà di uva coltivata in Italia, segnando una crescita negli ultimi cinque anni pari al 144%. Il nuovo Pinot Grigio DOC 'delle Venezie' comprenderà la produzione della vecchia IGT e tutta la produzione del Pinot Grigio DOC del Triveneto, pur mantenendo le caratterizzazioni territoriali di ciascuna zona.

Obiettivo del Consorzio di Tutela è quello di muoversi come sistema organizzato, innalzando gli standard qualitativi di produzione, per strutturare l’offerta e per individuare opportune strategie di promozione che permetteranno di aprirsi a nuove prospettive di crescita internazionale.

Una promessa di qualità che parte dal disciplinare dove, grazie ad una precisa strategia di filiera, una serie di parametri sono stati orientati alla crescita qualitativa: la resa per ettaro, diminuita da 190 a 180 quintali, e la resa uva/vino, passata dall’80 al 70%, hanno ridotto la quantità produttiva a ettaro, tra IGT e DOC, di ben 26 quintali di vino, mentre è stato elevato il titolo alcolometrico naturale minimo delle uve da 8 al 9,5% e il titolo alcolometrico minimo del vino al consumo dal 9 all’11%.

 

SOMMELLERIE, ABBINAMENTI VINO-CIBO E L’APPROCCIO AL FEMMINILE

 

 “LA VITE È DONNA: DAL BAROLO AL NERO D’AVOLA”: EVENTO SABATO 8 LUGLIO A PORTOPICCOLO SISTIANA (TRIESTE) CON LE DONNE DEL VINO

Al ristorante è meglio proporre prima il cibo o il vino? Sarebbe utile inserire gli abbinamenti nei menù? Perché non puntare sui vini al bicchiere abbinati ai piatti? Sono solo alcuni degli argomenti in discussione nella kermesse delle Donne del Vino invitate dalla delegazione del Friuli Venezia Giulia all’evento “La vite è donna” a Portopiccolo Sistiana, magica località che si affaccia su uno specchio di mare del Golfo di Trieste tra i castelli di Miramare e di Duino. Sabato 8 luglio la località ospiterà 77 produttrici provenienti da ogni regione per presentare l’Italia attraverso un percorso enologico unico nel suo genere: dal Barolo al Nero d’Avola, vini declinati interamente al femminile. Un viaggio tra oltre 150 etichette da Nord a Sud.

L’invito è in particolare rivolto ai sommelier che la mattinata dell’8 luglio saranno protagonisti del convegno “Gli amici di sala, sommelier per amico”.  I giornalisti e gli operatori del settore che vorranno partecipare, potranno registrarsi alla mail: friuliveneziagiulia@ledonnedelvino.com

Sono previsti interventi della presidente delle Donne del Vino Donatella Cinelli ColombiniPia Donata BerlucchiAlessandra Fedi e un collegamento in diretta dall’America con Lidia Bastianich. Della psicologia e dei lati nascosti che si devono avere come ottimo sommelier tratterà Rossana Bettini Illy, mentre il sommelier Gianluca Castellano si occuperà di emozionalità dell’abbinamento. Intervengono Carlos Santos (Amorim Cork) e Luca Bini (designer del vetro). Modera Simona Migliore. Seguirà un trailer di films in cui si trova la figura del sommelier, a cura di Cinema Zero.

«Il convegno è l’occasione per fare il punto sulla presenza femminile fra i responsabili delle sale dei ristoranti» ha detto la delegata del Friuli Venezia Giulia Cristiana Cirielli «erano ruoli inizialmente solo maschili che da qualche anno lasciano spazio a moltissime donne ed è per questo motivo che l’Associazione Le Donne del Vino vuole parlarne». 

Le donne sono circa il 30% dei Sommelier italiani e continuano ad aumentare nei corsi per chi assaggia e serve il vino così come fra gli studenti delle scuole alberghiere. La prima donna sommelier diplomata è stata la piemontese Laura Pesce nel 1972, una pioniera; la sarda Lucia Pintore è stata la prima campionessa italiana dei sommelier nel 1987, anche se prima di lei Franca Rosso di Tavagnacco (Udine) arrivò a pari merito con un uomo sommelier nel 1975 (anche se negli annali dell’Ais resta solo più il nome maschile). La prima presidente donna di un’associazione di sommelier è Graziella Cescon FISAR nel 2015 e il primo direttore di una testata dei Sommelier è stata Marzia Morganti nel 2003. 

Tuttavia la presenza femminile fra chi si occupa del vino nelle sale dei ristoranti è ancora scarsa specialmente fra i “main chef sommelier” cioè i manager di strutture grandi.
Eppure le donne possono dare un tocco vincente al lavoro di chi sceglie e serve i vini al ristorante: mettere in campo il loro intuito psicologico, cioè quel colpo d’occhio che aiuta a entrare in empatia con i clienti. <<Le Sommelier donne fanno vendere più vino e soprattutto le bottiglie più care>> dicono i titolari dei ristoranti newyorkesi.

Sabato alle 19 inizierà la degustazione aperta al pubblico (ingresso a 33 euro) con la presenza di una madrina d’eccezione, la scrittrice Sveva Casati Modignani. Ogni produttrice presenterà i propri vini affiancata da alcune prelibatezze della propria regione. Gli chef di Portopiccolo creeranno finger food sfiziosi. 

Completerà la serata la postazione “Libero point” di Electrolux Professional dove la chef Marina Ramasso, titolare dell’Osteria del Paluch di Baldissero Torinese (Torino), offrirà a tutti i presenti alcuni piatti cucinati in diretta e ideati appositamente per l’evento. Info: 

www.ledonnedelvino.it

Ufficio stampa Le Donne del Vino:

Anna Pesenti 

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MACULAN: LA CINQUANTESIMA VENDEMMIA SARÀ RESISTENTE

 

Dopo aver festeggiato la quarantesima raccolta, Fausto Maculan annuncia la svolta verso le varietà intraspecifiche. Drastica diminuzione dei trattamenti in vigna

Maculan sceglie la strada delle varietà resistenti alle malattie. Il produttore di Breganze (Vicenza), marchio noto in particolare per il Torcolato e i rossi Fratta e Crosara, metterà a dimora il prossimo autunno i primi vigneti di Merlot Khorus e Sauvignon Rytos, due varietà resistenti selezionate dall'Università di Udine. Una conversione che nel corso di un decennio coinvolgerà progressivamente tutte le varietà coltivate. 
“Il primo impianto sarà complessivamente di sole 4000 viti – spiega Maria Vittoria Maculan, responsabile della produzione – ma la nostra intenzione è di rinnovare via via i vigneti più vecchi con varietà resistenti alla malattie. È necessario specificare che queste varietà non sono individui geneticamente modificati, ma tipi ottenuti da incroci intraspecifici con il cambiamento solo del 5% dei cromosomi, ovvero di quelli responsabili degli effetti delle malattie sull’uva. Con queste varietà possiamo applicare solo uno o due trattamenti all'anno rispetto ai 10-11 che si praticano generalmente nel nostro territorio”. 
Una svolta storica per l'azienda fondata nei primi anni Cinquanta da Giovanni Maculan e saldamente nelle mani di Fausto dal 1973. L'annata 2013 è stata la sua quarantesima vendemmia, celebrata con XL Vendemmia, vino a tiratura limitata voluto dalle figlie Angela e Maria Vittoria per festeggiare il padre. Appena 300 magnum di Cabernet Sauvignon Breganze DOC prodotto con uve provenienti dal vigneto Branza e vestite con un'etichetta realizzata a mano dall'artista vicentino Pino Guzzonato trasformando in carta la fibra ottenuta dai raspi degli stessi grappoli d'uva da cui si è ottenuto il mosto.
La prima vinificazione dai nuovi vigneti è attesa per il 2020. “Puntiamo ad avere un vino eccellente entro il 2023 – aggiunge Angela Maculan, responsabile commerciale – anno della cinquantesima vendemmia di nostro padre. Certamente il vino per celebrare quella ricorrenza sarà da vitigni resistenti”. 
Una scelta fortemente voluta dalla nuova generazione, avallata da Fausto Maculan, che guarda anche al presente: “Nell'attesa di convertire tutta la produzione alle nuove varietà stiamo sperimentando nuove macchine irroratrici: diffondono il prodotto unicamente sulle foglie, aspirando le eccedenze. Niente più deriva aerea e dispersione per terra”.
E infine si pone un obiettivo: “La nostra sfida per il futuro è fare il vino rosso più buono d'Italia da varietà resistenti. Questo è il nostro impegno”.

 Press info:
Michele Bertuzzo 
347 9698760
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"Gli artisti del "secolo breve"

 


E’ una mostra stimolante quella che la Fondazione Matteucci per l’Arte Moderna propone, nella sua sede accanto al Lungomare di Viareggio, dal 7 luglio al 5 novembre prossimi.
Stimolante per la qualità delle opere, innanzitutto, ma anche per il filo conduttore individuato per presentarle da Susanna Ragionieri, che della mostra è la curatrice. 
Da sottolineare che un buon numero delle 50 opere riunite per la mostra, “emerge” da collezioni private e viene esposto al pubblico per la prima volta.
Il titolo della rassegna, “Il secolo breve” si richiama naturalmente al celebre saggio pubblicato nel 1994 da Eric Hobsbawm. 
Il sottotitolo “Tessere di ‘900” vuole invece dar conto di una esposizione che propone una serie di testimonianze di rilievo assoluto del Secolo trascorso, tessere di un mosaico che letto nella sua complessità evidenzia un periodo artistico tra i più fecondi e creativamente tumultuosi dell’arte italiana.

Nel percorso espositivo estremamente emozionale concepito da Susanna Ragionieri le nature morte di Thayat, Balla, Severini e De Pisis emergono per il sentimento di classicità di cui sono pervase, mentre le figure di Spadini e Campigli si contrappongono, pur nella comune impronta parigina, per l’evocazione di un passato colto e dal cuore antico. Il paesaggio, infine, si offre nei volti più variegati attraverso le suggestive visioni di Rosai, Lloyd, Guidi e Paresce.
Ecco che, in questo caleidoscopico panorama, ogni artista - ai già citati si aggiungono Morandi, Guttuso, Viani e De Chirico - diviene così una tessera dell’affascinante ed eclettico mosaico che prelude alla modernità.

“Il Secolo breve. Tessere di ‘900 offre - afferma Giuliano Matteucci che della Fondazione Matteucci è il fondatore e direttore - un focus a suo modo originale da cui emergono una serie di situazioni che potremmo definire “trasversali” alle fratture formali oramai canoniche. Nell’apparente autonomia e disomogeneità espressiva, queste dissonanti connotazioni confermano lo spirito inquieto che da sempre caratterizza l’arte italiana, delineando un inaspettato spaccato, quanto mai unitario nel comunicare il pensiero creativo del tempo.
Non si tratta di avventurarsi in uno spazio temporale alla ricerca di un tema, di un genere o di consonanze estetiche, ma di scoprirne l’infinita varietà di forme concepite e articolate ora sul colore, ora sulla ragione, ora sul sentimento, nelle quali l’immagine, nonostante tutto, continua a vivere prima della frantumazione”.
Eric Hobsbawm, in “Il secolo breve”, condensa il Novecento in tre periodi, non esitando ad indicare il primo, compreso tra il 1914 e il ’45, come quello della “catastrofe” per le ferite sociali e le crisi economiche sofferte dall’Europa durante i due conflitti mondiali.
Se, però, si sposta l’analisi all’ambito artistico, la visione non è di un tramonto bensì di un’aurora. Nessun altro momento è stato, infatti, altrettanto fecondo e ricco di fermenti, al punto di rivoluzionare la ricerca con un impulso analogo a quello determinato ai nostri giorni dalla rete.
Portando la lancetta del tempo al 1909, all’alba di quello che qualcuno ha definito anche “il secolo delle speranze deluse”, quando Marinetti pubblica su “Le Figaro” il Manifesto del Futurismo, ci si avvede che la pittura italiana, lasciatasi alle spalle la lezione degli Impressionisti e di Cézanne, si apre ad uno dei momenti più dirompenti e felici, cambiando radicalmente volto. A voler essere coincisi e pragmatici, verrebbe da dire che proprio nel ventennio seguente, a partire dalle ultime frange divisioniste, le tendenze e le avanguardie audacemente impostesi sul realismo ottocentesco imprimeranno tracce tanto profonde e marcate da orientare gli sviluppi del dopoguerra: dall’Informale di Vedova e Capogrossi, allo Spazialismo di Fontana. Alludiamo alla trasformazione visiva scaturita dallo stesso Futurismo e dalla Metafisica, nonché al recupero della forma operato da Novecento, movimento che, riallacciandosi alla tradizione, ha elaborato una nuova idea figurativa in grado di dialogare con il presente.

Centro Matteucci per l’Arte Moderna 
7 luglio – 5 novembre 2017  

7 luglio – 5 novembre 2017        
7 luglio – 10 settembre  martedì/venerdì 17.30 – 22.30
             sabato/domenica 10.00 – 13.00 / 17.30 – 22.30
12 settembre – 5 novembre  giovedì/venerdì  15.30 – 19.30
              sabato/domenica  10.00 – 13.00 / 15.30 – 19.30
martedì/mercoledì: gruppi
biglietto intero 8 euro
biglietto ridotto 5 euro

via G. d’Annunzio, 28 – Viareggio
0584-430614  www.cemamo.it -  Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 

Ufficio Stampa
Studio ESSECI di Sergio Campagnolo
Referente Roberta Barbaro Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
tel. 049663499

ALLA SCOPERTA DEI PRODOTTI DEI CEMBRIANI DOC

 

 

Domenica 2 luglio si svolge a Cembra la prima edizione di Baite Aperte 2017, un pranzo itinerante tra le baite di campagna e i muretti a secco, lungo un percorso di 5 km alla scoperta dei sapori del territorio, dei vini, spumanti e grappe dei Cembrani DOC, abbinati a piatti della tradizione. 
La manifestazione è nata sulla falsa riga dell’evento autunnale delle Caneve Aperte, con lo scopo di promuovere e far conoscere i prodotti a km 0 della Val di Cembra lungo un percorso enogastronomico dall’aperitivo al dolce anche in estate. 

Dodici saranno le baite dove il visitatore sosterà per degustare un menù di territorio abbinato ai vini, spumanti, grappe, birre e succhi prodotti in Valle di Cembra o nelle prossimali aree limitrofe. 
Lungo il percorso ad anello sotto l’abitato di Cembra, nel comune di Cembra Lisignago, i visitatori incontreranno dei laboratori di antichi mestieri e dei gruppi di coristi che intoneranno canzoni contadine e montanare trentine.

PARTENZA: Parco dei Tre Maestri, Cembra, Viale IV Novembre, 50
ORARIO: dalle 11:30 alle 16:30; partenza possibile fino alle 13:00
PARCHEGGIO: Oratorio di Cembra o presso Chiesa San Rocco
NOTE: si consigliano abbigliamento, cappellino e calzature adeguati per il trekking 

Informazioni: Cembrani Doc - Mara - tel. 3935503104, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
La prevendita chiude venerdì 30 giugno
Posti limitati

 

RIEDEL DÀ IL BENVENUTO A MARGAUX, MACON E MARNE, LA “M COLLECTION“

 

Con MargauxMacon e Marne, Maximilian J. Riedel presenta nuove forme che consentono una decantazione delicata, ideali per vini rossi invecchiati o vini bianchi giovani.

 

“Per questi nuovi decanter ho tratto ispirazione dalle bottiglie di cognac e whisky più ricercate, alcune delle quali hanno persino cent’anni, che ho scoperto in uno dei tanti e frequentati ‘fine wine store’ durante uno dei miei soggiorni a Londra. Ho quindi reinterpretato le impressioni raccolte e le ho applicate al design dei nuovi arrivati Margaux, Macon e Marne, in cui forma e funzione si uniscono in una simbiosi perfetta”, dichiara Maximilian J. Riedel a proposito delle sue nuove creazioni.

 

 

 

 

 

 

Margaux, Macon e Marne – la “M Collection” – prendono il nome dalle note regioni vinicole francesi e, come tutti i decanter firmati Riedel, sono realizzati a mano in fine cristallo.

 

Per maggiori informazioni sulla gamma completa di bicchieri e decanter Riedel consultare il sito www.riedel.com.

 

 

 

Ufficio Stampa ZED_COMM

Valentina Fraccascia

 

"Marino Marini. Passioni visive"

                                                                                            Mostra a cura di Barbara Cinelli e Flavio Fergonzi


Con il titolo "Marino Marini. Passioni visive" la Fondazione Marino Marini propone, del Maestro, la prima retrospettiva che ambisce a situarlo organicamente nella storia della scultura. L'esposizione, che si terrà in Palazzo Fabroni a cura di Barbara Cinelli e Flavio Fergonzi, si presenta come uno dei momenti di punta delle Celebrazioni di Pistoia Capitale italiana della Cultura 2017. La mostra è organizzata dalla Fondazione Marino Marini, Pistoia e dalla Fondazione Solomon R. Guggenheim, Venezia. Dopo Pistoia, la mostra si trasferirà infatti alla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia dal 27 gennaio al 1 maggio 2018.

"Manca ancora, nella vicenda espositiva e nella letteratura scientifica su Marini, un serio lavoro di contestualizzazione storica e stilistica della sua ricerca di scultore", afferma il Direttore della Fondazione Maria Teresa Tosi. "Lo stato odierno degli studi sembra richiedere questa prospettiva: l'unica che può restituire all'artista la sua posizione di assoluto rilievo nella vicenda del modernismo novecentesco internazionale".
"Di qui è nata l'idea di questa mostra che vuole ripercorrere tutte le fasi della creazione artistica del Maestro, dagli anni Venti agli anni Sessanta. Oggetto di indagine sarà soprattutto l'officina di invenzioni plastiche di Marino Marini che verranno poste in relazione diretta, immediatamente percepibile, con i grandi modelli della scultura del '900 cui egli ebbe accesso; e, inoltre, con alcuni, scelti esempi di scultura dei secoli passati - dall'antichità egizia a quella greco-arcaica ed etrusca, dalla scultura medievale a quella del Rinascimento e dell'Ottocento - che furono consapevolmente recuperati da lui e dai maggiori scultori della sua generazione".

Dieci sono le sezioni pensate dai curatori per dare pieno conto della ricerca plastica di Marino Marini: sono tutte caratterizzate dal raffronto tra le opere dello scultore pistoiese e quelle di altri grandi del passato o di suoi contemporanei. Nella prima i suoi busti degli esordi sono affiancati a canopi etruschi e a busti rinascimentali; mentre il "Popolo", la terracotta del 1929 che fu un passaggio determinante della sua svolta arcaista, si misura con una testa greco-arcaica da Selinunte e con un coperchio figurato di una sepoltura etrusca. Anche la successiva ricerca di una diversa monumentalità, ben rappresentata dal capolavoro ligneo dell'"Ersilia", è messa a confronto con sculture etrusche e antico-italiche. 
Verso la metà degli anni Trenta Marini si concentra sul soggetto del nudo maschile e ne trae una serie di lavori destinati a lasciare un segno nella scultura europea, come evidenzia il raffronto con opere capitali del medesimo tema di Arturo Martini e Giacomo Manzù. Negli stessi anni, Marini reinventa il significato stesso del ritratto scultoreo, attingendo ai modelli del passato, specialmente all'arte egizia, da cui desume la lezione di una volumetria pura, intrinsecamente monumentale. 
La mostra si sofferma quindi sui celebri e perturbanti primi grandi "Cavalieri" dei secondi anni Trenta, che al loro comparire furono giudicati, per l'arcaica impassibilità, un attentato ai canoni tradizionali del genere, ma furono apprezzati da una ristretta schiera di intelligenti e sofisticati ammiratori.
La scena successiva è riservata alla stilizzazione allungata dei corpi maschili: qui dove il trecentesco Cristo Crocifisso appartenuto al maestro è avvicinato a un suo "Icaro" e a due dei suoi"Giocolieri".
Le "Pomone" e i nudi femminili, che lo scultore realizza partendo da una originale e misurata rielaborazione del classicismo post-rodiniano, si confrontano in mostra con i nudi di Ernesto De Fiori e di Aristide Maillol, le maggiori proposte europee del tempo nella difficile partita di trasformare il corpo femminile in una forma astratta.
Quando, verso il 1940, mentre quasi tutti gli altri scultori italiani ed europei sembrano voler abbandonare la lezione di Rodin, Marino Marini la rivisita per dare inizio a una nuova stagione di ricerca che lo porterà, nel dopoguerra, a misurarsi con l'esistenzializzazione della forma di Germaine Richier. Questa particolare declinazione della ricerca formale di Marini prende forma negli anni del conflitto, durante il suo esilio in Svizzera, quando lo scultore sembra guardare con particolare attenzione al drammatico realismo di Donatello: la presenza in mostra del Niccolo' da Uzzano del Bargello permetterà di comprendere a fondo le implicazioni di questa svolta.
La ricerca postbellica riporta Marino Marini a indagare, in forme più astratte, il tema del cavallo e cavaliere: in una sala saranno raccolti gli esiti maggiori di questo ciclo, opere contese dal maggiore collezionismo internazionale, e determinanti nello stabilire la posizione di primo piano dello scultore nel canone della scultura contemporanea di figura. In una sala emozionante i "Cavalieri" post 1945 di Marino Marini saranno messi a confronto con i loro antenati di riferimento, cavalli e cavalieri dalle civiltà del Mediterraneo e dell'antica Cina.
Nel dopoguerra Marini inventa una nuova lingua per la resa espressiva del volto umano: questa lingua, che guarda alla scomposizione cubista e, insieme, alla deformazione espressionista, farà di lui il più grande ritrattista-scultore del secolo. La sala dedicata ai ritratti del dopoguerra proporrà confronti con teste di civiltà antiche e teste di scultori contemporanei. Ancora il tema del Cavaliere, questa volta disarcionato, diventerà un motivo di pura ricerca spaziale, ormai quasi sganciato dalla riconoscibilità del soggetto, come evidenziato dalla sezione dedicata ai celebri "Miracoli". Chiudono la mostra i piccoli e grandi "Guerrieri" e le "Figure coricate" degli anni Cinquanta e Sessanta: sarà visualizzato, in questo snodo, l'inatteso confronto con l'antica tradizione toscana di Giovanni Pisano e, insieme, con le soluzioni più sperimentali di Pablo Picasso e di Henry Moore. 

Questa grande rassegna si avvale di un Comitato scientifico composto dai Curatori e da Philip Rylands, Salvatore Settis, Carlo Sisi e Maria Teresa Tosi. La mostra, promossa dalla Fondazione Marino Marini e dal Comune di Pistoia, è realizzata in collaborazione con la Cassa di Risparmio di Pistoia e della Lucchesia, con la Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e con la Camera di Commercio di Pistoia. La mostra alla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia è sostenuta dagli Institutional Patrons-EFG, Lavazza, Regione del Veneto-e le Guggenheim Intrapresæ.

Info:  www.fondazionemarinomarini.it 

 

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