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RICAGNO: «ORA PIU' VENDITE E REDDITO CON L'ACQUI ROSE' DOCG»
Di Luciano Scarzello
C’è chi ha parlato di rivoluzione epocale, chi di necessario rilancio, altri di un determinante cambio di passo, certo è che la presentazione dell’Acqui docg Rosè, versione non dolce dello spumante a base di uve brachetto, è stata seguita da oltre duecento persone con numerosi giornalisti della carta stampata, del web, di radio e della televisione che hanno seguito l’evento.
La cornice è stata quella del bel palazzo del Comune di Acqui Terme nell’Alessandrino, capitale della zona del Brachetto che condivide con il Sud Astigiano.
Al banco dei relatori, oltre al sindaco acquese, Lorenzo Lucchini che ha fatto gli onori di casa; il presidente del Consorzio di Tutela del Brachetto, Paolo Ricagno; quello di Piemonte Land of Perfection, Filippo Mobrici; Massimo Fiorio, già parlamentare e vicepresidente della Commissione Agricoltura della Camera e prossimo presidente del comitato vitivinicolo nazionale; l’assessore alle Politiche agricole della Regione Piemonte, Giorgio Ferrero; il presidente di Assortofrutta, Domenico Sacchetto; Andrea Pirola dell’agenzia White M&C che sta curando il lancio sui social dell’Acqui Rosè docg e una prima pattuglia di produttori che già hanno messo in listino il nuovo spumante brut: Elio Pescarono per la Cantina Tre Secoli di Mombaruzzo e Ricaldone; Roberto Morosinotto per la Bersano di Nizza Monferrato; Stefano Ricagno per la Cuvage di Acqui Terme e Silvano Marchetti per la Bastieri di Terzo d’Acqui.
Paolo Ricagno ha raccontato il progetto dell’Acqui Rosè sottolineando il supporto delle istituzioni e del mondo cooperativo. Ha fatto rimarcare le caratteristiche originali di uno spumante che si presenta come il primo naturalmente rosè e a denominazione d’origine controllata e garantita. «Sono questi – ha detto Ricagno – elementi distintivi che danno un valore aggiunto fortissimo». Il presidente del Consorzio ha pure ricordato le difficoltà di un comparto che, dopo anni di grandi successi, sta soffrendo una crisi che ha portato un drastico taglio delle rese a 36 quintali per ettaro. «Ma l’Acqui docg Rosè sta già riscuotendo interesse e sono certo che già dalla prossima vendemmia le rese possano alzarsi a 50 quintali per ettaro» ha sostenuto Ricagno.
Una prospettiva ottimistica supportata da azioni concrete che il presidente consortile ha annunciato come una vera svolta nel mondo del Brachetto: «È alle porte la modifica del disciplinare che prevede l’imbottigliamento dell’Acqui docg Rosè anche fuori dalla zona di produzione. Uno strumento chiave che ci permetterà di uscire dalla crisi».
Su queste basi gli interventi di Mobrici, Fiorio e Ferrero hanno, da varie angolazioni, appoggiato le proiezioni positive di Paolo Ricagno.«Piemonte Land è al fianco dei Consorzi vitivinicoli piemontesi e mette a disposizioni le sue risorse per la promozione e la valorizzazione di prodotti che meritano successi crescenti in termini di volumi e valore» ha detto Mobrici. Fiorio si è dichiarato sicuro che l’Acqui docg Rosè stia andando nella direzione tracciata dai mercati nazionali ed esteri: «Altre zone vinicole dell’Italia lo hanno fatto, ma qui ci sono caratteristiche di territorio e filiera che sono vincenti». Per Ferrero un’altra “arma” che i piemontesi devono usare è la sinergia tra le loro eccellenze agroalimentari: «Il vino, la frutta, i formaggi e tutte le nostre agroeccellenze devono condividere comunicazione e valorizzazione».
A questo proposito Sacchetto di Assortofrutta ha parlato dell’abbinamento tra frutta e mondo del Brachetto dichiarando come il Piemonte sia la regione italiana che più produce frutta biologica e prodotta con severi protocolli di lotta biologica. «Comunicheremo queste cose nel modo migliore insieme alle filiere del vino» ha detto. Da Pescarmona, Morosinotto, Stefano Ricagno e Archetto sono arrivate testimonianze di chi l’Acqui docg Rosè lo ha visto nascere prima tra i filari e poi in Cantina, dalla raccolta di uve adatte, alle tecniche di vinificazione alle prove di degustazione e affinamento. Tutti si sono dichiarati entusiasti del risultato ottenuto e sicuri che l’Acqui docg Rosè incontrerà in modo crescente i gusti del pubblico italiano e straniero.
BATTIPALO - I PIATTI DEL MENU DI PASQUA
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IL “MIO PANINO DOP IGP” PER GLI CHEF DEL FUTURO
I Consorzi DOP IGP raccontano il valore dei prodotti DOP IGP per la ristorazione informale
Ricade nell’ambito del “2018 Anno del cibo italiano” l’ultima progettualità firmata da Fondazione Qualivita, Aicig e i Consorzi di Tutela DOP IGP italiani per valorizzare le eccellenze agroalimentari a qualità certificata nel settore della ristorazione e in particolare all’interno della “nuova ristorazione” – street food, ristorazione veloce, food delivery – che negli ultimi anni, soprattutto nei giovani e nei nuovi consumatori, rappresenta un successo dovuto essenzialmente a tre fattori: qualità dei prodotti, creatività nelle ricette e capacità di comunicare.
Un’iniziativa che mette a confronto i giovani chef - studenti degli istituti alberghieri - e il mondo della qualità agroalimentare dal titolo il “Il Mio Panino DOP IGP” e che segue altri progetti realizzati da Qualivita per promuovere le DOP IGP nel settore della ristorazione informale: la trasmissione Mediaset Streetfood Hereoes, la Guida al miglior cibo di strada italiano edita da Feltrinelli-Gribaudo, il portale tematico CiboDiStrada.it, il manuale Nuova gastronomia e marketing digitale oltre all’osservatorio di comunicazione digitale Streetfood DOP.
Oggi, 22 marzo, a Roma presso la sede della Fondazione Exclusiva, si è tenuto il primo incontro del progetto con gli studenti degli Istituti Gioberti e Vespucci che unisce alle testimonianze di successo dei Consorzi di tutela una gara di cucina per realizzare la migliore ricetta con i prodotti DOP e IGP secondo il celebre format televisivo della “Mistery Box”. Una nuova occasione per far conoscere da vicino alle nuove generazioni di ristoratori i veri prodotti italiani e per ascoltare dalla voce dei produttori le caratteristiche che rendono uniche queste eccellenze.
LE DICHIARAZIONI
Mauro Rosati, Direttore Generale Fondazione Qualivita
La Fondazione Qualivita è impegnata da diversi anni nella valorizzazione dei prodotti DOP IGP all’interno del canale della neo ristorazione perché crede che la qualità ed il racconto che a tali prodotti è legato siano l’elemento di forza di questo settore. La crescente frammentazione e diversificazione dell’offerta alimentare del fuori casa offre nuove opportunità per le eccellenze italiane del territorio, ma per coglierle appieno occorre un costante investimento sulla formazione dei ristoratori per un utilizzo appropriato nelle ricette e per una corretta informazione verso il consumatore. La neo ristorazione può diventare, specie nel mondo dei giovani, il vero hub culturale dell’enogastronomia italiana.
Mario Federico, Amministratore Delegato di McDonald’s
“Collaboriamo ormai da tempo con il mondo delle DOP IGP e queste sinergie hanno raggiunto risultati che ritengo molto significativi. Negli ultimi 10 anni abbiamo acquistato 2.000 tonnellate di materie prime a marchio DOP IGP con le quali abbiamo raggiunto, attraverso i nostri ristoranti, oltre 58 milioni di persone. Per promuovere questi prodotti abbiamo investito 26 milioni di euro in pubblicità. Questo significa, da una parte, che il mondo delle indicazioni geografiche è assolutamente capace di dialogare, non solo con le nicchie, ma anche con aziende dai grandi volumi come McDonald’s, e dall’altra che possiamo ritenerci un forte canale per la valorizzazione delle eccellenze del nostro territorio. McDonald’s può davvero trasformare un’eccellenza per pochi, in un piacere per molti”.
Leo Bertozzi, Direttore AICIG (Associazione Italiana Consorzi Indicazioni Geografiche)
“I prodotti DOP ed IGP sono stati parte integrante dell’alimentazione e della cucina delle varie regioni italiane. I moderni stili di vita e le nuove abitudini, hanno reso meno evidente il legame fra prodotto e consumatore, ma offrono anche nuove possibilità d’uso e di consumo per i prodotti tradizionali. La creazione di un nuovo panino, innovativo e pertanto anche inabituale, dimostra come DOP ed IGP siano in grado di adeguarsi ai tempi e ai modi d’uso, ed è fondamentale che i futuri chef siano consapevoli del loro valore sociale ed economico e per il loro aspetto inimitabile che li rende unici”.
Federico Desimoni, Direttore Consorzio Tutela Aceto Balsamico di Modena IGP
“La presenza di prodotti DOP e IGP nel progetto è interessante e deve far riflettere. In questo modo, infatti, le produzioni di qualità escono da recinti aprendosi a nuovi segmenti di mercato e target, e poi, con l’apporto dei nostri prodotti innalziamo la qualità delle ricette e dei prodotti composti che fanno questa scelta. Inoltre, questo progetto particolare presenta un’altra importante novità: il coinvolgimento delle giovani generazioni, apre un canale di comunicazione e di possibili approfondimenti e li coinvolge attivamente mettendo in gioco la loro creatività e capacità immaginifica”.
Stefano Mengoli, Presidente Consorzio Tutela Vitellone Bianco dell’Appennino centrale
“Il nostro plauso a questa iniziativa che rinnova l’opportunità di conoscere l’eccellenza della qualità delle produzioni italiane all’interno del settore ristorazione, così come lo è stato negli anni passati per la carne IGP Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale. La campagna McItaly di McDonald’s, ad esempio, grazie all’uso, negli anni, di carne certificata IGP (Chianina, Marchigiana e Romagnola) ha sicuramente aumentato l’interesse e la sensibilità del consumatore e degli operatori del settore verso questo prodotto e il successo ottenuto da questa iniziativa è stata, inoltre, la dimostrazione che l’utilizzo di materie prime di alta qualità è sempre premiante anche nella realizzazione di prodotti trasformati e lavorati”.
Vittorio Emanuele Pisani, Direttore del Consorzio Tutela Provolone Valpadana
“Le garanzie offerte dai prodotti a Indicazioni geografica sono elementi qualificanti e di grande importanza che determinano, con una certa continuità, una sempre maggior collaborazione tra i produttori e il mondo della ristorazione. In particolare, l’abbinamento - che riteniamo riuscito - tra la tradizione nazionale e il fast food, anche di matrice straniera, rappresenta un esempio virtuoso di come si possano far convivere realtà apparentemente distanti, ma con il medesimo obiettivo: la qualità dei prodotti offerti”.
Giuseppe Laria, Presidente Consorzio Cipolla Rossa di Tropea Calabria IGP
“Negli ultimi tempi la Cipolla Rossa di Tropea Calabria IGP è soggetta ad un impiego interessante e innovativo in particolare nella ristorazione di pronto consumo, che oggi più che mai trova massima attenzione alla qualità delle produzioni agroalimentari. Proprio per questo motivo il nostro Consorzio sta investendo, in comunicazione e marketing, sul settore della trasformazione al fine di soddisfare questo nuovo pubblico che, diversamente dal passato, si sta dimostrando particolarmente interessato a qualità e valore organolettico. Non solo genuinità quindi, ma anche caratteristiche qualitative per essere declinata secondo una miriade di ricette e ingredienti”.
LESSINI DURELLO: UN'ANIMA, DUE DENOMINAZIONI
L’assemblea dei soci ha approvato la nuova impostazione dei disciplinari di produzione, dividendo il metodo italiano e il metodo classico
Si chiamano “Lessini Durello” Metodo Italiano e “Monti Lessini” Metodo Classico le due distinte identità che l’assemblea dei soci ha deciso di dare allo spumante berico/veronese.
Con la dicitura “Lessini Durello” verrà indicato solo lo spumante prodotto in autoclave con metodo Martinotti, mentre la denominazione “Monti Lessini”, finora dedicata ai vini fermi, cambia pelle e diventa la casa ideale per lo spumante ottenuto con rifermentazione in bottiglia. Una scelta coraggiosa per questa DOC a 30 anni dalla sua nascita e che ha superato nel 2017 il suo primo milione di bottiglie.
«La denominazione ha avuto una crescita importante negli ultimi 5 anni, diventando la quinta DOC spumantistica italiana – spiega Alberto Marchisio, presidente del Consorzio tutela vino Lessini Durello - Il prodotto è sempre più richiesto anche dai mercati esteri e i produttori hanno sentito l’esigenza di fare chiarezza per il consumatore finale; in questo modo i due metodi di produzione saranno ben distinguibili e questa distinzione permette di sviluppare il potenziale di entrambi.»
Una scelta arrivata dopo il successo di Durello and Friends dello scorso novembre, dove i festeggiamenti dei 30 anni hanno portato tutti i produttori a un'importante riflessione sul futuro di una denominazione in decisa crescita, testimoniata dall’apprezzamento da parte dei consumatori, soprattutto quelli più giovani.
La zona di produzione
La zona di produzione del Lessini Durello si trova sulle colline tra Verona e Vicenza. Sono coltivati a Durella 366 ettari sulle colline veronesi e 107 ettari su quelle vicentine. Sono 428 i viticoltori che coltivano quest’uva autoctona.
Ad oggi le aziende socie del Consorzio del Lessini Durello sono 32:
Az. Agr. Bellaguardia, Ca d’Or, Casa Cecchin, Cantina di Monteforte d’Alpone, Cantina di Soave, Az. Agr. Casarotto, Cavazza, Collis Veneto Wine Group, Az. Agr. corte Moschina, Dal Cero, Cantina Dal Cero, Cantina Fattori, Franchetto, Az. Agr. Fongaro, GianniTessari, Marcazzan Fabio, Az. Agr. Masari, Az. Agr. Montecrocetta, Az. Agr. Sacramundi, Az. Agr. Sandro De Bruno, Az. Agr. Tamaduoli, Az. Vitivinicola Tirapelle, Cantina Tonello, Cantine Vitevis, Az Agr. I Maltraversi, Cantine Riondo, Cantina Valpantena, Cantine Marti, Family of Wine, Enoitalia, Cantina Denese, Az. agr. Zambon Vulcano
Lucia Vesentini
23 E 24 GIUGNO: MASSIMO BOTTURA E GLI CHEF DI ‘AL MENI’ A RIMINI
Massimo Bottura
Il 23 e 24 giugno torna a Rimini il circo 8 e 1/2 di ‘Al Meni’, la festa dei sapori e delle cose fatte con le mani e col cuore. Per due giorni, Massimo Bottura fa incontrare 12 chef stellati dell’Emilia Romagna con 12 giovani chef internazionali, per mescolare saperi e sapori fra showcooking, street food, gelati stellati, prodotti di contadini, artigiani e designer. Le mani si uniscono al cuore: l’evento Al Meni ha appena ricevuto il premio Best Practice 2017 per il prezioso sostegno al progetto Food for Good per il recupero del cibo in eccesso
Il 23 e 24 giugno prossimi torna a Rimini il circo felliniano dei sapori “Al Meni”, ovvero in dialetto romagnolo ‘le mani’, dal titolo di una poesia di Tonino Guerra. Fuori e dentro il grande circo affacciato sul mare, Massimo Bottura fa incontrare 12 chef stellati dell’Emilia Romagna con 12 giovani chef internazionali, per mescolare saperi e sapori fra showcooking, street food gourmet, gelati stellati, prodotti di contadini, artigiani e designer. Per due giorni il circo 8 e ½ dei sapori sarà il cuore pulsante del festival enogastronomico più vivace e originale della penisola (www.almeni.it).
Dentro al circo si potrà assaggiare uno spicchio di mondo con gli show cooking che vedranno protagonisti 12 chef dell'Emilia Romagna in coppia con 12 fra i giovani cuochi più interessanti del mondo, per proporre al pubblico piatti stellati a prezzi da street food.
Attorno al circo speciali punti street food gourmet interpretano la cucina di strada con i migliori ingredienti emiliani e romagnoli e una gelateria ‘stellata’ fa incontrare la creatività degli chef con il sapere dei maestri gelatieri della Carpigiani Gelato University.
Sul lungomare, fra il circo e fino al porto, è allestito un vero e proprio mercato delle eccellenze: un percorso del gusto tra piccoli e grandi produttori agricoli, Presìdi Slow Food e Mercati della Terra, da scoprire anche con speciali Personal Shopper di Slow Food, dove poter assaggiare e acquistare il meglio dei prodotti della Regione Emilia Romagna, unica in Europa a vantare un paniere di 44 prodotti Dop e Igp.
Davanti al Circo, gli artigiani e i designer di ‘Matrioska lab store’ reinterpretano il tema del food per mostrare creazioni contraddistinte dal marchio "fatto a mano”.
E poi ancora laboratori, incontri con esperti e degustazioni guidate nei punti Slow Food.
Sono questi gli ingredienti di Al Mèni, la festa del gusto, arrivata alla sua quinta edizione, che il 23 e 24 giugno vedrà la via Emilia trasformarsi in un enorme scivolo che raccoglie e fa scendere verso il mare tutte le eccellenze enogastronomiche della Regione, pronte ad essere cucinate dalle mani degli chef più bravi del mondo, sotto la guida esperta di Massimo Bottura.
Al Mèni è cose fatte con le mani e con il cuore. Con le mani si cucina, con il cuore si aderisce a Food for Good, l'iniziativa promossa da Federcongressi&eventi, Banco Alimentare ed Equoevento Onlus per recuperare il cibo in eccesso e donarlo a chi ha più bisogno. L’impegno di Al Meni nel recupero del cibo ha appena ottenuto un importante riconoscimento: il premio Best Practice 2017 per il sostegno al progetto Food for Good, nell’ambito della Convention nazionale Federcongressi&eventi che si è tenuta al Museo Storico Alfa Romeo a Milano.
Info: www.almeni.it
Assessorato al Turismo
Comune di Rimini
Piazzale Fellini 3 - 47900 Rimini
tel + 39 0541 704561
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www.riminiturismo.it