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PREMIO GRAPPOLO D'ORO CLIVUS A MARINO BARTOLETTI
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NEL NOME DEL DOGLIANI
MARTEDI' 20 GIUGNO 2017 ORE 18 - INVITO STAMPA
ANTEO SPAZIO CINEMA - Sala Duecento - Via Milazzo 9 - 20121 Milano
NEL NOME DEL DOGLIANI
Un Film di Massimo Zanichelli - Musiche di Ludovico Einaudi
Al termine della proiezione ci sarà l'occasione per un brindisi e una degustazione dei vini di Dogliani, nell'osteria dell'Anteo
Nel centro di Milano, allo Spazio Cinema Anteo, in via Milazzo 9, i produttori della Bottega del Dogliani presentano in anteprima - e con grande orgoglio di patria e di vino - il film di Massimo Zanichelli 'Nel nome del Dogliani'. Il film-documentario, della durata di venticinque minuti, narra i paesaggi e il carattere del Dogliani, il suo territorio e le persone che qui lavorano. Ospite d'eccezione il musicista Ludovico Einaudi, doglianese da generazioni, che racconta questo vino attraverso la sua musica. Saremmo felici di avervi con noi in questa occasione.
RSVP
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. alla C.A. Osvaldo Boggione
BORSE DI STUDIO NINO BERGESE 2016-2017
Di Virgilio Pronzati
Se nel passato gli istituti alberghieri erano considerati delle scuole di serie B, oggi sono giustamente considerati i più importanti mezzi di formazione professionale qualificata, fattore indispensabile per l’industria dell’ospitalità, essendo il volano del turismo del nostro Paese. Gli IPSSAR di oggi seguono l’evolversi del turismo, diventando di fatto, una vera e propria media superiore nel campo dell’istruzione professionale. Si articola in cinque anni, con cinque corsi di qualifica triennale, più due corsi post qualifica biennali di altissimo contenuto culturale e professionale. Danno accesso così all’Università e, in particolar modo alla “Scuole Superiori di Turismo”. Il percorso scolastico degli IPSSAR si articola in tre fasi e in due indirizzi collegati ma diversi: il settore turistico e quello alberghiero-ristorativo.
Nel 1° e 2° anno, biennio Economico-Aziendale e turistico il primo, e Servizi Alberghieri e della Ristorazione il secondo. Nel terzo anno (Esame di qualifica): Operatore dell’Impresa Turistica il primo; Operatori dei servizi di: ricevimento, cucina e Sala-Bar per il secondo. Quarto e quinto anno (Esame di maturità) conseguimento, rispettivamente, della qualifica di Tecnico dei Servizi Turistici e Tecnico dei Servizi Ristorativi. Tra gli IPSSAR liguri, spicca per dinamismo e funzionalità, il “Nino Bergese” di Genova. Nato 1987 come IPAS di Sestri Ponente, nel 1991 assunse il nome del grande cuoco Giacomo Nino Bergese. Nella cerimonia d’intitolazione dell’istituto e l’inaugurazione del busto bronzeo del Bergese, la signora Silvia, figlia dello chef scomparso, iniziò la donazione di borse di studio.
Già nei primi anni di vita l’istituto vantava numerose iniziative di successo, partecipando attivamente al Bibe-Interfood, al Tecnhotel, molteplici concorsi regionali e promuovendo la finale del concorso fra i ristoratori liguri, il “Piatto di Nettuno” e il primo concorso nazionale tra gli IPSSAR, con la stessa egida. Successivamente, in modo crescente, l’istituto Bergese, partecipando ad importanti manifestazioni settoriali, ottiene riconoscimenti di livello nazionale. Nel 2004 l’IPSSA Bergese, tornò agli onori della cronaca per un avvenimento particolare, festeggiando il centenario della nascita di Nino Bergese. Uno dei più grandi cuochi che abbia avuto il nostro Paese. Negli ultimi anni l’IPSSA Bergese partecipò a importanti eventi, in particolare nell’evento “Ambasciatori del Gusto” a Londra. Nell’occasione, ventiquattro alunni (di cucina, sala-bar e ricevimento) del Bergese accompagnati e diretti dai loro insegnanti tecnico-pratici, hanno svolto funzioni operative nel ristorante e della caffetteria, riscuotendo il plauso degli inglesi.
Tornando alle Borse di studio donate annualmente dalla Famiglia Bergese ai migliori allievi di cucina e sala, il preside del Bergese professor Angelo Capizzi, coadiuvato dal suo vice Giovannino Falcone, ha fatto le cose al meglio. Location della cerimonia di premiazione, il prestigioso Columbus Hotel dominante le banchine d’imbarco e sito a due passi dalla storica Lanterna. Madrina della premiazione, la nipote del grande cuoco scomparso che, assieme al preside Angelo Capizzi, ha consegnato l’attestato della borsa di studio, tra gli applausi dei numerosi invitati. I premiati (con borse di studio da 500 euro):
Chiara Collalti della classe IVD; Nicholas Foglia della classe VF; Filippo Gatti della classe IIIE; Simone Merlo della classe VF; Alessia Mirabelli della classe IIB; Michaela Topazio della classe IIIE; Gloria Vescovelli della classe IVA.
Terminata la cerimonia di premiazione, è seguito un pranzo con raffinati piatti realizzati e serviti dagli allievi delle terze classi.
Biografia di Nino Bergese
Nino Bergese
Nino Bergese nasce a Saluzzo, in provincia di cuneo, il 9 settembre del 1904. Il padre, Giovanni Battista, è macchinista in ferrovia, passando poi alla cartiera Burgo e al cotonificio Wild. La madre, Caterina Vernassa, deve badare a ben 9 figli, di cui Nino è il quinto. Così a undici anni, è già aiuto giardiniere a Centallo dai conti Bonvicino. Ma essendo curioso, Nino sbirciando le cucine, resta a bocca aperta a guardare il cuoco che si muove altezzoso ai fornelli e, quando d’inverno, i conti rientrano a Torino al Valentino, riesce a diventare piccolo di cucina. L’entusiasmo e la passione per la cucina, lo rendono a volte noioso e petulante per le sue continue domande ai cuochi, specie allo chef Giovanni Bastone (che poi passerà alla casa del senatore Agnelli), ma intanto, ogni giorno impara qualcosa di nuovo in cucina. A sedici anni è già aiuto cuoco dal conte Costa Carrù della Trinità, Cavaliere d’Onore del Re: il pranzo dato in onore del Re d’Egitto, Fuad 1°, resta incancellabile nella memoria di Bergese per lo sfarzo delle portate che, quasi rivaleggia, con quello dei vestiti e degli addobbi. Lo troviamo poi dal banchiere Marsaglia ed in casa Biglia, dove ha come maestro il grande chef Rabaglino, primo istruttore dell’Accademia di Torino. A vent’anni, militare a Bologna è, naturalmente, cuoco del Generale. Ritornato a casa, il gran salto: il marchese Balbi di Piovera e la marchesa Durazzo Pallavicino, lo assumono come chef nelle loro case di Piovera e di Genova. Un anno dopo, il conte di Sant’Elia, cerimoniere del Re, lo vuole a Villa Taranto: la stupenda casa sul lago Maggiore è frequentata dalla nobiltà italiana ed internazionale. In questa ricca dimora, Nino, prepara per il compleanno del suo coetaneo principe Umberto di Savoia, una torta che il futuro Re richiederà per tre giorni, regalandogli dei gemelli d’argento con lo stemma reale. Ora, raggiunta la fama, è richiesto dalle più prestigiose e nobili casate. Lo troviamo quindi, dalla marchesa Medici, dal duca d’Aosta Emanuele Filiberto ed in casa del ricco cotoniere Wild, dove rimane per molti anni. Nel 1943 i Wild si rifugiano in Svizzera e Bergese va dal barone Demarese a Piverone. Poi dal marchese Seissel a Sommaria e, nel 1944, dal conte Fé d’Ostiani a Castagneto Po. Finita finalmente la guerra, la grande decisione: non più cuoco di famiglia ma chef proprietario di ristorante. Rileva a Genova, nei carruggi, un piccolo locale: La Santa. Il nome è suggerito dal fatto che nella casa di fronte, nacque Santa Caterina da Fieschi. Se la trattoria prima serviva piatti locali ad ispirazione casalinga, come trenette col pesto e stoccafisso accomodato, Bergese offre le specialità della più alta cucina internazionale, ma soprattutto un felice connubio della cucina francese con quella migliore italiana. Da allora Nino Bergese impera nel suo locale, che diventa un punto di riferimento per gli intenditori, dagli artisti agli scrittori, dai politici agli industriali. Dopo pochi anni, primo in Italia, la Guida Michelin gli attribuisce le due stelle. Altri Re, anche se ora senza trono, come Costantino di Grecia e Michele di Romania, frequentano il suo ristorante. Ma non solo: tra i suoi clienti, personaggi come Vittorio De Sica, Maria Callas, Natalia Ginzburg, Giuseppe Ungaretti ed Ira Furstenberg. Il sommo Luigi Veronelli (purtroppo recentemente scomparso), entusiasta della cucina di Nino, lo convince ad annotare le sue specialità. L’editore Giangiacomo Feltrinelli, suo assiduo cliente, le pubblicherà in un libro dal titolo significativo “Mangiare da Re”. Il 27 dicembre del 1973, Giovanni Leone, Presidente della Repubblica Italiana, gli conferisce l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica. Un infarto però lo ferma, e deve cedere il ristorante, ritirandosi nella sua casa di Pieve Ligure, deciso ormai a godere della famiglia e di quel mare che tanto ama. Ma non ce la fa. Gianluigi Morini ha rilevato ad Imola un locale che vuole portare ai massimi livelli: chiede aiuto a Veronelli ed insieme, riescono a convincere Bergese a trasferirsi ad Imola per trasmettere al giovane cuoco del San Domenico, il ristorante di Morini, la sua esperienza. Risultato: anche il San Domenico conquista le due stelle Michelin. Mentre rielabora ed annota altri vecchi e nuovi piatti per un nuovo libro, il 4 maggio del 1977, muore a Genova.
Nelle tre foto di Luca Del Vecchio: vari momenti della cerimonia di consegna degli attestati
PER L’ESTATE 2017 FIGLI LUIGI ODDERO PROPONE BARBARESCO DOCG ROMBONE 2014
Un vino morbido quasi vellutato, armonioso ed elegante ideale per le pause estive dedicate al gusto e al piacere
Il vino, Nebbiolo in purezza, si presenta brillante con un colore rosso rubino dai leggeri riflessi aranciati.I profumi sono delicati, intensi e gentili ed evocano ricordi di rosa passita, spezie dolci e piccoli frutti. Al gusto risulta asciutto, morbido quasi vellutato, un vino di grande finezza, armonia ed eleganza. Ottimo anche in estate servito come aperitivo ad una temperatura di 17°-18°, in calice “ballon” grande, in abbinamento a qualsiasi genere di “finger food”.
Per pranzi e cene estive accompagna antipasti come vitello tonnato, insalata russa, carpione alla piemontese e battuta di Fassone. Si consigliano anche leggeri primi piatti freddi di pasta e riso, e secondi piatti a base di carni bianche e pesce, guazzetti di pesce, fritture di pesce.
L’area di produzione del Barbaresco Rombone si estende nella zona di Treiso con i vigneti di Rombone. L’altitudine media è di circa 250 mt.
Le uve sono raccolte nell’ultima quindicina di settembre, rigorosamente a mano con scelta dei grappoli in vigna, e prima della fasi di diraspa - pigiatura. La fermentazione con macerazione si svolge per un periodo di 10–15 giorni, ad opera di lieviti indigeni. La fermentazione malolattica è svolta tra l’inverno e la primavera successiva.
L’affinamento e l’invecchiamento avvengono in recipienti di acciaio inox con successivo passaggio in botti di legno di rovere di media e grande capacità per almeno 18 mesi. In bottiglia, affina per almeno 12 mesi prima di essere messo in commercio.
Il vino si può consumare già dal secondo anno dopo la vendemmia. È un vino molto longevo che, anche dopo otto – dieci anni di affinamento e invecchiamento in bottiglia, continua ad esprimere le sue grandi qualità e la sua nobile austerità.
5.000-6.000 le bottiglie prodotte all’anno.
Il prezzo di vendita al pubblico è di € 33,00 – 35,00.
FIGLI LUIGI ODDERO
L’azienda è stata costituita nell’agosto del 2006 dopo la scelta dei fratelli Giacomo e Luigi di dividersi equamente le proprietà per intraprendere ognuno il proprio percorso professionale. Figli Luigi Oddero nasce grazie a Luigi Oddero, enologo e uomo di grande curiosità e cultura, profondamente e visceralmente innamorato della propria terra, la Langa. Una figura carismatica sempre tesa tra progresso e conservazione, attenta alle innovazioni tecniche ma senza dimenticare la propria storia familiare iniziata nell’800 dai nonni, già produttori e commercianti di vino. Luigi, in vigna, pur sperimentando ed inserendo vitigni internazionali, diede sempre la preferenza al vitigno principe della Langa, il Nebbiolo, e mantenne tutti gli altri vitigni tradizionali della zona, come Barbera, Dolcetto e Freisa. Oggi, dopo la sua scomparsa, avvenuta il 7 aprile 2010, l’azienda è gestita dalla moglie Lena e dai figli, Maria Milena e Giovanni.
Figli Luigi Oddero conta 35 ettari di vigneti, 18 dei quali dedicati al Nebbiolo, che si estendono in tre comuni delle Langhe (Santa Maria di La Morra, Castiglione Falletto e Serralunga d’Alba).
L’approccio agronomico utilizzato alla conduzione dei vigneti è naturale. La vinificazione è tradizionale: vasche di cemento, botti medio–grandi e grandi (25 Hl. – 40 Hl. – 60 Hl. – 90 Hl.) di rovere francese utilizzate per il Barbaresco, il Barolo classico e il Cru di Barolo.
La gestione della cantina è affidata ai giovani enologi interni Francesco Versio, Alberto Gatto e Gregorio Tura che insieme alla consulenza esterna di Dante Scaglione mantengono vivi gli insegnamenti di Luigi Oddero.
La produzione annua di bottiglie è di circa 110.000. La gamma dei vini dell’azienda è composta da: Barolo Vignarionda Docg, Barolo Rocche Rivera Docg, Barolo Specola Docg, Barolo Docg, Barbaresco Rombone Docg, Barbaresco Docg, Langhe Nebbiolo Doc, Langhe Freisa Doc, Barbera d’Alba Doc, Dolcetto d’Alba Doc, Langhe Bianco Doc, Moscato d’Asti Docg.
Laura Marangon
“IL FARMACISTA DI VIA MAESTRA”: LA BIOGRAFIA DI GIACOMO ODDERO VERRA’ PRESENTATA AD ALBA MARTEDI’ 27 GIUGNO
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La presentazione: “Il Farmacista di via Maestra – Giacomo Oddero: una biografia”
Quando: Martedì 27 giugno alle ore 17,30
Dove: Alba, Sala Beppe Fenoglio (Cortile della Maddalena)
Interverranno: Giacomo Oddero, Attilio Ianniello, Sergio Soave, Armando Gambera, Claudio
Puppione. Conduce la presentazione Roberto Fiori.
L’evento è aperto al pubblico.
WELLCOM
Annalisa Chiavazza