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CONSORZIO MONTASIO DOP, VALENTINO PIVETTA RICONFERMATO ALLA PRESIDENZA
Positivo il bilancio per il tipico formaggio a pasta dura prodotto in Friuli Venezia Giulia e Veneto Orientale che evidenzia un incremento delle vendite del + 8,41%
Valentino Pivetta è stato riconfermato al vertice del Consorzio di tutela del formaggio Montasio Dop per il prossimo triennio: lo ha deciso all’unanimità il Consiglio di Amministrazione riunitosi lo scorso 29 luglio a Codroipo. Riconfermato anche alla vicepresidenza Giovanni Pomella direttore generale di Parlamat - Latterie Friulane.
Il titolare della Latteria di Visinale, di Pasiano di Pordenone, può proseguire così, assieme alla sua squadra, nell’importante processo di rinnovamento avviato attraverso i progetti in corso e quelli futuri a servizio dei soci e dei consumatori.
Approvato anche il bilancio d’esercizio 2019 del Consorzio che il mese scorso ha riunito i soci in occasione della consueta assemblea annuale, alla quale era presente anche l’Assessore alle Risorse Agroalimentari del Friuli Venezia Giulia, Stefano Zannier.
Il tipico formaggio a pasta dura prodotto in Friuli Venezia Giulia e Veneto Orientale ha registrato un incremento delle vendite del + 8,41%. Anche la produzione, la cui previsione iniziale era di 713.864 forme, a fine anno è arrivata a quota 838.568, segnando un + 17,47%.
“Grazie al lavoro svolto in questo periodo si evidenziano i primi importanti segnali sul piano dell’accreditamento e di costruzione del valore sul prodotto – dichiara Valentino Pivetta; abbiamo operato sulle caratteristiche di distintività che rendono il nostro formaggio unico e non omologato, guidati anche dalla consapevolezza che il consumatore al quale ci rivolgiamo è sempre più evoluto. Il nostro più importante obiettivo oggi – puntualizza il Presidente - rimane quello di dare sempre più valore al Montasio per trovare una collocazione del nostro formaggio sul mercato ad un prezzo sufficientemente remunerativo”.
Nell’arco dei prossimi anni il Consorzio proseguirà e intensificherà le attività di promozione negli spacci dei propri caseifici, nella distribuzione organizzata e nel settore horeca, senza tralasciare il supporto informativo alle vendite online.
“Attraverso la collaborazione e il rafforzamento del rapporto con le istituzioni (Regione, Ersa, Cluster AgroAlimentare, Agrifood, Università, Camere di Commercio, etc,) il Montasio è tornato ad avere un ruolo di riferimento nell’eccellenza casearia regionale – aggiunge il direttore del Consorzio, Renato Romanzin. Proprio con le istituzioni stiamo collaborando nel consolidamento dell’originale tipicità e dell’identità della Dop Montasio che noi, come Consorzio, stiamo attualmente custodendo con lo scopo di poter rispondere alle esigenze di sostenibilità, rispetto del benessere animale, tradizione, qualità percepita e innovazione, nella massima salvaguardia e presidio della sicurezza alimentare”.
Anche l’Assessore Zannier si è complimentato per l’attività svolta in questi anni da parte dell’Ente Consortile, puntualizzando come la Regione si sia fortemente impegnata sull’unica dop lattiero casearia del Friuli Venezia Giulia che ha una sua forte valenza e connotazione storica. Ha altresì ribadito che c’è tutto l’interesse a valorizzare una produzione agroalimentare che mantenga un carattere fondamentale di distintività e quindi di non omologazione. Una tutela delle produzioni che non può però prescindere dal garantire le filiere dalle quali provengono.
Intanto anche i dati relativi al primo semestre del 2020 offrono segnali incoraggianti confermando un trend in crescita che registra un incremento ulteriore delle vendite.
Scheda Montasio
Il Montasio è un formaggio alpino, prodotto esclusivamente con latte bovino. E’ un formaggio genuino e si fa’ come una volta. È garantito dall’Unione Europea con il sigillo della DOP - Denominazione d’Origine Protetta.
Il latte viene prodotto e trasformato in Montasio DOP solo nel Friuli (province di Udine, Pordenone, Gorizia e Trieste) e nel Veneto orientale (provincie di Belluno e Treviso, e in alcune aree delle province di Padova e Venezia).
Il latte fresco viene controllato sia alla stalla che nel caseificio. Indispensabile per la flora microbica che caratterizzerà il formaggio Montasio DOP.
Il Montasio DOP si può gustare fresco, dai 60 ai 120 giorni di stagionatura; semistagionato, da 120 giorni a 10 mesi di stagionatura; stagionato, fino a 18 mesi di stagionatura e stravecchio, con oltre 18 mesi di stagionatura.
E’ un formaggio ad alto valore nutritivo e con una composizione equilibrata: 32-36% di acqua, 32-34% di lipidi, 24-26% di proteine.
Il Montasio è semplicemente privo di lattosio. Nel formaggio Montasio il lattosio è presente con valori inferiori a 0,01 gr. per 100 gr di formaggio, oltre 10 volte in meno del limite previsto dalla normativa nazionale e comunitaria che pone tale limite a 0,1 gr. per 100 gr di formaggio.
Marzia Zanchin
TENUTA ALOIS LAGEDER A MAGRÈ SULLA STRADA DEL VINO IN ALTO ADIGE
Ecco i suggerimenti della Tenuta Alois Lageder, i cui vini sanno far emergere al meglio la varietà dell’Alto Adige.
Un’alimentazione sana con molte verdure è importantissima per mantenersi in forma e in salute. Sono finiti i tempi in cui le verdure erano considerate solo un contorno. "Esiste una varietà di deliziosi piatti di verdure. ll GRANDORTO - nostro orto in mezzo ai vigneti - è fonte d’ispirazione per i miei piatti", racconta Alessandro Miragoli lo chef del ristorante Paradeis con certificazione biologica collocato all’interno della
La cucina vegetariana combina in modo raffinato diversi tipi di verdure. Ma a un certo punto sorge la domanda: quale vino può essere abbinato? Soprattutto con le verdure crude, scegliere il vino giusto è una piccola sfida. Ecco allora qualche suggerimento! La barbabietola, detta anche rapa rossa, è ricca di vitamine, ferro e antiossidanti; il suo sapore terroso ma dolce - mangiata cruda come carpaccio - si armonizza con il Lagrein Rosé di Alois Lageder, dal profumo aromatico e fruttato, in bocca è mediamente corposo, morbido e fresco, più intenso di un normale rosé. Se con la barbabietola cuciniamo un risotto magari con pecorino, gli aromi diventano più complessi e quindi è necessario optare per vini acidi, che puliscano il palato come il Mimuèt Pinot Noir della Tenuta che con la sua splendida freschezza e acidità crea un perfetto equilibrio tra la dolcezza della barbabietola e il riso.
Il pomodoro è invece la verdura acida per eccellenza e perciò più difficile da abbinare; se il pomodoro fa compagnia ad altre verdure e viene preparato come piatto alla griglia insieme a melanzane, zucchine e cipollotti, un Alois Lageder Pinot Grigio è un ottimo accompagnamento, grazie alla sua bassa acidità. Mentre verdure verdi come le bietole con delicati aromi vegetali richiedono vini leggeri e non aromatici, come Il Pinot Bianco: la giusta dose di freschezza è l’asso nella manica come abbinamento vegetale che va a compensare per esempio la cremosità nel caso del flan di bietole.
In generale le verdure hanno una grande affinità con il vino bianco ma in alcuni casi scegliere un vino rosso risulta l’abbinamento migliore. Naturalmente la scelta dipende dalla preparazione. Un Lageder Vernatsch - Schiava (vitigno autoctono dell’Alto Adige da cui si ricava un vino che si distingue per freschezza, leggerezza e morbidezza tannica) raffreddato e poco acido si sposa molto bene con la melanzana arrostita. La melanzana grigliata con i suoi aromi invece, si abbina a vini poco tannici e lineari come la cuvée rossa Al Passo Del Leone (Merlot, Schiava, Petit Verdot, Cabernet). Ad ogni verdura il suo vino! Les jeux sont faits !
IL PIGNOLETTO DIVENTA DOC “EMILIA ROMAGNA” SPRINT FINALE PER IL RICONOSCIMENTO DELLA DENOMINAZIONE
Il Pignoletto si lega definitivamente all’Emilia-Romagna: l’assemblea dei soci del Consorzio Pignoletto Emilia-Romagna, dopo un lungo dialogo con Regione, Ministero e Commissione Europea, valorizza così l’appartenenza regionale di uno dei vini più rappresentativi del territorio.
È il vino che unisce idealmente l’Emilia e la Romagna, con il territorio di produzione e imbottigliamento che si estende da Modena a Forlì, e ora lo diventa anche “nel nome”: il Pignoletto diventerà, a disciplinare approvato, l’unica tipologia della DOC “Emilia Romagna”, grazie alla condivisioni di obiettivi tra il Consorzio Pignoletto Emilia-Romagna, Regione Emilia-Romagna e Ministero delle Politiche Agricole. Un progetto che sancirà la tutela europea di quella che è la seconda denominazione enologica più importante della Regione dopo il Lambrusco e che, con 14 milioni di bottiglie, rappresenta un’importantissima fonte di reddito per i viticoltori del territorio.
Dal 2021, quindi, il nome “Pignoletto” si affiancherà, in modo esclusivo, al riferimento geografico dell’Emilia-Romagna – una protezione comunitaria legata al territorio regionale che consentirà a questo vino di avere un riconoscimento ancora più importante sia a livello nazionale che internazionale.
“Con il voto assembleare di oggi si definisce un percorso intrapreso da tempo con gli Enti preposti, che legittima e riconosce il vino che unisce l’Emilia alla Romagna, mantenendo inalterato il territorio, come oggi, a tutela dei suoi produttori. Il Pignoletto rappresenta il vino che negli ultimi anni ha registrato i trend più importanti di crescita a livello nazionale e che al momento, nonostante la pandemia, ha fatto registrare una crescita del 10% nelle vendite in GDO nel primo semestre” sottolinea Carlo Piccinini, Presidente del Consorzio Pignoletto Emilia-Romagna.
“Con questa proposta, all’apice della piramide qualitativa troveremo la DOCG “Colli Bolognesi Pignoletto”, una denominazione che include un territorio collinare molto ristretto posto a sud di Bologna, mentre la DOC “Pignoletto” diventerà DOC “Emilia-Romagna” e sarà riservata esclusivamente alla tipologia Pignoletto” commenta Giacomo Savorini, Direttore dei Consorzi che oggi tutelano il vino Pignoletto, ossia Consorzio Pignoletto Emilia Romagna e Consorzio Vini Colli Bolognesi -. Il territorio di produzione ed imbottigliamento rimarrà lo stesso, ma in questo modo riusciremo a comunicare ancora meglio la differenza dei territori tra DOCG e DOC mantenendo ed evidenziando le caratteristiche di ciascuna realtà, in modo da valorizzare i pregi dell’una e dell’altra”.
“Siamo contenti che la sinergia tra il Consorzio Pignoletto Emilia-Romagna ed il Consorzio Vini Colli Bolognesi abbia portato il Pignoletto ad essere la seconda denominazione dell’Emilia-Romagna - aggiunge Ivan Bortot, Vicepresidente del Consorzio. - Dobbiamo ora continuare a lavorare perché a tutti i viticoltori sia riconosciuta la redditività del lavoro che svolgono, dando la stessa dignità a produttori di collina e di pianura”.
“Il Pignoletto merita questo riconoscimento, il nome della regione a lui dedicato - conclude Marco Nannetti, Vicepresidente del Consorzio. - È un’operazione che guarda al futuro, che riconosce alla DOCG l’eccellenza produttiva e alla DOC Emilia-Romagna il compito di aprire nuovi mercati. Ringraziamo l’assessorato agricoltura regionale ed il Ministero per l’impegno e per la disponibilità a mettere in gioco il nome della Regione per il vino Pignoletto. L’entusiasmo dovrà essere pari alla serietà che tutti gli attori del progetto dovranno mettere per far sì che questo prodotto meriti i palcoscenici più importanti dell’enologia internazionale”.
Dopo il voto assembleare di ieri inizierà l’iter stabilito dalla normativa. L’auspicio è di veder pubblicata la nuova denominazione e di poterla etichettare dalla prossima campagna vendemmiale.
Luciana Apicella
VINO (ASSOENOLOGI, ISMEA, UIV): VERSO UNA “BUONA” VENDEMMIA
pREOCCUPAZIONE PER TENUTA MERCATI. SERVE CONCERTAZIONE PER PIANO NAZIONALE DI PROMOZIONE
3 SETTEMBRE (ORE 11), CONFERENZA STAMPA ON LINE PRESENTAZIONE DATI UFFICIALI CON MINISTRO BELLANOVA
Si annuncia una vendemmia buona sotto il profilo qualiquantitativo un po' in tutto il Paese ma rimane la preoccupazione dei produttori sul fronte prezzi e tenuta dei mercati. Il quadro di sintesi sulla situazione pre-vendemmiale fornito da Assoenologi, Ismea e Unione italiana vini (Uiv) alla vigilia della prossima raccolta conferma un contesto congiunturale difficile dove è necessario lavorare per recuperare gli spazi di crescita che si profilano all’orizzonte.
Il settore vino vive un momento decisivo di una stagione complessa: se infatti sul piano climatico e vegetativo al momento si prevede una vendemmia interessante, con uve sane e un ciclo vegetativo che prospetta una raccolta leggermente anticipata, tra i produttori permane un sentiment di incertezza. A pesare, la visione nel breve periodo relativa agli ordini provenienti sia dalla domanda interna che estera, mentre sono migliori le attese di un ritorno ai livelli economici pre-Covid nel giro dei prossimi anni.
Una situazione generale che deve stimolare un rinnovato confronto tra Ministero e filiera per definire strumenti in grado di rilanciare la domanda, con nuove strategie di promozione concertate insieme alle aziende e alle organizzazioni rappresentative per riposizionare presenza e prestigio del vino italiano nel mondo. Servono azioni di rilancio che vadano oltre l’aiuto alla distillazione, il cui impatto sul calo delle giacenze - alla luce dell’esito del bando - sarà molto limitato, e le misure sulla riduzione delle rese, i cui effetti reali non si vedranno prima della conclusione delle operazioni vendemmiali e della presentazione delle dichiarazioni di produzione.
Sul fronte dell’andamento climatico, aprile e maggio hanno riportato temperature miti e piovosità scarsa, diversamente da giugno e in buona parte luglio in cui le condizioni termiche rilevate sono state lievemente inferiori alla norma, con piovosità abbondante e ondate di calore limitate agli ultimi giorni del mese. Sul piano fitosanitario, i vigneti si presentano sani, con pochi focolai di infezioni a macchia di leopardo lungo la Penisola. Solo in alcune zone del Trentino e del Friuli la peronospora ha causato danni, anche se la situazione è sotto controllo, mentre l’oidio è stato rilevato con maggior presenza in Romagna, Toscana e Abruzzo. Una condizione positiva, nella consapevolezza che tutto è ancora in gioco: le prossime settimane saranno determinanti per le basi spumante e i prossimi mesi per gli altri vini.
I dati ufficiali della vendemmia saranno resi noti giovedì 3 settembre (ore 11.00) nel corso di una conferenza stampa online a cui parteciperà il ministro delle Politiche agricole, Teresa Bellanova. Le modalità di partecipazione e il link di collegamento saranno comunicati al più presto.
Benny Lonardi
TEDESCHI: I SUOI TRE CRU, MONTE OLMI, LA FABRISERIA E MATERNIGO
Una passeggiata alla scoperta della natura della Valpolicella
L’azienda Tedeschi promuove passeggiate e degustazioni guidate alla scoperta dei vigneti di proprietà della famiglia. Un'occasione enoturistica unica per comprendere e apprezzare lo stile e l’eleganza dei vini della Valpolicella, area da sempre vocata alla produzione di grandi espressioni vinicole.
Tre sono gli itinerari proposti: il primo è dedicato al Monte Olmi, storico vigneto che appartiene alla famiglia dal lontano 1918. È da questa accurata selezione d’uve che ha origine uno dei primi cru di Amarone della Valpolicella, il Capitel Monte Olmi Amarone della Valpolicella DOCG Classico Riserva, vino rappresentativo dell’azienda e del territorio. Questa prima passeggiata prevede un’immersione nella natura della collina di Pedemonte con arrivo a Monte Olmi, dove sarà possibile degustare il vino tra le terrazze dei muri a secco, tipici della zona.
Il secondo è riservato alla scoperta de La Fabriseria, vigneto in alta collina della zona classica, tra i comuni di Sant’Ambrogio di Valpolicella e Fumane, per conoscere le caratteristiche dei suoli e avvicinarsi ai princìpi della viticoltura. Qui la vista toglie il fiato: dalla Valpolicella si arriva a scorgere il Lago di Garda. Durante questo secondo tour sono in programma assaggi in vigna del cru La Fabriseria Valpolicella DOC Classico Superiore e un’interessante sosta a San Giorgio della Valpolicella, uno dei borghi più belli d’Italia, con la sua caratteristica Pieve romanica dallo straordinario valore architettonico e artistico. Per questo tour è richiesto il trasferimento con la propria auto dall’azienda al vigneto.
Al rientro in azienda è prevista una degustazione di altri cinque vini rappresentativi di Tedeschi e del territorio, incluso l’Amarone della Valpolicella Marne 180 abbinato a piccoli assaggi di prodotti di gastronomia locale.
Per il terzo itinerario ci si sposta nella Tenuta Maternigo, un’oasi naturale circondata dal bosco con 84 ettari di terreno, di cui 33 a vigneto, tra i comuni di Tregnago e Mezzane di Sopra; siamo in alta collina, con esposizione prevalentemente Sud e Sud-Ovest, ad una altitudine che varia dai 290 ai 480 m s.l.m.. Si parte da Mezzane di Sotto con direzione Maternigo, un luogo particolarmente vocato, dalle singolari caratteristiche del terreno. Tra i filari, la degustazione del cru Maternigo Valpolicella DOC Superiore. La visita enogastronomica continua presso Villa de Winckels (Via Sorio 30, Tregnago) per gustare i piatti tipici della tradizione veronese accompagnati da altri prodotti dell’azienda.
Tre esperienze uniche, dai tratti eccezionali, alla scoperta di una Valpolicella autentica, capace di raccontare la storia di un territorio ricco di tradizione, cultura e persone.
Info: https://visit.tedeschiwines.com/it/5ece5eb49e82f735b9133451?lang=it
Lucia Boarini