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IL PASSITO DI PANTELLERIA DOC SERAPIAS
Mandrarossa arriva a Pantelleria e presenta una nuova etichetta delle
Storie Ritrovate:
Mandrarossa arriva a Pantelleria e presenta una nuova etichetta delle
Storie Ritrovate:
il Passito di Pantelleria DOC Serapias
Una nuova avventura aldilà del mare, nuovi vigneti e una nuova etichetta per Mandrarossa.
Il Passito di Pantelleria DOC Serapias ha ufficialmente debuttato sul mercato nel mese di ottobre 2020 con l’annata 2019. Un vino che va a collocarsi, insieme ai due vini a denominazione Etna DOC di Mandrarossa Sentiero delle Gerle e ai menfitani Vini di Contrada, nella linea Storie Ritrovate, il progetto di Mandrarossa nato con l’obiettivo di produrre vini da uve autoctone siciliane in purezza, che raccontino la vera essenza dei territori in cui nascono.
L’etichetta è frutto della rinnovata collaborazione con Nancy Rossit, già autrice delle altre quattro etichette facenti parte della linea Storie Ritrovate, e riprende l’immagine dell‘orchidea autoctona chiamata Serapias Cossyrensis o Orchidea Pantesca. Un fiore raro e delicatissimo che cresce solo in un’area limitata dell’isola di Pantelleria.
I VIGNETI E LA VITICOLTURA PANTESCA
Le uve di zibibbo destinate alla produzione del Passito di Pantelleria DOC Serapiascrescono su una superficie di 2 ettari, che si estende su tre contrade isolane: Bukkuram, Monastero e Piana di Ghirlanda.
I vigneti si ritrovano su terrazzamenti che poggiano su suoli di origine vulcanica a grande prevalenza sabbiosa, caratterizzati da una presenza massiccia di scheletro e da affioramenti rocciosi frequenti e consistenti. Sono suoli poveri di sostanza organica a causa delle elevate temperature estive, poveri di azoto, di fosforo e di calcio, ma molto ricchi di potassio.
Per ovviare al clima secco e ventoso, secondo la tradizione, le viti vengono allevate con il sistema dell’“alberello pantesco”. Questo antico metodo di coltivazione, Patrimonio Immateriale dell'Umanità UNESCO fin da 2014, prevede che le viti abbiano una forma a cespuglio, per permettere alla rugiada della mattina di accumularsi sul terreno ed essere protetta dalle foglie, e che vengano allevate all’interno di profonde conche, per proteggerle dai venti.
Un’altra peculiarità della viticoltura pantesca sta nell’altitudine variabile dei terrazzamenti che va da pochi metri sul livello del mare nelle zone costiere a 200/300 metri sul livello del mare nelle zone collinari interne. Per questo motivo i tempi di maturazione e vendemmia delle uve sono molto variabili, con uno scarto temporale sulla raccolta che può arrivare ad oltre un mese tra una contrada e l’altra.
LA VINIFICAZIONE E IL VINO
Le uve sono state raccolte a mano nella quarta settimana di agosto e riposte in piccole cassette. Una parte è stata posta ad appassire per circa 20/22 giorni, successivamente l’uva passa è stata aggiunta al mosto in fermentazione proveniente dalle uve fresche. La fermentazione è avvenuta in serbatoi di acciaio ad una temperatura compresa tra i 16 e i 18 gradi centigradi.
Il vino è stato poi fatto affinare per circa 10 mesi in silos di acciaio, e per tre mesi circa in bottiglia.
Prodotto da uve 100% zibibbo, in un numero limitato di 6.000 bottiglie, il Passito di Pantelleria DOC Serapias presenta una buona gradazione alcolica e una decisa mineralità, che deriva dalle origini vulcaniche dei terreni panteschi.
Ha colore giallo dorato intenso con profumi fortemente caratterizzati da note di agrumi, gelsomino e uva passa.
Al gusto ha un’impronta di pietra focaia. Il finale è lungo ed estremamente persistente.
LA STORIA RITROVATA
Pantelleria, un paradiso terrestre sospeso tra la Sicilia e la Tunisia, una terra meravigliosa dalle bellezze naturali e dalle atmosfere suggestive: natura selvaggia e dirompente. Generata dall’eruzione di un vulcano sottomarino, venne chiamata Cossyra dai Greci. Scogliere di pietra lavica a picco sul mare, faraglioni, muri a secco, dammusi, fichi d'india, coltivazioni di capperi dall'aroma intenso e non ultimo l’alberello pantesco, patrimonio UNESCO: le uve di Zibibbo ricavate da questi vigneti, unici al mondo, rappresentano la materia prima per la vinificazione del pregiato Passito di Pantelleria DOC.
L’isola si trova a sei ore di navigazione dalla costa sud occidentale Siciliana, dove i vigneti di Mandrarossa si estendono lussureggianti su colline che guardano il mare. Da queste colline, grazie ad un suggestivo fenomeno di rifrazione della luce, nelle giornate di cielo terso le tre punte di Pantelleria compaiono quasi magicamente all’orizzonte. Quasi un richiamo per Mandrarossa ad attraversare il mare e sperimentare nuovi progetti in questa isola sospesa nel tempo. Nelle Contrade Piana della Ghirlanda, Monastero e Bukkuram, sul versante interno dell’isola esposto a nord-est, una posizione perfetta grazie ai venti freschi che nel periodo estivo contribuiscono ad alleviare dalla calura delle giornate più afose, sono stati selezionati due ettari di questo vitigno. Qui nasce un vino seducente, profumato ed intenso, interpretazione contemporanea di quell’ “oro giallo di Pantelleria” che incantò i Cartaginesi nel al loro arrivo nell’isola nel 200 a.c.
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Una nuova avventura aldilà del mare, nuovi vigneti e una nuova etichetta per Mandrarossa.
Il Passito di Pantelleria DOC Serapias ha ufficialmente debuttato sul mercato nel mese di ottobre 2020 con l’annata 2019. Un vino che va a collocarsi, insieme ai due vini a denominazione Etna DOC di Mandrarossa Sentiero delle Gerle e ai menfitani Vini di Contrada, nella linea Storie Ritrovate, il progetto di Mandrarossa nato con l’obiettivo di produrre vini da uve autoctone siciliane in purezza, che raccontino la vera essenza dei territori in cui nascono.
L’etichetta è frutto della rinnovata collaborazione con Nancy Rossit, già autrice delle altre quattro etichette facenti parte della linea Storie Ritrovate, e riprende l’immagine dell‘orchidea autoctona chiamata Serapias Cossyrensis o Orchidea Pantesca. Un fiore raro e delicatissimo che cresce solo in un’area limitata dell’isola di Pantelleria.
I VIGNETI E LA VITICOLTURA PANTESCA
Le uve di zibibbo destinate alla produzione del Passito di Pantelleria DOC Serapiascrescono su una superficie di 2 ettari, che si estende su tre contrade isolane: Bukkuram, Monastero e Piana di Ghirlanda.
I vigneti si ritrovano su terrazzamenti che poggiano su suoli di origine vulcanica a grande prevalenza sabbiosa, caratterizzati da una presenza massiccia di scheletro e da affioramenti rocciosi frequenti e consistenti. Sono suoli poveri di sostanza organica a causa delle elevate temperature estive, poveri di azoto, di fosforo e di calcio, ma molto ricchi di potassio.
Per ovviare al clima secco e ventoso, secondo la tradizione, le viti vengono allevate con il sistema dell’“alberello pantesco”. Questo antico metodo di coltivazione, Patrimonio Immateriale dell'Umanità UNESCO fin da 2014, prevede che le viti abbiano una forma a cespuglio, per permettere alla rugiada della mattina di accumularsi sul terreno ed essere protetta dalle foglie, e che vengano allevate all’interno di profonde conche, per proteggerle dai venti.
Un’altra peculiarità della viticoltura pantesca sta nell’altitudine variabile dei terrazzamenti che va da pochi metri sul livello del mare nelle zone costiere a 200/300 metri sul livello del mare nelle zone collinari interne. Per questo motivo i tempi di maturazione e vendemmia delle uve sono molto variabili, con uno scarto temporale sulla raccolta che può arrivare ad oltre un mese tra una contrada e l’altra.
LA VINIFICAZIONE E IL VINO
Le uve sono state raccolte a mano nella quarta settimana di agosto e riposte in piccole cassette. Una parte è stata posta ad appassire per circa 20/22 giorni, successivamente l’uva passa è stata aggiunta al mosto in fermentazione proveniente dalle uve fresche. La fermentazione è avvenuta in serbatoi di acciaio ad una temperatura compresa tra i 16 e i 18 gradi centigradi.
Il vino è stato poi fatto affinare per circa 10 mesi in silos di acciaio, e per tre mesi circa in bottiglia.
Prodotto da uve 100% zibibbo, in un numero limitato di 6.000 bottiglie, il Passito di Pantelleria DOC Serapias presenta una buona gradazione alcolica e una decisa mineralità, che deriva dalle origini vulcaniche dei terreni panteschi.
Ha colore giallo dorato intenso con profumi fortemente caratterizzati da note di agrumi, gelsomino e uva passa.
Al gusto ha un’impronta di pietra focaia. Il finale è lungo ed estremamente persistente.
LA STORIA RITROVATA
Pantelleria, un paradiso terrestre sospeso tra la Sicilia e la Tunisia, una terra meravigliosa dalle bellezze naturali e dalle atmosfere suggestive: natura selvaggia e dirompente. Generata dall’eruzione di un vulcano sottomarino, venne chiamata Cossyra dai Greci. Scogliere di pietra lavica a picco sul mare, faraglioni, muri a secco, dammusi, fichi d'india, coltivazioni di capperi dall'aroma intenso e non ultimo l’alberello pantesco, patrimonio UNESCO: le uve di Zibibbo ricavate da questi vigneti, unici al mondo, rappresentano la materia prima per la vinificazione del pregiato Passito di Pantelleria DOC.
L’isola si trova a sei ore di navigazione dalla costa sud occidentale Siciliana, dove i vigneti di Mandrarossa si estendono lussureggianti su colline che guardano il mare. Da queste colline, grazie ad un suggestivo fenomeno di rifrazione della luce, nelle giornate di cielo terso le tre punte di Pantelleria compaiono quasi magicamente all’orizzonte. Quasi un richiamo per Mandrarossa ad attraversare il mare e sperimentare nuovi progetti in questa isola sospesa nel tempo. Nelle Contrade Piana della Ghirlanda, Monastero e Bukkuram, sul versante interno dell’isola esposto a nord-est, una posizione perfetta grazie ai venti freschi che nel periodo estivo contribuiscono ad alleviare dalla calura delle giornate più afose, sono stati selezionati due ettari di questo vitigno. Qui nasce un vino seducente, profumato ed intenso, interpretazione contemporanea di quell’ “oro giallo di Pantelleria” che incantò i Cartaginesi nel al loro arrivo nell’isola nel 200 a.c.
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MARATONA ALL'INSEGNA DEL BOLLITO, DALLE 7,30 DEL MATTINO ALLE 18
A Campamac Osteria di Barbaresco con lo chef stellato Maurilio Garola
Un salto nella tradizione più profonda, che riporta i due fondatori dell’Osteria, Maurilio Garola e Paolo Dalla Mora, a esser bambini: sono i pranzi del weekend dedicati al bollico misto all’Osteria Campamac di Barbaresco.
Dopo le ultime misure del governo, che prevedono la chiusura delle attività ristorative alle 18.00, Campamac pensa al domani, partendo da ieri: “Da piccoli ci si svegliava alle 4, alle 8 del mattino era già ora di pranzo e alle 2 di pomeriggio si cenava. E poi tutti a letto con le galline” racconta Maurilio Garola, chef stellato da 23 anni, riferimento della cucina di Langa. “E allora ecco l’idea di riscoprire la vecchia tradizione della colazione con il bollito misto piemontese, ma al mattino, rituale già divenuto mito alla Fiera Del Bue Grasso di Carrù, il primo giovedì di dicembre di ogni anno”.
Le cucine dell’Osteria Campamac di Barbaresco accenderanno i fornelli già alle 7.00 del mattino fino alle 18 da questo sabato 31 Ottobre fino al 8 dicembre, una grande maratona no stop dedicata al bollito. Così tutti i sabati e le domeniche, con i tagli delle carni dei migliori macellai delle Langhe, si rifà un tuffo nella tradizione del dopoguerra, con una colazione a base di fassona battuta al coltello, carrello dei bolliti, plin con il Barbaresco, tartufo bianco d'Alba al prezzo del mercato, quenelle al gianduia. In accompagnamento non può mancare un buon bicchiere di Barbaresco, Barolo o Barbera. Dalle 12 alle 15 ci sarà sempre la possibilità di ordinare alla carta. E poi pronti per una passeggiata nelle vigne in questi weekend di autunno, dove la Langa dà il meglio dei suoi colori. Campamac è una parola del dialetto piemontese che significa letteralmente “mettine ancora, dacci dentro”. È utilizzata come incoraggiamento durante l'arrivederci. È il motto che da sempre usa per suonare la carica alla sua squadra in cucina Maurilio Garola, executive chef del Campamac, già conosciuto in Langa da più di vent’anni per il suo ristorante, la Ciau del Tornavento, con una stella Michelin e con una cantina tra le più belle d’Italia. Al suo fianco Paolo Dalla Mora, un giovane imprenditore friulano nato e cresciuto con i genitori e i nonni in un ristorante a Lignano Sabbiadoro, che ha girato il mondo per lavoro, coltivando la passione per la carne e il buon vino, per poi fermarsi a Barbaresco per questioni di cuore.
In più per chi volesse trovare il gusto di Campamac anche a casa si trovano tartufi bianchi d'Alba, plin fatti a mano, salse e carni e tutti i prodotti sul nuovo e-commerce www.campamac.com
CAMPAMAC Osteria Gourmet
Strada Giro della Valle 1,
12050 Barbaresco – Cuneo
Tel.0173.635051
Camilla Rocca
LA GUIDA ILGOLOSARIO RISTORANTI 2021 "IN CARTA E OSSA"
Sul palco di Golosaria Fiera Online la presentazione dell’edizione 2021 della guida ai migliori ristoranti d’Italia firmata da Paolo Massobrio e Marco Gatti
Puntuale come ogni anno, nonostante le difficoltà sotto gli occhi di tutti, è uscita l’edizione 2021 de ilGolosario Ristoranti (Comunica Edizioni - 19,50 €), la guida nazionale alle buone tavole firmata dal duo Massobrio-Gatti che quest’anno fotografa una ristorazione resiliente, che ha saputo reinventarsi anche in tempo di Covid-19.
La nuova edizione, la sesta, ha visto il suo debutto ufficiale sul palco virtuale di Golosaria Fiera Online, la grande piattaforma in 3D che lunedì 2 novembre ha presentato la guida con l’attesa premiazione dei migliori ristoranti d’Italia, ovvero i locali segnalati con i massimi riconoscimenti, la Corona e, poco sotto, il Faccino Radioso. E moltissimi si sono collegati dopo aver inviato una foto con il piatto più rappresentativo commentato da Paolo Massobrio e Marco Gatti.
All’interno del volume sono circa 3.175 i locali recensiti in tutta Italia fra ristoranti, trattorie, pizzerie, aziende agrituristiche e locali di tendenza e 234 le segnalazioni minori, secondo le rotte di una squadra di più di 90 collaboratori capitanati dai critici Paolo Massobrio e Marco Gatti. La guida che nasce dai 24 anni di esperienza della GuidaCriticaGolosa, è un taccuino di appunti preziosi per fare una sosta piena di soddisfazione ed interagisce anche col web: ogni regione reca un QR code che porta alle pagine corrispondenti sul portale ilgolosario.it, aggiornate in tempo reale.
Per ogni locale appare una breve descrizione dell’atmosfera e della storia, l’elenco dei piatti che hanno colpito di più gli ispettori, quindi una serie di informazioni che spaziano dalla possibilità di pernottamento alla presenza di un posteggio ai tavoli all’aperto, fino alla possibilità di accogliere un animale o di portare a casa il cibo avanzato secondo la logica del “Rimpiattino”; inoltre, da quest'anno appaiono i simboli di delivery e di take away. Un’indicazione che riguarda anche una guida on line creata nel primo lockdown e riproposta ora, con tutti gli aggiornamenti, sul portale IlGolosario.it.
Le tipologie di classificazione dei locali sono: ristoranti, trattorie di lusso, trattorie veraci, agriturismi, vinerie, pizzerie, con la specificità dei locali polifunzionali e dei negozi o delle cantine con ristoro. Il massimo riconoscimento attribuito è la Corona radiosa, assegnata a 382 locali, seguita dal Faccino Radioso, con cui sono stati premiati 697 ristoranti. Nei testi appaiono altresì 23 locali con un fondino grigio che evidenziano il pranzo dell’anno in quella regione o città capoluogo, mentre la Corona Radiosa Rossa (unica) indica la migliore tavola dell'anno, quest’anno assegnata all’agriturismo Ferdy di Lenna (Bergamo).
Per rivedere le premiazioni, divise in 5 slot, occorre recarsi su www.golosariafieraonline.it nell’area Webinar-Archive oppure chiedere direttamente alla redazione i link diretto della regione che interessa.
Federica Borasio
VINNATUR E VI.TE – VIGNAIOLI E TERRITORI
Angiolino Maule e Gabriele Da Prato
Il 2020 verrà senza dubbio ricordato come un’annata molto particolare, una situazione in costante evoluzione, dove le possibilità di previsione sono ridotte al minimo.
In uno scenario dove tutto è incerto, c’è spazio però anche per prospettive nuove e dal significato profondamente positivo.
Stiamo parlando dell'avvicinamento, avvenuto questa estate, tra le due associazioni più importanti nell’aggregazione dei vignaioli naturali in Italia: VinNatur e Vi.Te – Vignaioli e Territori.
Ad inizio agosto infatti, si è svolto l’incontro tra , presidenti delle due associazioni, con l'obiettivo di gettare le basi per un percorso condiviso.
Un incontro auspicato e cercato da tempo, da più parti, che finalmente ha potuto concretizzarsi.
Quando si può parlare di vini autentici? Quando un vignaiolo può dirsi veramente tale, al di là di mode e progetti commerciali?
Per tutti è stato evidente il bisogno di fare chiarezza nel movimento e di unire le forze per riuscirci.
È necessario collaborare per dare maggiore autorevolezza al mondo del vignaiolo naturale e al suo messaggio, e per questo si è già al lavoro per iniziare a trovare punti in comune sull'ammissibilità delle aziende. Valutazioni oggettive e confutabili, unite a monitoraggi delle aziende aderenti, sempre più attenti, al fine di garantire la credibilità di tutto il movimento.
La volontà di dare un primo segnale concreto e chiaro si è tradotta nell’idea di un evento congiunto, fuori dagli abituali e classici incontri vinicoli, che possa anche dare un messaggio di positività e speranza al settore.
Noi vignaioli naturali siamo vivi. Abbiamo ancora voglia di raccontare e spiegare i nostri territori, le nostre vigne i nostri vini.
In questo momento ci è impossibile collocare questa iniziativa nel calendario, a causa dell’emergenza sanitaria, ma le possibilità sono molteplici, e quando il contesto lo consentirà, non mancheranno le sorprese.
C'è chi lo definirà "ritorno", chi "evoluzione", e chi ancora "rivoluzione".
Di certo il movimento del “naturale” sta vivendo una fase di profondo rinnovamento, dove le diversità diventeranno un punto di forza nella condivisione e nella collaborazione.
L'attenzione sarà volutamente rivolta ai vignaioli naturali, prima che al vino, perché è fondamentale concentrarsi sulla persona e sul suo lavoro, sulle idee e sulle scelte: gli unici elementi che possono rendere un prodotto realmente unico e irripetibile.
La decisione, da parte delle due associazioni, di percorrere una strada comune, mette in relazione oltre trecento vignaioli e le loro aziende, che con un'unica voce potranno finalmente affermare tutto questo con ancora più chiarezza e determinazione.
La sentirete presto.
Vi.Te
GROSSISTI HORECA: APPELLO A CONTE PER INSERIMENTO CODICE ATECO DELLA CATEGORIA TRA I BENEFICIARI MISURE RISTORO
DANESE (PRES. GH): COMPARTO REGISTRA CROLLO FATTURATO ANCHE DEL 90%
“Alla vigilia dei nuovi provvedimenti di restrizione, riscontriamo purtroppo la mancanza del settore del food service tra i codici Ateco destinatari delle misure di ristoro. Una omissione grave che non tutela un comparto direttamente collegato alla ristorazione e volano della diffusione della tipicità dei prodotti Made in italy”.
Così Maurizio Danese, presidente GH, commenta l’appello contenuto in una lettera inviata ieri al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, dalle imprese associate alla compagine, in cui si chiede l’inserimento “del codice Ateco della categoria (46.3) tra i destinatari dei provvedimenti di aiuto attualmente al vaglio, prevedendo la misura massima di ristoro senza limite dei 150mila euro”.
“Le aziende italiane del food service, che operano nella filiera alimentare per il settore horeca, - si legge nella lettera - sono tra quelle più colpite dalla contrazione dei consumi indotti dall’attuale emergenza e dalle recenti limitazioni di orario dell’attività dell’intero settore, con un crollo verticale di fatturato che in alcuni casi raggiunge il 90%”.
GH-Grossisti Horeca rappresenta 88 aziende con 105 punti logistici in Italia per un fatturato di 1,9 miliardi di euro e oltre 6100 addetti.
Simone Velasco