Home
IL MORELLINO DI SCANSANO DOCG MIGLIORA ANCORA IL SUO POSIZIONAMENTO
Calato il sipario su Rosso Morellino, il Consorzio pone le basi per le strategie future della denominazione storica della Maremma
Con una formula rinnovata, aperta per la prima volta al grande pubblico, si conferma il successo di Rosso Morellino, la manifestazione dedicata al Morellino di Scansano che ha coinvolto oltre un migliaio di addetti ai lavori e di appassionati il 14 e il 15 maggio scorsi. La giornata inaugurale si è svolta presso l’aeroporto Militare Corrado Baccarini di Grosseto, che ha fatto da cornice ai due momenti che hanno caratterizzato la prima parte dell’evento: il grande banco di assaggio a cielo aperto, in cui i winelovers grazie alla partecipazione di 40 produttori hanno avuto l’opportunità di scoprire le peculiarità organolettiche dei vini Annata e in Riserva in degustazione, e il concerto inaugurale del tour 2023 di Joe Bastianich & La Terza Classe. Il popolare showman, reduce dalla vittoria della decima edizione di Pechino Express, ha così voluto omaggiare la sua passione per questa zona, che lo vede impegnato con la sua famiglia in un progetto produttivo proprio all’interno del territorio della storica denominazione della Maremma.
Il momento dedicato agli operati del settore si è svolto il giorno successivo, come di consueto, presso le ex Scuole Elementari di Scansano, dove hanno avuto luogo il Walk Around Tasting e le due Masterclass di approfondimento, condotte da Andrea Gori e Leonardo Romanelli.
Il nuovo format di Rosso Morellino, che si è svolto nei giorni scorsi si inserisce nella strategia pianificata negli anni scorsi dal Consorzio, che porta a un nuovo livello di approfondimento il dialogo con tutti i suoi appassionati. “Il Morellino di Scansano è unico per il suo livello di notorietà, la sua espressività e la consapevolezza che ha raggiunto tra i consumatori. Ormai si può affermare con sicurezza che è chiaro a tutti cosa si intenda con questo vino”. Sono queste alcune delle considerazioni emerse nel corso della Masterclass inserite nel programma dell’evento più prestigioso della denominazione, che hanno confermato come grazie alle sue caratteristiche di freschezza, piacevolezza e finezza, il Morellino di Scansano risulta sempre più apprezzato nei diversi canali commerciali da un’ampia e crescente platea di appassionati.
“Con la scelta di estendere la manifestazione su due giornate abbiamo favorito ancora di più il dialogo tra i produttori, gli addetti ai lavori e il pubblico di wine lovers. È stata una scommessa vinta, che ribadisce il successo della nostra denominazione – commenta Alessio Durazzi, direttore del Consorzio – Forti di questi risultati, proseguiamo nel lavoro per far conoscere sempre di più il Morellino di Scansano e approfondire le caratteristiche della denominazione che rappresentano l’unicità dei nostri vini e del nostro territorio”.
Soddisfazione anche da parte del presidente Bernardo Guicciardini Calamai, che anticipa i prossimi passi del Consorzio: “Dopo l’eccellente riuscita di Rosso Morellino, è il momento di affrontare la seconda parte dell’anno con ulteriori investimenti su mercati e segmenti strategici, anche a livello internazionale. L’obiettivo è quello di aumentare la penetrazione e le quote di mercato e ampliare il già consistente target di appassionati in grado di apprezzare la naturale unicità del Morellino di Scansano”.
Maurizio Turrisi e Doralinda D’Auria
IL PRESENTE È SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE E SOCIALE
Le conclusioni della seconda edizione de Il Convivio
“L’Agricoltura nel 2023: biologica, biodinamica o…”, a Mura Mura
“Fare rete e creare valore sostenibile” è il messaggio lanciato all’unisono durante la seconda edizione de Il Convivio,evento organizzato da Mura Mura dedicato quest’anno a “L’Agricoltura nel 2023: biologica, biodinamica o…”.
Il Convivio, fondato nel novembre del 2021 da Federico Grom e Guido Martinetti, amici fraterni e fondatori di Mura Mura - azienda di 30 ettari coltivati a vigneti e frutteti che sorge sulle colline al confine con le Langhe, è un luogo esclusivo di incontri di respiro internazionale, uno spazio dedicato al confronto dove la cultura genera cultura e dove fermarsi a riflettere e discutere su macro temi di attualità.
L’appuntamento di questo anno dedicato all’agricoltura ha visto alternarsi grandi ospiti di calibro internazionale sul palco allestito nella suggestiva sala di affinamento della cantina Mura Mura.
A moderare l’intero dibattito con sagacia e lucido realismo il padrone di casa Guido Martinetti, che fin dall’inizio ha posto l’accento sull’obiettivo della giornata, “aprire la mente, ascoltare più opinioni possibili e non cercare risposte ma porre domande sul tema della sostenibilità”, quest’ultima da sempre specchio mutevole del contesto storico vissuto.
Comprendere e discutere di un tema così complesso e ampio, alcune volte contraddittorio, come lo sono il mondo del biologico o della biodinamica, ha stimolato l’interesse del pubblico e gli interventi dei relatori che hanno restituito una visione molteplice e variopinta, ma da approcciare con “rigore e mentalità aperta”, parole suggerite dallo stesso Guido Martinetti.
Le soluzioni per fare bene sono quindi molteplici, ma quali processi adottare? Biologico, biodinamico, lotta integrata… o convenzionale? Quale scegliere?
Il dibattito è cominciato con i due brillanti interventi di Lydia e Claude Bourguignon, massimi esperti di microbiologia del suolo e fondatori del Laboratoire d'Analyses Microbiologiques des Sols, che grazie ai loro studi hanno illustrato quanto sia importante preservare e nutrire la biodiversità del sottosuolo, per ottenere un’espressione di terroir di grande qualità.
Con Christian Magliola di Valoritalia, è stata compiuta una grande disamina del complesso mondo delle certificazioni sostenibili, con lo scopo di comprenderne meglio le potenzialità ma anche i limiti: le certificazioni sono imprescindibili per garantire un certo grado di sostenibilità, ma quanto tempo è giusto dedicare ad esse?
Sorge quindi spontaneo un crescente bisogno di sostenibilità sociale, tema centrale dell’intervento di Giancarlo Gariglio di Slow Wine, che si è soffermato sull’essenza culturale del vino, spesso sottovalutata rispetto alla sua dimensione economica. La necessità è quella di allargare l’attenzione non solo alla sostenibilità ambientale ma soprattutto a quella sociale, educando e creando valore culturale. In che modo? Con la volontà di stringere collaborazioni virtuose e fare unione tra produttori, operatori e appassionati, con momenti di dialogo e apprendimento.
Con Francesco Minetti di Well Com si è riflettuto come la capacità di comunicare certi valori, ad esempio biologico o naturale, possa fare la differenza per un’azienda. In un esperimento da lui condotto assieme all’Università IULM e al Dipartimento di Scienze Economiche dell’Università di Verona è emerso quanto il consumatore non dia un valore diverso al vino certificato come biologico rispetto a quello non certificato, e quindi definito genericamente “naturale”. Un dato sorprendente che, tra le molteplici osservazioni da fare, giustifica forse il motivo per cui molti produttori preferiscano comunicare il loro vino non come biologico bensì come naturale, senza avvalersi di certificazioni e risparmiando tempo e risorse economiche. È forse una direzione verso una sostenibilità più sociale? Come garantire quindi quella ambientale?
Sollevati questi interrogativi è stato il momento dei produttori del mondo del vino, che hanno portato sul palco de Il Convivio il loro approccio e la loro esperienza sul campo: Giulio Bruni di Tenuta Tascante - Tasca d'Almerita,Alessandro Ceretto di Ceretto Winery, Bernard Zito di Zito e Pierre Larmandier di Larmandier Bernier si sono concentrati sui processi e le metodologie biologiche e biodinamiche in uso nelle proprie tenute, mentre Elisabetta Foradori di Foradori e Mateia Gravner di Gravner hanno esortato ad alzare lo sguardo dalla propria vigna e a concentrarsi sul mondo circostante, ricercando soluzioni per una viticoltura integrata all’ecosistema naturale.
Ha parlato invece di azienda multifunzionale Roberto Martini di Cor-nus, che non è un produttore di vino bensì un allevatore, apicoltore e produttore di formaggi. Con la sua attività in Liguria ha scelto di non aderire a nessun marchio, poichè crede che sia giusto trasmettere al consumatore la propria filosofia e personalità, libera dai vincoli delle certificazioni e definita dai limiti e dai valori etici e sostenibili che essi stessi si pongono quotidianamente.
A chiudere il pomeriggio di confronto l’intervento di Danilo Guerrini, Presidente Relais&Chateaux Italia e Maître de Maison di Borgo San Felice, che ha restituito al pubblico il punto di vista del mondo che si occupa di ospitalità sul tema della sostenibilità, rimarcando come il fare rete comune, dai produttori fino ai consumatori, sia la miglior via per perseguire la qualità e il rispetto dell’ambiente.
Esperienze, idee, aneddoti e riflessioni. Tanto è quanto emerso dalla seconda edizione de Il Convivio di Mura Mura. Sicuramente sono state confermate le premesse di Guido Martinetti espresse a inizio dibattito: c’è una forte necessità di porre le giuste domande a temi quali il Biologico e il Biodinamico, rifuggendo dalla ricerca di facili e ingannevoli certezze.
Oggi si assiste a una fase di esistenza mutevole e rapida dove questi temi sono ancora incerti, percepiti - ma non conosciuti realmente - dal grande pubblico, e quindi perfettibili.
All’esigenza di trovare una via improntata a una sostenibilità più solida si riscontra il sentimento comune di adoperare un approccio più umano e umanista: è necessario avere coraggio, di credere in ciò che si fa e in come lo si fa.
Perseguire la sostenibilità sociale è forse il primo passo per un presente ricco di valori e qualità, così come al momento sembrano non esistere processi e metodologie di gestione dell’agricoltura perfette, da perseguire pedissequamente. A meno che la scelta non sia valoriale, ma una mera azione di marketing, finalizzata alle vendite.Avere un approccio fermo, rigoroso nel momento della scelta, alzare gli occhi e guardare in modo ampio e illuminato la natura come le persone, la società civile come le aziende, ci può forse portare “a riveder le stelle”.
Mura Mura è un’azienda agricola di 30 ettari coltivati a vigneti e frutteti che sorge sulle colline verdeggianti di Costigliole d’Asti, al confine con le Langhe, di proprietà di Federico Grom e Guido Martinetti. L’azienda si completa di ulteriori 4 ettari vitati, a Barbaresco, nei cru di Roncaglie, Starderi, Currà e Serragrilli, e uno a Serralunga d’Alba, dove viene prodotto il Barolo nel cru di Sorano. Tutti i vini vengono realizzati nella cantina di Costigliole,dove insiste una licenza per la vinificazione di Barolo e Barbaresco,tra le poche disponibili in Italia. Nella cantina di Mura Mura coesistono due categorie di vini, Rigore e Fantasia,voci narranti di due territori unici e complementari:le Langhe e il Monferrato. Le etichette che rappresentano Rigore sono: Barbaresco Faset (100% nebbiolo), Barbaresco Serragrilli (100% nebbiolo) e Barbaresco Starderi (100% nebbiolo). Le etichette che rappresentano Fantasia sono: Romeo Piemonte DOC rosso (80% Barbera 15% Nebbiolo %4 Grignolino 1%Ruche’), Mercuzio Piemonte DOC rosso (90% Nebbiolo 5% Barbera %4 Grignolino 1%Ruche’), Miolera Barbera D’Asti Superiore (100% Barbera), Garibaldi Grignolino d’Asti (100%Grignolino) e Ofelia Piemonte Moscato Passito (50% Moscato Botritizzato 50% Moscato Icewine). La tenuta Mura Mura comprende anche il Relais Le Marne e il Ristorante Radici. Il ristorante è guidato dallo Chef torinese Marco Massara, la cui cucina è radicata in Piemonte e nel Monferrato ed esalta le materie prime povere locali, protagoniste della storia di questa terra, interpretandole in modo ricercato e attento. L’ambiente del ristorante è caldo e riservato, con 35 coperti, in una sala voltata a botte originale di fine Ottocento. Il Relais Le Marne è composto da La dimora dei Poeti (4 suite, 1 camera deluxe) e La Dimora degli Artisti (1 suite, 2 junior suite, 1 camera superior, 4 camere deluxe). Vi è inoltre La Casa nel Vigneto, una splendida suite con terrazzo, sospesa tra i vigneti con vista sul Monterosa e i vigneti del Monferrato. Il Relais Le Marne vanta una piscina coperta di 25 mt unica al mondo dotata di 3 corsie, guarda le vigne circostanti ed è aperta tutto l’anno, una palestra di 140 mq attrezzata Technogym e una Spa completa di sauna, idromassaggio, sala massaggi e vasca di acqua gelida.
Francesca Pelagotti
A VILLA BOMBRINI IL PROGETTO PER LA VALORIZZAZIONE VITIVINICOLA GENOVESE IN VISTA DEL 25°ANNIVERSARIO DEL VALPOLCEVERA DOC
Villa Bombrini
Grande soddisfazione per l'avvio di un tavolo di lavoro tra Enoteca Regionale della Liguria , Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Ambiente e della Vita dell’Università di Genova e gCguro.
Un progetto importante di salvaguardia e valorizzazione dei vitigni autoctoni del comune di Genova e della città metropolitana di Genova, in particolare sulla DOC Val Polcevera e sulla sotto zona Coronata .
Lo studio avvera attraverso indagini bibliografiche, interviste a produttori Andrea Bruzzone, Azienda Agricola Cognata Gionata, Villa Cambiaso ed esperti come Virgilio Pronzati, e analisi botaniche, verranno approfondite le origini storiche e le caratteristiche dei vitigni locali che saranno divulgati nel 2024 per la grande festa per il 25° anniversario della DOC Valpolcevera .
Ringrazio per averci creduto la Prof.ssa Laura Cornara, Federica Betuzzi e Elena Venere del DISTAV e Giulio Cataudella
e per il supporto il Presidente di Enoteca Regionale della Liguria Marco Rezzano , L'Assessore del Comune di Genova Paola Bordilli e Alessandro Piana - Vice Presidente e Assessore Regione Liguria .
I risultati saranno utilizzati per la preparazione di materiale divulgativo, ma anche per la realizzazione di una mostra che celebrerà la tradizione vitivinicola genovese
Simona Venni
Da sin. Federica Betuzzi, Elena Venere, la prof.ssa Laura Cornara e Simona Venni consigliere dell’Enoteca Regionale
Villa Durazzo Bombrini a Genova Cornigliano, sede dell’Enoteca Regionale della Liguria, ospita il progetto di salvaguardia e valorizzazione dei vitigni autoctoni del comune di Genova e della città metropolitana di Genova, un’iniziativa che nasce dalla collaborazione dell’Enoteca con l’agenzia gCguru e il Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Ambiente e della Vita dell’Università di Genova.
Lo studio si concentra in particolare sulla DOC Val Polcevera, una delle otto denominazioni della viticoltura ligure. L’idea è promuovere la visibilità dei produttori del territorio, che hanno saputo trasformare le limitate superfici coltivate a vite in un punto di forza, creando vini unici e di elevata qualità, poco conosciuti al di fuori dei confini regionali. Attraverso indagini bibliografiche, interviste a produttori ed esperti, e analisi botaniche, verranno approfondite le origini storiche e le caratteristiche dei vitigni locali.
I risultati saranno utilizzati per la preparazione di materiale divulgativo, ma anche per la realizzazione di una mostra che celebrerà la tradizione vitivinicola genovese, ancora poco valorizzata, in occasione del prossimo 25° anniversario del vino DOC Val Polcevera, nel 2024. Questa iniziativa mira a far conoscere la ricchezza del patrimonio enologico di Genova, favorendo anche il turismo enologico.
«L’opera di valorizzazione dei prodotti del territorio e della passione di chi li rende unici è fra i principali obiettivi dell’amministrazione comunale che, anche per quanto riguarda la tutela dei vini del genovesato, è in prima linea – dichiara l’assessore al Commercio, Artigianato e Tradizioni del Comune di Genova Paola Bordilli – Il numero e l’alto livello dei soggetti coinvolti in questo progetto ne esalta il valore e le possibilità di sviluppi futuri all’insegna della tradizione e di un’identità enologica e culturale patrimonio unico e inestimabile, con ricadute di sviluppo del territorio, a 360 gradi, ancora in parte inespresse. Fare conoscere i nostri saperi, sapori e produzioni della tradizione territoriale è un volano straordinario per incentivare una filiera che va dall’agricoltore al piccolo commercio al dettaglio, passando per il campo della somministrazione, che sempre di più può spingere nell’offerta di prodotti locali, anche del vino, perché quello genovese e ligure nulla ha da invidiare, visti anche i riconoscimenti internazionali raggiunti, con le grandi etichette più note. In questo processo è fondamentale il ruolo dell’Enoteca e la scelta della sede a Villa Bombrini, fortemente voluta dalla nostra amministrazione e da Società per Cornigliano, si rivela strategica e vincente».
«Un progetto molto importante – commenta il vice presidente della Regione Liguria con delega all’Agricoltura e al Marketing Territoriale Alessandro Piana – per la nostra cultura, le tradizioni e per il futuro. Di fatto, le nostre DOC simbolo del territorio sono ai primi posti tra quelle ad alto potenziale di crescita nei prossimi anni. Ecco perché salvaguardare e promuovere i vitigni autoctoni. In questo caso valorizzare la DOC Val Polcevera vuol dire restituire slancio alle tradizioni e costruire una solida ripresa, andando a colpire un target di riferimento nel mercato particolarmente attento alla qualità e alla cultura del luogo».
«Sono molto orgogliosa di questa collaborazione tra Enoteca Regionale della Liguria e l’Università di Genova, sono sicura che insieme daremo vita ad un importante progetto di studio e approfondimento sul mondo vitivinicolo della Valpolcevera e della collina di Coronata per valorizzarne la tipicità territoriale, la tradizione e la storia. Daremo risalto al grande lavoro dei produttori del nostro territorio grazie anche al contributo di esperti come Virgilio Pronzati che con grande passione e amore raccontano la storia enogastronomica della nostra città» afferma Simona Venni referente per il Comune di Genova all’interno del Consiglio di Enoteca Regionale della Liguria.
La Prof.ssa Laura Cornara, responsabile del progetto per il DISTAV, precisa che: «I vitigni storici del genovesato svolgono un ruolo cruciale nel mantenere viva l’identità culturale e la diversità vitivinicola della nostra regione. Ogni varietà di uva racconta una storia, una tradizione tramandata di generazione in generazione, che si riflette nelle tecniche di coltivazione e vinificazione, così come nelle diverse proprietà organolettiche del vino.La ricerca si propone anche di recuperare e valorizzare i sotto-prodotti della filiera, ricavando da essi biomolecole di potenziale interesse salutistico o utilizzabili per applicazioni fitosanitarie in agricoltura, in un’ottica complessiva di economia circolare».
Per i prossimi mesi quindi Villa Durazzo Bombrini sarà sede di questo importante progetto di ricerca, che diventerà una grande opportunità per far conoscere la ricchezza del patrimonio enologico di Genova, favorendo l’enoturismo e la valorizzazione dell’agricoltura locale apprezzando le radici storiche e le tradizioni connesse, che restituiscono l’anima autentica del territorio ad ogni “sorso”.
Genova. Villa Durazzo Bombrini a Genova Cornigliano, sede dell’Enoteca Regionale della Liguria, ospita il progetto di salvaguardia e valorizzazione dei vitigni autoctoni del comune di Genova e della città metropolitana di Genova, un’iniziativa che nasce dalla collaborazione dell’Enoteca con l’agenzia gCguru e il Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Ambiente e della Vita dell’Università di Genova
Lo studio si concentra in particolare sulla DOC Val Polcevera, una delle otto denominazioni della viticoltura ligure. L’idea è promuovere la visibilità dei produttori del territorio, che hanno saputo trasformare le limitate superfici coltivate a vite in un punto di forza, creando vini unici e di elevata qualità, poco conosciuti al di fuori dei confini regionali. Attraverso indagini bibliografiche, interviste a produttori ed esperti, e analisi botaniche, verranno approfondite le origini storiche e le caratteristiche dei vitigni locali. I risultati saranno utilizzati per la preparazione di materiale divulgativo, ma anche per la realizzazione di una mostra che celebrerà la tradizione vitivinicola genovese, ancora poco valorizzata, in occasione del prossimo 25° anniversario del vino DOC Val Polcevera, nel 2024. Questa iniziativa mira a far conoscere la ricchezza del patrimonio enologico di Genova, favorendo anche il turismo enologico.
Da sin. Giacomo Cattaneo Adorno, Andrea Bruzzone e Gionata Cognata
«L’opera di valorizzazione dei prodotti del territorio e della passione di chi li rende unici è fra i principali obiettivi dell’amministrazione comunale che, anche per quanto riguarda la tutela dei vini del genovesato, è in prima linea – dichiara l’assessore al Commercio, Artigianato e Tradizioni del Comune di Genova Paola Bordilli – Il numero e l’alto livello dei soggetti coinvolti in questo progetto ne esalta il valore e le possibilità di sviluppi futuri all’insegna della tradizione e di un’identità enologica e culturale patrimonio unico e inestimabile, con ricadute di sviluppo del territorio, a 360 gradi, ancora in parte inespresse. Fare conoscere i nostri saperi, sapori e produzioni della tradizione territoriale è un volano straordinario per incentivare una filiera che va dall’agricoltore al piccolo commercio al dettaglio, passando per il campo della somministrazione, che sempre di più può spingere nell’offerta di prodotti locali, anche del vino, perché quello genovese e ligure nulla ha da invidiare, visti anche i riconoscimenti internazionali raggiunti, con le grandi etichette più note. In questo processo è fondamentale il ruolo dell’Enoteca e la scelta della sede a Villa Bombrini, fortemente voluta dalla nostra amministrazione e da Società per Cornigliano, si rivela strategica e vincente».
«Un progetto molto importante – commenta il vice presidente della Regione Liguria con delega all’Agricoltura e al Marketing Territoriale Alessandro Piana – per la nostra cultura, le tradizioni e per il futuro. Di fatto, le nostre DOC simbolo del territorio sono ai primi posti tra quelle ad alto potenziale di crescita nei prossimi anni. Ecco perché salvaguardare e promuovere i vitigni autoctoni. In questo caso valorizzare la DOC Val Polcevera vuol dire restituire slancio alle tradizioni e costruire una solida ripresa, andando a colpire un target di riferimento nel mercato particolarmente attento alla qualità e alla cultura del luogo».
I tre Valpolcevera Coronata
«Sono molto orgogliosa di questa collaborazione tra Enoteca Regionale della Liguria e l’Università di Genova, sono sicura che insieme daremo vita ad un importante progetto di studio e approfondimento sul mondo vitivinicolo della Valpolcevera e della collina di Coronata per valorizzarne la tipicità territoriale, la tradizione e la storia. Daremo risalto al grande lavoro dei produttori del nostro territorio grazie anche al contributo di esperti come Virgilio Pronzati che con grande passione e amore raccontano la storia enogastronomica della nostra città» afferma Simona Venni referente per il Comune di Genova all’interno del Consiglio di Enoteca Regionale della Liguria.
La Prof.ssa Laura Cornara, responsabile del progetto per il DISTAV, precisa che: «I vitigni storici del genovesato svolgono un ruolo cruciale nel mantenere viva l’identità culturale e la diversità vitivinicola della nostra regione. Ogni varietà di uva racconta una storia, una tradizione tramandata di generazione in generazione, che si riflette nelle tecniche di coltivazione e vinificazione, così come nelle diverse proprietà organolettiche del vino.La ricerca si propone anche di recuperare e valorizzare i sotto-prodotti della filiera, ricavando da essi biomolecole di potenziale interesse salutistico o utilizzabili per applicazioni fitosanitarie in agricoltura, in un’ottica complessiva di economia circolare».Per i prossimi mesi quindi Villa Durazzo Bombrini sarà sede di questo importante progetto di ricerca, che diventerà una grande opportunità per far conoscere la ricchezza del patrimonio enologico di Genova, favorendo l’enoturismo e la valorizzazione dell’agricoltura locale apprezzando le radici storiche e le tradizioni connesse, che restituiscono l’anima autentica del territorio ad ogni “sorso”.
Una storica etichetta di Coronata
SIMPLY ITALIAN ASIA TOUR 2023 – TAIPEI 29 MAGGIO; TOKYO 31 MAGGIO
Dopo il successo di Americas Tour a febbraio e della partecipazione a Vinexpo Singapore (23-25 maggio), Simply Italian Great Wines raggiunge Taipei per la seconda volta (prima edizione nel 2018) e Tokyo (ultima edizione 2019).
Il tour, ideato da I.E.M. (International Exhibition Management) per promuovere e valorizzare il vino italiano nel mondo, fa tappa il 29 maggio a Taipei e il 31 maggio a Tokyo. Due appuntamenti con i professionisti del trade, del canale HORECA e della comunicazione, in un mercato che offre interessanti margini di crescita per la nostra produzione enologica. Il mercato del vino nell’isola di Taiwan, si posiziona tra i primi cinque in Asia e vale complessivamente oltre 222 milioni di euro. L’Italia, in termini di valore, si posiziona terza come paese fornitore di vino con esportazioni pari a 22,4 milioni di euro. In volume, è il quarto fornitore, esportando quasi 3,1 milioni di litri per una quota di mercato del 13,61%. In considerazione dell’andamento degli ultimi anni, il mercato taiwanese offrirà ai vini italiani prospettive di crescita molto interessanti. Nei primi mesi del 2022 la crescita è del 18,76% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. I giovani consumatori che si approcciano al mondo vinicolo italiano hanno particolare interesse verso le aree produttive meno conosciute del centro Italia, con focus sui vitigni autoctoni. Sicuramente un mercato che offrirà ottime opportunità sia ai piccoli che ai grandi produttori. All’interno delle sale del Taipei Marriott Hotel, il Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo sarà protagonista della prima tappa di Simply Italian Great Wines Asia tour, con una masterclass dedicata al Montepulciano d’Abruzzo DOC condotta da Aaron Chuang – WSET Educator. La giornata proseguirà con il consueto walk-around tasting dove il trade locale avrà la possibilità di degustare denominazioni di altre regioni, quali Toscana, Puglia, Veneto.
Poco più a est, il Giappone è ormai diventato il sesto mercato importatore per il vino italiano. Il sensibile aumento delle importazioni di vino assesta il paese a 1,77 miliardi di euro. Dato di notevole importanza, con la crescita del vino italiano nel 2022 pari a +18,4% in volume (454 milioni di litri) - il doppio rispetto alla Cina +9,2% - e in valore pari a 25,1% (212,77 milioni di euro). Questi risultati derivano da una positiva importazione di vini fermi (soprattutto i rossi) con chiusura dell’anno scorso a 165 milioni di euro (+25%) e di bollicine a 44 milioni di euro (+26%).
Ed è qui, negli spazi esclusivi del Grand Hyatt Tokyo, che il trade locale potrà degustare ed analizzare due vini di gran valore storico: il Pinot Grigio delle Venezie e il Vino Nobile di Montepulciano. Due masterclass, guidate da Isao Miyajima, con rispettivamente otto etichette partecipanti. Il ricco programma prevede anche una parte dedicata agli incontri B2B, dove le aziende coinvolte avranno la possibilità di presentarsi agli importatori locali ed al resto del trade durante il walk-around tasting.
“Taiwan e Giappone sono mercati asiatici con crescite diverse ma significative per il vino made in Italy” afferma Marina Nedic – managing director di I.E.M., “Taiwan è un mercato emergente con un vasto pubblico di giovani consumatori, desideroso di stare al passo e scoprire le meraviglie del mondo vitivinicolo. Il Giappone, invece, è un mercato consolidato da diversi anni – non a caso Simply Italian torna per la settima volta a Tokyo. I nostri eventi donano alle aziende l’occasione giusta per affacciarsi a questi mercati lontani e gettonati, mettendo in primo piano i loro prodotti e il valore del made in Italy.”
www.simplyitaliangreatwines.com
CITTÀ EUROPEA DEL VINO 2024 PER 20 COMUNI DELL’ALTO PIEMONTE E GRAN MONFERRATO
Il presidente Angelo Radica: “Riconoscimento meritato per l’ampia offerta di eventi e iniziative”
I 20 Comuni Città del Vino dell’Alto Piemonte e del Gran Monferrato saranno la “Città Europea del Vino 2024”. Il Consiglio Nazionale dell’Associazione Città del Vino, sentita la Commissione Tecnica di valutazione delle candidature pervenute, ha infatti indicato l’Alto Piemonte - Gran Monferrato quale Città Europea del Vino per l'anno 2024. La comunicazione ufficiale è stata fatta ieri pomeriggio dal Presidente delle Città del Vino Angelo Radica nel corso dell'assemblea generale dell'Associazione.
Sarà il Consiglio di RECEVIN (Rete Europea delle Città del Vino) a formalizzare la nomina del vincitore nel corso di un incontro che si terrà entro la metà di luglio a Bruxelles al Parlamento Europeo.
La proposta delle Città del Vino dell’Alto Piemonte - Gran Monferrato è stata ritenuta meritevole di accoglimento in considerazione del voluminoso dossier di candidatura realizzato dal Comitato Promotore.
Il riconoscimento ottenuto dalle Città del Vino di questa importante parte del Piemonte, che si estende dal nord al sud della Regione, porrà questo territorio al centro di numerose iniziative si respiro nazionale ed europeo nel corso del 2024, molte delle quali avranno interesse politico, oltre che culturale ed economico, per l’intera Unione Europea in quanto saranno affrontati alcuni dei tempi più stringenti che riguardano le tematiche del vino.
Destinatarie del prestigioso riconoscimento sono le città di Acqui Terme, Barengo, Boca, Bogogno, Borgomanero, Briona, Brusnengo, Casale Monferrato, Fara Novarese, Gattinara, Ghemme, Maggiora, Mezzomerico, Ovada, Romagnano Sesia, Sizzano, Suno, Vigliano Biellese e Villa del Bosco; nella primavera del 2022 hanno avviato un percorso comune per giungere al riconoscimento di territorio europeo del vino.
Le altre due candidature, meritevoli di attenzione, sono state quelle del Comune di Montepulciano, in Provincia d Siena, terra del Vino Nobile Docg, e del Comune romagnolo di San Clemente in provincia di Rimini.
“L’Alto Piemonte e il Gran Monferrato – afferma Angelo Radica, presidente di Città del Vino – ha meritato questo riconoscimento per l’ampia offerta di eventi e iniziative programmate, soprattutto dal punto di vista degli approfondimenti tecnici e vitivinicoli, oltre che culturali e storici. Intanto quest’anno festeggiamo come Città Europea del Vino la regione portoghese del Douro, la cui candidatura è stata espressa dalla rete delle Città del Vino del Portogallo AMPV, associazione analoga alla nostra italiana”.
L'iniziativa, promossa da Recevin (Rete Europea delle Città del Vino), nasce con l'intento di valorizzare la ricchezza, la diversità e le caratteristiche della cultura della vite e del vino e l'impatto che queste hanno sulla società, il paesaggio, l'economia, la gastronomia e il patrimonio materiale e immateriale di un territorio, oltre che a favorirne la conoscenza anche all'estero. La candidatura ha ottenuto, tra l’altro, il patrocinio della Regione Piemonte e delle Provincie di Alessandria, Biella, Novara, Verbano Cusio Ossola e Vercelli.
Il Comitato promotore, composto da Mario Arosio, Rossana Benazzo, Davide Maria Giordano, Umberto Stupenengo e Davide Temporelli ha espresso tutta la sua soddisfazione: “È un risultato straordinario, frutto di un’alleanza inedita ma che si è consolidata intorno ad un progetto valoriale; abbiamo toccato dei temi fondamentali come la sostenibilità, il preservare la cultura contadina, la biodiversità e il turismo. Partiamo con un percorso entusiasmante e cercheremo di portare in alto il nostro riconoscimento, di lavorare uniti e di rappresentare al meglio, forti delle nostre peculiarità, non solo questa parte di Piemonte, ma tutta l’Italia”.
Il vice presidente nazionale di Città del Vino, Stefano Vercelloni – assessore al Comune di Sizzano (NO) e coordinatore regionale delle Città del Vino piemontesi aggiunge: “Un riconoscimento eccezionale, che si sviluppa nell’alveo dell’associazione nazionale Città del Vino, una realtà straordinaria che unisce tantissimi Comuni italiani. La candidatura dell’Alto Piemonte - Gran Monferrato racchiude un territorio ampio e variegato, davvero importante nel panorama enologico piemontese. Una zona ricca di vitigni autoctoni e di coltivazioni che meritano una ribalta europea che questo riconoscimento è in grado di dare.”
Il presidente del Comitato Mario Arosio chiarisce: “Abbiamo messo insieme sensibilità, esperienze e conoscenze variegate per dare al nostro progetto tutta la forza di cui aveva bisogno per giungere al traguardo del riconoscimento, ora dobbiamo lavorare per far sì che il territorio capisca il volano di sviluppo che potrà dare questo risultato”.
Anche l’Assessore regionale all’agricoltura della Regione Piemonte, Marco Protopapa, esprime il suo sincero apprezzamento: “Si tratta di un grande risultato per il nostro Piemonte grazie alla sinergia dei territori che da nord a sud della regione hanno creduto in questa opportunità. Un grande risultato di immagine e promozione del nostro mondo vitivinicolo”.
www.agenziaimpress.it