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Sostenibilità e produzione integrata, binomio vincente per la viticoltura di montagna
Il presidente Gaudio: «Dal Mipaaf messi a sistema i protocolli delle diverse regioni italiane»
«Sostenibilità e produzione integrata vanno sempre più a braccetto nella viticoltura di montagna e oggi trovano anche una concreta valorizzazione nella sintesi realizzata dal Ministero delle Politiche agricole, frutto di un lavoro lungimirante e coordinato, mettendo a sistema i protocolli (sull’agricoltura integrata) delle diverse regioni italiane». E’ stato questo il commento del presidente del Cervim Roberto Gaudio, intervenuto al convegno dedicato proprio a sostenibilità e produzione integrata, organizzato dal Cervim, dalla Camera di Commercio di Trento, dal Consorzio tutela vini del Trentino, che ha posto l’obiettivo sulle prospettive della viticoltura di montagna.
«E’ stato un evento molto importante – ha aggiunto Gaudio – dove sono stati trattati temi dall’alto contenuto tecnico in cui sono state approfondite anche le prospettive della viticoltura eroica. Un mondo quello dei vigneti di altura che rappresenta autentiche “isole” della biodiversità viticola, che corrono però il rischio di scomparire a causa degli elevati costi di produzione».
Il convegno di Trento è stato uno degli appuntamenti di preparazione del quinto Congresso Internazionale sulla Viticoltura di Montagna e in Forte Pendenza che si terrà a Conegliano (Tv) dal 29 marzo al 1 aprile 2017; organizzato dal Cervim in collaborazione con il CREA (Centro di Ricerca per la Viticoltura), il Consorzio Tutela del Vino Conegliano Valdobbiadene Prosecco DOCG e la Regione Veneto.
In apertura ha affrontato il tema della sostenibilità come elemento fondamentale di una viticoltura che valorizza l’ambiente, il senatore Franco Panizza, relatore della legge che disciplina la coltivazione della vite e la produzione ed il commercio del vino, approvata dal Parlamento. Panizza ha anche ricordato che l’articolo 1 della norma riconosce il vino, la vite e i territori vitati quali componenti fondamentali del patrimonio culturale italiano.
Nel suo intervento Giuseppe Ciotti, della Direzione Generale dello Sviluppo Rurale del Mipaaf è stato sottolineato come «nel settore vitivinicolo come del resto in ogni altra attività produttiva, l’applicazione di modelli sostenibili è ormai un prerequisito. Il Mipaaf e gli assessorati all’agricoltura di regioni e province autonome, hanno dato vita al sistema di qualità nazionale di produzione integrata- SQNPI, entrato a regime nel 2016, per porre in evidenza e garantire la sostenibilità dei processi produttivi dei prodotti agroindustriali, con un percorso basato su un concreto e scientificamente valido standard di riferimento, e su una gestione del sistema di qualità semplice ed economica. Lo standard di riferimento, è rappresentato dalla produzione integrata definita nei disciplinari delle regioni e delle province autonome. Tali disciplinari sono redatti conformemente alle linee guida nazionali e rappresentano ormai lo standard nazionale ampiamente adottato anche da operatori privati che operano nella trasformazione e nella distribuzione dei prodotti agricoli».
Si è parlato delle realtà di montagna e quindi anche del Trentino che conta 10.200 ettari di vigneto, coltivati da 7.600 viticoltori con una produzione che raggiunge circa 1,3 milioni di quintali annui, pari all’1,3% della produzione viticola nazionale, come ha sottolineato Maurizio Bottura, ricercatore della Fondazione Edmund Mach. Già a partire dalla fine degli anni ’80 la Provincia autonoma di Trento si è dimostrata attenta al tema della viticoltura sostenibile. Con l’implementazione del Sistema di Qualità Nazionale di Produzione Integrata (SQNPI) l’agricoltura trentina si trova pronta ad adottare le nuove regole ed a beneficiare dei vantaggi che possono derivare da questa nuova certificazione.
Fra gli interventi tecnici quello di Maria Chiara Ferrarese di Equalitas, che ha richiamato i requisiti sociale ambientali ed economici di un sistema viticolo sostenibile; quindi di Barbara De Nardi di CREA-Conegliano, sui riscontri offerti dalle nuove varietà viticole “resistenti”; di Francesca Ceola sul sistema di qualità nazionale di produzione integrata (SQNPI). Mentre alla tavola rotonda, oltre a Roberto Gaudio del Cervim; sono intervenuti Mauro Leveghi, segretario generale della Camera di Commercio di Trento; Graziano Molon, direttore del Consorzio tutela vini del Trentino; Renato Martinelli della Provincia autonoma di Trento (Servizio Agricoltura).
Diam Bouchage, l’innovazione al servizio della Natura
L’INNOVAZIONE
«L'innovazione ci avvicina sempre più alla natura». Questa convinzione ha portato Diam Bouchage a proporre una novità che beneficia di tutti i vantaggi dei tappi Diam al servizio dello sviluppo sostenibile e del rispetto dell'ambiente.
Il dipartimento R&S dell'azienda lavora dando sempre maggior importanza al rispetto dell'ambiente. L'ottimizzazione dei processi produttivi, nonché l'utilizzo di nuove materie prime, vengono studiati nell’ambito di una politica di miglioramento continuo e di sviluppo sostenibile.
Oggi, dopo diversi anni di ricerca sugli ingredienti naturali, Diam Bouchage propone una nuova rivoluzione per il settore vitivinicolo. Grazie ad un’inedita formulazione per la produzione dei propri tappi, l'azienda offre al mondo del vino una soluzione di tappatura ancora più naturale, mantenendo intatta la nota affidabilità dei tappi Diam in termini di sicurezza, omogeneità e controllo dell’ossigeno.
Un tappo di sughero a cui è stato dato il nome di Origine by Diam®, che contiene un’emulsione di cera d'api e un legante composto da polioli al 100% vegetali.
Questa nuova tecnologia, frutto di importanti ricerche, associa la permeabilità (OTR) alla naturalezza rispondendo così all’esigenza dei clienti di fascia alta del marchio di disporre di tappi con una permeabilità più aperta, pur mantenendo la lunga durata adatta ai vini da invecchiamento. Per il momento tale tecnologia viene proposta per i tappi Diam 10 e Diam 30.
GLI INGREDIENTI
L'uso della cera d'api rientra nell'approccio eco-responsabile dell’azienda. Diam Bouchage ha investito anche nel sostegno all'associazione “Un tetto per le api” sponsorizzando alveari in diverse regioni vinicole francesi.
È anche a questo nuovo elemento che si deve il nome della gamma Origine by Diam. L'impollinazione effettuata dalle api infatti è alla base della biodiversità del nostro pianeta. Con l’ossigeno, è all'origine del ciclo di vita delle nostre querce da sughero e quindi dei nostri tappi!
DIAM BOUCHAGE
Azienda francese situata nei Pirenei Orientali, Diam Bouchage produce e commercializza annualmente più di 1,3 miliardi di tappi. Da oltre 10 anni ha costruito il proprio successo sul proprio procedimento Diamant® che permette di estrarre le molecole di TCA*, responsabili del gusto di tappo, ma anche altre molecole che possono alterare il gusto del vino.*
Sito: www.diam-cork.com
Marte Comunicazione snc
Festa di Primavera a Treviso con gli Impressionisti
25 marzo con gli impressionisti a Treviso per festeggiare l’inizio della Primavera. E l’ultima mostra dedicata ai Sillabari di Parise.
Gli impressionisti hanno saputo, come pochi, cogliere sfumature, emozioni, la nuova luce dell’arrivo della primavera. Basti pensare, ai peschi o agli albicocchi in fiore di Van Gogh o alle varie primavere dipinte da Monet, Pissarro e Sisley solo per fare alcuni esempi.
Naturale quindi che Linea d’ombra e Marco Goldin ideassero un’iniziativa per festeggiare, nella mostra che agli impressionisti è dedicata con grande successo nel Museo di Santa Caterina a Treviso, l’inizio della nuova stagione che nella stessa mostra si ammira più volte dipinta in modo sublime.
La primavera, si sa, inizia il 21 marzo. Ma per consentire a un numero maggiore di persone di partecipare al festeggiamento, il momento celebrativo è stato posticipato a sabato sera, 25 marzo.
Ecco allora che la grande mostra, in questo primo sabato di primavera, osserverà un orario allungato, per cui la visita scorrerà continua dalle 9 del mattino fino alla mezzanotte, con chiusura della biglietteria un'ora prima.
Inoltre, ogni 50 ingressi dalle ore 19 in poi, verrà offerto un catalogo della mostra in omaggio e ogni 100 ingressi, sempre dalle ore 19, una campionatura di prodotti in vendita al book shop, ancora in omaggio.
Dalle ore 19 in avanti l'ingresso sarà riservato solo ai visitatori individuali, che potranno eventualmente prenotare i biglietti e le audio guide contattando il call center (0422429999) oppure prenotando autonomamente sul sito di Linea d’ombra.
Sarà una grande festa d'inizio primavera all'insegna dell'arte e della bellezza.
Il tutto anticipato, alle ore 18, nell’auditorium del museo, dalla presentazione dell’ultima mostra che Marco Goldin ha voluto dedicare ai Sillabari di Goffredo Parise, in occasione dei trent’anni dalla morte dello scrittore. Dopo i quadri di Matteo Massagrande, Francesco Stefanini e Giuseppe Puglisi, l’ultimo appuntamento è con i pastelli di Cesare Mirabella, che ha lavorato sul racconto Bellezza. Lo scrittore Paolo Ruffilli parlerà dei Sillabari dal punto di vista letterario, Marco Goldin delle suggestioni del paesaggio nei Sillabari stessi e degli artisti, mentre l’attore Sandro Buzzatti leggerà due dei racconti che i pittori hanno scelto per i loro quadri. A seguire, alle ore 19.30, l’inaugurazione della mostra di Cesare Mirabella all’interno del Museo di Santa Caterina.
Info: www.lineadombra.it
ART DECO Gli anni ruggenti in Italia
Venerdì10 febbraio ore 11,00 Musei di San Domenico a Forlì
Un gusto, una fascinazione, un linguaggio che ha caratterizzato la produzione artistica italiana ed europea negli anni Venti, con esiti soprattutto americani dopo il 1929. Ciò che per tutti corrisponde alla definizione Art Déco fu uno stile di vita eclettico, mondano, internazionale. Il successo di questo momento del gusto va riconosciuto nella ricerca del lusso e di una piacevolezza del vivere, tanto più intensi quanto effimeri, messa in campo dalla borghesia europea dopo la dissoluzione, nella Grande guerra, degli ultimi miti ottocenteschi e la mimesi della realtà industriale, con la logica dei suoi processi produttivi. Dieci anni sfrenati, “ruggenti” come si disse, della grande borghesia internazionale, mentre la storia disegnava, tra guerra, rivoluzioni e inflazione, l’orizzonte cupo dei totalitarismi.
Dopo le grandi mostre dedicate a Novecento e al Liberty, nel 2017 Forlì dedica una grande esposizione all’Art Déco italiana.
La relazione con il Liberty, che lo precede cronologicamente, fu dapprima di continuità, poi di superamento, fino alla contrapposizione. La differenza tra l’idealismo dell’Art Nouveau e il razionalismo del Déco appare sostanziale. L'idea stessa di modernità, la produzione industriale dell’oggetto artistico, il concetto di bellezza nella quotidianità mutano radicalmente: con il superamento della linea flessuosa, serpentina e asimmetrica legata ad una concezione simbolista che vedeva nella natura vegetale e animale le leggi fondamentali dell’universo, nasce un nuovo linguaggio artistico. La spinta vitalistica delle avanguardie storiche, la rivoluzione industriale sostituiscono al mito della natura, lo spirito della macchina, le geometrie degli ingranaggi, le forme prismatiche dei grattaceli, le luci artificiali della città.
Nell’ambito di una riscoperta recente della cultura e dell’arte negli anni Venti e, segnatamente, di quel particolare gusto definito “Stile 1925”, dall’anno della nota Esposizione universale di Parigi dedicata alle Arts Decoratifs, da cui la fortunata formula Art Déco, che ne sancì morfologie e modelli, nasce l’idea di una mostra che proponga immagini e riletture di una serie di avvenimenti storico-culturali e di fenomeni artistici che hanno attraversato l’Italia e l'Europa nel periodo compreso tra il primo dopoguerra e la crisi mondiale del 1929, assumendo via via declinazioni e caratteristiche nazionali, come mostrano non solo le numerosissime opere architettoniche, pittoriche e scultoree, ma soprattutto la straordinaria produzione di arti decorative.
Il gusto Déco fu lo stile delle sale cinematografiche, delle stazioni ferroviarie, dei teatri, dei transatlantici, dei palazzi pubblici, delle grandi residenze borghesi: si trattò, soprattutto, di un formulario stilistico, dai tratti chiaramente riconoscibili, che ha influenzato a livelli diversi tutta la produzione di arti decorative, dagli arredi alle ceramiche, dai vetri ai ferri battuti, dall'oreficeria ai tessuti alla moda negli anni Venti e nei primissimi anni Trenta, così come la forma delle automobili, la cartellonistica pubblicitaria, la scultura e la pittura in funzione decorativa.
Le ragioni di questo nuovo sistema espressivo e di gusto si riconoscono in diversi movimenti di avanguardia (le Secessioni mitteleuropee, il Cubismo e il Fauvismo, il Futurismo) cui partecipano diversi artisti quali Picasso, Matisse, Lhote, Schad, mentre tra i protagonisti internazionali del gusto vanno menzionati almeno i nomi di Ruhlmann, Lalique, Brandt, Dupas, Cartier, così come la ritrattistica aristocratica e mondana di Tamara de Lempicka e le sculture di Chiparus, che alimenta il mito della danzatrice Isadora Duncan.
Ma la mostra avrà soprattutto una declinazione italiana, dando ragione delle biennali internazionali di arti decorative di Monza del 1923, del 1925, del 1927 e del 1930, oltre naturalmente dell’expo di Parigi 1925 e 1930 e di Barcellona 1929. Il fenomeno Déco attraversò con una forza dirompente il decennio 1919-1929 con arredi, ceramiche, vetri, metalli lavorati, tessuti, bronzi, stucchi, gioielli, argenti, abiti impersonando il vigore dell'alta produzione artigianale e proto industriale e contribuendo alla nascita del design e del “Made in Italy”.
La richiesta di un mercato sempre più assetato di novità, ma allo stesso tempo nostalgico della tradizione dell'artigianato artistico italiano, aveva fatto letteralmente esplodere negli anni Venti una produzione straordinaria di oggetti e di forme decorative: dagli impianti di illuminazione di Martinuzzi, di Venini e della Fontana Arte di Pietro Chiesa, alle ceramiche di Gio Ponti, Giovanni Gariboldi, Guido Andloviz, dalle sculture di Adolfo Wildt, Arturo Martini e Libero Andreotti, alle statuine Lenci o alle originalissime sculture di Sirio Tofanari, dalle bizantine oreficerie di Ravasco agli argenti dei Finzi, dagli arredi di Buzzi, Ponti, Lancia, Portaluppi alle sete preziose di Ravasi, Ratti e Fortuny, come agli arazzi in panno di Depero.
Obiettivo dell’esposizione è mostrare al pubblico il livello qualitativo, l'originalità e l'importanza che le arti decorative moderne hanno avuto nella cultura artistica italiana connotando profondamente i caratteri del Décoanche in relazione alle arti figurative: la grande pittura e la grande scultura. Sono qui essenziali i racconti delle opere di Galileo Chini, pittore e ceramista, affiancato da grandi maestri, come Vittorio Zecchin e Guido Andloviz, che guardarono a Klimt e alla Secessione viennese; dei maestri faentini Domenico Rambelli, Francesco Nonni e Pietro Melandri; le invenzioni del secondo futurismo di Fortunato Depero e Tullio Mazzotti; i dipinti, tra gli altri, di Severini, Casorati, Martini, Cagnaccio di San Pietro, Bocchi, Bonazza, Timmel, Bucci, Marchig, Oppi, il tutto accompagnato dalla straordinaria produzione della Richard-Ginori ideata dall'architetto Gio Ponti e da emblematici esempi francesi, austriaci e tedeschi fino ad arrivare al passaggio di testimone, agli esordi degli anni Trenta, agli Stati Uniti e al Déco americano.
Non si è mai allestita in Italia una mostra completa dedicata a questo variegato mondo di invenzioni, che non solo produce affascinanti contaminazioni con il gusto moderno - si pensi per esempio al quartiere Coppedè a Roma o al Vittoriale degli Italiani, ultima residenza di Gabriele d'Annunzio - ma evoca atmosfere dal mondo mediterraneo della classicità, così come la scoperta nel 1922 della tomba di Tutankhamon rilanciò in Europa la moda dell’Egitto. E poi echi persiani, giapponesi, africani a suggerire lontananze e alterità, sogni e fughe dal quotidiano, in un continuo e illusorio andirivieni dalla modernità alla storia.
Trattandosi di un gusto e di uno stile di vita non mancarono influenze e corrispondenze col cinema, il teatro, la letteratura, le riviste, la moda, la musica. Da Hollywood (con le Parade di Lloyd Bacon o le dive, come Greta Garbo e Marlene Dietrich o divi come Rodolfo Valentino) alle pagine indimenticabili de Il grande Gatsby (1925), di Francis Scott Fitzgerald, ad Agata Christie, a Oscar Wilde, a Gabriele D’Annunzio
La mostra è curata da Valerio Terraroli, con la collaborazione di Claudia Casali e Stefania Cretella, ed è diretta da Gianfranco Brunelli. Il prestigioso comitato scientifico è presieduto da Antonio Paolucci.
Segreteria organizzativa
Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì
Ufficio mostre:
0543 1912030-31
Catalogo:
SilvanaEditoriale
Ufficio Stampa
Studio Esseci di Sergio Campagnolo
Referente Stefania Bertelli: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Tel. 049.663499
Modenantiquaria: da 31 anni la regina delle mostre mercato d’alto antiquariato
Dall’11 al 19 febbraio si rinnova l’appuntamento con Modenantiquaria, la manifestazione internazionale di alto antiquariato che inaugura la sua XXXI edizione a ModenaFiere. L’evento modenese si è affermato come una delle mostre mercato più apprezzate d’Europa grazie alle rarità dei suoi tre saloni: Modenantiquaria, Excelsior e Petra
La bellezza non ha età, si dice. Ma tante volte gli anni e i secoli accompagnano la grande bellezza. Modenantiquaria quest’anno punta a un’edizione da record: la storica manifestazione torna a ModenaFiere dall’11 al 19 febbraio ponendo grande attenzione alle gallerie ospiti, ai contenuti e agli allestimenti di livello.
Il restyling della storica proposta modenese, che ModenaFiere ha messo in atto lo scorso anno, ha ottenuto i risultati sperati, facendo tornare il sorriso sul volto di molti antiquari. “Per Modenantiquaria numero 31 puntiamo a rafforzare il nostro primato tra le manifestazioni fieristiche del settore in Italia e intendiamo concretamente cominciare a scalare l’Europa”. A ribadire l’ambizioso obiettivo è Paolo Fantuzzi, Amministratore Delegato di ModenaFiere, forte dei brillanti risultati della scorsa edizione della manifestazione.
“Quest’anno abbiamo deciso di alzare ulteriormente l’asticella della qualità, perché oggi abbiamo la certezza di poter offrire agli antiquari italiani e internazionali e al nostro pubblico, un luogo e un’occasione imperdibili. Una scena dove cultura, passione e affari si muovono bene, insieme”.
Sono oltre 100 e tutte di altissimo livello le gallerie presenti a Modenantiquaria: tra queste ci sono anche importanti new entry dall’estero, come la Galleria Lampronti di Londra, tra le cui opere spicca una tela settecentesca di Michele Marieschi che raffigura Venezia e l’imbocco del Canal Grande; Caviglia arriva da Lugano, e porta un rarissimo gruppo in maiolica della Manifattura Dallari di Sassuolo, su modello di Pietro Giraud, del 1764 circa. La prestigiosa Galleria Robilant+Voena di Milano propone niente meno che un San Pietro e una Maddalena del Guercino dal valore inestimabile; Longari Arte, anch’essa di Milano, propone una Madonna col Bambino del 1710 di Pierre Jean-Hardy; Maurizio Nobile di Bologna porta a Modena uno schizzo a penna e inchiostro bruno su carta bianca di Donato Creti (inizio ‘700) che raffigura “Cristo di fronte a Caifa”; Fondantico, sempre di Bologna, con “Il trionfo di Flora”, del pittore modenese seicentesco Francesco Stringa; Enrico Gallerie d’Arte, con sede a Milano e Genova, presenta un quadro di Silvestro Lega (“Campagna con figura femminile”), fra i maggiori esponenti del movimento dei macchiaioli; e ancora Robertaebasta (Milano), direttamente da inizio ‘900 con una maschera in bronzo di Adolfo Wildt e un mobile in radica di Gio Ponti. E poi tra i “big” ci sono la Galleria Bottegantica, con spazi espositivi a Bologna e Milano, specializzata nei dipinti italiani dell’Ottocento e di inizio Novecento, e la Galleria Apolloni di Roma, che spazia dai dipinti e disegni antichi alla scultura, dagli oggetti d'arte ai mobili, dagli argenti antichi pregiati ai marmi classici.
L’Associazione Antiquari d’Italia, oltre a patrocinare la manifestazione, quest’anno è presente con un raffinato spazio collettivo che accoglie i visitatori all’inizio del percorso: qui 10 importanti gallerie antiquarie espongono altrettanti pezzi selezionati appositamente per Modenantiquaria; sono presenti: Carlo Orsi, Fabrizio Moretti, Walter Padovani, Bruno Botticelli, Dario Ghio, Sandro Morelli, Galleria D’Orlane, Domenico Piva, Enrico Frascione e Copetti Antiquari.
Modenantiquaria è organizzata da ModenaFiere col patrocinio dell’Associazione Antiquari d’Italia, Associazione Antiquari Modenesi e FIMA, la Federazione Italiana Mercanti d’Arte; sponsor della manifestazione è BPER Banca.
La manifestazione è un’ottima occasione per chi cerca investimenti durevoli: con oltre 35 mila presenze nel 2016, è la mostra d’alto antiquariato più visitata d’Italia, con un’altissima percentuale di pubblico propensa all’acquisto. Modenantiquaria può contare su un bacino d'utenza molto vasto, interessato all'arte o agli investimenti alternativi: si tratta di un pubblico fidelizzato, composto per la maggior parte da professionisti e operatori economici, residenti non solo in Emilia, ma anche in tutto il territorio nazionale, con picchi dal Veneto, dalla Lombardia e dalla Toscana.
Modenantiquaria: l’alto antiquariato nell’arredo d’interni
Il Salone dell’alto antiquariato è il nucleo originario della manifestazione: l’esposizione è organizzata secondo una rigorosa planimetria, che si rivela al visitatore favorendo la scoperta delle meraviglie esposte dalle singole gallerie, con infiniti spunti per l’arredamento di interni raffinati ed esclusivi. Tra le tante opere esposte dalle gallerie presenti, il pubblico di appassionati potrà ammirare e acquistare mobili dal ‘500 allo stile Decò, dipinti, ceramiche e maioliche, oggetti d’arte, gioielli e orologi, tappeti, antiquariato orientale, precolombiano e africano. I colori, le luci e le simmetrie dell’allestimento contribuiscono poi con la ricercatezza e l’equilibrio della composizione a esaltare il pregio e l’unicità delle opere.
Petra: XXIV Salone di Antiquariato per parchi e giardini
Unica rassegna di questo genere in Europa, da oltre vent’anni Petra è diventata sinonimo di antiquariato per esterni. Nello splendido giardino indoor il migliore antiquariato per parchi e giardini fa bella mostra di sè per un pubblico sempre più vasto. Con una proposta selezionata di antichi arredi per esterni e preziosi elementi architettonici di recupero, Petra evoca atmosfere en plein air e suggerisce un uso creativo nelle ristrutturazioni edili di materiali eterogenei: fontane, colonne, capitelli, antichi vasi in cotto, pavimentazioni per esterni e interni, inferriate e cancelli, porte e camini. Qui le aree verdi diventano oggetto di architettura ed esaltano il valore dell’immobile. Petra continua a crescere: aumenta la varietà delle proposte, il pregio dei materiali architettonici, la presenza di un pubblico affezionato e l’apprezzamento degli operatori del settore.
Excelsior: XVI Rassegna di pittura Italiana dell’800
Excelsior giunge quest’anno alla sua XVI edizione. Excelsior è l’unica rassegna di questo genere in Italia: focalizza l’attenzione sulla pittura italiana del tardo ‘800, con piccole incursioni nell’arte del primo ‘900, tra avanguardie e persistenze, e si pone come prestigiosa vetrina per raffinate opere d’arte. Le gallerie presentano un vastissimo repertorio di pittura del XIX secolo, all’interno del quale sono presenti opere dei maggiori autori delle varie scuole regionali italiane: dai macchiaioli toscani ai pittori napoletani, dai veneti agli scapigliati lombardi, senza tralasciare gli autori emiliani e meridionali.
Modenantiquaria segue i seguenti orari: dal lunedì al mercoledì dalle 15.00 alle 20.00, dal giovedì alla domenica dalle 10.30 alle 20.00. Biglietto intero: euro 15
Biglietto ridotto: euro 12
E’ possibile acquistare online sul sito il biglietto al prezzo ridotto di 12 €
Infoline: ModenaFiere, tel. 059 848380 www.modenantiquaria.it
Ufficio Stampa:
Studio ESSECI, Sergio Campagnolo tel. 049.663499
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. (Stefania Bertelli)