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AIRALI L’ALTA LANGA DOCG SECONDO TENUTA CARRETTA
Airali Brut e Airali Pas Dosé sono gli ultimi due vini che vanno ad arricchire, con la denominazione Alta Langa DOCG, la gamma di Tenuta Carretta, storica azienda vitivinicola con sede a Piobesi d’Alba.
Due Metodo Classico che provengono da vigneti ubicati nel comune di Cissone, in Alta Langa. Un’area, a quasi 700 metri sul livello del mare, caratterizzata da meravigliose estensioni boschive, noccioleti e pascoli, dove Tenuta Carretta possiede circa 15 ettari di cui 7,5 di vigneti dedicati a pinot nero, varietà che, ormai da secoli, si è acclimatata al terroir delle Langhe e viene impiegata anche per la produzione di spumanti a denominazione Alta Langa.
SUOLI E CLIMA DELL’ALTA LANGA
I vigneti di Tenuta Carretta si trovano a Cissone, sul versante detto Airali (lo stesso che dà il nome alle due etichette). I suoli sono di origine marina sedimentaria, originatisi nel Miocene da antichi fondali marini, esattamente come quelli della Bassa Langa. Ma qui prevalgono marne calcareo limose, con argille non preponderanti e uno scheletro pietroso. È la cosiddetta Pietra di Langa, la cui origine è da ricercarsi in frane sottomarine che andavano a sovrapporre strati di sabbia a fondali fangosi, finché, l’incredibile pressione degli oceani ancestrali compattava il tutto, creando lastre di arenaria (ovvero granelli di sabbia) cementate dai carbonati presenti nell’acqua.
Questo terreno “pietroso”, unito al clima più freddo dell’Alta Langa - spazzata dai venti provenienti dalle Alpi e dall’Appennino Ligure - costituisce il microterroir ideale per vitigni che amano i climi rigidi e danno il massimo in condizioni “estreme”. Su tutti, il pinot nero, che regala alle sue uve freschezza e acidità adatte alla produzione di grandi vini spumanti.
LA NASCITA DEL METODO CLASSICO PIEMONTESE
Le particolari caratteristiche della zona geografica nota come Alta Langa erano risultate così congeniali alla produzione di vini spumanti che, nel 1990 la Regione Piemonte fu spinta a dare vita al “Progetto Spumante” con l’intenzione di identificare un’area, all’interno del proprio territorio, atta a produrre vini Metodo Classico di qualità. Vini cioè ottenuti secondo il metodo artigianale detto anche champenoise, “inventato” (così vuole la leggenda) da quel Dom Perignon che ha fatto le fortune di quella parte dell’enologia francese. Il Piemonte, tuttavia, non era certo nuovo allo spumante. Proprio a seguito di un viaggio nelle terre dello Champagne, verso la metà del XIX secolo nasceva a Canelli, per opera di Camillo Gancia, il primo Metodo Classico italiano, realizzato utilizzando uve moscato. Da allora la tradizione rimase sempre viva. Fino agli anni ’90, però, non si erano mai verificati con una sperimentazione seria i presupposti ecologici e ambientali per dare identità qualitativa – e nome – a questa tradizione secolare.
A Bossolasco, dopo circa 10 anni di viticoltura e di vinificazioni sperimentali, il 1° maggio 1999 il “Progetto Spumante” (che intanto aveva cambiato nome in Tradizione Spumante, finanziato e gestito dall’associazione Case Storiche Piemontesi) poté brindare con le prime bollicine del “nuovo” Metodo Classico piemontese. Restava ancora da decidere il nome che, dopo qualche incertezza onomastica (tra le proposte, oltre a Piemonte Metodo Classico, anche Canelli e Alba), fu battezzato Alta Langa.
Nome azzeccato, a pensarci bene. Caratteristica fondamentale di questo Metodo Classico è l’altitudine dei vigneti, che deve essere superiore al “minimo sindacale” dei 250 metri. E la zona di origine, a grandi linee, comprende davvero i territori dell’Alta Langa geografica, albese e astigiana soprattutto, con le dovute concessioni ai ripidi versanti del Basso Monferrato alessandrino, sempre e comunque in zone certificate come adatte alla coltivazione dei vitigni pinot nero e chardonnay.
WELL COM srl
Annalisa Chiavazza
Agri Liguria News - Dicembre 2020
Dicembre 2020 – anno X – numero 102
Editoriale dell'Assessore Alessandro Piana
La Giunta regionale, su mia proposta, ha stanziato 170mila euro a favore dell’Istituto Regionale per la Floricoltura per potenziare il sistema di monitoraggio e accertamento fitosanitario, con l’obiettivo di proseguire nello sviluppo delle capacità di ricerca e localizzazione di organismi nocivi, migliorare le capacità diagnostiche fitosanitarie, migliorare le reti di monitoraggio, definire e applicare adeguati protocolli di profilassi e di lotta. Il lavoro a questo riguardo dell’Istituto Regionale per la Floricoltura è strategico ed è importante collaborare insieme per la salvaguardia del contesto ligure. È necessario infatti, oltre a proteggere l’ambiente, tutelare il settore florovivaistico, che ricopre un ruolo primario per l’economia della nostra regione. Con questo intervento andiamo a prevenire i rischi fitosanitari in cui la Liguria, importante crocevia di traffici di prodotti vegetali, potrebbe incorrere per via delle importazioni e delle esportazioni e della possibile accidentale introduzione di specie esotiche invasive sia per le produzioni agricole, che per il verde pubblico. Sempre per la tutela del nostro territorio e delle imprese agricole che vi operano, ho richiesto al ministro delle politiche agricole Bellanova, la dichiarazione dello stato di emergenza per il maltempo dello scorso ottobre e la conseguente erogazione di contributi a favore dei titolari di aziende agricole. Gli eventi a carattere alluvionale delle giornate del 2 e 3 ottobre hanno fortemente danneggiato produzioni agricole e infrastrutture connesse alle attività agricole.
Buona lettura di Agriligurianews
Attivi
Misura 6.4(5c) - Investimenti nella creazione di piccole imprese in zone rurali. Le domande possono essere presentate fino al 27 gennaio 2021.
Misura 16.1 – seconda fase “settore forestale” - Aiuti per la costituzione e l’operatività dei gruppi operativi del PEI. Le domande possono essere presentate fino al 22 dicembre 2020.
Misura 19.2 - GAL Provincia della Spezia - Intervento 4.2.1 - Progetto di cooperazione zootecnia biologica. Supporto agli investimenti nella trasformazione, commercializzazione e sviluppo dei prodotti agricoli. Le domande possono essere presentate fino al 15 gennaio 2021.
Misura 19.2 - GAL Riviera dei Fiori - Progetto 2.1.1 - Formazione di aggregati territoriali per la gestione del turismo sostenibile - Progetto 1.1.2 - Valorizzazione del bosco attraverso la formazione di filiere strutturate per la produzione di legname e di biomasse ad uso termico ricercando a tal fine relazioni e sistemi per l’utilizzo dei sottoprodotti dell’agricoltura. - Progetto integrato 1.2.2 - per la promozione dei territori olivicoli in quanto ambiti agricoli, paesistici e turistici attraverso modelli di infrastrutturazione multifunzionale - Progetto integrato 1.1.1 - Recupero e utilizzo dei pascoli montani attraverso azioni di sviluppo delle attività di allevamento e trasformazione dei prodotti caseari oltre che con azioni finalizzate alla tutela ambientale e allo sviluppo dei servizi turistici nelle terre alte. Le domande possono essere presentate fino al 18 dicembre 2020.
Misura 19.2 - Agenzia di Sviluppo GAL Genovese - Intervento 6.4.1.1.p3 - Le strutture ricettive, supporto alle esistenti e creazione di nuove realtà – 2° apertura. Le domande possono essere presentate fino al 13 gennaio 2021.
In scadenza
Misura 3.2 - Sostegno per attività di informazione e promozione, svolte da associazioni di produttori nel mercato interno. Le domande possono essere presentate fino al 15 dicembre 2020.
Già approvati tre elenchi di imprese ammesse a finanziamento. Con i Decreti dirigenziali nn. 7229, 7506 e 7581 sono stati approvati i primi elenchi di domande complete, corrette e ammissibili a valere sulla Misura 21.1(2a) “Sostegno temporaneo eccezionale a favore di agricoltori particolarmente colpiti dalla crisi di COVID-19”. I soggetti inseriti in tali elenchi possono presentare immediatamente la domanda di pagamento per ottenere la liquidazione dell’importo concesso indicato. A ciascuna impresa può essere erogato un importo massimo di 7.000 euro.
Viviamo nel territorio di Alcotra, raccontiamo 30 anni di cambiamenti climatici è il tema del concorso di storytelling, rivolto a tutti i giovani. L’obiettivo è quello fornire una descrizione degli impatti dei cambiamenti climatici e di come gli abitanti del territorio Alcotra pensano di rispondere alle sfide ambientali. Le creazioni, in qualunque forma artistica, devono essere inviate entro il 30 aprile 2021. Il Valutatore indipendente del PSR ha condotto un’indagine circa i fattori che possono aver determinato il calo di adesioni alla sottomisura 10.1.A “principi dell'agricoltura integrata”, rispetto al periodo di programmazione 2007-2013. Il Rapporto fornisce indicazioni anche su elementi che potrebbero suscitare nuovo interesse alla partecipazione. Bando OCM miele: con DGR n. 971/2020, è stato approvato il programma di interventi per il settore apistico per la campagna 2020/2021. Le associazioni di apicoltori potranno beneficiare di contributi per l'organizzazione di corsi di formazione, seminari, convegni, incontri periodici con apicoltori ed azioni di comunicazione. Le domande devono pervenire entro il prossimo 30 dicembre.
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UN BRUNELLO DI MONTALCINO (LE LUCÉRE 2015) SUL PODIO DEL MONDO PER WINE SPECTATOR. PRIMO ITALIANO IN CLASSIFICA
BINDOCCI (CONSORZIO): È VITTORIA DI INTERA DENOMINAZIONE. 2015 GRANDE ANNATA MA DA GENNAIO CONDIVIDERA’ LA SCENA CON LA STRAORDINARIA 2016
Con la 3^ posizione annunciata oggi dalla top 100 di Wine Spectator, la speciale classifica sui migliori vini del pianeta redatta come ogni anno dalla rivista americana di settore più influente al mondo, un Brunello di Montalcino torna sul podio. In attesa di scoprire, domani, il nome del vincitore, il Brunello di Montalcino Le Lucére 2015 di San Filippo si attesta al primo posto tra i vini italiani.
Per il presidente del Consorzio del Vino Brunello di Montalcino, Fabrizio Bindocci: “Siamo felici di questo riconoscimento perché darà una mano importante a tutta la denominazione e ci complimentiamo con un’azienda, la San Filippo, che come nella nostra migliore tradizione persegue da tempo la qualità totale. Ma siamo anche particolarmente orgogliosi della nostra annata 2015 che ci ha permesso di limitare i danni in questo tragico anno. È un prodotto – ha aggiunto - che stupisce per una qualità media forse senza precedenti, ma che dovrà condividere la scena con la 2016, annata considerata straordinaria ancora prima di essere messa in commercio”.
Sono 128 i Brunello di Montalcino 2015 che hanno conseguito quest’anno i massimi riconoscimenti di 7 tra le principali guide italiane del vino (Ais Vitae, Bibenda, Cernilli, Gambero Rosso, Slow Wine, Touring, Veronelli); si tratta di un risultato che trova pochi precedenti nella storia moderna dei ranking di settore. Ma la 2016, in commercio dal prossimo gennaio, promette una concorrenza interna inedita tra 2 annate consecutive. Per Bindocci: “La critica internazionale che ha avuto modo di degustare in anteprima la nuova annata in queste settimane, è già divisa su quale sia la migliore. Noi al Consorzio – ha concluso Bindocci - ci limitiamo a osservare come 2 millesimi consecutivi di questo livello a Montalcino non li abbiamo mai avuti e forse non è un caso siano arrivati ora”.
La disfida tra annate è già partita: da una parte, per l’americano di stanza a Hong Kong, James Suckling, tra i più influenti critici enologici del mondo che ha appena inserito 11 Brunelli nella sua ultima top 100, “la 2016 sarebbe stata l’annata più grande di sempre per il Brunello se non fosse per la 2015”. Dall’altra la super esperta Monica Larner, firma di punta per di Robert Parker e il suo The Wine Advocate, nell’assegnare due 100/100 ad altrettante aziende del borgo ha ammesso il proprio debole per la 2016, per cui lamenta addirittura un “imbarazzo della scelta dato dalla troppa presenza di vini eccellenti”. Infatti, dei 163 vini recensiti da Monica Larner circa la metà ha conseguito punteggi da 95/100 in su per dei tasting. La partita tra le annate prosegue su una delle più autorevoli testate online, Vinous, dove Eric Guido parla per entrambe di “Rinascimento di Montalcino, per una denominazione che non ho mai visto così viva come oggi”, mentre il magazine Usa Wine Enthusiast premia un Brunello 2015 al terzo posto mondiale nella top 100.
Il proprietario dell’azienda San Filippo, Roberto Giannelli, fiorentino, si occupava di trading immobiliare fino a una ventina di anni fa. Il mondo del vino lo aveva accarezzato quando, con gli amici, aveva visitato alcune cantine. Poi, nel 2003, una coincidenza lo portò per la prima volta a Montalcino. “Mi avevano chiesto un parere per immettere sul mercato l’azienda San Filippo, se conoscevo qualcuno interessato a rilevarla – racconta Giannelli sul sito ufficiale del Consorzio – e alla fine mi sono deciso a comprarla io. Certo, non è stato uno scherzo. Avevo 37 anni e parliamo di una proprietà di 22 ettari di cui 10 vitati. Ma il sistema bancario a quel tempo ti aiutava, ho avuto il supporto di alcuni produttori. E poi, semplicemente, mi ero innamorato di Montalcino. Così ho ceduto le mie partecipazioni e mi sono lanciato nel mondo del vino, misurandomi con uno dei territori enoici più prestigiosi”.
(https://www.consorziobrunellodimontalcino.it/news/?p=18736&lang=it)
Eugenia Torelli
SPUMANTE ETNA DOC, UNA CRESCITA A DOPPIA CIFRA
Con una produzione di più di 160.000 bottiglie nel 2020, oltre 30% in più rispetto all’anno precedente, gli spumanti prodotti sulle pendici dell’Etna sono sempre più richiesti e apprezzati. Al vaglio da parte del Consorzio la possibilità di inserire anche il Carricante tra le uve ammesse nel disciplinare di produzione per questa tipologia.
Non solo vini fermi bianchi, rossi e rosati, ognuno con caratteristiche distintive legate ai vitigni autoctoni del territorio e ai differenti versanti del vulcano nei quali hanno trovato dimora, ma anche spumanti Metodo Classico. La ricchezza e l’eterogeneità della viticoltura che si conduce alle pendici dell’Etna sono infatti in grado di svelarsi anche attraverso l’affascinante universo rappresentato dagli spumanti prodotti con la nobile arte della seconda fermentazione in bottiglia.
“La produzione di spumanti Metodo Classico nel nostro territorio, sebbene sia stata introdotta nel disciplinare di produzione solo a partire dal 2011, vanta antiche radici” spiega Antonio Benanti, Presidente del Consorzio di Tutela Vini Etna DOC. Fu infatti il Barone Spitaleri, a fine ‘800, a intuire per primo le potenzialità del territorio etneo per la produzione di vini rifermentati in bottiglia. “Quei primi esperimenti avevano ovviamente come punto di riferimento i cugini d’Oltralpe nella scelta del vitigno da utilizzare. Bisogna aspettare la fine degli anni ’80 del secolo scorso per cominciare a vedere fiorire i primi pioneristici esempi di spumanti autoctoni grazie all’utilizzo del Nerello Mascalese”.
Il disciplinare di produzione Etna DOC consente la produzione della tipologia “Spumante” nelle versioni “vinificato in bianco” e “rosato”, con una permanenza sui lieviti di almeno 18 mesi. “Durante l’ultimo incontro del Consorzio, l’assemblea ha approvato la possibilità di produrre lo spumante solo con metodo classico, a conferma della volontà di voler continuare a perseguire senza indugio la strada della qualità” sottolinea Maurizio Lunetta, Direttore del Consorzio di Tutela Vini Etna DOC. “Tra le modifiche approvate dai soci del Consorzio, e che prossimamente entrerà definitivamente in vigore, vi è anche l’aumento dal 60% all’80% dell’utilizzo del Nerello Mascalese, con l’obiettivo di voler legare ancor di più questa tipologia ad uno dei vitigni autoctoni più rappresentativi del territorio e che ben si prestano alla spumantizzazione”.
Ma quali sono le caratteristiche distintive dello spumante Etna DOC? “Prima di tutto bisogna prendere in considerazione le peculiarità del Nerello Mascalese, uva dalla spiccata vocazione ad essere utilizzata anche come base spumante” racconta Michele Scammacca, produttore e pioniere dello spumante Metodo Classico da Nerello Mascalese. Questo antico vitigno autoctono, che si presume sia originario della Contea di Mascali, è il più diffuso alle pendici dell’Etna e possiede alcune caratteristiche che lo rendono ideale anche per la spumantizzazione, a partire dalla grande acidità e dalla bassa concentrazione del colore. “Sono due doti molto importanti che consentono di ottenere vini spumanti eleganti, minerali, in grado di far emergere il territorio di origine. Inoltre, nelle annate migliori, mostra una notevole vocazione alla longevità: la prolungata sosta sui lieviti riesce a regalare spumanti di notevole complessità e profondità”.
Il numero di produttori che imbottigliano e commercializzano lo spumante Etna DOC nel corso degli anni è cresciuto e oggi conta 16 realtà per un totale per l’anno in corso di più di 160.000 bottiglie, oltre 30% in più rispetto al 2019. Il Consorzio di Tutela Vini Etna DOC sta, inoltre, valutando la possibilità di inserire anche il vitigno Carricante all’interno del disciplinare di produzione per questa tipologia, una nobile uva autoctona a bacca bianca del territorio etneo, già utilizzata come base spumante da molti produttori in quanto dotata di caratteristiche ideali per la produzione di spumanti metodo classico.
Alice Camellini