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VITICOLTURA EROICA, ESEMPIO DEL PAESAGGIO SOSTENIBILE IN TUTTA EUROPA. I CONEGNI DI CHIOMONTE (TO) E COPENAGHEN
Il Cervim presente a due eventi nei giorni scorsi: Chiomonte e Copenaghen
Il presidente Gaudio ha illustrato l’attività Cervim all’assemblea generale Uniscape
Giorni intensi per il Cervim, con partecipazioni ed interventi in numerosi eventi in Italia ed all’estero. Il ‘Centro’ per la viticoltura montana (Cervim) ha infatti partecipato all’evento dedicato alla viticoltura e alle agricolture di montagna, che si è tenuto a Chiomonte (Torino) nei giorni scorsi. Un momento di approfondimento che è stato organizzato dall’Associazione Chiomonte ImprenD’Oc, in collaborazione con il Consorzio di Tutela e Valorizzazione Valsusa Doc.
E’ stata la prima edizione e si è tenuta nel cuore della viticoltura eroica Valsusina, con la partecipazione per il Cervim di Stefano Celi, membro del CdA. «Si è parlato di esperienze e problematiche comuni della viticoltura eroica – ha sottolineato Stefano Celi, del Cervim –, è stato un importante momento di condivisione con i produttori vitivinicoli della Val di Susa, con rappresentanti delle istituzioni e tecnici, in cui sono state illustrate le azioni che sta portando avanti il Cervim».
E sempre negli stessi giorni il presidente Cervim Roberto Gaudio ha partecipato all'Assemblea Generale di UNISCAPE – il network delle Università europee del paesaggio - a Copenaghen. Nell’occasione Gaudio ha presentato il Cervim e le attività che vengono portate avanti, con un intervento incentrato sulla valenza paesaggistica della viticoltura eroica: «A livello normativo nazionale – ha detto Gaudio – abbiamo decreti e la legge sul vino, che rappresentano già un riconoscimento importante per i vigneti situati in alta quota e hanno una grande valenza paesaggistica con parametri fissati grazie al regolamento Cervim». La presentazione è avvenuta alla presenza di esperti e docenti universitari di tutta Europa che hanno mostrato grande interesse alla tematica.
Foto - Da sx Roberto Garbati, Presidente di ImprenD'OC; Stefano Turbil, Consorzio Valsusa DOC; Vincenzo Gerbi, Dip. Scienze Agrarie, Università di Torino e membro CTS Cervim e Stefano Celi, membro CdA Cervim
Si chiama FROSE' ed è l'aperitivo Tuscan Style...
Happy Hour a base di Dogajolo Toscano Rosato 2016 Carpineto
e fa subito estate!
That's the summer cocktail: a Eataly New York l'aperitivo ha il gusto della Toscana
Vino e cocktail non sono poi così lontani, anzi, alcuni celebri cocktail ne prevedono l'uso da sempre, vini bianchi per lo più e bollicine; la "new entry" del rosato, che vive una stagione piuttosto positiva, segna quindi forse anche una nuova tendenza che aggiunge gusto oltre che colore.
"Fuori dall'Italia il rosé viene visto come l'alternativa della stagione calda per potersi godere un vino un po' più strutturato del bianco e ben freddo", ci ricorda Massimo D'Addezio, uno dei più noti barman sulla scena italiana, e non solo.
Eataly New York il Frosé lo propone unicamente col Dogajolo Toscano Rosato 2016 Carpineto. I vini della linea Dogajolo sono tra i più innovativi ad oggi prodotti da Carpineto, l'azienda icona della Toscana dei grandi vini: un'interpretazione originale di concepire il terroir toscano secondo uno stile moderno.
Il Dogajolo Rosato è un vino dalle caratteristiche floreali, in particolare rosa, mirto e fiore di vite, a cui non mancano i profumi fruttati come la mela, il ribes e la marasca. Sentori delicati ed eleganti. Giovane, dall'acidità spiccata, ma anche ampio e deciso, è un buon interprete del territorio, nuova tendenza della mixology più sofisticata quando fa uso dei vini.
Il Frosé è in menu da una settimana ad Eataly e ci rimarrà almeno per tutta l'estate perché è il drink che piace di più in questa stagione, a New York come a Miami, ma anche a Londra presso il cocktail bar della Beaufort House dove è stato lanciato. Grande successo tra gli under 40, piace moltissimo soprattutto alle giovani donne per il rito dell'happy hour.
Il nome Frosé, viene da frozen rosé. Fresco, vivace, easy, cool, con una parola sola. E per quanto impazzi in molti locali d'oltreoceano, i più snob amano preparlo a casa, abitudine ben più chic. La versione newyorchese prevede vodka, Dogajolo Rosato 2016, liquore alla pesca, purè di fico d'India e succo di pompelmo.
Chi però il Frosé lo interpreta by himself opta per una ricetta più easy e probabilmente anche più estiva: unire il Dogajolo rosato con succo di limone, zucchero e fragole, poi metterlo in freezer per sei ore e servirlo guarnito con foglie di menta.
E ancora Massimo D'Addezio: "il cocktail lo preferisco nella versione più semplice ma di grande effetto organolettico, visto che si fa macerare la frutta nel vino, quindi gli aggiungiamo profumi primari e non un ulteriore liquore e il pompelmo che rischia di schiacciare tutto il resto. Il succo di limone è molto mediterraneo e quindi perfetto in questa occasione ma anche il lime meno aggressivo e addirittura del succo di yuzu sarebbero magnifici. Quasi quasi me ne preparo uno..!"
Ottimo da solo, magari sulla spiaggia vista tramonto o su una terrazza in città, ancor meglio a bordo piscina tra i vigneti immersi nelle dolci colline toscane. E considerato che la gradazione alcolica non è alta, e che i sentori sono delicati ed eleganti è l'ideale anche in abbinamento al food come sempre più spesso capita, in particolare per accompagnare dei finger food di crudi di pesce o di carni rosa. Perfetto con qualcosa di leggermente speziato e un tocco di pepe nero. O perchè no, semplicemente con una merenda a base di formaggi e salumi, come Tuscan Style esige... a proposito d'interpretazione del territorio!
CARPINETO, consolidata azienda vitivinicola toscana,dal 1967, quando l'azienda fu fondata,ha decuplicato la superficie dei vigneti, da 20a oltre 200 ettari, per oltre 500 chilometri complessivi di filari, articolati su cinque Tenute o Appodiati: Montepulciano, Montalcino, Gaville (Alto Valdarno), Dudda (Greve in Chianti) e Gavorrano.
Tra le top 100 di Wine Spectator, premiata in particolare per alcuni vini icona come il Vino Nobile di Montepulciano Riserva(26° posto con un punteggio di 93/100), l'azienda ha una produzione che copre tutti i grandi rossi della Toscana.
Era il 1967 quando le famiglie Sacchet e Zaccheo fondarono la Carpineto col proposito di produrre il migliore Chianti Classico che il “terroir” potesse offrire. Una rivoluzione vera per quei tempi.
Le due famiglie videro nella Toscana un enorme potenziale, dove poter produrre grandi vini di tradizione applicando le tecniche più all’avanguardia nei processi produttivi e aumentando gli standard qualitativi dell’epoca.
Innovatori per vocazione, Sacchet e Zaccheo, insieme alle nuove generazioni, Caterina Sacchet, enologa, Elisabetta Sacchet, Francesca Zaccheo e Antonio Michael Zaccheo, hanno continuato a sperimentare, nel rispetto dei grandi valori storici della Toscana e di una qualità mantenutasu standard molto elevati, con l'obiettivo di tutelare non solo le caratteristiche dei vini ma anche l'ambiente.
Negli anni la Carpineto, che ha mantenuto l'assetto familiare, è cresciuta costantemente fino a diventare un brand dal successo internazionale,affermatasi per l'eccellenza dei suoi prodotti e molto ben posizionata all'estero con un export diretto verso oltre 70 Paesi, Canada e Stati Uniti in testa.
Tre linee di produzione e oltre 30etichette per una produzione complessiva di 3 milioni di bottiglie. Gran parte della produzione è data da vini delle più prestigiose DOCG della Toscana.Rossi per lo più,Riservedigrande struttura ed estratto, vini estremamente longevi.
Nata 50 anni fa dalla scommessa sui grandi territori vinicoli della Toscana e dal sogno di mettere insieme le 3 denominazioni più importanti della regione, Chianti Classico, Vino Nobile di Montepulciano, Brunello di Montalcino, oggi è una realtà fortemente rappresentativa della migliore Toscana vitivinicola.
Carisma, stile, grande continuità qualitativa dei vini, riconoscimenti internazionali prestigiosi da scoprire sul territorio, nei vigneti delle 5 Tenute, o Appodiati, nei territori più vocati della Toscana.
IL LESSINI DURELLO VOLA IN GIAPPONE
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ENOVITIS 2017, RALLO (UIV): TUTELA DOC 'DELLE VENEZIE' MODELLO VINCENTE E REPLICABILE
Convegno “Pinot Grigio Delle Il Presidente del Consorzio Albino Armani: “Più tutela per consumatore, innalzamento qualità e sostenibilità economica filiera”.
Pinot Grigio delle Venezie: giro d’affari complessivo stimato attorno a 750 milioni di euro di cui il 95% all’estero. Circa 300 milioni in USA dove pesa il 30% del totale vino esportato.
Cavaion Veronese (VR), 22 giugno 2017 – Al via oggi l’edizione 2017 di Enovitis in Campo, storica manifestazione organizzata da UIV e Veronafiere, in collaborazione con Fieragricola, in programma fino a domani (23 giugno) a Cavaion Veronese (VR) presso l’azienda ‘Vigneti Villabella’ (nel cuore del Bardolino classico). L’evento propone, con prove e dimostrazioni in vigneto, il meglio della tecnologia del settore vitivinicolo con un focus particolare sulla sostenibilità, tema caro per Unione Italiana Vini che da sempre punta alla promozione di un “sistema vigneto” in armonia con l’ambiente, dove la tecnologia rappresenti uno dei suoi fattori strategici primari. Tra gli eventi più attesi della manifestazione, il Convegno “Pinot Grigio Delle Venezie: evoluzione qualitativa e aspettative di mercato", alla presenza del presidente del Consorzio di tutela ‘Doc delle Venezie’ Albino Armani, del vice presidente di Veronafiere Spa, Claudio Valente, e del presidente di Unione Italiana Vini Antonio Rallo.
“Quella del Consorzio di Tutela Doc Delle Venezie – commenta Rallo – è una delle più importanti sfide del nostro settore, in grado di accendere i riflettori su un fenomeno produttivo di portata nazionale e mondiale da considerarsi come nuova locomotiva di sviluppo della vitivinicoltura del Paese. Un progetto ambizioso, quanto complesso, che ha unito tre delle regioni italiane maggiormente vocate alla coltivazione vitivinicola verso un obiettivo condiviso, trovando un punto d’incontro tra le rispettive esigenze e sensibilità. Unione Italiana Vini ha fin da subito sostenuto e promosso la nascita della Doc Delle Venezie che rappresenta un modello di aggregazione vincente. Un esempio virtuoso che auspichiamo esportabile e replicabile in altre situazioni. Quale palcoscenico migliore di Enovitis, quindi, per illustrare questa esperienza in evoluzione che auspico potrà fornire motivi di confronto utili ad innalzare sempre più il livello del dialogo nel comparto vitivinicolo”.
“La 12ª edizione di Enovitis in campo, la quarta sotto l’egida di Unione Italiana Vini e Veronafiere-Fieragricola, declina l’innovazione direttamente tra i filari e quest’anno stabilisce il nuovo record di espositori – sottolinea Claudio Valente, vice presidente di Veronafiere Spa. Una conferma che la strada percorsa è quella giusta e che l’alleanza fra UIV e Fieragricola, che nel 2018 ospiterà l’evento indoor, è strategica per assecondare quei cambiamenti nel comparto vitivinicolo che oggi, oltre alla qualità del prodotto e alla promozione sui mercati, deve avere ben presente il concetto di sostenibilità: economica, ambientale, sociale. Una filosofia che impone un alto tasso di innovazione e richiede coraggio, e investimenti, già nelle fasi di coltivazione della vite”.
“In particolare, oggi, vogliamo fare focus sul concetto di “qualità percepita” che per noi significa definire un elevato profilo organolettico di riferimento capace di caratterizzare il nuovo Pinot Grigio “delle Venezie” sul mercato rendendolo riconoscibile dal consumatore - conclude Albino Armani, presidente del Consorzio di Tutela DOC ‘delle Venezie’. Con la nuova DOC non solo aumenterà la tutela del consumatore, grazie alla tracciabilità garantita dalla fascetta, ma vogliamo migliorare la qualità del prodotto per conquistare un diverso posizionamento di prezzo che garantisca la sostenibilità economica della filiera. E’ il nostro primo traguardo e, insieme, lo start per nuove politiche di sostenibilità sociale ed ambientale del Pinot Grigio che intendiamo realizzare in tutti i territori della denominazione. Enovitis rappresenta il contesto ideale nel quale approfondire queste tematiche che auspichiamo possano stimolare, nel comparto vitivinicolo e tra le Istituzioni, ulteriore consapevolezza e azioni simili in tale direzione”.
Da stime del Consorzio di Tutela DOC ‘delle Venezie’ emerge per il Pinot Grigio delle Venezie un quadro molto significativo. Si calcola, infatti, che il giro d’affari complessivo si aggiri attorno ai 750 milioni di euro di cui il 95% destinato all’estero. Di questa parte, circa 300 milioni negli Stati Uniti dove il Pinot Grigio delle Venezie pesa il 30% del totale vino esportato.
Dalla prossima vendemmia, prende il via - tra vigneti e cantine di Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino - il nuovo percorso di valorizzazione del Pinot Grigio italiano che, nel solo Triveneto costituisce oggi l'85% della produzione complessiva nazionale e il 43% di quella mondiale, con circa 2 milioni di ettolitri (260 milioni di bottiglie) distribuiti su circa 24 mila ettari: oltre 13.400 ettari in Veneto, 7.100 in Friuli Venezia Giulia e 2.840 nella provincia di Trento. Il Pinot Grigio rappresenta la quarta varietà di uva coltivata in Italia, segnando una crescita negli ultimi cinque anni pari al 144%. Il nuovo Pinot Grigio DOC 'delle Venezie' comprenderà la produzione della vecchia IGT e tutta la produzione del Pinot Grigio DOC del Triveneto, pur mantenendo le caratterizzazioni territoriali di ciascuna zona.
Obiettivo del Consorzio di Tutela è quello di muoversi come sistema organizzato, innalzando gli standard qualitativi di produzione, per strutturare l’offerta e per individuare opportune strategie di promozione che permetteranno di aprirsi a nuove prospettive di crescita internazionale.
Una promessa di qualità che parte dal disciplinare dove, grazie ad una precisa strategia di filiera, una serie di parametri sono stati orientati alla crescita qualitativa: la resa per ettaro, diminuita da 190 a 180 quintali, e la resa uva/vino, passata dall’80 al 70%, hanno ridotto la quantità produttiva a ettaro, tra IGT e DOC, di ben 26 quintali di vino, mentre è stato elevato il titolo alcolometrico naturale minimo delle uve da 8 al 9,5% e il titolo alcolometrico minimo del vino al consumo dal 9 all’11%.
SOMMELLERIE, ABBINAMENTI VINO-CIBO E L’APPROCCIO AL FEMMINILE
“LA VITE È DONNA: DAL BAROLO AL NERO D’AVOLA”: EVENTO SABATO 8 LUGLIO A PORTOPICCOLO SISTIANA (TRIESTE) CON LE DONNE DEL VINO
Al ristorante è meglio proporre prima il cibo o il vino? Sarebbe utile inserire gli abbinamenti nei menù? Perché non puntare sui vini al bicchiere abbinati ai piatti? Sono solo alcuni degli argomenti in discussione nella kermesse delle Donne del Vino invitate dalla delegazione del Friuli Venezia Giulia all’evento “La vite è donna” a Portopiccolo Sistiana, magica località che si affaccia su uno specchio di mare del Golfo di Trieste tra i castelli di Miramare e di Duino. Sabato 8 luglio la località ospiterà 77 produttrici provenienti da ogni regione per presentare l’Italia attraverso un percorso enologico unico nel suo genere: dal Barolo al Nero d’Avola, vini declinati interamente al femminile. Un viaggio tra oltre 150 etichette da Nord a Sud.
L’invito è in particolare rivolto ai sommelier che la mattinata dell’8 luglio saranno protagonisti del convegno “Gli amici di sala, sommelier per amico”. I giornalisti e gli operatori del settore che vorranno partecipare, potranno registrarsi alla mail: friuliveneziagiulia@ledonnedel
Sono previsti interventi della presidente delle Donne del Vino Donatella Cinelli Colombini, Pia Donata Berlucchi, Alessandra Fedi e un collegamento in diretta dall’America con Lidia Bastianich. Della psicologia e dei lati nascosti che si devono avere come ottimo sommelier tratterà Rossana Bettini Illy, mentre il sommelier Gianluca Castellano si occuperà di emozionalità dell’abbinamento. Intervengono Carlos Santos (Amorim Cork) e Luca Bini (designer del vetro). Modera Simona Migliore. Seguirà un trailer di films in cui si trova la figura del sommelier, a cura di Cinema Zero.
«Il convegno è l’occasione per fare il punto sulla presenza femminile fra i responsabili delle sale dei ristoranti» ha detto la delegata del Friuli Venezia Giulia Cristiana Cirielli «erano ruoli inizialmente solo maschili che da qualche anno lasciano spazio a moltissime donne ed è per questo motivo che l’Associazione Le Donne del Vino vuole parlarne».
Le donne sono circa il 30% dei Sommelier italiani e continuano ad aumentare nei corsi per chi assaggia e serve il vino così come fra gli studenti delle scuole alberghiere. La prima donna sommelier diplomata è stata la piemontese Laura Pesce nel 1972, una pioniera; la sarda Lucia Pintore è stata la prima campionessa italiana dei sommelier nel 1987, anche se prima di lei Franca Rosso di Tavagnacco (Udine) arrivò a pari merito con un uomo sommelier nel 1975 (anche se negli annali dell’Ais resta solo più il nome maschile). La prima presidente donna di un’associazione di sommelier è Graziella Cescon FISAR nel 2015 e il primo direttore di una testata dei Sommelier è stata Marzia Morganti nel 2003.
Tuttavia la presenza femminile fra chi si occupa del vino nelle sale dei ristoranti è ancora scarsa specialmente fra i “main chef sommelier” cioè i manager di strutture grandi.
Eppure le donne possono dare un tocco vincente al lavoro di chi sceglie e serve i vini al ristorante: mettere in campo il loro intuito psicologico, cioè quel colpo d’occhio che aiuta a entrare in empatia con i clienti. <<Le Sommelier donne fanno vendere più vino e soprattutto le bottiglie più care>> dicono i titolari dei ristoranti newyorkesi.
Sabato alle 19 inizierà la degustazione aperta al pubblico (ingresso a 33 euro) con la presenza di una madrina d’eccezione, la scrittrice Sveva Casati Modignani. Ogni produttrice presenterà i propri vini affiancata da alcune prelibatezze della propria regione. Gli chef di Portopiccolo creeranno finger food sfiziosi.
Completerà la serata la postazione “Libero point” di Electrolux Professional dove la chef Marina Ramasso, titolare dell’Osteria del Paluch di Baldissero Torinese (Torino), offrirà a tutti i presenti alcuni piatti cucinati in diretta e ideati appositamente per l’evento. Info:
Ufficio stampa Le Donne del Vino:
Anna Pesenti
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