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Recensioni

Il Mito del Pop

 

Vernice per la Stampa
venerdì 12 maggio ore 12.00
Pordenone, Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea "A. Pizzinato", Viale Dante, 33

Mostra a cura di Silvia Pegoraro

Ulteriori informazioni ed immagini: www.studioesseci.net

Comunicato stampa

C’è stata una “via italiana” al Pop ed è stata assolutamente originale. Silvia Pegoraro lo evidenzia con questa mostra dal forte taglio critico, che riunisce alla Galleria d'arte moderna e contemporanea Armando Pizzinato di Pordenone, circa 70 opere, sceltissime e alcune mai prima esposte, di una ventina di artisti.

“E’ il momento – afferma l’Assessore alla Cultura del Comune di Pordenone Pietro Tropeano – di avviare l’approfondimento e la rilettura di un movimento artistico italiano di grande importanza com’è quello della Pop Art in Italia che ha avuto tanti protagonisti in un periodo tra i più vivaci dell’arte contemporanea nel nostro paese.”

Si è spesso sostenuto che gli artisti italiani non fecero sostanzialmente altro che “copiare” gli americani. Alcuni di essi, è vero, erano stati in America prima del ’64, anno del trionfo della Pop Art americana alla Biennale di Venezia, o si erano informati in precedenza sulle nuove poetiche visive statunitensi: per esempio Mimmo Rotella (celebri i suoi décollages – collages di manifesti pubblicitari strappati), Franco Angeli (tra le sue opere più famose le sue lupe e le sue aquile romane, ma anche Half dollar, una banconota americana serigrafata), Tano Festa, con le sue riletture di Michelangelo e di altri celebri maestri del passato, o Mario Schifano, che reinterpreta in pittura le icone pubblicitarie della “Coca–Cola “ e della “Esso”, o foto storiche (come nel celeberrimo Futurismo rivisitato, del ’66). Tutti artisti, questi, legati alla romana “Scuola di Piazza del Popolo”. Roma è infatti uno dei due punti di irradiazione della Pop Art di casa nostra: qui, il fenomeno della "dolce vita", legato al "boom economico", dà il via a un profondo rinnovamento del costume italiano. 
Nel dopoguerra, Roma è un luogo di incontri e dibattiti di livello internazionale. Di qui passano molti grandi artisti europei e americani. Si parla, si discute, si crea. Le gallerie di riferimento sono La Tartaruga di Plinio de Martiis e La Salita di Gian Tomaso Liverani, dove espongono gli artisti che fanno tendenza. Oltre a quelli già nominati, ci sono Cesare Tacchi, Sergio Lombardo, Renato Mambor, Ettore Innocente, e Mario Ceroli, che nelle sue famose sculture ricostruisce in legno grezzo immagini e oggetti della quotidianità .

L’altro centro propulsivo della Pop Art italiana è Milano, e il suo cuore è lo Studio Marconi, dove nel ’65 espongono in una mostra, insieme a Schifano, Valerio Adami, Emilio Tadini e Lucio Del Pezzo. Questi artisti guardano più all’Europa che all’America: dalle soluzioni genialmente kitsch di Enrico Baj, influenzate dal dadaismo e dal surrealismo, alla altrettanto geniale ibridazione di metafisica dechirichiana e iconografia da fumetto di Adami, alla rigogliosa vena “narrativa” di Tadini che acquisisce, grazie al contatto con la Pop Art, una maggior sintesi dell’immagine, oltre che un più forte impulso a inserire nella figurazione oggetti appartenenti al mondo reale e quotidiano. 
La mostra sarà anche un’occasione per ricordare e celebrare, nel trentennale della morte, l’artista Ettore Innocente, noto come uno dei più interessanti e originali artisti della Pop Art di ambito romano, ma provenienete in realtà dal territorio pordenonese, con il quale ha sempre mantenuto legami profondi, coltivati con assiduità.

“Il gusto tutto europeo e italiano, prima ancora che nei riferimenti alla tradizione artistica, si manifesta – afferma la curatrice - in tutti questi artisti nella forte istanza di intervento artigianale/manuale, lontana dalle tecniche prettamente industriali utilizzate dalla Pop americana. Una originalità che le opere in mostra confermano.
Evidenziando che, fondamentale nel confronto, è soprattutto l’inclinazione degli italiani a lavorare su stereotipi culturali, anziché soltanto su oggetti-merce e su immagini della comunicazione di massa, con una più spiccata manipolazione delle immagini”. 

L’esposizione è promossa e organizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Pordenone, in collaborazione con l’ Ente Regionale per il Patrimonio Culturale della Regione Friuli Venezia Giulia, con il contributo di Fondazione Friuli, e con il sostegno di Crédit Agricole Friuladria e Itas Mutua.


Inaugurazione: sabato 13 maggio 2017 alle ore 18.00
Vernice per la stampa: venerdì 12 maggio alle ore 12.00
Luogo: Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea Armando Pizzinato
Viale Dante, 33 Pordenone
http://www.artemodernapordenone.it
Data: Dal 13 maggio al 8 ottobre 2017
Orari: Da mercoledì a domenica: 15.00 – 19.00; 
Ingresso: Intero € 3,00, ridotto € 1,00.
Info: Comune di Pordenone: (+39) 0434 392918/392941, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Ufficio stampa nazionale
Studio ESSECI, Sergio Campagnolo tel. 049.663499, 
Referente Stefania Bertelli Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 

L’ORO NERO DEL MONFERRATO: IL MIELE DI BOSCO DELLA COOPERATIVA ABELLO SCELTO DA MIGROS, LA PRINCIPALE CATENA DI SUPERMERCATI SVIZZERI

È prodotto da una cooperativa astigiana, Abello, con sede in frazione Casabianca, il miele di bosco scelto per il proprio assortimento dal Gruppo Migros, una delle aziende più grandi della Svizzera e la maggiore catena di grande distribuzione elvetica.

L’offerta piemontese ha sbaragliato la concorrenza e ha avuto la meglio su quelle dei produttori del resto d’Europa: a convincere Migros sono state in particolare le caratteristiche chimico-fisiche e organolettiche certificate del miele Abello.

Colore molto scuro, consistenza densa, gusto forte, di caramello, elevato contenuto di sali minerali e il valore di conducibilità elettrica (dato che rivela la genuinità del miele e l'origine botanica del prodotto) più alto di tutti i mieli analoghi selezionati da Migros.

Il miele di bosco, conosciuto anche come “miele di melata” è un particolare tipo di miele la cui caratteristica principale risiede nel processo di raccolta effettuato dalle api. Di norma le api raccolgono il nettare dai fiori di diverse varietà di piante, creando così molti tipi di miele con aromi e sapori differenti. Nelle zone in cui la produzione di nettare è scarsa, come i boschi o le foreste, le api ricorrono a un ingrediente alternativo per produrre il miele: la melata appunto, sostanza zuccherina che si forma sulle parti verdi delle piante.

“È un miele ancora poco conosciuto in Italia ma da sempre molto diffuso nel nord Europa – spiega Riccardo Civarolo, a capo della cooperativa Abello - : in particolare in Germania è di gran lunga il miele più consumato e apprezzato, conosciuto da sempre come il miele tipico della Foresta Nera”. 

“Per una fortuita coincidenza – prosegue Civarolo - con l’arrivo in Italia di Metcalfa Pruinosa, al seguito di una partita di legname proveniente dagli Stati Uniti, gli apicoltori si sono trovati all’improvviso una nuova fonte di nettare. In Piemonte la Metcalfa ha trovato le condizioni ideali, aiutata sia dalle condizioni climatiche con estati calde e umide, sia dalla disponibilità di ampie aree incolte”. 
Quella che era un’infestazione si è quindi rivelata una grande opportunità per tutta l’apicoltura piemontese, per di più in un periodo in cui tradizionalmente le api erano poco produttive per mancanza di fioriture rigogliose.

“La differenza principale tra il miele di nettare e il miele di bosco – conclude Civarolo - è data dunque dal fatto che il miele di bosco è stato elaborato da due insetti diversi, prima dalla Metcalfa poi dall’ape. Per questo ha un contenuto di enzimi superiore al miele di nettare”.

Mario Sacco, presidente di Concooperative Asti-Alessandria e Piero Cavallero, direttore, commentano: “In Piemonte ci sono diverse cooperative di produzione e commercializzazione di miele associate a Confcooperative e una di queste, tra le più importanti, è Abello di Asti. In questo settore la cooperativa ha un ruolo fondamentale e strategico perché dà la possibilità a tanti piccoli allevatori di api di avere uno strumento in grado di commercializzare la produzione di miele su segmenti di mercato singolarmente inaccessibili. Concentrare il prodotto in quantitativi interessanti anche per la grande distribuzione organizzata, ottimizzare i costi, un’unica politica di marchio, di packaging e di promozione e la possibilità di rappresentare un territorio: sono carte importanti che la cooperativa Abello può giocare. Abello lo sta facendo anche con la ricerca di nuovi prodotti e canali di commercializzazione attraverso questo progetto che può ottenere un incremento della produzione, uno sviluppo dell’apicoltura, un aumento dell’occupazione specie per i giovani, su un territorio particolarmente vocato come l’Astigiano”.

Dal punto di vista della commercializzazione il presidente della Cooperativa 3A (260 punti vendita in Piemonte, Liguria e Val d’Aosta, 150 associati, 1500 dipendenti e un fatturato di 250milioni di euro) Giorgio Guasco dice: “Nel 2016 noi abbiamo venduto 200 quintali di miele, per un valore economico di 240mila euro. Il miele più venduto è ancora quello di acacia (70%), a seguire il millefiori e via via i mieli più particolari che teniamo a corollario del nostro assortimento, come quello di castagno. Certamente siamo incuriositi dal miele di bosco”.

 

Il progetto raccoglie l’approvazione dell’assessore all'Agricoltura della Regione Piemonte, Giorgio Ferrero: "Questo risultato è una nuova prova che qualità assoluta delle produzioni e radicamento sul proprio territorio sono le chiavi per un successo che va oltre i confini nazionali e, come in questo caso, supera le Alpi per soddisfare la richiesta di un cliente esigente e preparato, come il consumatore svizzero. Mi piace pensare che il successo commerciale del miele di bosco della Cooperativa Abello, scelto dal Gruppo elvetico Migros per l'assortimento della propria catena di negozi, sia frutto della stessa caparbietà e dedizione con cui le loro api hanno saputo sfruttare un problema in opportunità, realizzando il fantastico "miele di melata".

MIELE DI BOSCO E MIELE DI ACACIA A CONFRONTO: In Italia il miele più comune è quello di acacia: chiaro, dolce, poco aromatico, indicato per dolcificare, sempre liquido. Il miele di bosco al contrario si presenta scuro, aromatico, poco dolce, indicato con i latticini, sempre liquido, molto denso.

UTILIZZO DEL MIELE DI BOSCO: Il miele di bosco è poco indicato per dolcificare alimenti e bevande. Il suo migliore utilizzo è con il pane (meglio quello integrale), con i latticini, come dessert miscelato a un formaggio fresco.

IL MIELE IN NUMERI

Miele prodotto in Italia: Nel 2016 sono state prodotte in Italia 14.000 tonnellate di miele, quantitativo molto inferiore alle aspettative e ai raccolti medi degli ultimi anni (circa 30.000 tonnellate).

Miele prodotto in Piemonte: Nel 2016 sono state prodotte in Piemonte circa 2.100 tonnellate di miele.

Miele prodotto nell’Astigiano: Nel 2016 sono state prodotte nell’Astigiano circa 300 tonnellate di miele, di cui 200 tonnellate di miele di melata.

PREZZO MEDIO: Il miele di melata astigiano è stato venduto all’ingrosso nel 2016 in Germania al prezzo di 4,60 €/kg. Negli ultimi anni il miele più comune, quello di acacia, è stato venduto mediamente all’ingrosso al prezzo di 6,5 €/kg; nel 2016 il prezzo ha raggiunto punte di 8,00 €/kg a causa del cattivo raccolto.
 

COOPERATIVA ABELLO

La Cooperativa Abello è stata fondata nel 1994. A oggi aderiscono alla cooperativa 280 apicoltori sul territorio nazionale,170 solo nell’Astigiano.

La produzione della cooperativa varia di anno in anno in funzione dell’andamento dei raccolti: in media sono da 700.000 a un milione i vasetti di miele confezionati e venduti, prevalentemente nella grande distribuzione.

La cooperativa ha un fatturato annuo di due milioni di euro ed esporta il 20 per cento della propria produzione. 

In foto: Giorgio Guasco (Cooperativa 3A), Sergio Miravalle, giornalista, Alessandro Valfré, apicoltore, Riccardo Civarolo (Cooperativa Abello), Mario Sacco e Piero Cavallero (Confcooperavive Asti-Alessandria)

 

 

TUTTO PRONTO PER GOURMANDIA 2017: TRA GLI OSPITI ANTONIA KLUGMANN

Da sabato 13 a lunedì 15 maggio Santa Lucia di Piave (Tv) ospita la seconda edizione dell’evento di Davide Paolini. 

Domenica 14 c’è la Klugmann, nuovo giudice MasterChef Italia. Novità: GourmandiaFest

Tutto pronto per la seconda edizione di Gourmandia – Le Terre Golose del Gastronauta, l’evento ideato da Davide PaoliniDa sabato 13 a domenica 15 maggio 2017 l’Ex Filanda di Santa Lucia di Piave (Treviso) si anima con gli oltre 200 produttori artigiani presenti – panettieri, pasticceri, salumai, casari, vignaioli – e gli eventi con gli ospiti chef. Tra i più attesi lo showcooking di domenica 14 maggio con Antonia Klugmann del Ristorante L’Argine, appena nominata come nuova giudice di MasterChef Italia. E alla sera, per la prima volta, arriva Gourmandia Fest: spettacoli teatrali, cocktail con ingredienti selvatici, dj set, food truck con ingresso libero (venerdì 12 maggio dalle 18 alle 23, sabato 13 dalle 20 alle 24, domenica 14 dalle 20 alle 24).
L’appuntamento con Antonia Klugmann, chef del ristorante stellato L’Argine a Vencò a Dolegna del Collio (GO), sarà domenica 14 maggio alle 12 per parlare di "stagionalità e raccolta sul confine". La prima giudice donna della prossima edizione di MasterChef Italia porterà a Gourmandia la sua cucina di confine. La chef realizzerà un piatto a sorpresa con questi 3 ingredienti: asparagi bianchi, mandorle e sambuco. Tra gli altri ospiti sabato 13 maggioValeria Margherita Mosca alle 15 spiega come utilizzare il cibo selvatico in cucina e nella mixologia. Alle 16:30 il pizzaiolo Denis Lovatel della Pizzeria da Ezio di Alano di Piave (BL) presenta la pizza “Risveglio di primavera” con lo chef Alessandro Favrin del ristorante La Corte dei Lamponi. La domenica Nicola Portinari, chef bistellato de La Peca di Lonigo (VI) alle 11 presenta un piatto identitario della Laguna con i frutti di mare e le alghe della Laguna. Alle 15 Emanuele Scarello del ristorante bistellato Agli Amici dal 1887 di Udine presenta lo strudel, dolce storico dalle origini antiche che si è integrato nella cultura friulana. Alle 17:30 Riccardo de Prà del ristorante stellato Dolada di Pieve d’Alpago (BL) presenterà un risotto alle erbe e ai fiori selvatici. Infine lunedì 15 alle 11.30 Dario Cecchini, macellaio di Panzano in Chianti (FI), descrive come si possono utilizzare parti minori dell’animale.
Nei giorni di fiera sempre presenti più di 200 gli espositori artigiani per proporre un tour enogastronomico della penisola alla ricerca di materie prime di qualità. Tra le specialità che si potranno assaggiare: pane di Matera, crescia d’Urbino, pesto ligure, colatura d’alici di Cetara, aceto balsamico di Modena, mostarda mantovana, pecorino toscano, burrata d’Andria, mortadella bolognese, prosciutto di Parma, prosciutto di San Daniele, prosciutto Saint Marcel, capocollo di Martina Franca, testa in cassetta, Jamon Iberico, culatta, ‘nduja calabra, salame rosa, ciccioli, soppressa, pecorini marchigiani stagionati in fossa, Parmigiano Reggiano, raviggiolo, caciocavallo podolico, tuma, Castelmagno d’alpeggio, formaggi di montagna bavaresi e austriaci, caviale, tonno, salmone, acciughe del Cantabrico. E ancora prodotti ricercati, come il violino di capra, la bondiola, la vastedda del Belice. Tante le cantine presenti e quelle di distillati come gin italiano, limoncello, liquore di ciliegia, vermouth, grappa. Tra i dolci: il panettone versione primavera/estate, la gubana, il mandorlato al cioccolato di Modigliana, i babà napoletani, i fichi dottati del Cilento. Infine caffè e tè pregiati, gelato.
Info: gourmandia.gastronauta.it | Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
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Gourmandia in breve
Quando: 13 / 14 / 15 maggio 2017
Dove: Fiera di Santa Lucia - Via Mareno 1, Santa Lucia di Piave (Treviso)
Orario Gourmandia: Sabato 13.00-20.00; Domenica 10.00-20.00; Lunedì 10.00-18.00
Ingresso adulti: 10 euro
Ingresso bambini (6-12 anni): 5 euro
Orario GourmandiaFest: Venerdì 18.00-23.00; Sabato 20.00-24.00; Domenica 20.00-24.00
Ingresso: Gratuito

GOURMANDIA:

  Info: Claudia Zigliotto  

 

Varazze: Raduno Regionale Confraternite Liguri: il 14 Maggio la Messa si celebra in riva al mare

Domenica 14 Maggio in occasione del Raduno Regionale delle Confraternite Liguri la Santa Messa prevista intorno alle 9:30 sarà officiata sul Molo Marinai d’Italia, sullo sfondo il mare e circondata dai circa 70 crocifissi provenienti da tutta la Liguria e dal basso Piemonte. 

La proposta di celebrare la Santa Messa, praticamente in riva al mare, da parte del vice sindaco Filippo Piacentini è stata accolta con entusiasmo dagli organizzatori del raduno e oltre a rappresentare un’importante e suggestivo colpo d’occhio servirà anche ad evitare i problemi riguardanti la viabilità che ci sarebbero stati qualora si sarebbe scelta Viale Nazioni Unite come luogo di celebrazione. 

La Santa Messa vedrà la presenza di S.E.Monsignor Vescovo di Savona Calogero Marino, del Parroco di Varazze, Don Claudio Doglio ed altri sacerdoti e religiosi della nostra Città.

"Un evento coinvolgente, che mira a rafforzare il senso di comunità" – afferma il Sindaco Alessandro Bozzano. 

"Una bella esperienza di fede - continua il primo cittadino -  che sarà vissuta dai residenti e dai tantissimi turisti della località, che si coniuga perfettamente con l’idea di vacanza proposta da Varazze: non solo spiaggia, sport e relax, ma anche cultura, tradizioni, riflessione e, appunto, spiritualità".

Per informazioni www.prioratodiocesanoconfraternite-savona.it

pagina Facebook Raduno Confraternite Liguri 2017

E-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

Bruno Ritter Dietro le mura

 

 


Ulteriori informazioni ed immagini: www.studioesseci.net

“Le proposte che il Gruppo Credito Valtellinese mette in programma per la sua sede espositiva di Sondrio – evidenzia Miro Fiordi, che del Gruppo bancario valtellinese è il Presidente - sono spesso legate al territorio. Non nella accezione provinciale di mostre pensate e realizzate per chi vive nel posto. Ad essere privilegiata invece è una visione praticamente transnazionale che, collegandosi alla storia e alle caratteristiche della Valtellina, offre occasioni di approfondimento culturale più ampie”. Esempio di questa linea guida è l’antologica che il Credito Valtellinese ha voluto dedicare a Bruno Ritter: è infatti la comune esperienza del confine e della realtà alpina a collegare la Valtellina e Sondrio alla figura di Ritter.
Quasi in contemporanea, il Museo Ciäsa Granda di Stampa in Bregaglia, paese natale di Alberto Giacometti, dedica a Bruno Ritter la mostra “Leggende e storia”, allestita dal 1 giugno al 20 ottobre 2017 in occasione dei 500 anni della Riforma protestante (la Bregaglia costituisce una realtà unica nel suo genere, quella di un territorio culturalmente italofono a maggioranza protestante). Si tratta di una trentina di opere realizzate negli anni 2014 – 2016, alcune con riferimenti alla Bregaglia, altre in stretto riferimento all’opera di Matthias Grünewald (1480-1528), i cui personaggi drammatici sono inseriti in un contesto religioso. Val Bregaglia e Valtellina dunque insieme per un percorso espositivo di grande ricchezza e fascino.

Bruno Ritter conosce bene la montagna e i suoi abitanti: la sua quotidianità si svolge infatti tra la Svizzera, dove è nato, dove si è diplomato in arte e dove l’arte l’ha insegnata oltre che praticata, e l’Italia. Proprio qui, nel Castello di Chiavenna, ha scelto di avere il suo studio. Ogni giorno, partendo da Borgonovo, egli passa per vallate e alti monti cari a Nietzsche, Segantini, Giacometti, per raggiungere gli oleandri, le palme e i cipressi di Chiavenna. 
Un oscillare che è anche quello tra le radici nella pittura di Dürer e Grünewald, nel Nord tedesco e l’arte italiana, soprattutto quella del Novecento, di Birolli, di Levi, della Scuola Romana, di Carlo Carrà, arrivando sino a Morlotti e Vedova. Ma passando per Otto Dix, Ernst Fuchs e Max Beckmann. Stimoli diversissimi, metabolizzati e resi essenza, per raggiungere un linguaggio del tutto originale.
La pittura di Ritter esprime un universo di solitudini e di melma, di spazi asfittici tradotti in pennellate materiche, quasi di sostanza geologica; formati di vertiginosa verticalità (siamo nella valle di Giacometti!) bloccano il movimento delle figure, le sigillano in silenzi inscalfibili, impediscono al gesto, al segno di dispiegarsi in una sua fluidità di ritmo e lo costringono talvolta in uno spezzato ossessivo.
I suoi oli sono potenti. Intrisi di colore e di bianco, di luce vivida e di terre. Pacati e violenti, fatti di silenzi, di assenze e di caos vitale, pittura di forti contrasti e continue sorprese. Il tutto condensato, riunito; non necessariamente in modo armonico.

La mostra, composta da circa 60 opere, attraversa la storia del suo lavoro: autoritratti severi (l’artista è però tutt’altro che figura severa. Concentrato, riflessivo sì), paesaggi, interni, il tema delle rocce sagge (ispirato alla lunga tradizione cinese), la lotta e l’insonnia (due temi forti legati a quell’inquietudine umana che ognuno, prima o poi, sperimenta), quello dei rematori (attualissimo e arcaico al tempo stesso) scelti da Cristina Quadrio Curzio e Leo Guerra con Bruno Ritter nel suo atelier a Chiavenna. 
L’ultimo ciclo, quello dedicato al tema dei rematori e della Zattera a tutta prima potrebbe apparire paradossale per un uomo di montagna, in realtà montagna e zattera sono i due volti di una stessa strettoia, di una stessa minaccia, di una stessa tragedia; la lotta per sopravvivere può stemperarsi in follia auto distruttrice. L'aspirazione alle vette può diventare fatale desiderio di abbandonarsi all'abisso (e ben lo rammentano i drammatici ritratti di suicidi eseguiti da Ritter qualche anno fa, suicidi che si lasciano annegare nelle acque limacciose di un lago artificiale di montagna, quasi a tornare all'oblio di un grembo).
E davvero la montagna è, in questo ciclo della Zattera, sempre paradossalmente presente: è la forma aguzza che par sottendere una cima innevata alta sopra il capo di uno dei sopravvissuti , come a ribadire una condanna; è l'ammasso dei corpi che invadono la tela fino al limite superiore, impedendo allo sguardo di perdersi in lontananza; è il diffuso tema del mare inteso come materia oscura, opaca, impenetrabile, pesante; è il contorcersi delle figure che, come già nella serie delle donne-montagna, delle donne-ombra, paiono mutarsi in rocce antropomorfe, in aspri scogli che emergono dalle acque buie; è il colore della fanghiglia, del muschio e del granito; sono i formati da vertigine, veri emblemi dello spazio valchiavennasco. L’imponente paesaggio di Canete entra, con l’occasione della mostra, a far parte della collezione del Credito Valtellinese. 
La mostra è accompagnata da un catalogo a tiratura limitata, edito da Fondazione Gruppo Credito Valtellinese, che ripercorre i temi fondamentali selezionati per l’esposizione. I testi sono di Andrea Vitali, Beat Stutzer e Paola Tedeschi Pellanda.

Coordinate mostra

Titolo
BRUNO RITTER
Dietro le mura

Sede
Galleria Credito Valtellinese
Piazza Quadrivio, 8 – Sondrio
MVSA, Palazzo Sassi de’ Lavizzari
Via M. Quadrio, 27 – Sondrio

Durata
9 giugno – 15 settembre 2017

Inaugurazione
giovedì 8 giugno 2017, ore 18.30
Sala dei Balli – Palazzo Sertoli

Orari e ingressi
Galleria Credito Valtellinese e MVSA
da martedì a venerdì h. 9.00 – 12.00 / 15.00 – 18.00
chiuso sabato, domenica e lunedì; 15 agosto
INGRESSO LIBERO

Informazioni al pubblico
Galleria Credito Valtellinese
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www.creval.it
Museo Ciäsa Granda
www.ciaesagranda.ch

Ufficio Stampa
Studio ESSECI – Sergio Campagnolo
tel. +39 049.663.499
Referente Simone Raddi Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Mostra prodotta e organizzata dalla Fondazione Gruppo Credito Valtellinese
in collaborazione con MVSA \ Città di Sondrio

 

MIPAAF, MIBACT E RAI PROMUOVONO LA GIORNATA NAZIONALE DELLA CULTURA DEL VINO E DELL’OLIO INDETTA DALL’AIS

 

Sabato 13 maggio 2017 si terrà in tutta Italia la Giornata che celebra

la cultura del vino e dell’olio voluta dall’Associazione Italiana Sommelier.

Fissata per il 10 maggio 2017 la conferenza stampa a Roma, presso il MIBACT.

  

Nelle diverse regioni d’Italia sono stati individuati luoghi rappresentativi, interlocutori assai qualificati e produttori in grado di esprimere nei propri oli e vini l’essenza del territorio. Parallelamente al livello qualitativo degli eventi è cresciuto l’apprezzamento da parte di un pubblico sempre più vasto e trasversale, composto da addetti ai lavori e soprattutto da consumatori consapevoli e appassionati.

RAI è Main Media Partner dell’iniziativa e data la forte valenza territoriale, grazie anche al sostegno del MIBACT che ha reso disponibili oltre 15 sedi museali per gli eventi locali, la TGR ha assunto il ruolo di Media Partner per contribuire con le proprie redazioni regionali alla diffusione della conoscenza della Cultura dell’Olio e del Vino.

Argomento dell’edizione 2017: Vitigni e cultivar tradizionali: un’identità da preservare, un patrimonio da valorizzare, un tema di forte impatto e legame con cultura, arte e la tradizione enoica e olearia italiana, vere eccellenze mondiali in questi comparti produttivi. Il MIBACT ha aderito a questo progetto ritenendolo un’ulteriore opportunità per dare risalto ad alcune sedi museali attraverso questo legame inscindibile. Si consolida il rapporto con il MIPAAF, che rinnova la sua collaborazione attraverso la direzione generale dell’Ispettorato Centrale della Tutela della Qualità e della Repressione Frodi dei Prodotti Agroalimentari.

Fissata per il 10 maggio 2017 la conferenza stampa a Roma, Sala della Crociera, presso il MIBACT.

Info: www.aisitalia.it

 

Soave Preview: il Soave si rivela, sotto il segno della biodiversità

 
 
Grandi le attese per Soave Preview, l'Anteprima del Soave, in programma dal 18 al 21 maggio al Palazzo del Capitano, nel cuore del borgo medievale.
Biodiversità tema guida dell’edizione accanto al paesaggio rurale di interesse storico. Attesi oltre 100 giornalisti, wine educator e influencer provenienti da Giappone, Germania, Polonia, Inghilterra, Nord Europa, Stati Uniti.
Sabato 20 e domenica 21 maggio banco d'assaggio aperto per la prima volta al pubblico in occasione del decennale della manifestazione.
Con Soave - wine & street food experience imperdibili abbinamenti tra il Soave e le cucine thai, coreana, spagnola e l’hamburger rivisitato in chiave gourmet. 
L’annata 2016 si rivela in tutte le sue potenzialità a Soave Preview, l’Anteprima del Soave, in programma al Palazzo del Capitano, nel cuore del borgo medievale, dal 18 al 21 maggio, aprendo quest’anno sotto il segno della biodiversità.
In occasione dei dieci anni della manifestazione due saranno le giornate dedicate alla stampa e agli operatori, il 18 e il 19 maggio, mentre sabato 20 e domenica 21 maggio per la prima volta anche il pubblico potrà partecipare e assaggiare in anteprima tutte le interpretazioni del Soave 2016.
 
Riflettori puntati sulle caratteristiche distintive dell’annata 2016 dei Soave in assaggio soprattutto da parte degli ospiti stranieri, circa un centinaio tra giornalisti, wine educator e influencer provenienti da Giappone, Germania, Polonia, Inghilterra, Nord Europa, Stati Uniti, oltre naturalmente alla stampa italiana di settore.
 
Forti le attese per l'ultima vendemmia del Soave che presenta un grande equilibrio tra le componenti acide, zuccherine e sapide. Un’annata classica quindi, che ha goduto di un andamento climatico equilibrato, con un apporto idrico ben distribuito nei mesi estivi e con escursioni termiche pre-vendemmia che hanno regalato alle uve e poi ai vini notevoli bouquet floreali.
 
Qualità che nel Soave si accompagna alla biodiversità, tema e valore scelto dal Consorzio per caratterizzare l’anteprima di quest’anno.
Quello del Soave è infatti l’unico consorzio italiano che ha concepito la biodiversità non come obiettivo finale ma come sistema di misura – un vero e proprio termometro – in grado di valutare l’incidenza delle fasi produttive su terra, acqua, aria, in base al protocollo Biodiversity Friends, messo a punto nel 2010 dalla World Biodiversity Association. In questo modo la biodiversità diventa una sorta di “ponte” che gradualmente conduce le aziende produttrici, già impegnate in tema di rispetto dell’ambiente, verso il vero obiettivo finale: la sostenibilità dell’intero sistema produttivo.
 
Figlio naturale di questo approccio alla biodiversità è stato lo scorso anno il riconoscimento ministeriale delle Colline Vitate del Soave quale primo “Paesaggio rurale di interesse storico” d’Italia ed il suo inserimento nel “Registro nazionale dei paesaggi rurali di interesse storico, delle pratiche agricole e delle conoscenze tradizionali” istituito dal Ministero delle politiche agricole e forestali. Su questo aspetto prosegue la ricerca grazie ad un nuovo progetto che vede coinvolta una ricercatrice internazionale dello IUAV di Venezia. 
 
Il Soave dunque, forte di una visione basata sulla biodiversità, si racconta anche come “vino di paesaggio”, nato su colline caratterizzate da precisi iconemi e per questo non clonabili. Un paesaggio unico che si distingue da "paesaggi viticoli internazionali" che invece incarnano un'immagine standardizza e stereotipata del vigneto.
 
Vino unico, nato da un paesaggio non clonabile per definizione, il Soave viene poi esportato per l’80% della sua produzione e apprezzato in oltre 70 paesi nel mondo quale vino bianco simbolo dell’Italia. Uno dei motivi di questa sua diffusione è senza dubbio la sua perfetta “abbinabilità” alle differenti cucine del mondo.
Ne verrà data prova durante l’Anteprima con “Soave – wine & street food experience” quando il pubblico, nelle giornate di sabato 20 e domenica 21 maggio, potrà degustare il Soave in abbinamento a piatti della tradizione thai, coreana, spagnola, oltre alle rivisitazioni del classico hamburger in chiave gourmet. 

 

Tornano i corsi di Cà di Kitchen con la Chef Gloria Enrico

 

 

Tornano i corsi di Cà di Kitchen con la Chef Gloria Enrico – finalista di MasterChef Italia 2017

Già vincitrice della prima edizione del Contest Dolcissima Pietra 2014

 

 

    Il 19 maggio tornano i corsi di Cà di Kitchen, i corsi organizzati dalla OroArgento con una grande novità, la nuova location e la Chef Gloria Enrico – finalista di MasterChef Italia 2017.

 

I corsi di Cà di Kitchen sono al quarto anno di attività ed hanno sempre coinvolto Chef e relatori di fama nazionale ed internazionale, ricordiamo tra tutti lo Chef Alessandro Dentone vincitore dell’Ambito Premio Chicco d’Oro di Vercelli, lo Chef Valerio Angelino Catella della Federazione Cuochi Italiana, i Pasticceri e il Maître Chocolatier Antonio La Rosa e Andrea Setti e molti altri.

 

Il calendario corsi si svolgerà a Pietra Ligure nella OroArgento Location, nel pieno centro cittadino.

 

Il prossimo corso vedrà la presenza di una Chef di fama nazionale ed internazionale, finalista di Master Chef Italia 2017: Gloria Enrico. Che, tra le altre cose è stata la prima vincitrice del Contest Dolcissima Pietra nel 2014.

 

Gloria è nata ad Albenga e fin dai primi anni di vita amava passare i pomeriggi in compagnia della nonna a cucinare la tipica cucina ligure della tradizione. Dalla nonna ha ereditato l’amore per la cucina ed i prodotti della terra ingauna che inserisce sempre nelle sue ricette.

 

Gloria racconta: mi ricordo molto bene che per farmi passare il tempo, mia nonna,  mi mandava in cerca di pinoli che poi rompevo schiacciandoli tra due pietre, per poi fare il pesto.

Forse è proprio da lì che nasce la passione per la natura della materia prima. Sono quindi cresciuta a suon di piatti liguri finché poi sono diventata mamma e lì in me si è insediata l'idea di dover rendere i piatti per la mia famiglia più sani ed equilibrati. Ho quindi  iniziato  a studiare sui libri d'autore, uno studio costante e approfondito su tutto il mondo della cucina a 360°, ero e sono tuttora molto curiosa. 

La mia passione per la cucina è andata oltre, lavoravo come barista a Pietra Ligure e continuavo a cucinare per amici e parenti, che mi facevano da cavie.

Un giorno il mio compagno, a mia insaputa, ha mandato la mia domanda di  iscrizione a MasterChef. Da li è cominciato tutto.

Dal momento in cui vidi oltre 150 concorrenti alle selezioni del programma, mi resi conto che non sarebbe stato un gioco entrare nella cucina più famosa d'Italia, e che avrei dovuto dare il massimo se volevo cambiare davvero il mio futuro. Dopo aver superato le prime prove, mi ritrovai davanti ai giudici con il piatto che, mi separava dall'ambito grembiule bianco. Aprendo il mio "cuore ermetico" dove avevo nascosto le mie paure sono riuscita a mostrare ai giudici la ragazza piccola e potente che c'è in me, ottenendo ben quattro sì. Nel mio percorso, oltre ad affrontare le sfide contro gli altri concorrenti, mi resi conto che la prova più difficile sarebbe stata domare la mia emotività, e superare i consueti limiti dell'immaginazione. Non è stato per nulla facile guadagnarmi la giacca da chef, ma grazie al supporto della mia famiglia, dei miei amici sono riuscita ad ottenerla.

Dopo MasterChef posso dire di conoscere meglio la mia cucina che è esattamente il mio riflesso diretta, schietta, sincera e senza troppi fronzoli.

 

 

Il prossimo appuntamento con Cà di Kitchen è con un’altra grande Chef del territorio che sveleremo durante il 19 maggio. Cà di Kitchen si tinge di rosa con le professionalità di alto livello del nostro territorio.

 

L’appuntamento con la cucina di Gloria Enrico è per venerdì 19 maggio alle ore 19.30 presso OroArgento Location, Via G.B. Montaldo 22 a Pietra Ligure. Il costo del corso, degustazioni, dispense, grembiule, consigli /segreti della Chef e quanto necessario per la serata è di 70€.

I posti sono limitati ed è obbligatoria la prenotazione.

 .

 

 

Info e prenotazioni:
OroArgento

Tel. 019 6898607

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FB Cà di Kitchen  e/o OroArgento Location

www.oroargento.net

 

 

di Bolla Cristina e C. sas

 

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