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ALIMENTAZIONE, OGGI SI CELEBRA IL “NATIONAL CHILI DAY”: LA PIETANZA PICCANTE PER ECCELLENZA AMATA DA 7 AMERICANI SU 10
Nata negli Stati Uniti, la Giornata Nazionale del Chili celebra il gusto e la tradizione di un piatto energetico e piccante, che nel corso degli anni è entrato con forza all’interno della cultura pop americana e non solo. Pietanza che ha catturato l’interesse di celebrities, politici e cantanti, oltre a essere rappresentata all’interno di film e serie TV. Da ricerche internazionali, inoltre, è emerso come il chili sia il piatto preferito dal 68% degli americani
Dalle leggende del 1700 che attribuivano la paternità del chili agli abitanti delle Isole Canarie, alle “Chili Queens” che negli anni ’80 servivano la nota pietanza nella piazza militare di San Antonio per venderlo a soldati e cowboys (fonte Texas Monthly), fino ad arrivare al 1977, data in cui la legislatura del Texas lo dichiarò a tutti gli effetti il piatto di stato ufficiale. Sono queste alcune delle tappe che hanno segnato la storia del chili, la pietanza piccante per antonomasia, che viene celebrata come ogni anno in occasione del “National Chili Day”. Un piatto entrato a tutti gli effetti nella tradizione culinaria statunitense: basti pensare che, secondo una ricerca della Denver Marketing Agency pubblicata su National Today, il chili è adorato dal 68% degli americani. Mangiare del cibo piccante come il chili, moderandone ovviamente le quantità, rappresenta un elisir di lunga vita: da una ricerca americana dell’Harvard T.H. Chan School of Public Health è infatti emerso che chi consuma ogni giorno pietanze piccanti ha il 14% di rischio in meno di incorrere in morte prematura rispetto a coloro che ne fanno uso meno di una volta a settimana. Il chili è anche una pietanza entrata a tutti gli effetti anche all’interno della cultura pop, venendo utilizzata come oggetto di scena in celebri film e serie TV: da “The Irishman” di Martin Scorsese, dove il personaggio di Frank Sheeran (Robert De Niro) festeggia la scarcerazione dell’amico Jimmy Hoffa (Al Pacino) degustando un Chili Dog, al nono episodio dell’ottava stagione de “I Simpson", dove Homer prende parte a una vera e propria fiera del chili piccante che si tiene a Springfield. E ancora, il chili era il piatto preferito dal tenente Colombo, che nell’omonima serie TV degli anni ’70 lo consumava quotidianamente tra un’indagine di polizia e l’altra.
Una popolarità che ha interessato anche il mondo social: su Instagram sono oltre 3 milioni i post con l’hashtag #Chili e ben 116mila quelli con la menzione #ChiliCookOff, ovvero gli eventi culinari organizzati per preparare ricette a base di questa pietanza. È quanto emerge da un’indagine promossa da Espresso Communication per Marco Roveda – Il pioniere del biologico, che ha ideato una linea di zuppe fresche pronte e facili da gustare, ripescando anche la ricetta del chili. “Il chili rimane ancora oggi uno dei piatti più celebri della tradizione culinaria americana ed è giusto che venga celebrato con una giornata apposita per ricordarne la sua importanza – ha spiegato Marco Roveda – Il pioniere del biologico – Proprio per via della sua notorietà e del suo gusto intenso e piccante, ho deciso di utilizzarlo come ingrediente principale per una zuppa fresca pronta e facile da consumare, con ricetta da me ideata. Si tratta di una pietanza adatta a chi cerca un piatto di sostanza, ma al tempo stesso non vuole accumulare chili di troppo. E come avviene per le altre zuppe della mia linea, anche questa è confezionata all’interno di un packaging in carta PEFC proveniente da filiera al 100% sostenibile”.
La pietanza “made in USA” ha catturato anche le attenzioni della famiglia Obama che, come riportato da ABC News, ha ideato una ricetta originale a base di chili, composta da cipolle, peperoni verdi, stufato di carne e vino rosso. E ancora, ha rubato la scena a livello televisivo grazie all’interesse di numerose celebrities: da Adam Richman, presentatore di Man vs Food che ha avuto modo di degustare del chili partecipando alla Firebrand Chili Challenge, a Ed Helms, attore del franchise “Una Notte da Leoni”, che su Instagram ha pubblicato una foto in cui cucinava un pentolone di chili per l’intera famiglia, fino ad arrivare a Britney Spears, che ai microfoni della rivista People ha ammesso come il suo piatto preferito sia il Chili Hot Dog. Anche a livello musicale, i rimandi non mancano: basti pensare alla canzone “The Chili Sauce", appartenente all’album Ice Cream Castles del gruppo The Time, e al brano “Down in Mexico” del gruppo The Coasters dove i drink sono ancora più caldi della salsa chili. Persino Elvis Presley nella sua “You are the Boss” non poteva esimersi dal dire “Oh Yeah”, quando in cucina viene usata la salsa chili.
Ma non è tutto, perché inserire il chili nella propria alimentazione presenta molti vantaggi anche per quanto concerne il sistema immunitario. Da una ricerca pubblicata sul portale Healthline è infatti emerso come la pietanza sia ricca di vitamine, soprattutto A e C, di sali minerali e derivati vegetali. Tra queste vi è la capsaicina, sostanza che aiuta a promuovere la perdita di peso e ad alleviare il dolore, se consumata in maniera regolare. Il chili, inoltre, aiuta a regolare la presenza di zucchero all’interno del sangue, riduce la congestione intestinale e migliora il buon umore. Insomma, una pietanza a 360 gradi che favore il benessere fisico e psichico.
Luca Carbonaro
AL VIA L’INDAGINE PER FOTOGRAFARE L’ORGANIZZAZIONE DELLE AZIENDE VITIVINICOLE ETNEE E LA LORO OFFERTA ENOTURISTICA
Comprendere meglio la struttura delle aziende vitivinicole del territorio e i servizi a disposizione dei visitatori. Nasce l’Osservatorio promosso dal Consorzio Tutela dei Vini Etna DOC con la collaborazione della Strada del Vino e dei Sapori dell’Etna
Conoscere in modo approfondito l’organizzazione delle cantine che operano all’interno del territorio etneo e al contempo fotografare lo stato dell’arte dell’offerta rivolta ai turisti. Con questo obiettivo il Consorzio Tutela dei Vini Etna DOC ha dato vita ad un Osservatorio permanente e avviato una indagine rivolta ai produttori, in collaborazione con la Strada del Vino e dei Sapori dell’Etna.
Un’attività di monitoraggio che consentirà di ottenere una puntuale e completa panoramica delle aziende vitivinicole alle pendici del vulcano, grazie alla raccolta di informazioni relative non solo alle loro dimensioni ed all’approccio in vigna e cantina, ma anche alle strutture presenti in azienda e che consentono di fornire un’adeguata offerta ai numerosi turisti del vino che ogni anno visitano questo angolo di Sicilia unico al mondo.
“Il desiderio di conoscersi sempre meglio è condiviso dalla stragrande maggioranza dei soci del nostro Consorzio e per questo cerchiamo di introdurre strumenti sempre più efficaci per supportare il loro lavoro di imprenditori nel mondo del vino” spiega Antonio Benanti, Presidente del Consorzio Tutela dei Vini Etna DOC. “Da questa considerazione nasce l’idea di preparare un questionario on-line che raccolga una serie di informazioni utili per capire da una parte le caratteristiche generali delle aziende vitivinicole presenti sul territorio etneo e dall’altra come sono organizzate dal punto di vista dell’offerta di servizi ai turisti del vino”.
Il questionario on-line, inviato a tutte le aziende che producono uve o vini Etna DOC, è suddiviso in varie sezioni e sarà possibile compilarlo in forma anonima. “Ci auguriamo di ricevere un numero significativo di risposte, e quindi di dati, per poter poi condurre analisi che siano a disposizione di tutti i produttori – continua il presidente del Consorzio –. Un vero e proprio Osservatorio, che a cadenza regolare raccoglierà dati e fornirà indicazioni utili per poter migliorare l’organizzazione interna e l’offerta enoturistica. Uno studio che consentirà nel contempo di ragionare su iniziative e attività che possano rappresentare un vero valore aggiunto per la denominazione e per il territorio”.
Il progetto, nella sua sezione dedicata all’enoturismo, è stato realizzato in collaborazione con la Strada del Vino e dei Sapori dell’Etna, da tempo attiva per la valorizzazione dell’attività di accoglienza alle pendici del vulcano. “L’istituzione di un osservatorio permanente nasce in primo luogo dall'esigenza di colmare una lacuna poiché a tutt’oggi non ci sono dati relativi ai flussi che riguardano l’enoturismo sull’Etna” afferma Gina Russo, Presidente della Strada del Vino e dei Sapori dell’Etna. “In secondo luogo lo consideriamo uno strumento utile ai produttori per capire come migliorare la promozione del nostro territorio, per far crescere il numero di visitatori ed arricchire l’offerta”.
Alice Camellini
L’INTERVENTO DEL MINISTRO STEFANO PATUANELLI E DEL MIPAAF NELLA GESTIONE DELLA QUESTIONE “SLOVENA”
Tutelare il patrimonio enogastronomico italiano una priorità per il Governo
“A nome del Consorzio di Tutela dell’Aceto Balsamico di Modena IGP, del Consorzio di Tutela dell’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena DOP e del sistema delle DOP ed IGP italiane, mi sento in dovere di ringraziare il neo Ministro delle Politiche Agricole, Senatore Stefano Patuanelli e la Direzione Qualità del Mipaaf, che in poche ore si sono messi a disposizione e stanno predisponendo tutta la documentazione tecnica necessaria per completare il dossier da notificare alla Commissione entro il 3 marzo”.
Con queste parole Mariangela Grosoli, Presidente del Consorzio di Tutela dell’Aceto Balsamico di Modena ha inteso plaudire al rapido intervento del Mipaaf in merito alla questione “slovena” e all’immediata presa di posizione del titolare del Dicastero delle Politiche Agricole.
"La tutela del patrimonio enogastronomico italiano è una priorità del Governo, ha affermato il Ministro Stefano Patuanelli, anche in questo caso, faremo tutto il possibile per difendere l'Aceto Balsamico di Modena contro questi indebiti attacchi".
Tutto ha avuto inizio quando il Governo sloveno ha notificato alla Commissione Europea una norma tecnica nazionale in materia di produzione e commercializzazione di aceti, che oltre a porsi in contrasto con gli standard comunitari ed il principio di armonizzazione del diritto europeo, avrebbe creato un precedente gravissimo anche per altre DOP ed IGP.
Secondo la nuova norma slovena, in fase di valutazione presso la Commissione Europea, qualsiasi miscela di aceto di vino con mosto concentrato si potrà chiamare, e vendere, come “aceto balsamico” con grande offesa della tradizione e degli sforzi fatti dai produttori delle eccellenze modenesi. Tale pericolo potrà essere scongiurato solo dopo che il Governo avrà formalizzato l’atto di opposizione entro il 3 marzo.
La denominazione “Aceto Balsamico” potrebbe quindi trasformarsi in uno standard di prodotto, con tutti i danni conseguenti sia sul piano della tutela che di quello economico. La posta in gioco è alta, il solo comparto dell’Aceto Balsamico di Modena vale oltre un miliardo di euro al consumo e le DOP e IGP italiane rappresentano 16,9 miliardi di euro di valore alla produzione, un contributo del 19% al fatturato complessivo dell’agroalimentare italiano e un export da 9,5 miliardi di euro che corrisponde al 21% delle esportazioni nazionali di settore, grazie al lavoro di oltre 180.000 operatori e l’impegno dei 285 Consorzi di tutela riconosciuti (fonte XVIII Rapporto Ismea-Qualivita), a livello Ue il valore è di circa 74,7 miliardi di euro e muovono oltre 400.000 posti lavoro all’interno della Ue (dati Euipo/Ufficio Brevetti Ue).
“Unitamente al Ministero delle Politiche Agricole – ha ripreso Grosoli – mi preme rivolgere parole di ringraziamento altresì ad OriGIn Italia per il pieno sostegno, nonché all’Onorevole della Lega Benedetta Fiorini, Segretario della Commissione Attività Produttive per aver adiuvato dal suo ruolo la tempestiva presa di posizione del mondo politico per salvaguardare questa e molte altre produzioni tipiche italiane, potenzialmente a rischio di provvedimenti simili. Non ultimo, mi sia permesso altresì plaudire all’appoggio fin da subito offerto della Regione Emilia Romagna con il suo Assessore all’Agricoltura Alessio Mammi, che si è fatto primo portavoce dell’accaduto presso il Ministero, sollecitandone una immediata reazione”.
Sostegno è arrivato anche dell'interrogazione congiunta presentata ieri dagli europarlamentari italiani, Paolo De Castro ed Elisabetta Gualmini, al commissario all'Agricoltura Ue, il polacco Janusz Wojciechowski.
"La norma sulla qualità degli aceti sloveni - ha affermato nella nota Paolo De Castro, coordinatore S&D Comagri al Parlamento Europeo - è in chiaro contrasto con il regolamento Ue 1151/2012 sui regimi di qualità dei prodotti agricoli e alimentari e rappresenterebbe un'evocazione in palese concorrenza sleale con prodotti italiani riconosciuti in tutto il mondo, come l'Aceto Balsamico di Modena Igp, l'Aceto Balsamico Tradizionale di Modena Dop e l'Aceto Balsamico Tradizionale di Reggio Emilia Dop. Per questo chiediamo al commissario all'Agricoltura Ue di obiettare l’adozione di tale norma da parte delle autorità slovene".
I numeri sono rappresentativi di una realtà molto importante assolutamente da difendere: 3123 prodotti DOP, IGP e STG nel mondo, di cui 3093 nei Paesi europei. L’Italia ha il primato mondiale con 838 DOP, IG e STG corrispondenti al 27% di tutti i prodotti a denominazione nel mondo.
Marte Comunicazione snc di Marzia Morganti Tempestini & C.
RISTORAZIONE, TRA OTTOBRE E DICEMBRE PERSI ALTRI 11 MILIARDI. FIPE-CONFCOMMERCIO: “ABISSO SENZA FINE”
Nel IV trimestre del 2020 la ristorazione italiana ha perso 11,1 miliardi di euro, chiudendo così con un -44,3% di fatturato rispetto allo stesso periodo del 2019. A certificarlo è l’Ufficio studi di Fipe-Confcommercio che ha elaborato i dati Istat diffusi stamani. Un risultato determinato da quello che è stato, a tutti gli effetti, un secondo lockdown autunnale per il comparto della ristorazione che, complessivamente, lo scorso anno ha perso 34,6 miliardi di euro, il 36,2% rispetto al periodo pre Covid.
“Siamo davanti a un abisso apparentemente senza fine – commenta la Federazione italiana dei Pubblici esercizi -. Con la fine di marzo si chiuderà, con ogni probabilità il quinto trimestre consecutivo con segno negativo per un settore che rappresenta, più di ogni altro, l’italianità. Un settore che, oltre a dare lavoro direttamente a 1,3 milioni di persone, rappresenta il terminale essenziale della filiera agroalimentare. Numeri che richiedono almeno una graduale riapertura per evitare che l’intero settore vada in default.
Tommaso Tafi
VINO (CONSORZIO BRUNELLO): È DI MONTALCINO IL PRIMO MASTER OF WINE ITALIANO
BINDOCCI: DA NOI NON SOLO GRANDE VINO MA ANCHE GRANDI PERSONAGGI
“Montalcino non produce solo grandi vini ma anche grandi personaggi del vino”. È il commento del presidente del Consorzio del vino Brunello di Montalcino, Fabrizio Bindocci, all’annuncio del primo Master of Wine italiano, Gabriele Gorelli, nato e cresciuto a Montalcino.
“Penso non sia un caso – ha aggiunto Bindocci - se il primo italiano accolto nella più autorevole e antica organizzazione dedicata alla conoscenza e al commercio del vino nel mondo provenga da un territorio che ha vigne e cantine nel proprio dna. Gabriele – ha concluso Bindocci - oggi ci rende tutti più orgogliosi”.
Il nuovo ‘Maestro del vino’, 36 anni, è wine expert, designer e brand builder nato e cresciuto a Montalcino. Le sue radici vinicole – cita la sua presentazione sul sito dell’Institute of Masters of Wine – “risalgono a suo nonno, il più piccolo rinomato produttore di Brunello di Montalcino”. Nel 2004 ha fondato Brookshaw & Gorelli, agenzia di design specializzata in comunicazione visiva di vini pregiati. Nel 2015, ha poi costituito una società di consulenza per la vendita e il marketing di vino, KH Wines, con clienti che vanno dalle cantine agli importatori ai ristoranti. Gorelli è il primo italiano e il 418mo super esperto da oggi iscritto all’Institute of Masters of Wine di Londra, dal 1955 autentico think tank del vino in grado di influire sulle strategie commerciali del vino nel mondo.
Benny Lonardi