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LE RICETTE DEL VINO: ECCO I 900 PIATTI “LOCAL” DELLE DONNE DEL VINO
UN GRANDE RICETTARIO ON LINE APRE L’ANNO DELL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE CHE RIUNISCE PRODUTTRICI, SOMMELIER, ENOTECARIE, ENOLOGHE, RISTORATRICI, GIORNALISTE
Il primo ricettario che parte dal vino per arrivare al cibo: 900 ricette che insegnano a preparare la cucina tipica più adatta a gustare i vini della stessa regione.
900 ricette dalle 900 Donne del Vino con piatti locali e di antica tradizione, scelti in base all’abbinamento con i vini e i vitigni della stessa zona. Nasce così il primo ricettario al mondo che parte dal vino per arrivare al cibo e insegna a preparare la cucina tipica più adatta a gustare i vini della stessa regione. Nel suo complesso «Le ricette del vino» sono una raccolta di vini e tradizioni culinarie. Fanno conoscere anzi fanno entrare in quel patrimonio di saperi e sapori che caratterizza le tante «patrie locali» di cui è ricca l’Italia.
Sarà quindi il vino il vero protagonista di questo ricettario, ogni abbinamento è pensato per un piatto tipico e realizzato dalle associate nella tradizione regionale, della città, del paese o del borgo in cui la Donna del Vino vive o lavora. Produttrici, sommelier, enotecarie, enologhe, ristoratrici, giornaliste ed esperte del settore si sono messe letteralmente ai fornelli per realizzare le ricette, straordinarie professionalità del mondo del vino che grazie ai loro suggerimenti daranno un valore aggiunto al piatto.
«Le Ricette del Vino» sono raccolte e pubblicate con cadenza bisettimanale (il martedì e il venerdì) sul nuovo sito dell’Associazione www.ledonnedelvino.com in una sezione dedicata.
«Questo ricettario - spiega Donatella Cinelli Colombini, presidente dell’Associazione nazionale - vuole diventare un punto di riferimento per chi ama la cucina tradizionale e i grandi vini italiani, in questo modo la nostra associazione intende dare un utile contributo alla salvaguardia della cultura materiale italiana e alla conoscenza dei territori del vino attraverso la valorizzazione degli abbinamenti storici fra vino e cibo». E aggiunge: «Un particolare ringraziamento a tutte le Donne del Vino che, con entusiasmo, stanno aderendo a questa speciale iniziativa, a Liliana Savioli per l’idea di un approccio diverso al classico ricettario valorizzando il vino, alle responsabili del progetto Cinzia Mattioli e Antonietta Mazzeo, a Camilla Guiggi per il contributo agli abbinamenti, a Paola Bosani per il coordinamento editoriale e allo splendido e affiatato gruppo di lavoro».
I gruppi di lavoro sono i seguenti:
Ricette Nord Ovest (Liguria, Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia): Cinzia Mattioli, Josè Pellegrini, Marina Ramasso, Camilla Guiggi, Anna Pesenti
Ricette Nord Est (Veneto, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige): Liliana Savioli, Romina Togn;
Ricette Centro (Emilia Romagna, Toscana, Marche, Lazio, Umbria): Antonietta Mazzeo, Laura Bucci, Paola Rastelli;
Ricette Sud Ovest (Campania, Basilicata, Calabria): Lorella Di Porzio, Gilda Martusciello, Vincenza Alessio Librandi;
Ricette Sud Est (Puglia, Abruzzo, Molise): Sabrina Soloperto;
Ricette Sicilia e Sardegna: Roberta Urso.
CHI SONO LE DONNE DEL VINO
Le Donne del Vino sono un’associazione senza scopi di lucro che promuove la cultura del vino e il ruolo delle donne nella filiera produttiva del vino. Nata nel 1988, conta oggi oltre 900 associate tra produttrici, ristoratrici, enotecarie, sommelier e giornaliste. Le Donne del vino sono in tutte le regioni italiane coordinate in delegazioni. Altre info sul sito e sul blog: www.ledonnedelvino.com
Associazione Nazionale Le Donne del Vino
02 867577, www.ledonnedelvino.com, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Fiammetta Mussio
BENESSERE A TAVOLA: I CIBI SALUTARI CHE PENSAVI FACESSERO MALE E QUELLI CHE DOVRESTI INSERIRE E (FORSE) NON CONOSCI
Sì a pizza, fritti e cioccolato, prelibatezze di cui ci siamo privati per anni e che non sono nostri nemici. Importante anche il consumo di inulina e curcuma.
La dottoressa Chiara Manzi spiega come abbinare e cucinare i cibi, per non rinunciare a nulla, essere sani e restare o tornare in forma
La buona cucina è uno dei “vizi” più amati dagli italiani, che tendono a concedersi con una certa frequenza dei piccoli peccati di gola, salvo poi sentirsi in colpa nei confronti della linea o del benessere. In realtà, alcuni cibi vengono spesso considerati poco salutari, mentre non solo non fanno male, ma, inseriti nel modo corretto nella nostra alimentazione, possono essere dei fidati alleati del nostro benessere e della forma fisica, anche dopo gli eccessi delle feste.
“Fermo restando che ognuno di noi dovrebbe adottare una dieta varia e bilanciata pensata in base alle proprie esigenze, e che, in caso di patologie o sensibilità alimentari, è sempre opportuno consultare il proprio medico, credo sia arrivato il momento di assolvere quei cibi o quelle cotture che da tempo sono “accusati” ingiustamente. – Commenta la dottoressa Chiara Manzi, nutrizionista italiana e docente universitaria, massima esperta in Europa di Culinary Nutrition – La Dieta Mediterranea, che non esclude alcun alimento o macrocategoria, è ormai considerata come il miglior regime alimentare, inclusa dal 2010 addirittura nella lista UNESCO dei Patrimoni Immateriali dell’Umanità. Con la Culinary Nutrition, abbiamo una sorta di evoluzione di questo tipo di alimentazione. Recenti studi, infatti, hanno dimostrato come, abbinando un certo modo gli ingredienti e seguendo determinate procedure per la cottura, possiamo mangiare tutto ciò che amiamo, senza privarci di nulla, compreso pizza, fritti e cioccolato”.
Nel suo ultimo libro, “Cucina Evolution. In forma senza dieta”, edito da Art Joins Nutrition, la dottoressa Chiara Manzi illustra in modo approfondito i principi base da seguire per avere un’alimentazione che non escluda nulla, consentendoci di restare in salute e in perfetta forma. Per amplificarne i benefici, inoltre, la dottoressa consiglia di portare a tavola anche alcuni cibi che (forse) ancora si conoscono e si consumano poco. Sì a pasta e pizza, anche con farina raffinata, ma aggiungiamo fibre solubili
I carboidrati vengono spesso demonizzati, soprattutto quelli a base di farina raffinata. Sebbene, in effetti, siano da preferire i prodotti integrali, più ricchi di fibre, dobbiamo ammettere che spesso il gusto viene compromesso. Pensate a un soffice dolce, che risulterebbe meno lievitato, o ad un piatto di carbonara, non è certo la stessa cosa! La soluzione, dunque, è quella di aggiungere inulina a catena lunga, una fibra solubile non digeribile che potenzia la microflora e non altera il sapore. Il piatto risulterà ricco di fibre, gustoso e con un minor impatto glicemico.
2. Olio Extravergine di Oliva, un toccasana a crudo, che può essere usato anche in cottura
L’olio EVO è un grasso vegetale, ma, proprio come nel caso degli zuccheri, non ne esiste un tipo soltanto. Questo olio nello specifico è ricco di acidi grassi monoinsaturi, che proteggono cuore e arterie, è ricco di vitamina E, un potente antiossidante che contrasta l’invecchiamento cellulare, e di polifenoli, che migliorano la microflora intestinale. Questo, però, non significa che possiamo irrorare i nostri piatti di olio. Ricordate che è pur sempre un grasso, ed un consumo eccessivo è sconsigliabile. Inoltre, ogni cucchiaio apporta 90 kcal. Dunque, usiamolo nelle giuste quantità per insaporire i nostri piatti, senza eccedere.
3. Sì alla cottura
Sfatiamo subito il mito secondo il quale i cibi crudi siano più salutari. Se questo può essere vero per alcuni alimenti, che magari rischiano di perdere parte dei nutrienti durante la cottura, non vale per altri. Alcuni alimenti, infatti, consumati da crudi risultano essere meno nutrienti, come nel caso delle carote: i carotenoidi si assimilano solo al 5% se le consumiamo crude!
4. Uova, assolte in pieno dal “reato di colesterolo”
A sfatare il falso mito che facciano ingrassare e aumentino il colesterolo, ci hanno pensato diversi ricercatori, in particolare, un gruppo dell’Università di Sidney, ha appurato che, anche mangiando fino a 12 uova alla settimana, non si verifichino aumenti né di peso, né di colesterolo. Senza arrivare a queste quantità, le uova presentano proteine di alto valore biologico e importanti micronutrienti come la vitamina A, la B12, acido folico (importante in gravidanza), ferro, calcio, fosforo e potassio. Infine, il tuorlo è ricco di lecitine, che riducono l’assorbimento intestinale del colesterolo
5. Cioccolato, un peccato di gola che puoi sempre concederti
Il cioccolato viene spesso utilizzato per premiarsi di qualcosa, o per tirarsi su, pensando che vada consumato solo raramente per evitare di ingrassare o pensando che possa far male. Al contrario, il cioccolato fondente al 70% o più, è ricco di flavonoidi, in grado di regolare la microcircolazione sanguigna e linfatica, favorire la protezione dei piccoli vasi venosi, proteggere il fegato e rinforzare il sistema immunitario. A patto di non assumerlo insieme ai latticini perché la caseina impedisce l’assorbimento intestinale dei flavonoidi. In questi grigi pomeriggi invernali, dunque, non neghiamoci una tazza di cioccolata calda, magari sostituendo il latte con acqua, o concediamoci della gustosa crema spalmabile alle nocciole, scegliendo quelle povere di zuccheri e grassi e arricchite con inulina.
6. Fritto, buono e salutare se lo fai così
Tutte le diete vietano la frittura, nonostante sia un metodo di cottura che conserva benissimo molte vitamine e che se fatta nel modo giusto può contenere meno grassi di un’insalatona. Seguendo questi accorgimenti 100 g di frittura infarinata con farina di riso assorbirà circa 4 g di olio: l’olio deve essere abbondante (1L ogni 100g di prodotto) e ad una temperatura costante di 170°C; prima di friggere l'alimento, mettetelo a raffreddare in freezer, assorbirà la metà del grasso; il fritto andrà scolato bene e poi tamponato tre volte in carta assorbente; infine, evitare la formazione di sostanze dannose come l’acrilammide, sostanza cancerogena che si forma quando le impanature passano da dorate a marroncine.
7. Curcuma e pepe nero, le spezie che riducono il girovita
Questa coppia vincente ha il potere di ridurre il girovita. La curcumina vanta molte proprietà positive, abbassa il colesterolo, inibisce la formazione di cellule grasse, aiuta l'umore, ma il suo assorbimento intestinale è molto basso se non viene accostata alla piperina del pepe nero, che stimola i villi intestinali e ne aumenta l’assimilazione fino a duemila volte. Dunque, aggiungi questa coppia vincente alle tue ricette dalla panatura della cotoletta (usa albume, curcuma e pepe nero) e alla marmellata.
8. Meno lattosio, più benessere
Per la preparazione di dolci, meglio scegliere i prodotti
(latte, ricotta, mascarpone…). Pur mantenendo gli stessi valori nutrizionali del latte con lattosio, è molto più dolce e ci consente di aggiungere meno zucchero. Contiene, infatti, un mix di zuccheri, glucosio e galattosio, che ha un potere dolcificante doppio rispetto a quello del lattosio.
9. Eritritolo, il dolcificante naturale a 0 calorie, che ti permette di non rinunciare ai dolci
Questo dolcificante naturale appartiene al gruppo dei polioli e si ottiene dalla fermentazione di zuccheri naturalmente presenti in frutta e altri alimenti di origine vegetale. Al contrario degli altri polioli ha zero calorie e non ha effetti lassativi. Ha un potere dolcificante pari al 70% del comune zucchero da tavola e non presenta alcun retrogusto, come, invece, la stevia. Non influisce sui livelli di glucosio e di insulina nel sangue, rendendolo adatto anche a chi soffre di diabete, e non causa carie! Usalo al posto del classico zucchero bianco per i tuoi dolci, potrai concederti una piccola coccola senza sensi di colpa.
10. Inulina, l’amica di ogni piatto
Si tratta di fibra di cicoria, in commercio ce ne sono di diversi tipi e solo quella a catena lunga (Inulina Excellence) ha sapore neutro, ed è in grado di abbassare l’indice glicemico delle ricette e ridurre l’assorbimento di grassi e carboidrati, facendo anche uno sconto sulle calorie! È un prebiotico in grado di aumentare la densità di Bifidobatteri e Lattobacilli nel nostro intestino, riducendo la carica di batteri nocivi. Dai primi piatti, ai secondi, fino ai dolci, aggiungendo Inulina Excellence ad ogni preparazione si ottiene immediatamente una pietanza più ricca di fibre, sana e adatta anche a chi deve perdere peso.
Nella foto Chiara Manzi
Alessandro Maola
LA NAVE SCUOLA AMERIGO VESPUCCI COMPIE 90 ANNI, INTERVISTA AL COMANDANTE GIANFRANCO BACCHI
Paolo Maccione, direttore di Barche d’Epoca e Classiche, ha intervistato (a distanza) il Capitano di Vascello Gianfranco Bacchi, 122esimo comandante dell’Amerigo Vespucci, la nave scuola della Marina Militare Italiana varata nel 1931. Dopo l’annullamento nel 2020, causa emergenza sanitaria, del già programmato periplo del globo, Bacchi è stato riconfermato al comando del veliero più bello del mondo. A lui l’onore nel 2021 di celebrare i 90 anni di storia della nave, diventata in piena pandemia ancor più simbolo di italianità. Nelle 10 domande dell’intervista si è parlato della mancata campagna addestrativa attorno al pianeta, di arte marinaresca, del Tricolore, del genere maschile … e di donne a bordo.
Il Capitano di Vascello Gianfranco Bacchi il giorno dell'insediamento al comando di Nave Vespucci. Bacchi è il 122esimo comandante avvicendatosi a bordo nei 90 anni di storia del veliero e il terzo al quale sia stato affidato il comando per un periodo superiore all'anno
1.Comandante Bacchi, nel 2020, causa emergenza sanitaria, l’Amerigo Vespucci ha annullato il giro del mondo ed effettuato la tradizionale campagna di istruzione in Italia senza le soste nei porti con i consueti “assalti” di visitatori a bordo. Per tutta l’estate vi abbiamo seguito sui social network mentre navigavate da nord a sud, da est a ovest … su e giù per il Mar Tirreno. Questo vagabondare quasi senza una meta precisa non vi ha dato quasi l’impressione di essere una ‘nave dei dannati’ cui fosse precluso lo sbarco a terra? Potremmo dire che il vostro equipaggio più che godere di qualche giorno di franchigia sembra abbia dovuto vivere un’interminabile quarantena?
Sicuramente il “raffreddamento” motivazionale a seguito dell’annullamento del Giro del Mondo è stato percepito un po’ da tutti i membri dell’equipaggio. Tuttavia la voglia di partire era talmente diffusa ad ogni livello che il 21 giugno si scrutavano solo sorrisi e un senso di buon umore collettivo che avrei difficilmente immaginato in anticipo. Dinnanzi a noi avevamo due mesi di mare senza soste e senza interrelazioni con l’esterno se non attraverso i canali di comunicazione. L’abbiamo affrontata come una prova da superare e nel senso di una volontà condivisa nel dimostrare a tutti che eravamo in grado di svolgere la missione negli spazi e nei tempi concessi. Voglio quindi rispondere alla domanda partendo dalla fine. Il risultato è stato eccellente. Gli stessi sguardi entusiasti sono tornati a La Spezia al termine dell’estate ed è stato forse il successo più prezioso di questa esperienza atipica. L’obiettivo della Campagna d’Istruzione è stato quello di concentrare la formazione sull’aspetto marinaresco e sulla ricerca delle migliori condizioni meteorologiche per sfruttare le caratteristiche della nave. Questa libertà di manovra concessami dal Comando in Capo della Squadra Navale ci ha permesso di capitalizzare al massimo la navigazione a vela condotta in condizioni ottimali o comunque tali da sottoporre gli allievi a tutte le prove necessarie e funzionali alla loro crescita umana e professionale. Abbiamo ricercato passaggi suggestivi da compiere a vele spiegate e spinti da venti spesso intensi come nel transito delle Bisce nel Parco della Maddalena o l’attraversamento dello Stretto di Messina. Per concludere con l’ingresso a vela in Mar Piccolo a Taranto, il 22 agosto. Inoltre ho aggiunto alla necessità di compiere soste tecniche alla fonda, la possibilità di svolgere attività sportive e ricreative organizzando gare di nuoto, canoa, tavole a remi o palischermi, tutte completate con divertenti premiazioni la sera a centro nave accompagnate da buffet e tanta allegria collettiva. In sintesi, più che una limitazione si è rivelata una straordinaria occasione di crescita, una circostanza irripetibile di condivisione finalizzata alla nascita di un corso. Infatti quest’anno il Vespucci ha avuto la possibilità di sottoporre la prima classe dell’Accademia Navale ad un periodo formativo di un’intensità mai sperimentata prima e il lavoro svolto a bordo ha consentito la creazione di una nuova “squadra” di allievi particolarmente coesa e forgiata sulla conoscenza reciproca e il lavoro collettivo. Quella che era iniziata come una reclusione forzata si è trasformata in un’opportunità, unica e probabilmente irripetibile, sia per me che per tutto il mio equipaggio. In estrema sintesi ed usando termini marinari, siamo stati capaci di cambiare rotta abbandonando il bordo “dannato”, usando sue parole, e virando per un bordo estremamente favorevole che ci ha condotto felicemente al traguardo.
Diventare comandante dell’Amerigo Vespucci è stato un sogno che si è avverato, ma nel suo caso sembra che il destino non le sia stato amico. In teoria lei sarebbe dovuto sbarcare a San Diego, sulla costa occidentale degli Stati Uniti d’America, per lasciare il posto a un nuovo comandante dopo avere percorso mezzo giro del mondo col Vespucci, programmato per il 2020 e 2021. Invece al posto dell’Arabia Saudita, India, Filippine, Giappone (con tanto di Olimpiadi, poi rimandate al 2021) e Hawaii le sono toccate la costa ligure e lo Stretto di Messina. A quale forma di iattura o malasorte ha pensato quando il 7 marzo 2020 lo Stato Maggiore della Marina ha dovuto annunciare l’annullamento del periplo del globo?
Chi mi conosce, sa bene che non sono una persona abile o capace di dissimulare. L’annuncio dell’annullamento della Campagna “Italia a vele spiegate” in giro per il mondo è stato inevitabile in seguito alle notizie che si ascoltavano dai media. Eravamo pronti e capivamo che non poteva più essere un’attività sostenibile dal Paese in sofferenza per la pandemia in atto. Naturalmente speravamo tutti in un ritardo piuttosto che un annullamento, ma la situazione che si andava gradualmente a complicare non lasciava grandi aspettative. La Forza Armata si stava concentrando nel fornire un sopporto medico alla popolazione e noi non potevamo che esprimere solidarietà nei confronti di un Paese che stava affrontando una crisi economica oltre che sanitaria. Non è forse corretto parlare di rassegnazione ma sicuramente di comprensione e adeguamento a ciò che ci circondava. Dopo questa doverosa premessa devo confessarle che oggi, terminata la Campagna d’Istruzione 2020 con tutto quello che ci è capitato sia sotto l’aspetto marinaresco che mediatico, con i nostri omaggi musicali e “tricolore” nelle città costiere che ci attendevano, non riuscirei a confrontare e cambiare questa esperienza con un Giro del Mondo. E’ stata un’estate formidabile, inattesa, magica che non mi ha fatto desiderare altro se non cercare il vento, navigare e far sentire la nostra vicinanza alla popolazione provata ma che ricambiava con straordinario entusiasmo e apprezzamento. Come per l’aspetto formativo, che nel corso di questa Campagna d’Istruzione ha raggiunto livelli massimi grazie proprio alla necessità di trascorrere tutto il periodo in mare e nei soli rapporti fra l’equipaggio, anche la mia esperienza è stata unica e di valore inestimabile. Così come ho accettato senza rimpianti il cambio di programma imposto dalla pandemia, ho avuto fiducia nello sviluppo di quella che era diventata la nostra nuova missione. La mia natura piuttosto fatalista mi porta e mi ha sempre portato a cercare la positività dai cambiamenti, anche se inizialmente dolorosi o apparentemente diminutivi. Nel mio Comando la trasformazione di un programma mi ha concesso opportunità che non avrei mai potuto avere in altre condizioni. Poter scegliere le rotte più idonee in funzione del vento, avere la possibilità di navigare e effettuare rapide soste alla fonda in luoghi caratteristici e particolarmente suggestivi del Mediterraneo, aver condotto la nave nella navigazione attraverso il Canale navigabile di Taranto per completare la campagna addestrativa sotto gli occhi di una città e di tutto il paese, ha costituito una ricchezza che porterò con me per tutta la vita. Anche in questo caso, più che di malasorte, parlerei di fortuna.
Nella storia degli oltre 120 comandanti che si sono avvicendati su Nave Vespucci a partire dal 1931 (lei è il 122esimo), anno del varo, solo due l’hanno comandata per più di un anno: il Capitano di Vascello Angelo Leonardo Lattarulo (a gennaio 2021 saranno trascorsi 10 anni dalla sua scomparsa), tra il 1996 e il 1998, e il Capitano di Vascello Curzio Pacifici, ben 4 anni di comando tra il 2012 e il 2016, che comprendono due anni di fermo nave per riammodernamento. La inorgoglisce sapere di essere diventato il terzo comandante nella storia della nave a superare l’usuale anno di comando?
Non voglio ricamare gloria dove in realtà esiste esclusivamente un razionale operativo e di circostanza. Ero stato individuato a priori come Comandante che avrebbe preparato e affrontato il Giro del Mondo in condivisione con un centoventitreesimo Comandante che mi avrebbe avvicendato in California. L’annullamento della Campagna per le noti ragioni già menzionate mi ha sottratto questa opportunità e il Capo di Stato Maggiore, su proposta del Comandante in Capo della Squadra Navale, ha pensato di concedermi una seconda opportunità. Più che di orgoglio vorrei parlare di soddisfazione. Essere il Comandante dell’Amerigo Vespucci è un privilegio che si gode e respira ogni giorno, ogni mattina in cui ci si sveglia e si apre la porta del Camerino. Questa nave ti insegna sempre qualcosa di nuovo e ciò che ti trasmette è di gran lunga superiore a quello che ti chiede in cambio.
Comandante Bacchi, l’abbiamo sentita suonare il piano di bordo in navigazione in omaggio alla scomparsa di Ennio Morricone e poi ancora onorare il grande cantautore Pino Daniele quando l’unità ha navigato in prossimità della costa campana. Un esempio di militare-musicista che sui social network ha riscosso ampi consensi. Quali altre forme d’arte o di creatività vengono praticate a bordo del Vespucci?
Il Vespucci esprime arte già per il fatto stesso di esistere. La invito a trascorrere un giorno in veleria e vedere come si completa la riparazione di un fiocco, come si effettuano impalamature (legature sulle ralinghe), impiombature o come vengono chiuse le cuciture portoghesi (fasciature sulle redance) o preparati i pugni di scimmia (nodi che sostengono i bertocci) per allestire i bertocci (anelli su cui scorrono gli imbrogli) nelle vele quadre. Poi trascorrere una giornata in mare ed osservare il personale in alberata che si adopera a sghindare (ammainare la parte più alta dell’albero) e scrociare (ammainare i pennoni) alberetti e pennoni. E’ questa la più straordinaria forma d’arte che viene praticata a bordo. Un’arte esclusiva e che pochi al mondo sono in grado di esprimere. Costituisce un patrimonio a cui la Marina non vuole rinunciare conservando l’originalità di una Nave unica. Per me sedermi al pianoforte del corridoio ufficiali e suonare i tributi che ha citato, è stato un atto dovuto in quanto consumato in un contesto di arte e bellezza che richiede a tutti noi, equipaggio, di esprimere la passione in tutte le forme di cui siamo capaci.
L’Amerigo Vespucci piace e mette tutti d’accordo. Più che una nave è un simbolo di italianità. Comunicativamente parlando attira follower e visualizzazioni più di un influencer. Però quando si parla di navi grigie, di stanziamenti miliardari per costruire le FREMM (Fregata Europea Multi Missione) o per imbarcare velivoli moderni su una nuova portaerei serpeggia un certo ‘dissenso popolare’? Eppure entrambe le cose rappresentano due facce della stessa medaglia, ovvero la Marina Militare. Dunque perché è così difficile fare capire che gli ufficiali formatisi sul Vespucci saranno gli stessi che un giorno comanderanno un incrociatore lanciamissili? In fondo, mai vi saranno da difendere in futuro i confini nazionali, non lo potremo certo fare sparando coi lanciasagole di Nave Vespucci …
Lo strumento navale, come quello relativo alle altre Forze Armate, è spesso strumentalizzato per motivi politici. Non parlerei di “dissenso popolare”, ma di orientamenti ideologici che creano contrapposizioni. Tuttavia non vedo dissenso nei confronti della figura del militare, non sento parlare di atti offensivi rivolti a militari in quanto individui o rappresentanti dello Stato, da decadi. Ci sono posizioni diverse riguardo la spesa per la Difesa, ma questo lo ritengo normale e associabile a qualunque altro dibattito nell’ambito di ogni dicastero. Il Vespucci è indenne da questa partita in quanto simbolo dell’Italia in una forma comprensiva non divisiva. Nessuno si esprime negativamente nei confronti delle Frecce Tricolori mentre ci sono forti dibattiti, come ha ricordato lei, su altri assetti aerei della Difesa.
Nell’era del Covid-19 sembra che il Tricolore sia tornato prepotentemente alla ribalta: tricolori sui balconi, sulle facciate dei palazzi della politica, senza contare le volte che il Vespucci ha esibito in navigazione i colori nazionali. Secondo lei si è trattato di una sincera riscoperta dell’amor patrio o quando la pandemia sarà finita torneremo ad essere i “soliti” italiani, un po’ indisciplinati e campanilisti?
Il Tricolore è uno dei simboli dello Stato insieme all’Inno nazionale e alla figura del Presidente della Repubblica. Non può essere un valore funzionale ad una singola esigenza. Tuttavia ritengo sia normale che la gente lo afferri sia come un’ancora di salvezza che come un elemento di condivisione. Non credo sia una tipica espressione italiana bensì una tendenza umana in generale. Succede anche per la religione. Capita spesso di rivolgersi al Signore nei momenti di difficoltà e quando tutte le restanti risorse si sono esaurite, per poi tornare laici e visitare i luoghi sacri solo come turisti. In realtà è una fortuna che esista la fede, qualunque essa sia, e che esistano simboli, come la bandiera, a cui potersi aggrappare di tanto in tanto e a cui viene attribuita tale importanza da volerli abbracciare per creare condivisione e uno spirito comune. La risposta ai nostri “tramonti tricolore” ha strappato lacrime ad ognuno dei miei marinai, me compreso. La forza con cui abbiamo cantato l’inno nazionale insieme alla gente sulle barche che ci seguivano, mentre la bandiera veniva ammainata nelle cerimonie svolte in giro per l’Italia, ha gonfiato i nostri cuori e riempito i nostri occhi. Sono immagini e scene che non potrò dimenticare e che non avrei mai potuto vivere se fossi andato in Giro per il Mondo.
Cristoforo Colombo, Nave Vespucci, la Barcolana, Luna Rossa e i motoscafi Riva. Questo è quello che l’italiano medio conosce della nautica nazionale. Se invece citiamo il veliero Palinuro, l’eroe della vela nazionale Agostino Straulino, il MAS di Luigi Rizzo o Santa Barbara il buio è totale. Insomma, non è un po’ poco per una nazione con 8.000 chilometri di coste che si professa essere un popolo di ‘santi, poeti e navigatori’ e che invece stenta ancora a distinguere la poppa e la prua di un’imbarcazione?
I valori di marittimità che lei ha citato sono emblematici di una storia navale in costante crescita. La tradizione e l’autoproclamazione non vanno di pari passo. Dal mio punto di vista la definizione non corrisponde alla reale identificazione del nostro popolo. La cultura marinara va costruita, non può essere regalata dai chilometri di coste. Siamo una Marina relativamente giovane se confrontata con paesi e popoli che hanno fondato la loro storia sul mare continuativamente fin dai primi secoli del primo millennio. Il risultato è piuttosto evidente. Prendiamo un esempio molto vicino a noi, la Francia, e a come sentono la loro identificazione popolare nella figura di Éric Tabarly, celeberrimo armatore dei Pen Duick, un Ufficiale di Marina diventato navigatore solitario e celebrato, alla sua scomparsa, da parate navali. Sinceramente, non ricordo la stessa attenzione per l’Ammiraglio Straulino. Mentre scrivo si sta svolgendo la Vendée Globe, una regata in solitario attorno al mondo, senza scali e a cui sta partecipando 1 (uno) italiano e una ventina di francesi, di cui alcune donne. Mi sembra piuttosto significativo sul valore che viene attribuito alla navigazione da parte dei paesi in relazione alla loro cultura. Purtroppo in Italia c’è stata una significativa frattura storica temporale fra l’epoca delle Repubbliche Marinare, la “Serenissima” e la ricostruzione di una coscienza navale successiva forte e duratura. Come dicevo, noi stiamo crescendo ma la cultura non si genera in un giorno.
Sono trascorsi 20 anni da quando il personale femminile ha potuto arruolarsi in Marina Militare. Una volta si diceva che le donne a bordo portassero sfortuna, ma anche che la loro presenza ‘ingentilisse’ l’animo del marinaio rendendolo meno burbero. Oggi come giudicherebbe la presenza delle donne in Marina? Qual è il loro miglior pregio … e il loro peggior “difetto”?
Nella mia nave esiste una considerevole quota femminile. Parlo di un numero che sfiora le cinquanta unità. Se attribuissi una qualunque accezione di malasorte alla loro presenza, non mollerei gli ormeggi nemmeno per un trasferimento di poche miglia. Non sarei nemmeno così sicuro sul concetto di ingentilimento dell’animo del marinaio. Ormai siamo portati a considerare uomini e donne alla stessa maniera e l’effetto “gentile” lasciato dal profumo femminile nelle nostre plance a sostituire l’odore del dopobarba, si è esaurito in pochi anni. Donne e uomini lavorano in simbiosi e senza incarichi di genere. Ufficiali, nocchieri, meccanici, infermieri, motoristi o operativi condividono le loro professionalità con estrema serietà e collaborazione. La promiscuità dell’ambiente lavorativo presenta effetti positivi e negativi. Il bilancio finale è un pareggio a cui si somma il valor aggiunto fornito da una risorsa umana a cui abbiamo rinunciato fino al 2000. Il loro miglior pregio? La sensibilità. Il peggior difetto? La sensibilità. Anche questo, un bel pareggio.
Il veliero Amerigo Vespucci, varato il 22 febbraio 1931 a Castellammare di Stabia (NA), nel 2021 festeggia 90 anni di vita sul mare
Nella navigazione da diporto la barca è declinata al femminile. Può confermarci che invece tutte le unità della Marina Militare si apostrofano al maschile e dunque che si debba pronunciare “il Vespucci” e non “la Vespucci”, così come si dice “il Doria”, “il Maestrale”, “il Corsaro II”, “il Capricia” e così via …?
Certo che posso confermarlo. Le navi della Marina Militare, come quelle della Marina borbonica, si chiamano al maschile. Molti pensano che si debbano nominare al femminile in quanto Nave, esempio “la nave Vespucci”. In realtà il genere maschile deriva dal prefisso RL (Regio Legno) proprio dei velieri e che ha preceduto, negli anni, RN (Regia Nave). Per tradizione la Marina Militare ha mantenuto l’usanza legata al genere maschile che individuava le unità in legno appartenenti all’epoca propria della navigazione a vela.
Comandante Bacchi, ha già pensato cosa farà a fine carriera? Ad esempio l’ex Capo di Stato Maggiore della Marina, l’Ammiraglio Giuseppe De Giorgi, una volta in pensione si è imbarcato come attivista sulle navi di Sea Sheperd per combattere la pesca illegale. Per lei ancora mare, picchi innevati … o spiaggia e piadina, considerata la sua provenienza forlivese?
Sinceramente non sto pensando alla fine della mia carriera. Nonostante non abbia di fronte ancora tanti anni, ce ne sono molti più alle spalle che davanti a me, mi piace concentrarmi su quello che sto facendo piuttosto che su quello che farò nella seconda vita. Di sicuro non penso che opterò per un futuro statico. Che sia sul mare o in ambienti musicali, un mondo che mi affascina ed accompagna da sempre, mi vedrà comunque circondato da valigie. Di questo non posso fare a meno. La Marina mi ha dato molto più di quanto io le abbia restituito. Ne sono certo e non ne faccio un segreto. Il mio Comando sul Vespucci ne è una testimonianza evidente e non celabile.
15° EDIZIONE DEL RANKING DELLE AZIENDE QUOTABILI DEI SETTORI FASHION, BEAUTY, DESIGN E WINE
Pambianco – società di consulenza strategica che opera nei settori lifestyle – ha celebrato lo scorso 16 dicembre la 15° edizione de “leQUOTABILI20” con un’esclusiva premiazione trasmessa in diretta streaming da Palazzo Mezzanotte.
L’analisi che si pone l’obiettivo di individuare le società italiane dei settori Fashion, Beauty, Design e Wine che possiedono le caratteristiche economiche, finanziarie e di posizionamento, per essere quotate in Borsa con successo in un orizzonte temporale di 3/5 anni, come sempre, ha evidenziato anche alcuni trend di andamento dei principali settori del Made in Italy.
La 15° edizione del premio è stata caratterizzata da alcune importanti novità:
- l’introduzione nei ranking anche delle aziende vinicole
- l’inserimento della categoria delle small cap (con fatturati fra i 15 e i 50 milioni di euro)
L’analisi per l’edizione 2020 ha selezionato complessivamente 80 aziende big suddivise in: - 40 aziende Fashion
- 10 aziende Beauty
- 20 aziende Design
- 10 aziende Wine
oltre ad aver dato spazio alle 3 migliori small cap di ciascun settore considerato.
Le 80 aziende analizzate hanno registrato nel 2019 un fatturato complessivo pari a 25.175 milioni di euro, in crescita del 4,7% sui 24.046 milioni di euro del 2018. Di questo giro d’affari ben il 71% è legato alle esportazioni.
Alla crescita del fatturato corrisponde un incremento anche della redditività che, in media, è passata dal 15 al 18% dei fatturati stessi.
Per concludere questo primo spaccato, trasversale ai 4 settori considerati, è opportuno sottolineare la forte concentrazione geografica riscontrata con ben 28 delle 80 aziende eccellenti considerate che hanno sede in Lombardia, 15 in Veneto e 11 in Emilia Romagna.
Passando invece a confrontare fra loro i vari settori notiamo che in termini di delta di crescita quello che ha performato meglio è il Beauty, che cresce dell’8,9% rispetto all’esercizio precedente, seguito dal Design (+8%), dal Wine (+4,9%) e dalla Moda (+ 3,2%).
Guardando invece alla redditività, vediamo invece la classifica guidata dal Wine con un’Ebitda percentuale media pari al 22,8% seguita da Moda (18,7%), Beauty (18,4%) e Design (12,3%).
Interessante infine notare la mobilità dei vari settori dove vediamo che, per un settore Beauty poco mobile e che non registra new entry nella Top 10 considerata, il Fashion ha invece ben 6 new entry nel suo ranking di 40 posizioni (17 Valextra - 20 Dainese - 21 Missoni - 22 Premiata - 27 Tecnica group - 34 Camicissima), ed il Design 4 new entry su una selezione di 20 aziende (10 Mondo Convenienza - 12 Baxter - 16 Nardi - 18 Giorgetti).
Creatività, eccellenza, intuito ed innovazione si sono affermate ancora una volta come le qualità fondamentali per affermarsi delle società del Made in Italy.
David Pambianco, CEO di Pambianco Strategie di Impresa, commenta: “Siamo orgogliosi di poter presentare la 15° edizione di questa pubblicazione che, oggi, è considerata un punto di riferimento importante per gli operatori dei settori analizzati. Sempre di più, infatti, aggiudicarsi il premio Pambianco leQuotabili significa per le imprese avere una certificazione della propria capacità di produrre valore. Quest’anno, inoltre, abbiamo voluto ampliare la ricerca andando ad analizzare anche le small cap, raccolte in ranking dedicati. Questa innovazione vuole ulteriormente valorizzare la capacità del nostro Paese di dare spazio anche a aziende che, seppur piccole in termini dimensionali sanno esprimere eccellenza e carattere.”
VINCITORI 2020
Pambianco Strategie di Impresa
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PAMBIANCO è una Società di Consulenza che assiste le Aziende lifestyle nella impostazione e attuazione dei loro progetti di sviluppo.
La Società è stata costituita nel 1977 da Carlo Pambianco, dopo un'esperienza manageriale di alcuni anni presso importanti Gruppi della Moda. Da allora Pambianco lavora a fianco delle Aziende e le segue nelle loro scelte più importanti. Interpreta le nuove esigenze dei mercati. Verifica le strategie, il posizionamento competitivo e le strutture organizzative. Segue i cambiamenti di cultura e di gestione delle Aziende. Pianifica tempi e modi di attuazione dei loro progetti di sviluppo. La sede della Società è a Milano, in Corso Matteotti 11, nel cuore della Moda, del Lusso e del Design.
Per informazioni:
PAMBIANCO Communication
Lucia La Porta
RECOVERY PLAN, FIPE-CONFCOMMERCIO: “LA RISTORAZIONE VALE 21 MILIARDI DI SPESA TURISTICA. VALORIZZIAMOLA!”
“La nuova architettura del Recovery Plan, cristallizzata nelle linee di indirizzo diffuse dal Mef, prevede un incremento dei fondi a sostegno del Turismo e della Cultura che passano da 3,1 a 8 miliardi di euro. E questa è un’ottima notizia. Attenzione però a non dimenticarsi della ristorazione. Se così fosse, sarebbe un danno enorme, visto che questa con 21 miliardi di euro negli anni pre pandemia rappresenta la seconda componente di spesa per i turisti e addirittura il servizio maggiormente apprezzato da parte degli stessi. Un’eccellenza assoluta che deve essere valorizzata soprattutto ora che il turismo necessita di un’azione di forte rilancio”.
Così Fipe-Confcommercio, la Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi commenta la nuova bozza del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
“Non dimentichiamoci – aggiunge Fipe – che uno degli obiettivi del Recovery Plan, così come disposto dall’Unione Europea, è quello di aumentare del 10% l’occupazione in Italia, oltre a promuovere la filiera agroalimentare e ridurre lo spreco di cibo. La ristorazione dà lavoro ogni anno a 1,3 milioni di persone, il 52% delle quali donne, e genera un valore aggiunto pari a 46 miliardi di euro. Un patrimonio da non disperdere ma, appunto, da valorizzare”.
Andrea Pascale