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ORTOROMI A LOGISTICA 2019
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La partecipazione alle più rinomate fiere di settore è parte fondamentale della strategia di comunicazione di OrtoRomi. Il giovane brand Insal’Arte in soli 4 anni è stato in grado di aggredire il mercato e di contribuire in maniera significativa al fatturato aziendale, che a fine 2018 si attesta sui 105 mln di euro, con un incremento di quasi il 13% rispetto al 2017. Anche quest’anno OrtoRomi allestirà un ampio stand di 114 mq, progettato per dare pieno risalto e visibilità ai numerosi prodotti a marchio Insal’Arte. Aperto su 3 lati, lo spazio espositivo accoglierà 4 capienti frigoriferi da 1,6 m che presenteranno tutto l’assortimento OrtoRomi: le insalate di IV gamma, le ciotole “Pausa Pranzo”, gli estratti di frutta e verdura, i radicchi I.G.P, le zuppe, i minestroni e le vellutate realizzate con materie prime selezionate. Fruit Logistica 2019 sarà l’occasione per esporre per la prima volta la linea delle zuppe al completo, un ampio assortimento composto da 9 zuppe e 6 passati. Particolare rilievo verrà dato alle ultime referenze lanciate, come la zuppa Toscana con kale e il passato di radicchio e fagioli. “Ormai la kermesse di Berlino è un appuntamento fisso che ci permette di iniziare l’anno dando un respiro internazionale alla nostra realtà. Come da tradizione, uno stand curato nei minimi dettagli e grande visibilità ai nostri prodotti sono aspetti chiave che non mancheranno. Due murali saranno dedicati all’esposizione delle insalate di IV gamma, il nostro core business da sempre, mentre gli altri 2 saranno dedicati alle zuppe e agli estratti, i due mercati nei quali abbiamo fortemente creduto e che abbiamo di recente sviluppato. Gli estratti Insal’Arte saranno l’ingrediente base di una selezione di cocktail, appositamente ideata per OrtoRomi dal barman Diego Cesarato, che ha creato 5 ricette che delizieranno e stupiranno il palato dei visitatori: alcuni esempi sono l’OrtoRomi Mule, con estratto allo zenzero, vodka, succo di lime e ginger beer Thomas Henry, il Red Fruit Logistica, con estratti al limone, arancia e frutti rossi mixati con Whiskey bourbon bulleit e passion fruit e il Gin Insal’Arte con estratto al limone, Gin O’ndina al basilico e menta fresca. Fruit Logistica si conferma per OrtoRomi un appuntamento strategico importante per ribadire e consolidare il costante percorso di ricerca e innovazione che caratterizza il DNA dell’azienda. Hall 4.2 – stand D-10
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CONSORZIO DEL CHIANTI: IN CAMPO LE VITI RESISTENTI
Il vino del futuro senza chimica intorno
Vino, l'appello del Consorzio del Chianti: “Iniziamo con coraggio anche in Toscana la sperimentazione in campo delle viti resistenti ai funghi”
Il presidente Busi si rivolge a Regione e agricoltori: "Se non ci muoviamo ora rischiamo di restare al palo rispetto ad altre realtà vitivinicole italiane"
“La Regione Toscana si faccia parte attiva assieme al mondo della ricerca ed al mondo Consortile regionale per dare vita, in tempi brevi, ad un progetto applicativo ed operativo sui vitigni resistenti a cui fare seguire una sperimentazione in campo della coltivazione e successiva vinificazione delle uve di cloni di Sangiovese ed altri vitigni tradizionali della toscana enologica” questo l'appello che il Consorzio Vino Chianti, senza timori per il nuovo frutto di una seria ricerca scientifica, attraverso il suo Presidente Giovanni Busi, ha deciso di rivolgere alle istituzioni e alle imprese agricole della Toscana.
Il motivo dell'appello? “Che siamo ancora fermi – spiega Busi – mentre altre realtà, soprattutto del Nord-Est stanno andando avanti e che se anche qui in Toscana non ci iniziamo a muovere rischiamo di restare indietro in un aspetto fondamentale della coltivazione della vite e quindi della produzione vinicola dei prossimi decenni: cioè un prodotto di qualità che risponde a standard ecologici elevatissimi per garantire così sia il produttore che il cliente finale”.
Il Presidente del Consorzio Vino Chianti si riferisce alle viti resistenti “PIWI” , un acronimo che sta a indicare le varietà di vite resistenti alle crittogame e capaci di battere le malattie fungine, che, al contempo, mantengono però tutte le caratteristiche di aroma profumo e gusto dei propri “genitori” merlot, chardonnay, cabernet-sauvignon e anche sangiovese. Viti che non hanno bisogno di difese chimiche e che soprattutto non hanno niente a che fare con gli OGM. “Basti pensare – puntualizza Busi – che la resistenza totale o parziale a malattie crittogamiche come peronospora e oidio, permette una coltivazione più sostenibile, sia dal punto di vista ambientale che da quello economico: con l’utilizzo dei vitigni resistenti si risparmia in prodotti fitosanitari: è stato calcolato che ne servono circa l’80% in meno per un risparmio di mille euro circa per anno/per ettaro. E ciò significa non solo non sprecare risorse ma anche tutelare il nostro ambiente. Anche se le viti resistenti sono ormai frutto di una ricerca datata, ed oggi il mondo della ricerca va verso il nuovo rappresentato dal cosiddetto “genome editing” o “cisgenesi”, è importante avviare fin da subito, con le autorizzazioni regionali del caso, un processo di prove tecniche in pieno campo approcciando l’argomento in modo laico e senza pregiudizi”.
“Quello che chiediamo – spiega Busi – è semplicemente che possano essere autorizzate, in via di sperimentazione, in Toscana. Questo processo è già avviato per la produzione di vini ad indicazione geografica nelle regioni del nord Italia con particolare riferimento a Veneto, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Province di Bolzano e Trento, dove la sperimentazione è avviata ormai da tempo e già esistono vigneti realizzati in pieno campo e già si sono fatte prove di vinificazione. “Ovviamente trattandosi di regioni del nord Italia – dice Busi - la ricerca si è concentrata su vitigni tipici di quei territori con particolare riferimento a quelli per produzione di uve bianche. Ma riteniamo che anche da noi occorre partire”.
“Da qui l'invito alla Regione Toscana – commenta il Presidente del Consorzio Vino Chianti - a far partire la sperimentazione, indistintamente per IGT, DOC e DOCG, piantando vigneti con questi nuovi cloni resistenti alle malattie con particolare riguardo alla peronospora ed oidio. Ovviamente dovranno essere fatte prove di vinificazione delle uve ottenute, sui cloni dei vitigni classici toscani, a partire dal sangiovese nelle sue varie declinazioni, - aggiunge Busi - per verificare se il vino che si otterrà da queste uve sarà in linea con qualità e caratteristiche, tradizione e tipicità delle produzioni enologiche toscane”.
“Non possiamo più attendere, sostenendo posizioni di retroguardia o mettendo la testa sotto la sabbia, il mondo va avanti e non possiamo rimanere inerti o indifferenti, costringendo le aziende a muoversi autonomamente in una palude amministrativa.” Conclude Busi.
Lorenzo Galli Torrini
Nittardi, Quercia al Poggio, Tolaini
I miei Classicisti
In occasione delle Anteprime toscane Vi proponiamo un viaggio nel Chianti Classico, scoprendo i “miei Classicisti”. Attraverso tre aziende: Nittardi, Quercia al Poggio e Tolaini, saranno lampanti le variegate sfumature del terroir che rendono sorprendentemente avvincente la lettura di questa DOCG.
Nella zona del Chianti Classico ci sono tre aziende che dimostrano il potere espressivo del Sangiovese tratteggiando, attraverso i loro vini, una mappa che definisce i diversi caratteri del territorio, restandone sempre fedeli.
L’azienda vinicola Nittardi, certificata Bio, proprietà della famiglia Femfert, si trova nel cuore del Chianti Classico e da secoli è la prova che un territorio può essere naturalmente vocato all’arte e alla viticoltura.
Nittardi vanta una lunga tradizione artistico-enologica. Michelangelo Buonarroti l’aveva scoperta mentre viaggiava attraverso il Chianti, durante la progettazione di migliorie alle mura della Repubblica fiorentina e ne rimase così colpito, che nel 1549, mentre lavorava alla Cappella Sistina, acquistò la tenuta.
Il vino prodotto in questo piccolo angolo di paradiso era così speciale che l’artista volle farne dono a Papa Giulio II.
La tenuta si estende per trentadue ettari in totale, suddivisi in due territori diversi: uno di dodici ettari tutti nel comune di Castellina in Chianti e altri venti nella Maremma a sud di Grosseto, tra Scansano e Magliano.
I vigneti sono ad alta densità con seimila seicentosessanta piante per ettaro. Il lavoro in vigna è affrontato con la massima attenzione. La vendemmia è completamente manuale, ogni grappolo è scelto con cura e raccolto separatamente per ciascuna vigna e varietà. Il processo di fermentazione e d’invecchiamento avviene in fusti di rovere francese di formato diverso (scelto in base ad una valutazione che è eseguita di volta in volta) e in fusti di cemento.
Tutte le fasi sono controllate costantemente dai tecnici, sotto la supervisione dell’enologo interno Antonio Spurio e del consulente Carlo Ferrini.
Quercia al Poggio certificata Bio, di proprietà di Michela e Vittorio Rossi, è situata a 400 metri sul livello del mare, si trova in località Monsanto, nel comune di Barberino Val D’Elsa, nel cuore pulsante del Chianti Classico. I vigneti, cingono l’antico promontorio pliocenico, disegnando un variegato contrappunto intorno al borgo ottocentesco con esposizioni e terroir diversi. Sono presenti terreni a matrice calcareo-argillosa nel versante N/NO e con presenza di arenaria e scisti nella parte di S/SE.
L’azienda occupa una superficie di circa cento ettari, quindici ettari di DOCG e produce circa 90000 bottiglie l’anno. Questo è un luogo ideale per la viticoltura, si tratta di una vera e propria riserva naturale, dove i vigneti sono immersi in un contesto boschivo, ricco di biodiversità. Le viti si approvvigionano della necessaria luminosità grazie alla conformità del Poggio. La presenza costante di vento rende asciutta la parte aerea della pianta e le argille garantiscono l’indispensabile umidità radicale nelle stagioni siccitose.
Quercia al Poggio ha intrapreso un “Programma natura” che prevede la concimazione dei Terreni con humus, l’utilizzo della pratica del sovescio con il favino, l’esecuzione dei travasi in base alle fasi lunari e in generale tutte le movimentazioni necessarie in azienda vengono eseguite per caduta, aumentando l’efficienza energetica, sfruttando la forza di gravità.
L’azienda Tolaini, a conduzione Bio, si trova nella parte meridionale del Chianti Classico, a Castelnuovo Berardenga, rinomata per il suo clima caldo. Incastonata in un anfiteatro naturale di vigneti, olivi e boschi, si colloca in una delle zone più suggestive della Toscana, movimentata da dolci colline di diverse tonalità di verde.
Proprio per il particolare clima ed esposizione (Sud/Sud Ovest) i vini si contraddistinguono per la loro grande potenza.
I vitigni dell’azienda Tolaini si trovano tra 350 e 450 mt sul livello del mare, questa ubicazione assicura una grande finezza ed eleganza, perché grazie alle escursioni termiche tra notte e giorno l’uva riesce a raggiungere un grado di maturazione ottimale.
Tolaini rappresenta un gioiello nel panorama enologico toscano. Nasce con l’idea di creare un vino indimenticabile, di grande carattere ed intensità, che sia in grado di emozionare, con il suo grande spessore e la sua eleganza.
Nell’azienda Tolaini si applica la perfetta sintesi tra una sapiente gestione agricola mutuata dalla tradizione e una costante e puntigliosa ricerca di tutte quelle acquisizioni tecnologiche, che sono al servizio di una buona viticoltura.
I vigneti sono tutti ad alta densità, dai 7300 ceppi/ettaro del Sangiovese (di media circa 8000 piante per ettaro a Vallenuova e Montebello) fino agli 11.300 ceppi/Ha dei Cabernet nella tenuta di San Giovanni.
L’azienda Produce circa 250000 bottiglie l’anno, esportando, quasi in tutto il mondo, circa l’80% del prodotto.
Riccardo Gabriele
GIANPIETRO SARTORI E' L'ARTISTA DEL PANINO 2018
L'Artista del panino 2018 è...
il barista veneto Gianpietro Sartori
di Marostica !
La premiazione si è svolta al Sigep di Rimini. L'iniziativa si deve ad Agritech, storico marchio oggi di proprietà del gruppo belga Vandemoortele. La ricetta vincitrice utilizza il Black&White Gourmy Burger e si ispira alla tipica colazione dei contadini veneti di un tempo, a base di pane, frutta secca e salumi,
rivisitata in chiave gourmet.
www.vandemoortele.com
E' Gianpietro Sartori l' Artista del Panino 2018 #farciscilotu il concorso promosso da Agritech, marchio del Gruppo belga Vandemoortele leader del frozen bakery, in collaborazione con la rivista Bargiornale.
Nel mondo della ristorazione da quando aveva 18 anni, Gianpietro che oggi ne ha 48, è titolare del bar di famiglia “Caffè Roma” a Marostica, in provincia di Vicenza (Veneto), comune di quasi 13.976 abitanti noto in tutto il mondo per la celeberrima partita a scacchi con personaggi viventi che si svolge da quasi un secolo nella storica Piazza Castello.
La proclamazione, avvenuta martedì 24 Gennaio allo stand Vandemoortele Italia durante il Sigep di Rimini, ha visto sul podio anche due finalisti toscani: Elisa Varvarito della Caffetteria del Museo del Palazzo Vecchio a Firenze, classificata al secondo posto con una ricetta vegana, e Andrea Mainolfi della gastronomia “Morso-Dispensa Alimentare” di Campi Bisenzio (FI), con un panino a base di marlin affumicato.
I 10 finalisti si sono sfidati nel preparare il proprio panino in un tempo massimo di 15 minuti su un tema a scelta tra 'tradizionale regionale', 'dal mondo' e 'veg'; dopodichè una giuria composta da Chef Rubio, Moreno Cedroni, 2 stelle Michelin,Sonia Peronaci, fondatrice del sito di cucina Giallozafferano e, la special guest Alice Balossi (idolcidialice.com),ha selezionato i migliori in merito a gusto, originalità e presentazione.
Ha presentato la sfida Valentina Scarnecchia , food blogger nota per aver partecipato ai programmi tv record di ascolti "La terra dei cuochi" e "Cuochi e fiamme"
In omaggio ai sapori della sua terra, Sartori ha proposto per la categoria' tradizionale regionale' una ricetta ispirata alla tipica colazione dei contadini veneti di un tempo a base di pane, frutta secca e salumi, rivisitata in chiave gourmet: il risultato è stato un sapiente connubio fra folclore e originalità in un riuscita armonia di ingredienti che ha conquistato la giuria e sbaragliato la concorrenza.
Un risultato che dimostra la qualità dei prodotti Vandemoortele, impegnata nel continuo affinamento delle referenze ai gusti locali, alle tradizioni e alle abitudini dei consumatori italiani.
“Ho realizzato il sandwich con il Black&White Gourmy Burger di Vandemoortele, pane di segale dall’impasto soffice e briosciato adatto alle preparazioni agrodolci”- spiega il nuovo Artista del panino-. “Per la farcitura ho accostato alla Sopressa vicentina dop un gustoso salume fatto con le parti nobili del maiale, una frittata a base di fichi secchi, crema di robiola e qualche goccia di grappa delle nostre parti, bevanda con cui i contadini erano soliti accompagnare il pasto”.
Sartori ha presentato il suo panino alla giuria su un particolarissimo vassoio a forma di paletta: un monito a non sprecare mai il cibo poiché anche con gli ingredienti più semplici si possono creare piatti buoni e genuini.
“Sono molto soddisfatto di questo traguardo e davvero orgoglioso di aver tenuto alta la bandiera della mia Regione in una gara così importante - conclude il barista vicentino -. Chissà che, grazie a questa vittoria, non riesca a realizzare il mio sogno: aprire un ristorante italiano in una delle città che amo di più al mondo: la capitale di Cuba L'Avana” .
Per il momento fra le sue mete c’è sicuramente l’Africa: Gianpietro Sartori si è aggiudicato quale primo premio un viaggio in Kenya dal valore di €3000 per 2 persone.
www.vandemoortele.com
Vandemoortele Italia è la società italiana del gruppo belga operante in Europa nel settore frozen bakery, margarine, olii e grassi da cucina. presente in 17 Paesi europei, con 5.200 dipendenti e un catalogo prodotti ricco di oltre 4.500 referenze. Fanno capo alla filiale italiana gli storici marchi Lanterna e Agritech, per i prodotti di panificazione, e Banquet d’Or e The Originals per la croissanteria e i prodotti americani (donuts e muffin).Settori di destinazione delle referenze grande distribuzione, dove Vandemoortele è tra i leader di mercato, e Food Service (il fuori casa), dove si concentrano le maggiori potenzialità di crescita. La sede centrale di Vandemoortele Italia è a Genova, l’ufficio commerciale delle margarine a Milano e una sede produttiva è a Ravenna. Nel capoluogo ligure è attivo anche lo stabilimento delle storiche focacce marchiate Lanterna. Per supportare il consolidamento in Italia, dal 2016 Vandemoortele ha rafforzato l’ufficio marketing, in termini di risorse umane e servizi forniti, mentre la ricerca e sviluppo è sempre di più funzione fondamentale per consentire all’azienda di guidare il mercato del frozen bakery, dando le indicazioni per il progressivo puntuale adeguamento delle referenze ai gusti, alle tradizioni locali e ai trend dei consumatori italiani.Innovazione e ricerca sono nel DNA della compagnia che nacque in Belgio ben oltre un secolo fa contribuendo a creare il mercato, e che è entrato in Italia assorbendo marchi come Agritech, prima azienda a produrre il pane surgelato in questo Paese.
Lucilla Denti
ANTEPRIMA AMARONE 2015:‘LA COLLINA DEI CILIEGI’
ANTEPRIMA AMARONE 2015: VOLA L’EN PRIMEUR PER APPASSIONATI PREMIUM
SONO 18 LE BARRIQUE GIA’ ACQUISTATE DA SCEICCHI E IMPRENDITORI
Con Anteprima Amarone (2-4 febbraio) Verona si prepara a stappare l’annata 2015, annunciata da molti come tra le migliori negli ultimi decenni. Al punto che c’è chi da tempo ha prenotato en primeur la special edition del Grande Rosso attraverso un’adozione in botte presso la start up vitivinicola La Collina dei Ciliegi. Barrique da 225 litri personalizzate con tanto di targa e ora pronte al debutto in bottiglia. Un investimento per il palato - e non solo - scelto da appassionati italiani ed esteri rigorosamente top secret: si va da sceicchi a banchieri, da imprenditori del lusso a top manager e immobiliaristi, per un totale di 18 barrique.
“Da 3 anni – ha detto il presidente de La Collina dei Ciliegi e imprenditore della finanza, Massimo Gianolli – abbiamo mutuato in Valpolicella, in una versione da noi rielaborata, il modello della vendita en primeur per gli estimatori dell’Amarone nel mondo. Qui il loro vino viene custodito, maturato e affinato. Sempre qui è possibile verificare l’evoluzione dell’Amarone che esordisce quest’anno come cru del nostro vigneto di Erbin. E non poteva esserci annata migliore: quella del 2015 rimarrà infatti nella storia della Valpantena”. Il contenuto di ogni botte 2015, che sarà tradotto in questi giorni in 300 bottiglie (o 150 magnum), vale per ora 25.000 euro, ma il costo – secondo gli esperti - è destinato a diventare un sicuro investimento.
Nata nel 2010 come start up, La Collina dei Ciliegi è l’azienda vitivinicola guidata da Massimo Gianolli (Presidente e Ad), imprenditore della finanza (presidente di Generalfinance), appassionato di vino, che nel 2005 esordisce con una piccola produzione di uva destinata al primo Amarone nella tenuta di Erbin (Valpantena – cru della zona Doc Valpolicella), da 50 anni di proprietà della famiglia. Quarantacinque ettari, di cui attualmente buona parte a vigneto (che a regime, entro il 2020, assorbirà tutta la superficie vitabile), 23 etichette suddivise in tre collezioni (Pop, Classica, Cru) e più di 210 riconoscimenti internazionali.
Eugenia Torelli