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CASEIFICI APERTI: SABATO 3 E DOMENICA 4 OTTOBRE ALLA SCOPERTA DEL PARMIGIANO REGGIANO DOP, IN TUTTA SICUREZZA
Sulla pagina https://www.parmigianoreggiano.com/it/caseifici-caseifici-aperti/ è ora disponibile la lista dei caseifici aderenti. Oltre trenta aziende nelle province di Parma, Reggio Emilia, Modena, Mantova e Bologna. Tutte le attività sono state organizzate nel rispetto del distanziamento sociale e delle misure anti-contagio.
Il Parmigiano Reggiano riparte dal weekend di Caseifici Aperti. Da oggi è possibile consultare la lista dei caseifici aderenti e ricercare quello più vicino, anche tramite la mappa interattiva, su www.parmigianoreggiano.com/it/caseifici-caseifici-aperti/.
Un anno dopo l’ultima edizione, sono oltre trenta i caseifici che sabato 3 e domenica 4 ottobre hanno scelto di lanciare un messaggio di speranza agli italiani aprendo le proprie porte dopo il lockdown. Caseifici Aperti offrirà a tutti – dai foodies e appassionati ai curiosi, grandi e piccini – l’opportunità di partecipare e immergersi nella produzione del Parmigiano Reggiano DOP. Le visite e le attività saranno organizzate osservando attentamente le norme sul distanziamento sociale e le misure anti-contagio.
Visite guidate al caseificio e al magazzino di stagionatura, spacci aperti, eventi per bambini e degustazioni, uniti alla passione dei casari offriranno la possibilità di vivere un’esperienza unica: un viaggio alla scoperta della zona d’origine del Parmigiano Reggiano, delle sue terre ricche di storia, arte e cultura. È così che, a circa un anno dall’ultima edizione, i produttori di Parmigiano Reggiano hanno scelto di lanciare un segnale di speranza agli italiani.
Ricordiamo che la produzione della DOP non si è mai fermata: anche nel periodo più buio del lockdown, i casari sono rimasti al lavoro tra caldaie e fascere per rifornire il Paese. Ora è giunto il momento di fare un passo in più e tornare ad accogliere nei caseifici tutte quelle persone che hanno sostenuto la nostra filiera in un periodo così difficile.
Partecipare a Caseifici Aperti è semplice: basta visitare il sito del Consorzio, www.parmigianoreggiano.it e accedere all’area dedicata con la lista dei caseifici aderenti su tutte e cinque le province dell’area di produzione: Parma, Reggio Emilia, Modena, Mantova a sud del fiume Po e Bologna alla sinistra del Reno. Sul sito sono inoltre presenti tutte le informazioni circa gli orari di apertura e le attività proposte. Assistere alla nascita della forma è un’esperienza unica, così come passeggiare nei suggestivi magazzini di stagionatura e acquistare il formaggio direttamente dalle mani di chi lo produce.
Un autentico viaggio nel tempo alla scoperta del metodo di lavorazione artigianale, rimasto pressoché immutato da oltre nove secoli. Il Parmigiano Reggiano si produce oggi come nove secoli fa: con gli stessi ingredienti (latte crudo, sale e caglio), con la stessa cura artigianale e con una tecnica di produzione che ha subito pochi cambiamenti nei secoli, grazie alla scelta di conservare una produzione del tutto naturale, senza l’uso di additivi.
Fabrizio Raimondi
LA TECNOLOGIA ACCORCIA LE DISTANZE TRA MODENA ED I PAESI IN CUI NON È ANCORA POSSIBILE TORNARE A VIAGGIARE PER PROMUOVERE IL PRODOTTO
Degustare, conoscere, apprendere i segreti dell’Aceto Balsamico di Modena ed emozionarsi come se le distanze geografiche non esistessero. Tutto questo senza muoversi da casa. Oggi è possibile, grazie all’innovativo progetto che il Consorzio Tutela Aceto Balsamico di Modena IGP ha scelto di sviluppare insieme a Digital Mosaik - start up trentina specializzata in realtà virtuale -, con l’obiettivo di utilizzare una tecnologia nuova e in forte crescita come la virtual reality per supportare l’attività educational in Italia e all’estero del prodotto ambasciatore per eccellenza del Made in Italy agroalimentare.
“Quello della realtà virtuale – ha sottolineato Federico Desimoni, Direttore del Consorzio di Tutela Aceto Balsamico di Modena IGP - è un mondo in piena evoluzione e con grandi potenzialità, non solo nel mondo dell’entertainment ma anche a fini commerciali, educativi ed informativi. Abbiamo voluto trasportare l’utente in un piacevole ma dinamico percorso sensoriale, per un’esperienza che punta a fissare, nelle mente del consumatore, le caratteristiche distintive del prodotto autentico.”
Grazie a questa nuova tecnologia, diventa possibile in pochi minuti trasferire i valori chiave che il Consorzio diffonde attraverso le sue molteplici attività in ambito internazionale. L’utilizzatore, in qualsiasi luogo del mondo esso si trovi, indossando un visore di realtà aumentata viene trasportato all’interno di un’acetaia modenese per un’esperienza immersiva tra le botti, per osservare il mosto d’uva che cuoce, una città di Modena che si ricrea a partire dal prezioso liquido, con una degustazione virtuale sviluppata su tre livelli: visivo, gustativo ed olfattivo. “Obiettivo principale di questo progetto – ha spiegato Mariangela Grosoli, Presidente del Consorzio di Tutela dell’Aceto Balsamico di Modena IGP - è tutelare gli interessi delle acetaie consorziate ed al contempo dei consumatori, ma anche e soprattutto l’originalità di un prodotto con caratteristiche uniche al mondo. In un contesto in cui diventa difficile spostarsi per le restrizioni alla libera circolazione tra Paesi in tempo di Covid, diventa di fondamentale importanza trovare canali alternativi di promozione, in questo caso avvalendoci della realtà virtuale, per trasferire i valori identificativi e distintivi del prodotto, nonché aiutare il grande pubblico di tutto il mondo a saper apprezzare, riconoscere e cercare il vero Aceto Balsamico di Modena IGP”.
Parallelamente all’esperienza in realtà virtuale, un nuovo video a 360°, fruibile anche senza un visore per la virtual reality -comunque consigliato- porterà lo spettatore in un viaggio attraverso Modena, scoprendo i luoghi simbolo della storia dell’Oro Nero, per proseguire poi con un volo sopra le colline e i vigneti e di nuovo all’interno dell’acetaia, con i produttori che ancora oggi portano avanti le ricette sapientemente tramandate di generazione in generazione, per ritrovarsi poi a Modena, in un viaggio tra passato, presente e futuro.
Nel 2018 gli utenti attivi utilizzatori di virtual reality nel mondo erano 171 milioni con un mercato globale stimato di 16,8 miliardi di dollari (fonte: Statista). Solo nel 2019 negli Stati Uniti, primo mercato di riferimento per l’Aceto Balsamico di Modena IGP, dove viene esportato il 26% della produzione totale, hanno utilizzato almeno una volta al mese la realtà virtuale quasi 43 milioni di utenti.
Un potenziale altissimo, che il Consorzio di Tutela dell’Aceto Balsamico di Modena IGP si propone di utilizzare per portare nel mondo non solo la qualità ma anche le emozioni che il prezioso condimento riesce a trasmettere con i suoi profumi, sua vellutata consistenza e il suo gusto unico.
Ufficio Stampa Consorzio di Tutela Aceto Balsamico di Modena IGP
Marte Comunicazione snc di Marzia Morganti Tempestini & C.
A BERTINORO SI CELEBRA L’ALBANA
Domenica 11 ottobre quarta edizione del Master Romagna Albana. A confronto 14 sommelier da quattro regioni. In palio 2mila euro e il titolo di ambasciatore del primo vitigno a bacca bianca Docg d’Italia
Sono 14 e arrivano da quattro regioni. Ciò che li accomuna è la passione per il vitigno autoctono per eccellenza della Romagna: l’Albana. Sono i partecipanti alla quarta edizione del Master Romagna Albana in programma domenica 11 ottobre a Bertinoro storica patria del vitigno. L’evento organizzato da Ais Romagna, in collaborazione con il Comune di Bertinoro e il Consorzio vini di Romagna, è un omaggio alla prima Docg d’Italia a bacca bianca arrivata nel 1987.
L’Albana negli ultimi anni ha cancellato lo stereotipo di ‘vino dolce da accompagnare alla ciambella’ a fine pasto, per collocarsi a buon diritto nell’Olimpo dei grandi ‘bianchi’ italiani, grazie al grande lavoro di tanti produttori eccellenti del territorio, che hanno saputo offrire al mercato prodotti di altissima qualità e piacevolezza, sia nella versione secco che in quelle passito e spumante, fino all’ultima frontiera della macerazione in anfora. Due recenti riconoscimenti sono lì a testimoniarlo: la guida “Emilia Romagna da bere e da Mangiare” 2020/2021 che ha assegnato un terzo delle “eccellenze” (20 su 60 di punteggio massimo) ad Albana; i Tre Bicchieri Gambero Rosso 2021 con due Albana a fregiarsi il riconoscimento su 8 vini premiati in Romagna.
Il Master Romagna Albana
E tra i primi a credere nella rinascita dell’Albana c’è Ais Romagna che da quattro anni organizza questo evento che mette a confronto i principali appassionati. A sfidarsi saranno 14 sommelier degustatori (la scorsa edizione erano 10) impegnati fin dal mattino con le prime prove di selezione, svolte a porte chiuse. Da esse scaturiranno i 4 campioni che gareggeranno davanti al pubblico, cimentandosi nella degustazione alla cieca, mettendo in scena una vera e propria presentazione di fronte a ipotetici clienti, abbinandone i desideri gastronomici a vini prestigiosi, decantando vecchie bottiglie e rispondendo a insidiose domande. L’evento pubblico sarà alle ore 16 nella storica cornice della Chiesa di San Silvestro.
A decretare il vincitore, valutando le capacità di degustazione, comunicazione e racconto, competenza, studio e conoscenza dei vini, capacità manageriale e gestionale dei concorrenti, sarà una giuria di esperti, composta da rappresentanti della somellerie nazionale e romagnola e del Consorzio Vini di Romagna. Ne fa parte, di diritto, anche il vincitore dell’edizione precedente del Master. Al vincitore vanno 2mila euro messi in palio dal Consorzio Vini di Romagna.
Una ulteriore Giuria formata da produttori determinerà un Premio Speciale al Miglior Sommelier comunicatore del Romagna Docg Albana scelto fra i quattro finalisti.
L’Albana, primadonna di Romagna
È il primo vino bianco in Italia ad aver ottenuto la Docg, fin dal 1987. A connotarlo e a renderlo inimitabile è la sua identità territoriale: i vitigni dell’Albana crescono in un’area di circa 900 ettari che si estende fra le colline del Cesenate e quelle a sud di Bologna. Un centinaio le cantine produttrici, che ogni anno, attualmente, licenziano circa 700.000 bottiglie (ma potenzialmente si potrebbe arrivare a due milioni).
In questo contesto, un posto di riguardo lo occupa la produzione delle colline di Bertinoro, per le quali gioca un ruolo decisivo la presenza dello Spungone, la roccia scaturita da una barriera corallina preistorica. Lo Spungone costringe le radici delle viti a penetrare in profondità aggrappandosi alle rocce del sottosuolo, regalando così ai vini caratteristiche di grande pregio.
I vincitori del Master Romagna Albana
Edizione 2017: Marco Casadei (Romagna);
edizione 2018: Carlo Pagano (Molise);
edizione 2019: Gilles Coffi Degboe (Romagna).
Filippo Fabbri - Agenzia PrimaPagina
VILLA CERNA CHIANTI CLASSICO RISERVA DOCG 2016: IL CHIANTI CLASSICO TRA RICERCA DELLE ORIGINI ED EVOLUZIONE
Il Villa Cerna Chianti Classico Riserva DOCG è un viaggio alle radici del Sangiovese, il frutto di una ricerca di oltre 10 anni sui cloni di questo vitigno e sui terroir del Chianti Classico. Fin dall’anno della sua acquisizione negli anni Sessanta, la tenuta di Villa Cerna a Castellina in Chianti ha assunto la funzione di un vero e proprio centro di ricerca e sperimentazione dedicato all’uva Sangiovese.
Per identificare e portare alla luce i tratti più caratterizzanti del vitigno principe del Chianti Classico sono stati studiati i diversi cloni della varietà, ponendo una particolare attenzione alle selezioni massali. Sono poi seguite vinificazioni dei singoli vigneti per poterne valutare le caratteristiche sensoriali.
I cloni risultati maggiormente interessanti sono poi stati impiantati a Villa Cerna in appezzamenti differenti per altitudine, per esposizione e per composizione del terreno.
Il profilo della vendemmia 2016 è stato caratterizzato da alte temperature giornaliere, da un’accentuata escursione termica nel periodo estivo e da una scarsa piovosità che hanno generato uve sane, perfettamente mature e ricche di sostanze polifenoliche.
L’annata 2016 di Villa Cerna Chianti Classico Riserva DOCG si distingue per la complessità e l’eleganza del suo profilo aromatico accompagnata da un’acidità che sostiene e dona equilibrio a una struttura imponente.
Risultato di un’attenta selezione, il Villa Cerna Chianti Classico Riserva DOCG è composto per il 95% da uve Sangiovese e per il 5% da uve Colorino.
Di colore rubino intenso, si apre al naso con note floreali seguite da sentori di frutti rossi e spezie. Al palato, frutta matura e spezie generano un piacevole equilibrio tra la componente acida, quella alcolica e la trama tannica.
Solo 20.000 sono mediamente le bottiglie prodotte per ciascuna annata, consigliate in abbinamento a cacciagione, arrosti e formaggi stagionati.
Annalisa Chiavazza
PREMIATI I PIGNOLETTO DEL CONSORZIO VINI COLLI BOLOGNESI
DAI “TRE BICCHIERI” GAMBERO ROSSO AI RICONOSCIMENTI IN ITALIA E ALL’ESTERO PER LE CANTINE DEL : TUTTI I PREMI DI UN TERRITORIO CHE CRESCE NEL NOME DEL PIGNOLETTO, MA NON SOLO
Una realtà dinamica e in crescita, quella dei Colli Bolognesi, con vini di qualità certificata anche dai numerosi riconoscimenti ottenuti negli ultimi giorni da molte cantine del Consorzio Vini Colli Bolognesi, la realtà che riunisce e rappresenta la quasi totalità dei produttori del territorio. Tra i premi più prestigiosi ci sono senza dubbio i “Tre Bicchieri” assegnati dalla Guida Vini d’Italia Gambero Rosso 2021 al Colli Bolognesi Pignoletto Frizzante DOCG 2019 di Floriano Cinti, uno dei produttori storici del Consorzio: si tratta di uno dei massimi riconoscimenti a livello nazionale, e l’assegnazione a un Pignoletto frizzante testimonia il lavoro costante di miglioramento sulle potenzialità di quello che è senz’altro il vino simbolo del territorio. Cinti è alla guida dell’omonima azienda di Sasso Marconi dagli Anni Novanta: la storia del podere inizia però a fine anni ’70, con il rilevamento da parte di un gruppo di amici del podere Isola e la costituzione di una sorta di “comune” agricola. Sarà anche lui presente alla premiazione a Roma, assieme agli altri vini emiliano-romagnoli insigniti dei “Tre Bicchieri”, il prossimo 16 ottobre.
Non solo Gambero Rosso, e non solo Pignoletto: la Slow Wine Guide 2021 ha assegnato ai prodotti dei Colli Bolognesi numerosi premi. Manaresi agricoltura e vini di Zola Predosa ottiene il “Top Wine – Vino Quotidiano” (vino che ha raggiunto l’eccellenza durante le degustazioni, con prezzo fino a 12€ in enoteca) per il suo Colli Bolognesi Pignoletto Classico DOCG 2018, e l’azienda conquista il simbolo “Moneta”, assegnato alle cantine che esprimono un ottimo rapporto qualità-prezzo per tutte le bottiglie presentate nelle degustazioni. “Top Wine – Vino Quotidiano” anche per il Colli Bolognesi Pignoletto Superiore DOCG di Fedrizzi (Castello di Serravalle), mentre nella categoria “Top Wine – Vino Slow” rientrano il “Saramat” 2019 Barbera Emilia IGT dell’azienda biodinamica Al di là del fiume di Marzabotto, e “Il Venti”, Colli Bolognesi Pignoletto Frizzante DOCG di Lodi Corazza (Zola Predosa).
Altri riconoscimenti dentro e fuori i confini italiani: a Tenuta Santa Cecilia Vigneti della Croara di San Lazzaro il Premio di Legambiente per i migliori vini italiani prodotti all’interno di parchi naturali e aree protette, per il “Viburno”, Colli Bolognesi Barbera DOC. Un’altra Barbera, vitigno storico del territorio, “Il Gherardo”, Colli Bolognesi Barbera DOC 2016 di Tenuta La Riva, si aggiudica la Gold Medal al Merano Wine Festival 2020. Allo Spumante Brut “Gaudium” di Oro di Diamanti di Susanna Diamanti (Zola Predosa) infine la Gold Medal del concorso internazionale Gilbert&Gaillard, a dimostrazione di come anche i prodotti di questo territorio possano gareggiare con i più blasonati cugini d’oltralpe.
“Dobbiamo continuare così, seguendo quel percorso virtuoso di miglioramento iniziato già da qualche anno – dice Giacomo Savorini, Direttore del Consorzio Vini Colli Bolognesi. - I consumatori e la ristorazione stanno rispondendo ed oggi, come mai era accaduto prima in maniera così importante, anche le Guide. Ovviamente ci sono ampi margini di miglioramento, ma il Pignoletto è ormai una realtà consolidata e su Bologna dobbiamo continuare ad investire conquistando quel mercato che sempre più sta apprezzando i vini dei suoi colli e del suo territorio.”
Luciana Apicella